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Autore: Naxi_4ever    14/07/2014    6 recensioni
Lodovica deve presentare Universo ad un'importante impresa giornalistica. Il continuo della sua carriera sará decisa da questa rivista,famosa in tutto il mondo per le sue critiche.
Ma per fortuna c'é Ruggero a rassicurarla durante questa nuova avventura...
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Federico, Francesca
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ansia 

–Ruggero! Ruggero sei pronto?– continuava a chiedere Lodovica battendo nervosamente un piede sul pavimento del corridoio che conduceva alla camera dell'amico. 
–Aspetta solo un secondo– rispose lui per l'ennesima volta,mentre stava cercando di infilare il phon -indispensabile per domare il suo ciuffo- nella valigia che avrebbe portato in Italia. 
–Poi sono le donne ad essere lente!– sbuffó Lodo,questa volta con un pizzico di irritazione nella sua voce.
Entrambi stavano per partire per l'Italia,dato che Lodovica aveva avuto l'opportunitá di fare un'intervista con una delle imprese giornalistiche piú famose nel mondo,ma anche una delle piú conosciute per le sue critiche. 
Ovviamente non aveva aspettato altro tempo ed era corsa a preparare le valigie.
Non avrebbe mai lasciato perdere un'opportunità cosí grande! 
Senza pensarci due volte,aveva chiesto a Ruggero,il suo migliore amico,di accompagnarla.
Lui,appena sentí le parole 'Andare in Italia',senza neanche pensarci accettó la proposta. 
Gli mancava molto l'Italia,era da tanto che non ci tornava. 
Ormai era diventato ufficialmente parte del cast di Violetta con la terza stagione,dove avrebbe partecipato a tutti gli episodi,perció era da quasi un anno che si trovava in Argentina. 
Ma non solo per questo aveva accettato di partire: nessuno lo sapeva,ma l'amica che avrebbe dovuto accompagnare per lui non era solo una semplice migliore amica. 
Per lui era un'ancora di salvezza,un appoggio che lo aiutava nelle situazioni piú impossibili,la prima persona che aveva conosciuto a Buenos Aires,la persona a cui teneva di piú al mondo. 
Aveva cercato in tutti i modi di essere solo il suo migliore amico e di comportarsi come tale,ma per lui era troppo difficile. Aveva paura di essersi innamorato. 

–Ecco fatto,sono pronto!– squilló Ruggero uscendo finalmente dalla sua camera con una valigia enorme dietro di lui. 
Lodovica sbuffó per la felicitá e la calma che mostrava l'amico in un momento come questo,ma alla fine le scappó una risata.
–Che c'é?– chiese il ragazzo,incuriosito ma soprattutto stranito dall'improvvisa allegria dell'amica. Insomma,non aveva accennato un sorriso nell'ultima settimana! 
–Mi chiedo e continueró a chiedermi come faccia quella valigia a rimanere chiusa considerando quanto é piena!– rispose coprendosi la bocca con una mano per evitare di ridere di nuovo. 
Ruggero sorrise compiaciuto: era l'unico ad essere riuscito a farla ridere. 
–Temo che arrivati in hotel,la camera sará cosparsa dalle cose che ne usciranno,davvero– ripeté Lodo indicando la zip,che se stava chiusa era solo per miracolo. 
–Eddai,non é poi cosí piena!– ribatté il ragazzo trascinandola dietro di lui fino alla porta –Andiamo?– chiese poi sorridendo dolcemente alla ragazza dai capelli corvini.
–Andiamo!– rispose lei con un'improvvisa sicurezza che sorprese anche lei. 

