Voldemort.
Sua madre. Suo padre.
Un’abbagliante luce verde.
Harry si
svegliò di colpo, il respiro affannoso, il sudore che gli permeava la fronte.
Era un’afosa estate a Privet Drive, ma il ragazzo era soffocato da ben altri
problemi, molto più seri. Voldemort, il Signore Oscuro, era risorto e subito
c’era stata una vittima: Cedric Diggory, un gran bravo ragazzo, che insieme a
lui aveva vinto la Coppa del Torneo Tremaghi. Sentiva quel peso ancora dentro
di lui, rannicchiato nel suo cuore. Poteva far finta, ignorarlo, ma quella
ferita era lì, scoperta, eppure nascosta agli occhi di tutti. Si sentiva solo,
con i suoi zii che non osavano parlare con lui della sua scuola. La sua candida
civetta, Edvige, era lì nella sua gabbia,
che lo scrutava. Voleva tanto andarsene, tornare a Hogwarts l’unico posto
sicuro di tutta la sua vita, dopo la
Tana, la casa dei suoi amici Weasley. Si distese sul letto, rannicchiandosi,
sperando di addormentarsi, svegliarsi, dimenticando tutto… Era tutta colpa di Voldemort, che gli aveva
privato la vita della normalità, che agognava. Per colpa di quel maledetto
mago, aveva perso i suoi genitori, una
vita tranquilla, ed in cambio aveva ricevuto quella dannata cicatrice che gli
faceva una male ogni volta che lo stregone gli si avvicinava. Pensò ai suoi
amici Ron ed Hermione, e scoprì che evocarli non serviva a nulla e, come era
successo alle sue prime vacanze estive, non si erano fatti vivi. Capiva cosa
potessero provare gli amici, ma ora lui si sentiva così solo, senza un
appiglio… Sentì un groppo alla gola, che
né scendeva né saliva. Guardò l’orologio, era mezzanotte e mezzo da pochi
minuti aveva compiuto quindici anni. Ad un tratto sentì un lieve picchiettio
alla finestra. Alzò gli occhi sul davanzale e vide che era Ron, galleggiante a
mezz’aria, bussare alla sua finestra. Si precipitò ad aprirla .
«RON!» esclamò felicissimo di vederlo.
«Shh, fai piano!» lo zittì subito l’amico,
gesticolando.
«Ma come fai a galleggiare a mezz’aria?»
domandò un po’ ingenuamente Harry.
«Papà ha preso un’altra auto e come vedi
abbiamo migliorato un po’ tutto, soprattutto l’incantesimo d’invisibilità! Dai
passami tutto, non possiamo lasciati tutta l’estate con i Gabbani, dopo quello
che hai fatto l’anno scorso!» Quella notizia fece sorridere Harry, ed il suo volto sprizzò una gioia
incredibile. In un attimo si mise i vesti del giorno precedente, passò il baule
a Ron, scrisse due righe agli zii, prese Edvige e scavalcò il davanzale,
tuffandosi dentro la macchina. Ron
chiuse lo sportello, e la macchina tornò invisibile. Alla guida c’era il signor
Weasley, nel sedile accanto sua moglie, e alla destra di Harry c’erano Fred e
George, i gemelli Weasley.
«Allora Harry, dritti alla Tana!» disse Arthur
Weasley, ingranando la prima marcia. La macchina ebbe un’incredibile
accelerazione, e il cuore di Harry all’improvviso si sentì più sereno. In un
baleno arrivarono alla casa dei Weasley.
«Allora
Harry, com’è andata questa
estate?» gli chiese Ron
«Come al solito, però da quando è venuto tuo
padre hanno paura che piombi in casa da un momento all’altro!» rispose
allegramente Harry. Entrarono in casa ancora a notte fonda.
«Su Harry caro, ora dovete andare a dormire, ti
abbiamo svegliato vero?» constatò con gentilezza la madre di Ron. Un lieve velo
di tristezza calò sul suo volto del nuovo arrivato.
«No, mi ero svegliato… Avevo sognato…» rispose
e cercò di mascherare le sue emozioni, ma ci fu un improvviso scoppio alle sue
spalle, che gli fece balzare il cuore in gola. Cercò rapido la sua bacchetta,
ma s’accorse che era un ennesimo sperimento (scoppiato da solo) di Fred e
George.
«Fred, George! Cos’era questo?!» esclamò
invipertita la signora Weasley, pronta a punire i due figli.
«Uh, niente mamma!» dissero i due gemelli
fondandosi in camera loro.
«Dai, vieni Harry andiamo in camera!» sbadigliò
sonoramente Ron. Mentre salivano sulle scale, ad Harry era tornata un po’ di
quella tristezza, nonostante ora si
trovasse in un luogo che gli avrebbe potuto dare molta felicità. Davanti
a lui Ron si stiracchiò. «Andiamo a letto, saremo venuti prima, ma papà non
capiva le nostre istruzioni per trovare casa tua!» aggiunse, aprendo la porta
della camera. S’infilarono il pigiama e si rifugiarono sotto le coperte. Anche
se era buio, gli occhi assonnati di Ron stavano osservando l’amico.
«Allora Harry, siamo venuti ancora a prenderti
eh? Cosa faresti senza di me, eh?» rise allegramente.
«Non lo so! Se non ci foste voi i Dursley non
mi manderebbero nemmeno a Hogwarts!» rispose l’altro.
«Eh, già! Buonanotte!» gli augurò Ron che
s’accomodò nel letto. Sembrò che si fosse addormentato quasi di botto. Harry,
però, non riusciva a farlo, era troppo felice: i Weasley erano davvero i suoi migliori amici, assieme
ad Hermione. Non sapeva cos’avrebbe fatto senza di loro, probabilmente sarebbe
stato espulso da Hogwarts già dal primo anno! Era troppo felice in quel momento… Singhiozzò,
mentre delle piccole lacrime gli bagnavano le guance. Aveva pianto una sola
volta, ma ora era diverso piangeva dalla felicità. S’addormentò, senza nemmeno
rendersi conto che il lieve russare di Ron era cessato.
