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Autore: _Dreaming_    14/07/2014    0 recensioni
"You were my Lorelei, what kind of fool was I?"
Lorelei è semplicemente una ragazza, niente più niente meno. Si innamorerà, lotterà, si arrenderà; perché alla fine, quando si ama veramente una persona, la si lascia anche andare, per il suo bene.
"I wish that I could wake up with amnesia and forget about the stupid little things."
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Prologo
 
Mancava qualche minuto all’inizio del concerto. “Cazzo, cazzo, cazzo”. 
Era il primo show del tour e soprattutto la prima volta davanti ad un pubblico così vasto. Sentii il cuore accelerare i battiti mentre ci dicevano di iniziare a salire. Percorremmo le scale e il poco spazio che ci separava dall’ingresso dal palco. Ed ecco una luce abbagliante e il boato delle migliaia di persone là fuori.
Ripensai a lei, non potei farne a meno. 
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Ero salita in macchina, accesi il motore, e iniziai a guidare. Forse ce l’avrei potuta fare ad arrivare laggiù in tempo. Io lo amavo, lo amavo com’era possibile che lo avessi lasciato andare così?
Ripensai a lui, era inevitabile.
 
FLASHBACK 
 
Chapter I | L’inizio |
 
 
- Lorelei, dannazione Lory, ti vuoi svegliare?
- Mmh, eddai Joe, sta’ calmo sono le..- mi girai per guardare la sveglia – le sette meno un quarto, merda.- 
Merda, tra meno di mezz’ora avevo il bus e non potevo perderlo subito il primo giorno di superiori.
La sveglia non era suonata, ed io, è risaputo, ero un bradipo. Feci colazione, mi lavai e vestii in tempo da record mentre mia madre mi faceva la solita paternale su quanto fossi lenta. 
La fermata era a cinque minuti da casa mia e correndo forse l’avrei raggiunta in tempo.
- Ma’, non è che potresti portarmi tu?
- Lo sai bene che se porto te, tuo fratello farà tardi e non ho intenzione di accontentarti visto che lui è già pronto e ti è venuto persino a chiamare.
- Okay, ricevuto.- 
Mi fiondai fuori di casa correndo, cosa alquanto difficile a causa dello zaino, e riuscii miracolosamente a prendere il bus. Forse qualcuno lassù mi assisteva...
Mi sedetti accanto a Sam e salutai Lisa e Cathrine nei posti davanti. Sam era la mia migliore amica in assoluto, mentre sentivo che con Lisa e Cathrine avrei legato molto durante quell’anno. 
- Ti è andata bene oggi- disse Sam- ci mancava solo facessi ritardo il primo giorno.-
Menomale non era successo, ci tenevo molto alla scuola, non ero una secchiona che stava tutto il giorno a studiare chiusa in casa, chiariamoci, ma mi piaceva ottenere dei bei voti, sapevo che la scuola alla fine avrebbe determinato anche il mio futuro. 
Arrivammo al Norwest Christian College puntualissime. Ero eccitata di scoprire com’era la scuola e soprattutto gli studenti. La giornata iniziò col discorso del preside, sembrava gentile, ma severo. 
Poi ci diedero la divisa e ci dissero che i primi giorni sarebbero serviti per ambientarci. Infatti, ci fecero fare un giro della scuola, completo di visita ai campi da tennis, pallavolo, basket, alla piscina e alle sale dove avremmo potuto partecipare a corsi di musica, arte o fotografia. Io amavo fare foto, perciò decisi che avrei dovuto assolutamente partecipare al corso, il problema sarebbe stato convincere i miei genitori, visto che erano restii a comprarmi una macchina fotografica decente. In qualche modo avrei trovato una soluzione, grazie anche all’aiuto di Sam, la quale mi promise di aiutarmi ad ideare un piano, lei era l’unica a sapere che il mio sogno era quello di diventare fotografa. Non l’avevo mai confessato ai miei perché avevo paura che non capissero anche se loro mi avevano sempre incoraggiata a seguire i miei sogni, comunque prima o poi avrei dovuto farlo. 
Sam, invece, mi sembrò molto interessata ai corsi di musica.
- Che strumento ti piacerebbe suonare?
- Mh, come?
- Non fare la finta tonta, lo vedo che sei affascinata da quei corsi.
- O dal professore piuttosto, hai visto che occhi- disse facendo finta di svenire. Ridemmo e poi, tornate serie, mi confessò, dopo che io le ebbi promesso di non ridere o prenderla per pazza, che le sarebbe piaciuto imparare a suonare la batteria. In fin dei conti da lei me lo aspettavo, era sempre stata una “tipa tosta” e da piccola era un vero e proprio maschiaccio. Entrambe ci eravamo influenzate durante i anni passati insieme: lei mi aveva insegnato a giocare a calcio e io le avevo insegnato a mettersi lo smalto. Ci conoscevamo praticamente da sempre visto che mio padre e sua madre erano cugini e quindi ci siamo sempre frequentate spesso. Il padre di Sam se n’era andato via quando lei aveva solo otto anni, e da lì siamo diventate praticamente inseparabili. Mio padre e sua madre erano tedeschi e sono venuti a vivere in Australia all’età di circa vent’anni per lavoro. Crearono insieme un’azienda pubblicitaria. Il mio nome era infatti di origine tedesca; Lorelei era il titolo di una canzone degli Scorpions, il gruppo più amato da mio padre e dovevo ammettere che mi piaceva molto, così come mi piacevano gli Scorpions e quella canzone.
Il resto della giornata passò piuttosto velocemente, senza nulla di particolarmente memorabile, a parte i nostri avvistamenti di ragazzi carini della scuola, ce n’erano veramente tanti!
Ovviamente non avevamo scelto la scuola per quello, ma di certo non era spiacevole.
Passai il pomeriggio con Sam, in un parco vicino casa mia, dove non veniva quasi mai nessuno. O meglio, avevamo il nostro angolino segreto, nella parte più lontana del parco dalla strada, dove non veniva mai nessuno. Là, nascosto da altri alberi, vi era un salice piangente dove noi due usavamo raccontarci segreti e pettegolezzi, il nostro rifugio lontano dal mondo, dove andavamo per festeggiare o per discutere di qualcosa che era accaduto. Lo trovò Sam per prima, dopo che i suoi avevano divorziato, e io la scoprii sotto il salice a piangere. Da quel giorno divenne il nostro “giardino segreto” e non ci avevamo mai portato ancora nessun altro.
Spettegolammo dei ragazzi più carini visti, ideammo piani per scoprire i loro nomi, facemmo progetti sul futuro anno scolastico e immaginammo le feste a cui avremmo partecipato, proprio ciò che ci si aspetta da delle normali adolescenti di quasi quindici anni.
 