I due salirono sul primo taxi che gli passó davanti e arrivarono all'aeroporto. La nuova avventura in Italia si stava avvicinando sempre di piú. 
Lodovica camminava frettolosamente da una parte all'altra della stanza principale,dove si potevano vedere i voli in partenza scritti a caratteri cubitali sui tabelloni appesi alle pareti grigie e bianche. 
–Dov'eri?– chiese istericamente a Ruggero,che stava camminando verso di lei con due milkshake in una mano,e il trolley della valigia nell'altra. 
–Ho comprato questi– risopose alzando le spalle in modo innocente,porgendogli uno dei bicchieri. –Lodo,ora stai calma e vai a controllare quando partirá il nostro volo,okay?– la rassicuró accarezzandole un braccio. 
Lodovica non rispose,ma scostó leggermente il suo braccio dalla mano dell'amico,lo avvisó di curarle la valigia e corse dall'altra parte della stanza. 
Dopo pochi secondi si sentí nell'altoparlante la voce squillante di una delle ragazze alla reception annunciare che il volo per Milano sarebbe partito tra pochi minuti. 
Ruggero prese in mano le valigie e corse incontro a Lodovica,sapendo perfettamente che lei avrebbe fatto una scenata davanti a tutti se non l'avesse zittita subito. 
Beh si,le piaceva nonostante questo. 
–Ruggero!– sentí echeggiare la voce squillante della ragazza a pochi centimentri da lui –Perché mi hai mandato a vedere il volo se l'aveva gia detto la ragazza?– domandó irritata. 
–Ma Lodo,come potevo sapere che la ragazza avrebbe parlato?– chiese divertito nel vedere come la ragazza che l'aveva sempre mantenuto calmo nelle situazioni piú difficili stava impazzendo poco a poco. Ora la situazione era ribaltata; era lui che avrebbe dovuto tranquillizzarla. 
–Non ridere Ruggero!– sbottó ancora piú innervosita,vedendo come il sorriso dell'amico si stava ampliando. 
–Che ne dici se ci dirigiamo verso l'aereo?– chiese il ragazzo accorgendosi che i minuti stavano passando velocemente,e di sicuro avrebbero perso il volo se non si fossero dati una mossa. 
Entrambi si misero a correre tra la gente,destando qualche sguardo infastidito e degli urli di disapprovazione da parte di persone che,camminando,si erano sfortunatamente trovati sul loro cammino. 
Quando arrivarono a destinazione,i due superarono il metal detector e finalmente entrarono in aereo. 
–Io vicino alla finestra!– squilló Lodovica avventandosi sul sedile blu. 
Ruggero sorrise di nuovo. In quel momento la sua migliore amica sembrava una bambina alla scoperta del mondo. 
Si sedette accanto a lei e,al momento del decollo,estrasse l'iPhone dalla tasca dei jeans blu,indossó le cuffiette nere e chiuse gli occhi per potersi immergere nel suo mondo durante il viaggio. 
Ma il suo momento di relax non duró neanche due minuti,visto che Lodovica aveva iniziato a chiamarlo ripetutamente,attirando l'attenzione dei viaggiatori piú vicini. 
–Ruggero!– lo chiamó per l'ennesima volta picchiettando sul suo braccio,appoggiato sul bracciolo in pelle nera che divideva i due ragazzi. 
–Che c'é?– chiese lui aprendo l'occhio sinistro e togliendo una cuffietta. –Non crederai davvero di dormire tutto il tempo spero! Se ti ho invitato a venire con me é perché ho bisogno di compagnia,non credi?– disse la ragazza fingendo di essere offesa,ma con un pizzico di dolcezza nella voce. 
Ruggero era talmente assonnato che non prestó abbastanza attenzione alle parole della ragazza per capire quello che gli aveva appena detto. 
Sicuramente,se fosse stato piú sveglio,una scintilla gli avrebbe attraversato gli occhi,facendoli brillare in modo diverso. Non ci avrebbe pensato due volte e l'avrebbe abbracciata. Ma non un abbraccio normale,uno di quegli abbracci che non si scordano facilmente,di quelli pieni di amore. 
Ma non era abbastanza in se per arrivarci in quel momento,perció le rivolse semplicemente un sorriso e appoggió di nuovo la schiena sul sedile,pronto ad ascoltare il repertorio di informazioni che gli avrebbe riferito. 

Finalmente,dopo qualche ora,la voce dell'altoparlante avvisó i passeggeri che di lí a pochi minuti sarebbero arrivati a destinazione. 
Lodovica si stiracchió dopo la lunga dormita,che per fortuna era riuscita a farla calmare. 
Solo qualche ora prima era lei quella piena di energia,ma poi era stata la prima ad addormentarsi. Ruggero si era svegliato mezz'ora prima di lei,ed era rimasto ad osservarne i lineamenti perfetti,le ciocche nere che le coprivano la guancia destra,le mani delicate appoggiate sotto la testa e le pieghe del vestito rosso che le accarezzavano dolcemente il corpo. 
Era rimansto letteralmente incantato a guardarla,ad esaminare ogni singolo particolare di lei. Doveva accettarlo,doveva superare le sue paure: si era innammorato. 
Lodo sistemò il vestito,tirando le piccole pieghe che si erano formate durante la notte e si voltò verso Ruggero,che stava osservando le sue smorfie dopo aver capito che quelle pieghe non sarebbero mai scomparse se non con l'aiuto di un ferro da stiro. 
Il ragazzo dal ciuffo castano le sorrise dolcemente,poi si avvicinò al suo orecchio sussurrandole –Sei pronta?–
–Non lo so– 
–Lo sei– ribattè Ruggero accarezzandole una guancia –Solo che non l'hai ancora capito–
Lodovica si voltò verso il finestrino con la scusa di dover raccogliere la sua borsa,ma in realtà l'aveva fatto perchè aveva capito che non sarebbe riuscita a sostenere ancora per molto lo sguardo dell'amico fisso nei suoi occhi. 
Ci si sarebbe potuta perdere,negli occhi di Ruggero. 