Il mattino dopo Harry si svegliò presto, prima
di Ron. Lo guardò un attimo, poi si dette un pizzicotto. Era veramente alla Tana! La felicità che aveva
provato poche ore prima esplose un’altra volta. Lasciare per sempre i Dursley!
Quello sì che sarebbe stato un bel regalo per il suo compleanno, e in cuor suo
lo sperava veramente, in fondo il desiderio più grande dei Dursley era proprio
quello di sbarazzarsi di lui. Vivere alla Tana, con i signori Weasley, Ron e i suoi
fratelli sarebbe stato molto bello. Praticamente tutti gli anni, le ultime due,
tre settimane le passava dai suoi amici, ma ora la prospettiva di passarci un
mese e mezzo era allettante! Addirittura il fantasma che abitava sopra la
camera di Ron era tranquillo. Guardò l’orologio, non erano nemmeno le sette.
Cercò di riaddormentarsi, ma non ci riuscì. Guardò un attimo Ron e si disse che
aveva ragione: senza quel prezioso amico, non sarebbe mai riuscito a fare
niente. Riuscì a cadere in dormiveglia, quindi a tratti dormiva, in altri era
mezzo sveglio.
«Buongiorno ragazzi!» disse allegramente la
madre di Ron, entrando nella camera ed aprendo le finestre.
«Dai mamma, ancora cinque minuti…» mugolò Ron
assonnato.
«Avanti pigroni! È una bella mattinata, e potete
giocare a Quiddich per tutto il tempo che volete! Ron ricordati che oggi
verranno le mie sorelle…» gli ricordò la madre. Ron scattò a sedere sul letto,
Harry non capiva se contento o dispiaciuto.
«Le zie? Quando?» domandò e guardò allarmato la
madre.
«Stasera, a cena.» E detto questo uscì. Ron
tornò a distendersi sulle coperte, guardando verso Harry.
«Non ti
ho mai parlato delle mie zie, vero? Poveri noi! Prevedo guai.» disse
pensieroso, spostando lo sguardo verso il soffitto, come se aspettasse che il
fantasma facesse rumore.
«Perché?» chiese Harry, incuriosito. In tanti
anni che conosceva Ron, non gli aveva mai sentito dire di queste allarmanti e
fantomatiche zie.
«Vedi, mia mamma è nata da due maghi, purtroppo
le sue sorelle sono dei Maghinò. Ogni volta che vengono, pochissime volte, ci
portano un sacco di regali, ma criticano sempre casa, come ci vestiamo, come
mangiamo. Loro sono molto ricche, ma mamma non ha mai voluto chiedere loro dei
soldi, non credo che vadano molto d’accordo fra loro. Siccome non hanno poteri
magici, invidiamo la mamma, e così il fatto che loro siano ricche e noi no lo
fanno pesare! Bene, andiamo giù…» spiegò demoralizzato Ron.
«Non sai quanto sia felice a stare qua da te.»
disse improvvisamente e senza motivo Harry. Ron gli sorrise.
«Lo posso immaginare, ma ieri sera ho visto che
eri un po’ triste, ti ho sentito mentre
piangevi…» confessò. Il suo volto s’era fatto serio, e quella preoccupazione
fece sentire Harry più sollevato, c’era davvero qualcuno che riusciva a capirlo.
«Piangevo perché ero felice d’essere qua,
d’essermene andato via dai Dursley. Ero triste perché poco prima che arrivaste
avevo sognato Voldemort e i miei genitori, e allora mi è venuto in mente
Cederic…» gli spiegò con sincerità. Parlare con lui, lo aiutava molto, anche se
non s’aspettava una risposta.
«Harry, non so cosa dirti. Non sono certo
Hermione, che quasi sempre ha una risposta logica, ma se hai bisogno puoi
parlare a me o a lei, va bene? Non credo che faccia molto bene tenerselo
dentro… E non pronunciare più quel nome!» lo ammonì con una smorfia.
«Grazie Ron…» lo ringraziò Harry, ma Ron gli
fece segno di stare zitto.
«Non ringraziarmi, siamo amici no? Dai, ora
scendiamo.» concluse il rosso. I due si vestirono e scesero giù a fare
colazione. Harry notò che c’era Charlie, il fratello maggiore di Ron, che
studiava i draghi in Romania.
«Ciao Harry! Sai che non mi sono ancora
complimentato con te di come ti sei comportato con quel drago? Sei stato
davvero grande!» gli disse allegramente, probabilmente non sapeva niente. La
signora Weasley lo fulminò con lo sguardo, ma il ragazzo rispose senza
problemi:
«Grazie! Ho solo seguito un consiglio che mi
hanno dato.» La mamma di Ron gli servì un colazione abbondante come quelle di
Hogwarts, riempiendo il suo piatto di salsicce, uova e pane. Più che una
colazione, un pranzo. Harry mangiò tutto, quella colazione era molto più
abbondante di quelle che aveva a Privet Drive. Quando finirono Arthur Weasley
tormentò Harry, chiedendogli informazioni su ogni cosa che gli veniva in mente.
Ci vollero Fred e George per sottrarre il ragazzo dal padre. Verso l’ora di
pranzo arrivò un gufo da Hermione. «Ehi Ron, fammi leggere! Che cos’ha
scritto?» chiese Harry, mentre i gemelli Weasley scrutavano la pergamena in
mano a Ron.
‘Caro Ron, grazie per la tua lettera. Non
pensavo ti sarebbero piaciute queste cose così da Babbani! Verrò a trovarvi il
più presto possibile, ma ora sono in Italia. Sapessi quant’è bella! Ho
conosciuto un mucchio di persone interessantissime. Qua ci sono un mucchio di
maghi come noi. Sono emozionata, non ho mai visto un paese come questo. A te
come va? Sai dirmi nulla di Harry? Prima che andassimo via Silente mi ha detto
di non scrivergli, ma mi sembra così ingiusto lasciarlo solo così per tutto
questo tempo! Fammi sapere appena ti arriva questa lettera. Io i compiti li ho
quasi finiti, ma sono presa ad Erbologia qua ho trovato moltissime erbe
interessanti. Aspetto un tua risposta, baci Hermione.’
