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Autore: moni_cst    14/07/2014    7 recensioni
Castle e Beckett dopo un periodo di separazione, per motivi di lavoro, si concedono una vacanza nell'arcipelago delle Isole Keys e, mettendosi sulle orme di Hemingway, si ritrovano coinvolti in un omicidio con testimone.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Kate Beckett, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Rick e Kate'
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Cap 8 UN TUFFO AL LARGO

“Infatti, ha ragione. Il mio non sarà un ruolo investigativo. Saremo fuori dalle indagini ma nulla vieta che io intervenga per la protezione del bambino.” Esclama in tono perentorio e deciso, sperando nella magnanimità del suo collega. Sa bene che quello che ha detto non ha nessun valore, se non in ambito emotivo.

 

La sopraelevata che li conduce a Key West è particolarmente trafficata e il viaggio è più lungo del previsto. Nonostante il tempo trascorso in macchina né Castle né Beckett fanno domande a Juan sulle motivazioni che lo hanno spinto a farsi credere un orfano. Il bambino, seduto al centro nello stretto spazio dei sedili posteriori della Mustang, ha lo sguardo sempre rivolto in basso.

E’ stranamente taciturno.

Kate e Rick si scambiano sguardi d’intesa e, ogni tanto, la detective gira la testa per osservarlo. Altre volte è lo scrittore a soffermarsi un secondo di più sullo specchietto retrovisore.

Alla fine è il bambino a rompere il silenzio con un gran sospiro, seguito da una domanda, posta con una voce così flebile da risultare quasi difficile da essere udita.

“Vi hanno detto di me, vero?”

“Sì” risponde con sincerità, girandosi, Kate.

“E perché mi tenete ancora con voi? Non siete arrabbiati?” chiede tra il meravigliato e lo stupito.

“Perché se non ci hai detto la verità, un buon motivo ci sarà.” si intromette Castle “Hai l’occasione di metterci al corrente delle cose non dette. Ora.”

Kate guarda Castle. Lo ammira per il tono perentorio e, allo stesso tempo, dolce con cui si è rivolto a Juan. Le è sempre piaciuto vederlo relazionare con Alexis: un padre presente, complice ma allo stesso tempo autorevole. Lei non avrebbe saputo farlo. Costringere, di fatto, il bambino a raccontar loro quanto accaduto ma senza farlo passare per un ordine tassativo. Per un momento pensa a quando un giorno avranno dei figli. Ora lo sa. Non avrebbe voluto dei bambini con nessun altro uomo.

“Aguirre mi vuole bene” risponde Juan, usando il presente, dimenticandosi per un attimo che il suo mentore non c’è più “a casa sto bene, la mamma è buona ma ci sono sempre tante incombenze per me, c’è solo tanta confusione e quando arriva papà tutti hanno paura, tranne quando non ha bevuto”.

Si ferma e guarda fuori dal finestrino. Spera che questa spiegazione sia sufficiente ma il silenzio dei gringos lo spinge a continuare “A me piace il mare, le onde che si infrangono sullo scafo, il profumo forte delle reti da pesca. Voglio diventare un pescatore e Aguirre mi ha insegnato molto di più di un padre.”

Kate lo osserva un momento. Quel bambino così piccolo e indifeso che ha le idee già chiare sulla sua vita. D’altronde non può biasimarlo. Seguendo le orme di Aguirre aveva la possibilità di sfuggire al destino di piccola ricettazione e alcool in cui l’avrebbe condotto suo padre.

“Sai che sei ancora in pericolo, vero?” gli chiede Kate con gentilezza.

“No, señora. Gli assassini ora sono in prigione e io sono al sicuro.”

Castle si gira a guardare Kate e sospira, è necessario che il bambino sappia che non deve abbassare la guardia.

“Juan, gli assassini di Aguirre sono stati arrestati ma il mandante è un uomo molto pericoloso. Si chiama Sanvito. E lui è a piede libero!” replica Rick.

“SANVITO? Oh Madre de Dios! Sono un uomo morto!” esclama con fare teatrale Juan, facendo scoppiare a ridere i suoi protettori.