L'aereo atterrò e tutti i viaggiatori scesero,chi più frettolosamente,chi lentamente,chi ansioso di rivedere amici o parenti lontani. Lodovica e Ruggero,invece,erano semplicemente ansiosi. 
La paura aveva iniziato a farsi sentire in Lodovica. Ma non come la sera prima,sottoforma di nervosismo. Questa volta sottoforma di crampi allo stomaco,vuoti improvvisi e un inspiegabile bisogno di avere qualcuno che la confortasse. 
Scese gli scalini lentamente,mentre il suo viso diventava sempre più pallido. 
Se quell'intervista fosse andata male,se non avrebbe soddisfatto i requisiti per la rivista,sarebbe stata la fine. La fine della sua carriera. 
Doveva andare bene. 
Ruggero si accorse dello strano colorito della ragazza solo quando i due afferrarono le loro valigie,che un uomo gli porgeva dal bagagliaio. 
Senza dire nulla,la afferrò per un braccio,impedendole di farla cadere a terra. 
Aveva notato che Lodovica non riusciva a stare in equilibrio sui due piedi,le gambe tremavano,così come le braccia e le dita. 
Le cinse la vita con una mano,mentre con l'altra continuava a tenerle il braccio ben stretto,ma non troppo per paura di farle male.
La fece sedere su una panchina,poi appoggiò le valigie accanto a lei e le si sedette accanto. 
–Lodo,stai bene?– chiese,seppur conoscendo perfettamente la risposta.
–Ruggero,ho paura– ammise per la prima volta la ragazza.
Ruggero istintivamente si avvicinó a lei e la abbracció forte. –Sei una cantante eccezionale e una persona meravigliosa,devi stare tranquilla– le sussurró all'orecchio. 
Lodovica si lasció scappare un sorriso,mentre teneva il viso tra il collo e la clavicola del ragazzo,lasciandosi trasportare dall'abbraccio e inebriandosi del suo profumo. 

Dopo pochi minuti,i due si alzarono per dirigersi all'hotel dove avrebbero alloggiato quei pochi giorni che avrebbero passato in Italia. 
La strada era poca,perció l'avrebbero percorsa a piedi. 
Mentre camminavano,Ruggero afferró dolcemente la mano di Lodovica,che venne colta di sorpresa da quell'azione. 
Ultimamente con lui si sentiva strana. Non sapeva neanche lei perché.
Non sapeva nemmeno se fosse colpa sua o di Ruggero. 
Ormai le capitava spesso,o meglio,sempre di arrossire con dei gesti che lui compieva normalmente,come prenderla per mano o semplicemente abbracciarla. Le veniva d'istinto sorridere sentendo la sua risata,o per i suoi denti da castoro e le orecchie da elfo. 
Ma a volte pensava che fosse tutta colpa di Ruggero. Era lui che nell'ultimo periodo le si era avvicinato tanto,forse troppo. Sembrava che desse molta piú importanza a gesti innocenti che solitamente compieva,pareva che non li considerasse piú semplici giochi,o scherzi divertenti. Ora sembrava tutto piú serio. 
Lodovica aveva paura dei suoi sentimenti.