«Baci? Eh, eh, eh Ron
fai conquiste?» lo canzonò George. Ron arrossì talmente tanto che non si
distinguevano più i capelli dalle guance. Allora c’era qualcosa!
«Non è vero!» ribatté, ma meglio da dire non
gli venne proprio in mente.
«Guarda come sei rosso! Non è che… e bravo il
nostro Ron!» lo punzecchiò uno dei gemelli
«Smettila Fred!» sbraitò Ron, cercando qualcosa
da lanciargli contro. Sfortunatamente non lo trovò.
«Ehi, ma dov’è Ginny? Non l’ho ancora vista!»
disse Harry, cercando di sviare il discorso.
«Credo sia uscita con la mamma a fare spese.»
rispose George, guardando l’orologio.
«E i vostri Tiri Vispi?» continuò Harry, con
fare allusivo. I due gemelli si
guardarono poi gli risposero: «Ah, intendi quei Tiri Vispi? Sì, vanno bene.»
disse Fred, che forse intuiva dove voleva arrivare l’amico.
«E per quella cosa?» domandò l’ospite, alzando
un sopracciglio. Era riuscito a cambiare discorso.
«Uh? Quale cosa?» interloquì Ron, curioso di
quella situazione.
«Oh, sì, non ti preoccupare! È stata la prima
cosa che abbiamo fatto!» gli assicurarono i due gemelli, che piano piano si
tolsero dalla scena, mentre Ron li guardava incuriosito.
«Ma di cosa state parlando?» volle sapere il
ragazzo, che non aveva capito la situazione.
«Oh, niente, una piccola faccenda. Posso
rispondere io a Hermione?» chiese il permesso, prendendolo così un po’ in giro.
«Fa pure. Prendo Leo.» acconsentì Ron, che
andava a cercare il suo piccolo gufo. Stranamente Harry non l’aveva ancora
visto svolazzare in giro per la casa.
«No, mandiamolo con Edvige, è stata in casa con
me, vorrà sgranchirsi un po’ le ali.» I due presero la pergamena e Harry le
scrisse:
‘Cara Hermione, come va? Io sto benissimo!
Ron è venuto a prendermi proprio l’altra sera, spero di poterci rimanere anche
le prossime estati! Io sono molto contento di stare qua, ed ho letto la tua
lettera per Ron! Mi fa piacere che tu mi abbia pensato. Vorrei che ci fossi tu,
con i compiti sono un po’ indietro, anzi quasi non l’ho iniziati. Vieni a
trovarci presto! Saluti da Harry e Ron. P. S: cos’è questa storia dei baci per
Ron? Se vuoi rispondermi mandami una lettera a parte, Ron non sa che te l’ho
scritto!’ Harry aggiunse quella frase per ultimo senza farsi vedere
dall’amico, poi la consegnarono ad Edvige, che partì subito in volo.
«Bene Harry! Che facciamo ora?» domandò alla
fine Ron.
«Sai cosa ti direi? Facciamo come Hermione:
studiamo, quest’anno abbiamo i G.U.F.O!» propose l’altro.
«Oh, Harry non ti ci metterai anche te adesso!»
disse Ron, alzando gli occhi al cielo. Alla fine della giornata i due non
toccarono nemmeno un libro. Andarono subito dopo cena a letto (fortunatamente,
fra le zie e la madre di Ron non era successo niente). Avevano giocato tutto il
tempo dietro casa a Spara Schioppo, ed erano sfiniti. Si buttarono sui letti.
Harry era ancora più felice di quando era arrivato.
«Sai Ron, questo è davvero il giorno più bello
che abbia mai vissuto, me lo ricorderò sempre.» commentò felice il ragazzo,
mentre si metteva il pigiama.
«Sono contento Harry.» asserì Ron, molto contento. Ci fu un attimo di
silenzio perché s’infilarono nei letti.
«Sai Ron, non te l’ho mai detto, ma quando tu venisti, dopo la mia prova al
Torneo Tremaghi, volevi scusarti, ma non te l’ho fatto fare e siamo andati a
vedere il mio voto… Quando tu t’arrabbiasti per il 4 di Karkaroff, beh per me
quell’arrabbiatura contò mille volte di più
dei galeoni in palio. Ne fui molto felice, quando abbiamo litigato, ci
sono stato molto male…» gli confessò Harry.
Ron guardò l’amico, non sapeva che cosa dirgli e l’altro interpretò
subito quello sguardo.
«Non ti preoccupare, in fondo è normale
litigare.» concluse alla fine il moro. Si guardarono un attimo, poi andarono a
dormire.
I loro giorni passarono velocemente, ma così
tanto che non sembrava che fosse trascorso già un mese. Non facevano altro che
giocare, altre volte la signora Weasley li costringeva a studiare, ed ogni
tanto Charlie li aiutava nei compiti di Cura delle Creature Magiche. Hermione
li raggiunse non molto tempo, spiegò solo a lui come fosse stata fitta la
corrispondenza con Ron durante tutta l’estate, ma niente di più. La settimana
prima dell’inizio della scuola, i ragazzi ricevettero la lista dei libri per
quell’anno e nello stesso giorno arrivò Hermione. «Allora ragazzi, domani
andremo a Diagon Alley a prendere tutto quello che serve.» disse il Arthur Weasley,
leggendo la Gazzetta del Profeta.
«Quest’anno facciamo rifornimento eh Fred?»
sussurrò George al gemello, dandogli una piccola gomitata.
«Già, con tutti quei…» ma un’altra gomitata lo
zittì, mentre la madre li guardava con fare sospetto.
«Tutti quei cosa, Fred?» intervenne la signora
Weasley con tono minaccioso.
