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Autore: DomyDeLonge    14/07/2014    2 recensioni
“ciao tesoro, spero che tu possa capirmi, spero che ti prenderai cura di tuo fratello e di tuo padre. Sei grande ormai e non hai più bisogno della tua mamma! Ti abbraccio e ti bacio!”
Genere: Drammatico, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mark Hoppus, Nuovo personaggio, Tom DeLonge, Travis Barker, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ero seduta sul dondolo nel portico della mia casa sulla spiaggia. Tante volte ero scappata qui per rifugiarmi da qualcosa, solo che , a differenza delle altre volte, non sapevo da cosa stessi scappando oggi. Era stata una giornata tutto sommato normale, ero stata a scuola e tutto era filato liscio, avevo finito i compiti in pace e avevo fatto un giro su Facebook ; però ero inquieta…forse perché continuavo a pensare alla lite con mio padre, il mio furbo- incosciente-strambo padre, al quale facevo piu da sorella che da figlia. Aveva deciso di partire all’improvviso una settimana prima, lasciandomi sola con Jonas, mio fratello minore, dicendo che sarebbe stato via un mese. La cosa mi scocciava e non poco, non mi piaceva saperlo così lontano e irraggiungibile. Da quando mia madre era andata via con un altro uomo, era toccato a me prendermi cura di mio padre e di mio fratello.

“ Ehi Eli, che ci fai qui fuori? Fa freddo!”, a proposito! Jonas uscì sul portico, avvolto in una felpa azzurra, con i capelli scompigliati e due tazze di cioccolata fumante. Mi sistemò una coperta sulle spalle e si sedette di fianco a me.
“ Niente, pensavo!”, risposi continuando a guardare le onde che si infrangevano sulla battigia.
“ Pensavi a papà?”, mi chiese lui. Per avere 13 anni, Jonas era un ragazzino sveglio, ed era il ritratto di papà alla sua età. Sorrisetto sghembo e irritante compreso!
“ Si pensavo a lui, e a quanto mi manchi essere una famiglia… anche senza la mamma!”, dissi, facendo sprofondare di poco la faccia tra le ginocchia, quasi per non mostrare a Jonas la mia vera espressione. Da quando mia madre aveva confessato di non amare più nostro padre e di amare, invece, un altro uomo, nonché Manager della band di nostro padre, non l’avevamo più vista. L’avevamo sentita per telefono il natale prima, ma aveva saltato la pasqua e il natale prossimo non prometteva nulla di buono.
“ Eli..”, provò a parlare. “No Jo!, lascia perdere… ormai è fatta! La situazione è questa! Amo nostro padre e anche un po’ mamma anche se la odio per averci lasciata”.

Erano le 11 di sera e la spiaggia deserta di San Diego era il posto migliore dove riflettere in silenzio. Jonas si era avvicinato a me, e mi cingeva le spalle. Anche se era 5 anni più piccolo di me, era molto alto, aveva preso da papà, mentre io avevo preso da mamma, bassina, castana e occhi azzurri.. mentre Jonas sarebbe diventato davvero bello, capelli castano dorati e occhi nocciola, profondissimi. L’assomigliare a mia mamma mi aveva sempre reso orgogliosa, lei era molto bella ed era ammirata da tutte…ora invece sentivo il peso di quella somiglianza, premermi sulle spalle. Temevo di ricordarla troppo a papà che già soffriva troppo e così certo non lo avrei aiutato, così avevo deciso, qualche mese prima, di tingermi i capelli di un biondo miele. L’esperimento faceva la sua bella figura, occhi azzurri e capelli biondi avevano sortito il loro effetto e papà aveva smesso di guardarmi con quegli occhi da cucciolo smarrito, lasciando spazio ad un sorrisino. Mi aveva detto che così bionda somigliavo a zia Skye che, prima di essere la moglie di zio Mark , era stata la sua migliore amica per tutta la vita. Si era fatto ormai tardissimo e notai che Jonas si era addormentato sulla mia spalla, così lo sollevai e delicatamente e lo accompagnai dentro per portarlo a letto. Lo lasciai davanti la porta della sua stanza e ci si infilò dentro accasciandosi poi, sul letto. Io mi girai ed entrai nella mia stanza. Mi spogliai, mi misi il pigiama e mi infilai sotto le coperte, fiduciosa che il sonno mi avrebbe accolta di li a poco. Ma così non fu. Continuavo a pensare a mamma e a quello che mi aveva scritto nella lettera prima di lasciare la casa.

“Ciao tesoro, spero che tu possa capirmi, spero che ti prenderai cura di tuo fratello e di tuo padre.
 Sei grande ormai e non hai più bisogno della tua mamma! Ti abbraccio e ti bacio!”


Avevo bisogno di lei eccome, era mia madre ed una ragazza di 18 anni aveva ancora bisogno di una madre con cui parlare e confidarsi. Non ero mai stata una ragazzina con il bisogno di fare grandi confidenze, su ragazzi , amiche o stupide questioni di bali scolastici, ma una mamma è sempre un punto di riferimento. Forse lei pensava davvero che ormai fossi matura abbastanza da potermi lasciare sola con i miei uomini. Certo, I MIEI UOMINI. Mio padre e Jonas erano le persone più importanti della mia vita, quelle che contavano di più. Avevano sofferto tantissimo, Jonas era piccolo ancora per capire il gesto di mamma, mentre papà, beh papà, è stato forte per noi! Sapevo quanto moriva dentro, e quando era a casa, lo avevo spesso sorpreso con la chitarra, che suonava melodie sconosciute e piangeva silenziosamente. Mi si stringeva il cuore ogni volta che ci pensavo. Al di fuori era un uomo spavaldo, sicuro di se, il ghigno strafottente e sghembo che lo aveva reso adorabile e famoso in tutto il mondo, era ormai diventato una maschera. Le sue ultime canzoni erano una lagna d’amore continua, persino i suoi compagni di band non lo riconoscevano più. Da una parte, cioè per una delle due band a cui apparteneva, era quasi una cosa buona: il suo dissidio interiore, lo portava a essere un vero poeta, a racchiudere nelle sue canzoni emozioni intense che toccavano l’anima. Già l’anima. Io ci vedevo solo amore sofferto, e amore per noi e per la sua vita passata. D’altra parte, per la prima band, quella in cui era cresciuto, vederlo così sofferente era una questione di puro dolore : lo zio Mark, bassista di questa band, era sempre preoccupato e sebbene non gli andasse a genio che papà avesse fondato una nuova band nel periodo più buio dei Blink, lo seguiva come supporto morale. Ora, infatti, erano in tour con gli Angels and Airwaves , mentre i progetti musicali dei Blink erano sospesi in attesa che sia mio padre, sia zio Travis, portassero a termine i loro impegni per quel periodo. A zio Mark piaceva seguirlo, erano come due fratelli, papà era importante per lui come sua moglie e Jack.
Sono Ava Elisabeth DeLonge e sono proprio la figlia di Thomas DeLonge e dovrei essere l’adolescente piu felice e spensierata sulla faccia della terra. Appunto, dovrei!
   
 
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