Non parlarono per tutto il tragitto; ognuno era immerso nei propri pensieri. 
Dopo pochi minuti arrivarono all'albergo. Camminarono verso la reception,dove una ragazza consegnó loro le chiavi della camera,assicurandosi di avvisare i ragazzi che per qualsiasi problema ci sarebbe stata. Erano solo parole,pensó Ruggero,parole false,tipiche delle receptioniste obbligate dal capo a ripetere un milione di volte le stesse frasi.
Lasció perdere e prese la valigia di Lodo dalla sua mano,per sorpresa di lei,che tentó di riprenderla con scarsi risultati. –Devi riposare,la porto io– spiegó il ragazzo con un sorriso.
Lodo annuí e chiamó l'ascensore,che non tardó ad arrivare. I due salirono insieme,ma si trovarono praticamente appiccicati,sia a causa dell'ascensore piccola,sia perché la maggior parte dello spazio era occupato dalle ingombranti valigie. 
–Mi chiedo perché in Italia non adottino l'idea degli ascensori argentini. Quelli sono molto piú spaziosi!– commentó Ruggero con una smorfia. 
–Ti sei abituato troppo bene mio caro– ribatté Lodo dandogli una pacca sulla schiena.
Ruggero aprí la bocca per controbattere,ma poi si mise a ridere: in fondo,era vero. 
Arrivati al loro piano,l'ascensore si fermó bruscamente,aprendo le porte che probabilmente non venivano restaurate da chissá quanto,visto lo scricchiolare che emettevano nel muoversi. 
Lodovica controlló il numero della loro camera sul cartellino appeso alla chiave,poi camminó lungo il corridoio,fino a trovarla. Era l'ultima stanza in fondo,la numero 307.
Infiló la chiave nella serratura ed entró,mentre Ruggero la seguiva. Arrivato alla porta,si bloccó per colpa delle valigie,che non gli permettevano di entrare per colpa del piccolo spazio all'entrata. 
Conclusione? Finí per cadere dentro alla stanza,dopo che le valigie si bloccarono contro la parete accando alla port in legno chiaro. 
Lodovica scoppió a ridere,mentre Ruggero,tutto rosso,si rialzó velocemente e portó all'interno i bagagli.
La stanza conteneva due piccoli letti,separati da un comodino in legno. Poggiati sopra a questo c'erano una lampada bianca e un cordless nero. 
Nella parete accanto si trovava una finestra,accanto alla quale si notava una poltrona antica,con lo schienale e il sedile coperti da cuscini di velluto verde scuro.
Nell'angolo tra le altre due pareti si trovava un armadio,anch'esso in legno chiaro.
Entrambi camminarono verso la finestra; Lodovica scostó leggermente la tendina rosa per sbirciare il paesaggio. Ruggero spostó la sua mano dalla tenda,aprí la finestra e appoggió le mani sul davanzale,mettendosi a scrutare attentamente gli infiniti edifici milanesi. 
–Finalmente in Italia– dissero i due allo stesso tempo. 
Si guardarono e sorrisero dolcemente. 

Ormai era sera e i due erano molto stanchi,sia a causa del lungo viaggio,sia per il fuso orario,perció decisero di andare a dormire. 
–Buonanotte Lodo– disse Ruggero dando un bacio sulla fronte all'amica –E dormi bene– 
–Notte– rispose Lodo abbracciandolo forte. 
–Sta tranquilla per domani,andrá tutto bene– aggiunse lui mentre si infilava sotto alle coperte color azzurro polvere. 
Lodovica annuí con un sorriso dolce,ma allo stesso tempo teso mentre alzava il lenzuolo fino al collo. E fu cosí che Ruggero la vide per l'ultima volta prima di chiudere gli occhi in un sonno profondo. 

Il mattino dopo,la sveglia di Lodovica squilló alle sette in punto. Lei si alzó velocemente,piena di ansia e tensione,mentre Ruggero si limitó a fare una smorfia infastidita e a girarsi verso la parete,nascondendo la testa sotto il cuscino bianco panna.
–Alzati– urló Lodovica tirando via il cuscino dalle sue mani. Ruggero non dava segno di volersi svegliare. 
–Alzati– ripeté di nuovo la ragazza,questa volta dandogli uno spintone. 
Ruggero continuava a rimanere sdraiato senza emettere alcun suono.
–Non mi lasci altra scelta– aggiunse infine con un sorrisetto malizioso. Afferró un angolo della coperta e la lanció chissa dove nella stanza,poi si avventó su Ruggero e inizió a fargli il solletico sotto il collo; sapeva che in quel punto lui non avrebbe potuto resistere. 
Ruggero inizió a dimenarsi,tentando di sfuggire dalle mani affusolate di Lodovica. 
Ma lei non intendeva fermarsi,perció afferró il suo cuscino e lo lanció alla ragazza,colpendola in pieno viso. 
Lodovica aprí la bocca,sorpesa,e prese in mano il cuscino –Vuoi la guerra allora?– chiese alzandosi dal letto –E guerra avrai!– annunció lanciando di nuovo il cuscino addosso a Ruggero,che si arrese e si sdraió ancora sul letto,tentando di ripararsi con le sue stesse braccia.
Dopo qualche minuto di suppliche,riuscí a farla smettere di torturarlo. –Non é finita quí– esclamó lei quando sembrava essersi calmata –Sappi solo questo– aggiunse indicando i suoi occhi con due dita e poi spostandole verso l'amico.
Ruggero scoppió in una risata e lasció cadere la testa indietro,appoggiata alla testiera del letto.