«Oh,
niente, niente mamma!» esclamarono in coro i due. Harry rise, sapeva benissimo
che stavano parlando dei mille galeoni che lui stesso aveva dato loro l’anno
prima. Li avevano risparmiati per tutta l’estate.
«Lasciali stare Molly, lasciali godere questi
ultimi giorni di vacanza! Che ne dite ragazzi se andiamo un po’ al mare? Magari
qualche giorno? Per andare a Diagon Alley c’è sempre tempo!» domandò il padre
di Ron. I ragazzi esclamarono un poderoso «Sì!!!» contemporaneamente, tranne
Harry.
«Che c’è Harry, non ti va di andare al mare?»
chiese Hermione accanto a lui.
«Ehm, veramente, io non so nuotare… i miei zii
non mi hanno mai portato a nuotare…» ammise un pochino in imbarazzo e abbassando
gli occhi.
«No??? E perché?!» esclamò scandalizzato Ron.
«T’insegneremo noi!» dissero in coro Fred e
George con un luccichio negli occhi.
«Non ci pensate neppure!» scattò la signora
Weasley «Sai Harry, quando portammo Ron per la prima volta al mare, Fred e
George per insegnarli a nuotare l’hanno trasformato in un rana! T’assicuro che
vedere sulla spiaggia una rana con i capelli rossi era davvero una cosa
strana!» raccontò la donna. Harry scoppiò a ridere.
«Mamma, lo dovevi proprio dire?» protestò
vivamente Ron, rosso come non mai!
«Ah, ah, ah Ron! Non ce l’avevi mai detto! Ah,
ah, ah doveva essere una bella scena!» rise Hermione.
«Non sapete quanto c’è voluto per noi
riacchiapparlo! Non stava mai fermo!» disse Fred. Ron era imbronciato, ma agli
angoli della sua bocca c’era una lieve incrinatura che indicava un sorriso
represso.
«Bene ragazzi, che ne dite d’andare?» chiese
retoricamente il signor Weasley.
«Certo!» esclamarono in coro e salirono nelle
loro camere per prendere quello che serviva: costume da bagno, creme, e
ammennicoli vari. Quando salirono in camera Ron, Harry si batté una mano sulla
fronte. «Oh accidenti! Io non ce l’ho il costume, come faccio?» borbottò
atterrito.
«Non c’è problema, prima di andare in spiaggia
ci fermiamo in un negozio.» osservò acutamente Ron.
«Ah, ok. Ho qualche risparmio dei soldi che
raramente mi davano i Dursley.» concluse Harry, ma Ron lo guardò in un modo
strano, sorpreso.
«Harry, ma non hai capito dove andiamo?»
s’accertò cautamente il ragazzo, guardandolo di sottecchi.
«Eh? No.» risposo un po’ ingenuamente Harry. Il
signor Weasley non aveva parlato di andare al mare?
«Andiamo a Magicus Beach! Non l’hai mai
sentita?» esclamò il rosso allibito.
«No, cos’è?» chiese l’altro.
«È la località turistica dei maghi! Ci vanno tutti,
questa poi è anche un’estate molto calda. La spiaggia di Magicus Beach è
magica, può contenere tutte le persone che ci vanno senza farle ammucchiare, e
poi i sono tantissimi ragazzi come noi! Davvero non l’hai mai sentita? C’è
anche un bellissimo campo di Quidditch e un piccolo torneo estivo.» gli spiegò
con calma, scuotendo la testa.
«Davvero? Deve essere un posto fantastico!»
«Lo è, però non ci andiamo tutti gli anni…»
borbottò Ron, un po’ rosso intorno alle orecchie. I due risero, scesero le
scale. Harry parlò un attimo con la signora Weasley, avvertirono Hermione (che
sarebbe arrivata giusto per la partenza), ed il giorno seguente partirono.
Volavano sulla macchina ed Harry osservava meravigliato tutti i paesi che
passavano sotto di loro.
«Wow, è bellissimo!» commentò allegramente il
ragazzo.
«Già, ma l’Italia è molto più bella.» disse
Hermione, rimessasi a sedere.
«Si può sapere cosa c’è di così bello?» le
chiese irritato Ron.
«Quasi tutti gli italiani sono maghi! Ci sono
pochissimi Babbani ed è pieno di creature magiche! Ci sono posti straordinari,
poi ci sono degli erbari incredibili… Insomma è tutto fantastico! Ho conosciuto
molte persone, spero solo di trovare il tempo di scrivere a loro, quest’anno
dobbiamo studiare tanto…» rispose la ragazza, appoggiando la testa al
finestrino.
«Insomma Hermione già pensi a studiare?!»
esclamò inorridito Ron, strappando una risata agli altri.
«Guarda Ron che manca una settimana soltanto
all’inizio della scuola!» gli ricordò sua madre.
«Lo so, ma godiamoci quest’ultimi giorni di
vacanza!» le disse. Arrivarono a Diagon Alley e la signora Weasley accompagnò
Harry a comprarsi un costume. Lui ne scelse un modello semplice, di un bel
colore azzurro. Ripresero il viaggio, arrivando dopo poche ore a Magicus Beach.
Parcheggiarono la macchina in un ampio parcheggio, mentre i ragazzi guardavano
stupiti la spiaggia bianca, circondata da tantissimi ristoranti, bar, negozi,
addirittura c’erano due campi di Quidditch affollatissimi.
«Bene ragazzi. Ginny, Hermione ed io andremo
nelle cabine riservate alle donne.» Disse la signora Weasley, allontanandosi
con le ragazze.
«Chissà cos’avranno…» si chiesero Fred e
George.
«Bene ragazzi, andiamo. Le nostre sono da
questa parte.» Il signor Arthur Weasley guidò il gruppo verso le cabine,
fermandosi prima a chiederne tre. Pagò ed entrarono.
«Allora ragazzi queste sono le vostre cabine.