“Tu starai con noi, finché la polizia non arriverà a Sanvito. Non devi fare stupidaggini, intesi?” dice Kate. Il bambino annuisce contento per la prospettiva di passare altro tempo con loro, anche se la vita di mare gli sta già mancando.

“Juan, cosa può aver combinato Aguirre di così grave?” chiede all’improvviso Castle.

“Boh, non mi sono accorto di niente! Ma ci andavo solo quattro giorni la settimana” risponde sicuro.

Kate lo guarda un po’ perplessa.

“Deve essere che si è messo nei guai negli altri tre” dice con poca convinzione. Poi riflettendo a voce alta continua “Dobbiamo partire di nuovo dal molo. Qualcuno che ha un occhio privilegiato di osservazione…”

“MORENO! Quello del diving!” esclamano contemporaneamente Rick e Kate.

“Hey. Ma l’avete detto insieme?” osserva un po’ stupito il bambino.

“A volte succede…” risponde Rick compiaciuto, scambiandosi immediatamente uno sguardo di complicità con la coprotagonista della battuta comune.

Parcheggiata la Mustang al porto, si avvicinano al casotto del diving sperando in una collaborazione da parte dell’uomo.

Dopo pochi convenevoli e un atteggiamento sulla difensiva, Moreno inizia a trincerarsi dietro il fatto che ha già comunicato tutto agli agenti, più e più volte.

“Non capisco cosa vogliate da me. Noi qui ci lavoriamo e vogliamo solo che la polizia tolga al più presto i sigilli dal molo, altrimenti non si lavora!” esclama piuttosto scocciato della situazione.

“Le chiediamo uno sforzo di memoria”.

“Ho già detto ad un agente della polizia dove mi trovavo al momento della sparatoria. Ero…” non riesce a finire la frase che viene interrotto subito da Beckett.

“Non vogliamo un alibi. Vogliamo sapere se ha notato qualcosa di strano nel comportamento di Aguirre negli ultimi giorni”.

“No, era un po’ orso, un grand’uomo e soprattutto un gran lavoratore. Descansa en paz!” risponde con malinconia pensando all’amico che non c’è più.

“E a quanto pare viveva da solo…” continua Beckett.

“… o girano leggende anche su di lui?” si intromette Castle.

“Una sì. Si dice che avesse paura dell’acqua” interviene Moreno.

Beckett stupita chiede “E invece?”

“Ha noleggiato una muta qualche settimana fa.”

Il piccolo Juan, che era in disparte ad osservare le bombole per immersione sistemate con un ordine maniacale, esclama “ma io non l’ho mai visto tuffarsi in acqua!”

Tutti e tre gli adulti si voltano all’unisono sorpresi. Nessuno si era reso conto che il bambino stesse ascoltando.

“Forse non era per lui” osserva Castle.

“Era per lui. Sono sicuro. Mi ha dato le sue misure.”

“Si ricorda quando?” chiede Beckett.

Moreno si dirige dietro il bancone fatto da assi di legno grezzo e si abbassa  verso uno scaffale. Prende un’agenda e posandola sul tavolato comincia a sfogliare.

“Gli affari vanno bene, vedo.” osserva Rick vedendo le pagine del registro pieno di nominativi.

“Abbastanza. Non abbiamo i fondali caraibici ma non mi posso lamentare” sfoglia le pagine con rapidità poi scorre il dito rugoso verso il basso finché non si ferma.

“Eccolo qua. Due settimane fa, di sabato.” esclama compiaciuto della sua precisione nelle registrazioni.

“Ha ritirato la muta al mattino?” domanda Kate.

“No, me lo ricordo bene. L’ha presa poco prima dell’orario di chiusura. Ma è normale: i pescatori escono di notte. Infatti l’ha riconsegnata il mattino dopo”.

Beckett riflette sulle informazioni avute pensando ad alta voce.

“Bisognerebbe trovare il punto in cui si è immerso…”

“Aguirre non era esperto e non ha preso le bombole, quindi sicuramente un posto con i fondali bassi.” osserva Moreno soddisfatto di aver fatto questa deduzione.

