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Autore: maythedanceneverend    14/07/2014    6 recensioni
Eri il mio ossigeno Kate. Come si può respirare senza ossigeno? Come si può vivere?
TIMELINE: 5x23
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Un giorno può non significare nulla, può essere semplicemente un giorno come tanti, ordinario.
Un giorno può essere speciale per via di un compleanno, di un anniversario o di una ricorrenza.
Un giorno può essere stressante, colmo di ansia perchè aspetti l'esito di qualcosa di importante, come un esame.
Un giorno può essere triste, perchè ti ricorda qualcosa di spiacevole. Qualcosa che non vorresti ricordare. Qualcosa come gli addii. Quegli addii a cui non ti sei rassegnato, quelli che continui dolorosamente a ricordare. Ferite mai curate e ancora aperte.
E oggi per me è uno di questi giorni, Kate. Esattamente un anno fa ti avevo chiesto di sposarmi, ma tu mi hai respinto, mi hai risposto 'no'. Una parola composta da due sole lettere come può spezzare il tuo cuore e spazzare via le tue certezze in questo modo? Da quell'istante la danza è finita e la musica si è fermata. Non ricordo nemmeno le ragioni che mi hai dato per giustificare quella risposta, Kate. Tutti i suoni intorno a me erano spariti, la mia vista era offuscata da quelle lacrime che cercavo di trattenere e che sono scese copiosamente appena tu te ne sei andata, lasciandomi lì alle altalene, da solo. Sai Kate, credevo che mi amassi. Credevo in tante cose. Credevo in noi, in una vita insieme. Ma ora? Cosa mi è rimasto? Nulla. 
Le mie giornate da quel giorno non esistono. È da un anno ormai che me ne sto sdraiato sul divano del mio loft. Passo gran parte della mia giornata a dormire e se non dormo bevo. Ho la mia bottiglia di whisky sempre a portata di mano, sul tavolino di vetro di fronte al divano. Non ho bisogno di bicchieri: lo butto giù a grandi sorsate quell'alcolico liquido chiaro. Ti ricordi quella bottiglia di St Mirian? Lo scotch whisky preziosissimo che trovammo durante l'indagine dell'Old Haunt? Ne ho trovata un'altra nel bar e l'ho tracannata. 
Era una bella bottiglia esteticamente, l'avrei tenuta, ma l'ho dovuta spaccare, così come ho fatto con l'altra, quella che avevamo bevuto insieme io, te, i Bro e il capitano Montgomery. Ho distrutto qualunque cosa mi ricordasse te, che fosse legata a te. 
Ho cancellato il file riguardo all'omicidio irrisolto di tua madre.
Non mangio più le ciliegie.
Ho smesso perfino di bere caffè, passando a quello che tu avresti chiamato "il lato oscuro": il tè.
Sai, mi sono fatto crescere la barba. Ma che te lo dico a fare? Hai un intuito eccezionale ed è logico che se non mi alzo dal divano, figuriamoci se mi faccio la barba. A dir la verità ogni tanto mi alzo: quando Alexis torna a casa dal college o mia mamma torna a casa dalla scuola di teatro, mi alzo per nascondere la bottiglia di whisky. Il mio stato non posso nasconderlo però: lo vedono che sto male, cercano di spronarmi ad andare avanti, provano addirittura a farmi scrivere. Inutilmente. Anche perchè non scrivendo, il mio contratto con la casa editrice è andato in frantumi. Letteralmente.Gina stessa lo ha distrutto davanti a me, che la guardavo inerme e impassibile. Sai cosa me ne importava. Avevo perso la mia musa, come potevo scrivere?
Al Dodicesimo non ci sono più andato. All'inizio i ragazzi e Lanie mi cercavano, non per risolvere i casi, ma anche solo per farmi alzare il culo da questo divano e prendere una birra insieme. Però dopo qualche mese di innumerevoli tentativi falliti, hanno rinunciato e non li sento da allora.
Eri il mio ossigeno Kate. Come si può respirare senza ossigeno? Come si può vivere? Oramai sono entrato a far parte di quella massa di persone che esiste, ma non vive. E sappiamo bene che di differenza ce ne è. Il tuo è uno di quei mestieri a stretto contatto con la vita. Una vita che mi è stata strappata quel giorno. Quel maledetto giorno. 
Quello che mi distrugge di più è che non posso rimproverarti nulla. Hai fatto la tua scelta Kate e come si dice "se ami qualcuno, lascialo libero". E ti ho lasciata andare. Ti ho lasciata partire per cogliere al volo quell'oppurtunità che ti hanno offerto e che desideravi ardentemente da quando sei diventata detective.