Fred, George la vostra è la numero 40. Ron, Harry la vostra è 44. la mia è la 37. bene ragazzi, i vediamo dopo in
spiaggia.» Fred e George sparirono, come il signor Weasley, ed i due ragazzi
cercarono la loro cabina in quel labirinto, che ogni minuto rimescolava la
posizione degli spogliatoi. I due si divertirono a cercarlo, e ci misero anche
un bel po’ di tempo. Trovarono la porta e il primo a cambiarsi fu Ron, seguito
immediatamente da Harry, e scesero in spiaggia. Era una bellissima giornata,
piuttosto calda, il mare era calmo ed
azzurro come il cielo, in effetti non si riusciva a distinguerli.
«Oh, finalmente siete arrivati!» esclamò
Hermione voltandosi verso di loro. Harry sgranò gli occhi dalla sorpresa. La
ragazza era stupenda, non l’aveva mai notata… portava un costume a due pezzi,
il cui colore cambiava a seconda della luce del sole. Era splendida, mentre i
suoi capelli castani le scendevano sulla schiena. Harry non aveva mai pensato
che la ragazza fosse così bella. Non l’aveva mai vista così, tranne alla festa
del Torneo Tremaghi. I suoi occhi scesero ad osservarla meglio, si sentì
terribilmente imbarazzato, mentre le sue guance ardevano. Anche Ron era
arrossito di colpo, i suoi movimenti erano rigidi, i suoi occhi cercavano
d’evitare la vista della ragazza.
«Her, Hermione, sei fantastica!!!» gli disse
Harry, che vagamente si accorse di un cupo sguardo da parte di Ron. La
ragazzina arrossì.
«Grazie Harry…» rispose imbarazzata, guardando
verso il basso, mentre cercava d’allontanare lo sguardo. Tutti e tre erano molto imbarazzati, ma
fortunatamente piombarono all’improvviso Fred e Geroge, portando con loro Harry
e Ron.
«Bene Harry, ora t’insegneremo a nuotare!»
esclamarono i due fratelli, eccitati, pronti a fare qualcosa con le loro
bacchette. Bisbigliarono fra loro per un attimo, poi si voltarono verso il
ragazzo, con uno strano sorriso.
«Bene, ora iniziamo la prima lezione! Prima
però dobbiamo effettuare un piccolo cambiamento…» Harry li guardò.
«Che cosa volete dire?» chiese loro, tirandosi
in dietro, mentre sentiva che la corrente aumentava. George rideva, mentre Fred
teneva la bacchetta puntata su di lui.
«Ehi, voi due fermi! Mamma ha detto che non lo
dovevate fare!» disse Ron, si voltò verso Hermione dicendogli: «Hermione,
chiama subito mia mamma!» Alla ragazzina gli bastò un’occhiata e con agili
bracciate s’avviò verso la riva. I due gemelli guardarono il fratello.
«Ron! Uffa, proprio ora che mamma non c’era!»
Sbuffarono, protestando e allontanandosi. Ron tirò un sospiro di sollievo, poi
si rivolse all’amico:
«Uff, meno male Harry, se no chissà in che cosa
ti avrebbero trasformato! Hermione! Vieni!» gridò alla ragazza, che già stava
sulla riva, ma in un attimo dopo era già accanto a loro.
«Allora Harry, questa sarà la prima lezione di
nuoto. Innanzitutto la prima cosa da imparare, ed è la più facile, è stare a
galla…» In meno di due ore, Ron ed Hermione riuscirono a insegnare ad Harry il
minimo indispensabile per nuotare. Sguazzarono un po’ in acqua, ma non
s’allontanarono molto, rimasero fin dove Harry poteva toccare, poi tornarono a
riva, quando i genitori di Ron li chiamarono. La signora Weasley aveva steso un
grande telo dove tutti si sedettero, pronti a mangiare. «Allora Harry, ho visto
che un po’ hai già imparato!»
«Sì, è molto più facile di quanto credessi.»
rispose Harry.
«E voi due?» chiese Molly Weasley, osservando i
gemelli con un sopracciglio inarcato.
«Non abbiamo fatto niente!» rispose subito, con
finta indignazione George.
«È vero mamma! Ci hanno pensato Ron ed
Hermione!»
«Meno male. Siete stati bravi.» Commentò la
signora Weasley, rimettendo tutto a posto.
«Bè, che facciamo ora?» chiese Hermione
guardandosi intorno.
«Andiamo a vedere se oggi c’è in programma una
torneo di Quidditch?»
«Ma non sarà troppo presto?»
«No, non credo, casomai incontriamo qualcuno.»
I tre ragazzi s’alzarono e s’accorsero degli innumerevoli sguardi di quasi
tutte le persone presenti, soprattutto ragazze, che fissavano Harry, da capo a
piedi. Il ragazzo imbarazzato, arrossì vistosamente e sia Ron sia Hermione gli
si misero accanto cercando di nasconderlo un po’.
«Ehm, grazie ragazzi tutti quegli sguardi mi
mettevano in imbarazzo.»
«Ci credo bene, ma guarda un po’ quelle
ragazze…» gli disse Ron, punzecchiandolo con il gomito.
«Dai, smettila!» brontolò Harry con poca
convinzione.
«Ehi ragazzi, ma quella non è la McGranitt?»
disse Hermione. Ron si guardò attorno spaventato. «Dove?»
«Laggiù!» indicò la ragazzina, in un punto
piuttosto lontano da loro, ma i due ragazzi la riconobbero subito: era proprio
la loro professoressa di Trasfigurazione! Faceva un effetto un po’ strano
vederla lì, in costume. Era piuttosto magra, indossava un costume rosa pallido
intero, mentre parlava con qualcuno lì
vicino. I tre guardarono meglio e rimasero stupefatti, quasi le loro
mascelle toccavano terra! Lì, vicino alla McGranitt, c’era il professore più
odiato dell’intero castello di Hogwarts: Severus Piton, l’insegnate di Pozioni.