Juan si avvicina in silenzio a Beckett e la afferra per la maglia.

“Venga, señora, chiediamo a Herbie Rincon. Si conoscevano bene.”

Castle e Beckett si incamminano lungo il molo guidati dal piccolo mozzo che li conduce in pochi minuti di fronte ad un peschereccio.

Herbie è molto addolorato per la morte del suo amico Aguirre e per un momento sembra non riuscire a concentrarsi su altro che ricordi nostalgici di battute di pesca in notturna fatte insieme al compianto pescatore. Mentre racconta non smette un momento di strecciare e sistemare le reti passando più volte tra le dita usurate dal lavoro la corda dei palamiti.

“Una di queste uscite.. era un sabato… si ricorda se lo ha incontrato?” chiede Castle che sta cominciando a perdere la pazienza.

“Mah non so, non ricordo… ci siamo incontrati tante di quelle volte… per esempio mi ricordo di quella volta che ridevamo come matti perché Aguirre era accorso in mio aiuto visto che mi si era incastrata la…”

“Signor Rincon, Aguirre ha riconsegnato la muta la mattina dopo…” gli sforzi di Kate di riportarlo alla domanda originaria sembrano persi nel nulla.

Invece un momento dopo, Rincon sbarra gli occhi ed esclama che si ricorda benissimo del giorno in cui Aguirre portava la muta perché non succedeva spesso, anzi non era mai accaduto prima.

“Può indicarci dove l’ha incontrato?” chiede Castle speranzoso.

“Di sicuro. Salite vi ci porto. Non è lontano da qui.”

Dopo una ventina di minuti arrivano nel punto che viene indicato da Rincon come quello dove Aguirre stava facendo delle immersioni.

Beckett, forte del corso da apneista che ha fatto durante gli anni del college, si tuffa in mare con una maschera. I fondali sono profondi poco meno di 10 metri e con un paio di tentativi riesce ad individuare un relitto. Dopo aver ripreso fiato, comincia una serie di inabissamenti esplorativi sotto gli occhi innamorati e orgogliosi di Castle e quelli stupiti di Juan.

Esplora la barca e nel giro di mezz’ora appura che è completamente vuota e che è stata affondata volontariamente. Grandi lacerazioni nello scafo sono state provocate presumibilmente da colpi d’ascia. Beckett si appunta mentalmente il nome della barca, la Queen Elisabeth II, pensando a quanto nuovo materiale per la polizia ha trovato.

Quando riemerge definitivamente, si accorge sorpresa che Panucci sta parlando con Castle e che nei dintorni stanno avvicinandosi le navi gru per il recupero del delitto.

“Grazie di essere intervenuto subito, tenente” dice Kate a Panucci afferrando la mano che le aveva offerto per aiutarla a risalire sul peschereccio di Rincon.

“La stavamo cercando… la Queen Elisabeth II” esclama Panucci.

“Come fa a sapere il nome della barca?” chiede stupefatto Castle.

“La settimana scorsa abbiamo trovato un cadavere in uno dei sobborghi di Miami, Kyle Drafton, trafficante d’armi, freddato in un vicolo.”

“e… il collegamento con la barca?” chiede Kate mentre afferra al volo un telo da mare che Castle le ha lanciato.

“Drafton era il proprietario della Queen …” risponde il tenente.

“… Elisabeth II” conclude al suo posto Rick.

Beckett lancia uno sguardo interrogativo prima a Rick poi a Panucci non capendo quale possa essere il nesso. Il tenente non se lo fa dire due volte e inizia a spiegare, sollevato che almeno una parte in quel caso l’ha svolto la polizia di Miami e non due turisti in vacanza, competenti certo, ma pur sempre turisti.

“La Guardia Costiera ha intercettato la Queen Elisabeth e Drafton, che presumibilmente aveva un carico di armi per il mercato di Miami, ha deciso di affondare la barca, fingendo un naufragio nella speranza di poter recuperare il carico in un secondo momento”.