Tra poco arriverà Alexis. Devo togliere la bottiglia dal tavolo e magari farmi una doccia.
Lentamente scosto la coperta che mi avvolge e mi alzo, diretto verso il bagno. Prendo un asciugamano pulito dall'armadietto e il mio sguardo cade sullo specchio. Quello che vedo è il riflesso un uomo che una volta era grande e grosso che ormai è solo grande, con le guance scavate e le occhiaie profonde nonostante l'infinita quantità di sonno, segno evidente di mancanza di cibo e di un dolore che trafigge il cuore. 
A quel punto ho come una sorta di flash: è trascorso un anno, è venuto il momento di cambiare radicalmente le cose. Per cominciare prendo un rasoio, la schiuma da barba e comincio a eliminare quella folta peluria che mi è cresciuta sul viso. I peli ricadono tutti nel lavandino e mi premuro di sciacquarli via, ma non prima di aver accarezzato con la punta delle dita la ritrovata levigatezza del mio viso. 
Comincio a far scorrere l'acqua della doccia e per la prima volta dopo un anno, lo scroscio dell'acqua non mi provoca attacchi d'ansia al pensiero delle nostre docce insieme. Al contrario, quando anche l'ultima goccia d'acqua scende sul mio corpo, mi sento decisamente rinvigorito. Mi avvolgo un asciugamano in vita, infilo le ciabatte e vado nella mia camera, dominata dalla penombra nonostante sia appena mezzogiorno. Così scosto le tende e alzo le tapparelle, provando fastidio agli occhi, da tempo non più abituati alla calda luce del sole. Dopodichè punto dritto verso l'armadio e mi stupisco di non aver ancora guardato, nonostante sia passato poco meno di un minuto, nemmeno con la coda dell'occhio quel letto che tante volte è stato il nostro nido d'amore e che avrebbe potuto esserlo ancora nella nostra vita da sposati. 
Dal ripiano dell'armadio scelgo una t-shirt rossa e un paio di pantaloni della tuta e li indosso, togliendomi di dosso quel logoro pigiama che per me è quasi diventato una seconda pelle, tanto è il tempo da che lo indosso. Ora vado verso la cucina, sperando che ci sia qualcosa nel frigo ma nella consapevolezza che tanto dovrò andare a fare la spesa e per la prima volta dopo un anno, andrò a fare una spesa sostanziosa, non più costituita da un solo articolo, da quella fedele bottiglia di whisky che è stata mia compagna troppo a lungo. 
Afferro il portafoglio e le chiavi della macchina del cassetto del comò di fianco alla porto e poggio con decisione la mano sulla maniglia e apro di colpo la porta.
Non è possibile.
No, ancora non soffro di allucinazioni.
Lei è lì. Kate è qui, davanti a me, con la mano sospesa a mezz'aria perchè stava per bussare.
Avevo appena ripreso in mano la mia vita, perchè ritorni a sconvolgerla? Perchè ti guardo inebetito come fossi in paradiso dopo 365 giorni passati all'inferno? Perchè nonostante tutto questo, non riesco a sputarti in faccia il mio dolore ma sento le farfalle nello stomaco? E perchè tu mi guardi sorridendo? Lo sai che non so resistere al tuo sorriso.
- Ehi, ciao Castle - neanche un briciolo di tremore nel soave suono della tua voce.  A differenza della mia, che definirla tremolante è poco.
- Ehi, ciao Beckett - 
A parte il tono con cui lo diciamo sembra che ci salutiamo come due amici che si incontrano al bar. 
Tu non avrai tremore nella voce ma stai trattenendo le lacrime agli occhi, però. Lacrime che cominciano a sgorgare fuori dal tuo controllo nel momento in cui mi butti le braccia al collo. Te lo permetto e inconsciamente lo faccio anche io; mi è tanto mancato questo contatto corpo a corpo che ora voglio imprimerlo come un sigillo nella mia mente, scolpirlo nel mio cuore. 
Ti stacchi da me a malincuore, ma solo per incatenare i tuoi occhi verdi ai miei colore del mare. 
Sei te a interrompere quel piacevole silenzio.
- Sai Castle, mi sa che abbiamo parecchie cose da raccontarci non credi? -
Allore ti prendo la mano e ti conduco verso il divano, beandomi della visione delle nostre mani intrecciate, delle nostre dita che si incastonano perfettamente, come pezzi di un puzzle. 
Ne abbiamo parecchie di cose da raccontarci, hai ragione tu.
Ma la conclusione sarà sempre e solo una: non ho intenzione di lasciarti mai più, Kate Beckett. Non vivo un'ora senza te, come posso stare una vita senza te?
  
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