Guardano meglio intorno videro la professoressa Sprite di Erbologia, il
professor Vitious di Incantesimi, Madama Chips l’infermiera, e la cosa che
stupì più di tutto fu la presenza del corpulente Hagrid l’insegnate di Cura
delle Creature Magiche, ex-guardiacaccia di Hogwarts! Rimasero ammutoliti
quando fece la sua comparsa anche la professoressa Sibilla Cooman di
Divinazione, che non scendeva mai dalla sua torre, troppo intenta a studiare i
movimenti di tutti i pianeti.
«Ma, ma, ma si sono riuniti tutti qua?» riuscì
a balbettare Ron, pronto alla fuga, per non farsi vedere, ma proprio in quel
momento Hagrid li vide ed urlò:
«Harry! Hermione! Ron! Venite qua!» e quasi tutta la spiaggia lo sentì. I tre
ragazzi, che non avevano mai visto i loro insegnanti al di fuori della scuola
furono un po’ imbarazzati, ma si avvicinarono ugualmente.
«Oh
Potter! Weasley! Signorina Granger! Ci siete proprio tutti
eh?» chiese la McGranitt, mente Piton cupo borbottava qualcosa.
«Bè, sì…» accennò Ron
«Oh, suvvia! Non siate timidi, oggi non siamo i
vostri professori, siamo un semplice gruppo d’amici che sta al mare!» rise la
Sprite.
«Ehm, ecco noi…»
«Uhm, prevedo un anno interessante.» Interloquì
la Cooman
«Oh, Sibilla! Ma anche al mare?» disse Madama
Chips.
«C’avete passato bene le vacanze?» chiese
Hagrid scavando una profonda fossa sedendosi per terra.
«Uh, sì Hagrid. Qualche mese fa Harry è venuto
a stare da me.» Gli rispose Ron tartagliando.
«Il gruppetto riunito…» mormorò disgustato
Piton.
«Già, oggi Ron ed Hermione mi hanno insegnato a
nuotare.» Disse Harry, tanto per fare conversazione. «Oh, davvero? Bè, immagino
che i Dursley non ti ci abbiamo mai portato.» Disse distrattamente la
McGranitt.
«Uh? Lei conosce i miei zii?» chiese il ragazzo
incuriosito da quell’affermazione.
«Non di persona. Li ho osservati per tutto il
giorno, lo stesso in cui Silente ti lasciò da loro. C’ero anche io, insieme a
Silente e ad Hagrid.» Rispose senza nemmeno far caso a cosa diceva.
«Ah, non lo sapevo…»
«Bè, no, è normale.»
«Lei conosceva i miei genitori professoressa?»
chiese Harry, e gli occhi di lei l’osservarono e sospirò:
«Sì. Sono stata una loro professoressa. Ricordo
quanto James Potter era bravo a Trasfigurazione! Era il primo della classe, il
mio alunno più bravo.»
«Io, invece, ricordo quanto Lily fosse brava a
Divinazione, era nata per la mia materia!» disse fiera la Cooman
«Non dimenticare che era fantastica anche a
Cura delle Creature Magiche!» iniziò Hagrid, anche se a quel tempo lui non era
ancora un professore.
«Però, non andavano molto bene a Pozioni.»
Concluse Piton. Harry lo guardò, sapeva che non aveva speranza con Piton. In
quel momento si ricordò che Silente gli aveva affidato un incarico, ma quale?
«Insomma Severus! Potter vuole solo conoscere
meglio i suoi genitori!» lo riproverò la McGranitt e così Piton borbottò una
frase di commiato e s’allontanò.
«Avete finito i vostri compiti?» chiese il
professor Vitious.
«Sì, certo! Quest’anno sono stata in Italia!
Non sapevo che fosse un paese pieno di maghi e streghe!»
«Oh, l’Italia! Il Bel Paese! Certo, ci sono
pochissimi Babbani, ma sarebbe un po’ difficile nascondere un paese intero,
così si sono adattati anche alle usanze babbane.»
«Ah, professoressa! Sono rimasta affascinata da
tutte quelle erbe magiche crescono laggiù!»
«Le vorremo proprio vedere anche noi Hermione!»
dissero in coro Harry e Ron. La professoressa Sprite invece sorrise:
«È proprio vero Granger! Là ci sono piante
davvero eccezionali.» Ad un tratto sentirono un boato e i tre videro che nel
campo di Quidditch s’erano alzate le due squadre, pronte a giocare.
«Forse ci rivedremo dopo ragazzi, andate alla
partita.» Disse la McGranitt, congedandoli. Ron s’allontanò molto volentieri,
era rimasto zitto e molto imbarazzato. «Ron potevi dire qualcosa anche te.»
«Hermione, lasciamo perdere ok? Andiamo a
vedere questa partita.» I ragazzi salirono sugli spalti ed incontrarono Dean
Thomas, un loro compagno di Grifondoro.
«Ciao Dean!» lo salutò allegramente Hermione
«Oh, ciao! Non vi avevo visto. Come va?» chiese
sorpreso di vederli lì.
«Bene, come al solito Harry è venuto a stare da
me per un po’.» Spiegò Ron.
«Come al solito.» Rise Dean, ogni anno era
sempre la stessa storia!
«Sai chi gioca?» domandò Hermione.
«Sono due squadre formatesi poco fa. In una delle
due c’è Seamus.»
«Ah, c’è anche lui. Sempre insieme eh?» Dean
rise:
«Come voi due!»
«No! – esclamò Hermione – Guardate chi c’è su
quella scopa!» I tre alzarono lo sguardo e con tremendo orrore scorsero Draco
Malfoy, un alunno del dormitorio dei Serpeverde.