“E probabilmente Drafton è stato soccorso dal più vicino peschereccio della zona, quello di Aguirre.” conclude Beckett cercando un nesso tra i due casi.

“Aguirre non è uno stupido e capisce che con quel mare calmo la barca non può aver avuto nessun problema ….” dice Castle.

“ … non così serio da non riuscire neanche a dare l’SOS….” continua Kate.

“Aguirre deve aver capito che trasportava un carico scottante…” riprende Rick.

“… e lo ha messo alle strette…”

“…dicendogli che la zona è molto frequentata dai pescatori…”

“… e che doveva affrettarsi a recuperare il carico.” Afferma Kate.

“A quel punto Drafton propone ad Aguirre di diventare suo socio…”

“… e nel giro di due settimane vengono uccisi tutti e due..”

“…devono aver fatto uno sgarro a qualcuno..”

“…a STEVE SANVITO!!!” esclamano insieme, sorridendosi subito dopo.

Juan li osserva da lontano ed è divertito dalla faccia sconvolta di Panucci.

“Plausibile… questa ricostruzione non fa una piega e ora ho abbastanza elementi per incastrarlo.” afferma il tenente, che poi aggiunge indicando prima l’uno poi l’altra “ma voi due lavorate sempre così? E’ … E’ sconvolgente!” stringe loro la mano e si allontana sconsolato pronto a risalire sul motoscafo della polizia che lo riporta a riva. Poi si gira per salutarli con la mano “Grazie di tutto e ora godetevi le vacanze….”

 

Arrivati al resort scendono e Castle decide che è ora di farsi un bel bagno.

“Come state a costume?” chiede tirando fuori dal bagagliaio una piccola borsa.

“Io uso sempre questi, per tutto” dice Juan arrossendo, passando le mani sui suoi pantaloncini jeans.

“E io già l’ho indosso” afferma Kate afferrando una spallina del reggiseno del costume che sporge dalla maglietta.

“Benissimo. Se avete voglia di fare un bagno sarete accontentati” dice una voce alle loro spalle.

Kate sbianca.

Capisce di aver abbassato la guardia troppo presto.

Gli uomini di Sanvito sono arrivati a loro.

Lentamente i tre si girano e si trovano davanti tre loschi figuri più un quarto rimasto alla guida di un furgone parcheggiato dietro la folta vegetazione. Arrivando non lo hanno notato.

“Come ci avete trovati?” domanda ingenuamente Castle.

“Avete fatto troppe domande nel mio quartiere e qualcuno si è appuntato la targa. Il proprietario dell’autonoleggio… diciamo che è un mio AMICO”. Dice l’uomo più vecchio.

“Prendete solo me. E’ me che volete” intima Juan coraggiosamente, guardandolo dritto negli occhi che in realtà gli incutono molto terrore.

“Non mi piacciono i testimoni.” replica il vecchio.

“Lei è SANVITO!” esclama Castle.

“Il piacere è mio signor Castle, sono un suo fan. Ho letto tutti i suoi libri e devo dire che ha scelto bene la sua musa” si avvicina a Kate e con la pistola le  accarezza molto lentamente il seno, senza smettere di fissare Castle negli occhi… poi prosegue “Farete un bagno, come volevate, ma non qui” continua “vi porteremo al largo e farete un bel tuffo.”

“Già con una bella catena ai piedi.” sogghigna malefico quello con il fucile.

Castle e Beckett non dicono una sola parola, si limitano a seguirli.

Al momento con due fucili e due pistole puntate contro, non possono fare altro.

 

Spazio di Monica:

Eccoci qui: i Caskett sono in un mare di guai. Juan pure. Panucci ancora si deve riprendere dallo scambio dialettico tra i due che hanno ricostruito la vicenda finendo uno le frasi dell’altra togliendogli anche la soddisfazione di raccontare loro il “suo” caso.

E ora? Ora sono nelle mani di Sanvito e il programma prevede un lauto pasto per gli squali….

Continuate a seguirmi che la faccenda si fa complicata…

  
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