Il giorno dopo, a lezione di letteratura avanzata, materia che elessi subito come mia preferita, ero da sola. Nessuna delle mie amiche aveva scelto quel corso, come per ricordarmi che l’unica pazza ad iscriversi ero stata io. 
Uno dei mie hobby era la lettura. Amavo leggere quasi più di ogni altra cosa. Fin da bambina leggevo molto e praticamente qualsiasi libro che mi capitasse sottomano. Inoltre ero velocissima e pregavo i miei genitori di comprarmene di nuovi, oppure me li facevo prestare da mia cugina. Ogni volta che passavo davanti ad una libreria vi entravo, anche solo per sentire l’odore di carta stampata, l’odore dei libri, inconfondibile, cosa che facevo tuttora. Mi piaceva immergermi nella storia e ritrovarmi nei personaggi, distaccarmi dalla realtà e avere un corpo, dei pensieri e una vita diversi dai miei. Di conseguenza mi piaceva anche immaginare e scrivere delle storie. Era però difficile per me portarle a termine, ne iniziavo mille e non ne finivo nessuna. Quello probabilmente mi aveva spinto a scegliere letteratura avanzata, ero consapevole di saper scrivere, magari avevo solo bisogno di motivazione, ispirazione, una “spintarella” insomma.
Mi sedetti in terza fila, tanto per non dare nell’occhio, e presi i miei libri.
- È occupato questo posto?
Mi  voltai verso colui che mi aveva posto la domanda, un ragazzo non molto alto e dall’aspetto insignificante, occhi e capelli castani. 
- No, no, siediti pure- risposi sorridendogli. Quel ragazzo mi stava simpatico a pelle, non so perché, era solo una sensazione. Forse avrei potuto farci amicizia. Desideravo molto fare nuove conoscenze e ora che mi si presentava un’occasione non potevo buttarla via a causa della mia mania di farmi paranoie. Avevo infatti sempre paura di non piacere alle persone, di disturbarle, di essere fastidiosa e quindi raramente facevo la prima mossa.


SPAZIO AUTRICE
Ehyooo, è la prima ff in assoluto che scrivo e pubblico, quindi ammetto di essere un po' nervosa. Questo è solo il primo capitolo e come potete vedere nessuno dei 5sos è ancora apparso eheh. La storia è raccontata in un enorme flashback e vi anticipo che alla fine si ricollegherà alla scena iniziale, ma chi sono quei due? eheh pt.2
Spero che vi abbia incuriosito un po', non so se qualcuno leggerà questa storia se succede, lasciatemi anche solo due paroline nelle recensioni please, siano esse negative o positive, tanto per sapere che qualcuno è passato di qui. Scusatemi se ho fatto qualche errore di ortografia, grammatica o nella coerenza dei tempi verbali, ammetto di essere stata insicura su un paio di cosette in alcuni passaggi, perdonatemi. Bene, se qualcuno mi considererà giuro che aggiornerò presto, buona letturaaaa
bye xoxo

 
  
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