«Ancora lui. Possibile che ce lo ritroviamo
sempre? Speriamo di non aver nessuna lezione con i Serpeverde!» concluse Dean
«Hai proprio ragione!» La partita iniziò, come
il tifo. I quattro ragazzi si sgolarono ad incitare il loro amico, che segnò
ben quaranta punti, sebbene non maneggiasse bene il manico di scopa messo a
disposizione dai gestori del campo. Draco Malfoy, invece, cercava il Boccino
d’Oro e sfortunatamente lo trovò, anche se Harry l’aveva già visto da un bel
po’. In coro, esclamarono: «No!» Quando la mano di Malfoy si strinse attorno
alla piccola sfera d’oro. Ovviamente, non era stata una grande partita ed
alcuni ragazzi non avevano mai giocato a Quidditch e i due Bolidi erano stati
rallentati con la magia. Aspettarono Seamus all’uscita e lo trovarono
arrabbiatissimo:
«Grr, che rabbia! Battuto da un Serpeverde in
vacanza!»
«Calmati Seamus. Quest’anno il nostro Harry li
batterà sonoramente!» cercò di rallegrarli Hermione.
«Lo farò nero Malfoy!» promise Harry.
«Farai bene a
farlo! È tre anni che vinciamo la Coppa delle Case, ma solo una volta
abbiamo vinto la Coppa del Quidditch.»
«Uhm, quest’anno dovremo cercare un nuovo
portiere, Oliver ormai non è più a Hogwarts. Dove sono Fred e George? Vorrei
chiedere come faremo a trovarne uno nuovo.»
«Ci saranno delle selezioni credo.» Rispose
Hermione, d’accordo anche lei con i ragazzi. Trovarono i due gemelli davanti a
un negozio di scherzi (evidentemente poco fornito dalle facce che facevano).
Harry s’informò come avrebbero scelto il nuovo portiere della squadra, ed i due
confermarono quello che aveva ipotizzato Hermione.
«Dobbiamo anche scegliere chi sarà il nuovo
capitano. Quest’anno è proprio un problema.»
«Come si sceglie il capitano?» chiese Ron
«Semplice: votiamo. Dovremo scegliere un bravo
giocatore e sveglio nelle azioni. Chi potrà mai essere? » entrambi stavano
guardando Harry. «Eh, Angelina mi ha scritto che voterà di sicuro per te
Harry!» George lo guardò sorpreso.
«Ehi Fred! Ma quand’è che avresti sentito
Angelina?» Il gemello arrossì d’improvviso e Ron scoppiò a ridere e ci volle
l’intervento d’Hermione per portarlo via. Il gruppetto di ragazzi tornò in
spiaggia, proprio mentre Ron smetteva di ridere e lanciava strani sguardi
all’amica. Poi chiese: «Harry da quanto ho capito sari tu il nuovo capitano dei
Grifondoro…»
«Uff non ne ho molta voglia. Non vorrei
proprio, sarebbe meglio uno degli altri, hanno più esperienza di me. Io non
saprei proprio come allenare la squadra.»
«Ehi ragazzi, vi va una partita a Spara
Schioppo?» chiese Seamus, tirando fuori la sua bacchetta magica da una piccola
tasca del costume.
«Credo ci sia troppa gente intorno. - Osservò
Hermione – Perché non andiamo a fare una nuotata?» «D’accordo, però facciamo
presto, il tempo non si sta mettendo molto bene.» Disse Dean. Harry osservò il
cielo, s’era rannuvolato in poco tempo, ed il vento s’era levato un poco,
increspando il mare. I cinque si tuffarono ed Harry faticò un po’ per rimanere
dietro a loro, ma Hermione riusciva sempre a non farli andare troppo lontani,
dove l’amico non toccava. Chiacchierarono un po’ delle loro vacanze e se
qualcuno sapesse chi fosse il loro ennesimo insegnante di Difesa Contro le Arti
Oscure, ma sembrava che nessuno lo sapesse. Videro il loro professori rimanere
lì sulla spiaggia anche se il vento stava lentamente alzando.
«Potter!» esclamò una sgradevole e familiare
voce.
«Malfoy! Che vuoi?» si fece subito avanti Ron.
«Weasley! Ma sei pazzo a venire a Magicus
Beach? Manderai in rovina la tua famiglia.»
«Malfoy, vattene.» Ribatterono Dean e Seamus.
«Ma si può sapere perché dove vado io ci sei
anche tu Malfoy? Possibile? Non è che mi segui perché ti sei innamorato di me?»
«Tieni a fremo quella lingua Potter. Mio padre
è laggiù.»
«E allora? Cosa me ne importa? Non è mio padre,
non mi può denunciare perché sto parlando con te.» Malfoy lo fulminò con lo
sguardo e fu costretto a ritirarsi.
«Grande Harry!» esclamarono ammirati Ron, Dean
e Seamus, mentre Hermione stava a bocca aperta, balbettando: «Harry, non ti ho
mai sentito parlare così!»
«Uff, Malfoy mi ha proprio stancato, Hermione.
Spero di non aver nessuna lezione in comune con i Serpeverde, nemmeno con
Piton!» gli rispose sbuffando. Ad un tratto ci fu una fortissima folata di
vento, ed Harry cercando di stare in piedi, scivolò sott’acqua. Cercò di
riemergere, ma non ci riuscì, c’era qualcosa che glielo impediva. La corrente
sottomarina aumentò e sentì il suo corpo venire sballottato sotto il fondo del
mare. Cercò di resistere più che poteva, ma l’aria gli mancò presto, tossì e
l’acqua salata gli scese giù nella gola, soffocandolo mezzo. Allungò le
braccia, ma non trovò appigli e con orrore s’accorse che non uscivano da
sott’acqua. Si sentì soffocare e la vista gli mancò all’improvviso. Provò,
cercò, tentò di non svenire, ma alla fine, i suoi sensi lo abbandonarono e lui
credette di morire.
Ci fu una luce abbagliante, quando riaprì gli
occhi.
«Harry! Ha ripreso i sensi!» esclamò Hermione
da un posto vicinissimo a lui.
«Allontanatevi un poco, lasciatelo respirare!»
disse il signor Weasley. Harry scosse un poco la testa, cercò di alzarsi sui
gomiti, ma non ce la faceva.
«Harry caro, come stai?» domandò apprensiva
Molly Weasley.
«Harry c’hai spaventato tantissimo!» sentì
esclamare Hagrid, sul punto di piangere.
«Cosa, cos’è successo?» cercò di dire, ma gli
uscì solo un articolato gorgoglio dalla gola.
«Fred, George, ce la fate a portarlo in
macchina?»
«Sì mamma.» Harry sentì che qualcuno lo
solleva, e si ritrovò caricato sulle spalle di uno dei gemelli, che lo deposero
in macchina. Salirono nei posti anteriori i signori Weasley.
«Come sta Potter?» chiese una preoccupata
McGranitt.
«Ha ripreso i sensi Minerva. Lo portiamo subito
a casa.»
«Va bene Arthur, ce la farà a venire ad
Hogwarts?»
«Vedremo, se avrà dei problemi ti manderemo un
gufo.»
«Ehm, papà posso venire anche io?» chiese Ron.
«Certo, vai dietro, stai attento che Harry non
cada.» Ron si sedette sul bordo del sedile e partirono. Durante il viaggio
Harry sentì il mal di testa affievolirsi, e il suo respiro si fece più
regolare, mente l’aria tornava a scorrere normalmente nei suoi polmoni. Perse
la condizione del tempo, e quando arrivarono alla Tana, non sapeva più se
c’erano voluti pochi minuti o diverse ore. Il padre di Ron lo sollevò e portò
immediatamente nel suo letto, nella stanza dell’amico. Finalmente poté aprire
gli occhi, e s’alzò sui gomiti.
«Cos’è successo?»
«Harry meno male! Sei caduto in acqua, non
riuscivamo a trovarti, era come se ti muovessi in continuazione.»
«Ricordo c’era una forte corrente, che non
riuscivo a risalire.»
«Corrente? No, non era poi tanto forte…» ‘Ma allora è stato Voldemort!’ pensò
immediatamente Harry, sapendo che era proprio così, ma non lo disse all’amico.
All’improvviso, la porta s’aprì e dentro si fiondarono Percy e i due gemelli.
«Harry! Mamma mia che paura! Quando mamma mi ha
urlato che stai affogando mi s’è accapponata la pelle! Come ti senti?» chiese
ansante Percy
«Bene, mi sono ripreso. Chi mi ha trovato?»
«È stata Hermione.» Rispose Fred.
«Grazie anche a voi due, mi avete portato in
macchina.»
«Eri sveglio? Non me ne sono accorto.» Disse
George
«Non tanto, più che altro vi sentivo. Grazie.»
«Di niente! Ehi George, dove abbiamo messo i
nostri scherzi? Li hai messi nel baule?»
«Quale baule?» chiese Percy inarcando un
occhio.
«In quello di Ron.»
«Eh? Nel mio? Toglietegli subito!» s’infuriò
Ron, diventando rosso di rabbia.
«Ragazzi, cos’è tutta questa confusione? Harry
deve riposare!» disse la signora Weasley, entrando nella camera. I ragazzi
ubbidirono alla madre, che ficcò in pochi minuti diverse cucchiaiate di
medicine in bocca ad Harry. Ci mancò
quasi che soffocasse un’altra volta. Sentì un caldo inondargli tutto il corpo,
di sicuro una di quelle strane medicine. Si lasciò sprofondare sotto le
coperte, quando entrò Hermione. Aveva gli occhi rossi, spaventatissima.
«Oh Hermione! Grazie, grazie mille!» la
ringraziò vivacemente.
«Harry ho avuto una paura matta, fortunatamente
ti ho trovato… se avessi tardato di poco… Non mi ci far pensare…» rispose tutta
tremante, ma visibilmente sollevata.
«Via, su, mi hai trovato no? Puoi avvicinarti?
Devo dirti una cosa, vorrei che non lo dicessi a Ron, lo spaventeresti.» La
ragazzina s’avvicinò tutta incuriosita e lui gli sussurrò il suo sospetto. Lei,
ovviamente, ne rimase molto colpita.
«Harry, se è vero… Pensi che sia stato
Tu-sai-chi? È una cosa terribile… Ci credo che non vuoi dirlo a Ron, però
effettivamente… terribile…» bisbigliò, rimuginando su quell’idea.
«Bè, per favore non dirlo a Ron, si
preoccuperebbe a basta.»
«No, no, stai tranquillo non glielo dico, lo
conosciamo no?»
«Certo, che si può sempre contare su di te!»
«Oh, basta con tutti questi complimenti! Visto
che entro oggi torneranno anche gli altri, Ron ed io andiamo a Diagon Alley a
prendere i libri, domani. Li prendiamo anche a te.»
«Grazie.» Le sorrise Harry.
«Infermiere in arrivo!» esclamò Ron da dietro
la porta, entrando nella camera, seguito da un vassoio fluttuante nell’aria
carico di ogni cosa. La signora Weasley non s’era certo risparmiata oggi ai
fornelli. Ron lo porse all’amico.
«Bene, mamma ha detto che stasera possiamo
cenare qua. Guardate com’ha caricato questo vassoio! Certo che quando c’è
Harry, mamma cucina in quantità industriali!» Risero insieme, mentre iniziavano
a mangiare. Ron avvicinò il suo letto a quello di Harry, così dopocena,
poterono giocare con le carte magiche autorimescolanti dell’ospite. Fecero un
po’ tardi, quella sera si stavano concentrando veramente tanto in quelle
partite, forse perché ad Hogwarts non ne avrebbero avuto il modo: c’erano gli
esami quell’anno. Verso un’ora imprecisa, Hermione assonnata se ne andò.
«È piuttosto tardi Harry, sarà meglio andare a
letto.» Sbadigliò Ron buttando per terra le carte.
«Già, hai ragione, ed anche questo giorno è
finito…» aggiunse Harry stiracchiandosi
«Meno
male, dopo il colpo che ci hai fatto venire!» Concluse il ragazzo dai capelli
rossi, infilandosi sotto le coperte, dopo essersi messo il pigiama. Spense le
luci con un gesto della bacchetta insieme s’addormentarono in pochissimi
attimi, e quella fu una notte senza sogni