Un'ora dopo,i due ragazzi erano pronti per affrontare una volta per tutte questa terribile intervista.
Lodovica indossava un paio di pantaloni e un giacchino in pelle nera,con una maglietta aderente bianca. Aveva scelto le sue adidas preferite anziché i tacchi vertiginosi che aveva programmato,per essere comoda nel caso i giornalisti le avessero chiesto di far vedere loro qualche passo. 
Da quell'impresa,non si sapeva mai cosa aspettarsi. 
Ruggero invece aveva indossato un paio di semplici jeans,accompagnati da una t-shirt rosso fuoco.
I due scesero a fare colazione,ma l'appetito che solitamente colpiva Lodovica,quella mattina sembrava essersi estinto. Questo sorprese molto Ruggero: in qualsiasi caso,Lodo non si tirava indietro in caso di cibo. Doveva essere davvero molto importante quell'intervista. 

Dopo pochi minuti,i due salirono su un taxi e arrivarono all'impresa giornalistica. 
Una enorme porta piena di sculture e decori si imponeva dinnanzi a loro. 
Spiegarono ad una guardia che erano lí per un'intervista e questa li fece passare.
Dietro a quella porta si trovava quello che mai Lodo e Ruggero si sarebbero immaginati di trovare. Sí,sapevano che lo spazio sarebbe stato grande,ma non in quel modo. 
Davanti a loro si estendeva un giardino formato da erba molto probabilmente appena tagliata,dato l'odore. 
Tutto intorno era circondato da un edificio di circa cinque piani,con le finestre in vetro lucidissimo,che non lasciavano intravedere nulla all'interno.
Lodovica si sentiva cosí piccola in mezzo a tutto questo. 
Ruggero le prese la mano e la trascinó fino all'entrata dell'edificio. 
–Non credo di poter entrare– sussurró Ruggero. Non riusciva a parlare normalmente in quel posto,gli sembrava che qualsiasi cosa avesse detto,sarebbe finita su tutti i giornali,sulla bocca di tutti. Metteva soggezione.
–Come non puoi?– chiese Lodo mentre il suo labbro inferiore iniziava a tremare –Non posso entrare da sola– confessó incrociando la sua mano intorno a quella del ragazzo. 
Ruggero fece cenno di entrare –Se dovessi rovinare la carriera di cantante che ancora non ho perché mi hai costretto ad entrare quí dentro non so che farei,perció sbrighiamoci prima che cambi idea– cedette.
Lodovica sfoggió un sorriso compiaciuto e spinse la maniglia del portone,anch'esso in vetro scuro come le finestre. 
Chiese ad una ragazza alla reception a che piano dovesse andare. La donna fece scorrere qualche nome scritto in una cartelletta; trovato quello di Lodovica,controlló chi dovesse intervistarla e il rispettivo ufficio. 
–Terzo piano,ufficio 143. Gli ascensori hanno subito un guasto,le scale sono da quella parte– annunció infine indicando un punto alla sua destra. 
I due ragazzi annuirono e iniziarono a salire le lunghe rampe di gradini che li avrebbero avvicinati poco a poco al bivio finale: la realizzazione di un sogno,o la fine della carriera? 
Arrivata davanti alla porta,Lodovica quasi non si reggeva in piedi,perció appoggió una mano sulla parete bianca. Per fortuna non aveva indossato i tacchi.
–Lodovica,é il tuo momento,fa vedere chi sei!– la rassicuró Ruggero stringendola a se in un forte abbraccio. –Io ti aspetto quí fuori,se non mi cacciano prima– aggiunse poi ridendo. 
Lodovica annuí tesa e si decise a sorpassare quella porta. 
Diede una leggera pressione sulla maniglia ed entró nella stanza. 
Davanti a lei si apriva un tipico ufficio stile americano: una grande finestra che occupava un'intera parete,una scrivania bianca piena di quaderni,riviste e un tablet nero vernice,una sedia in pelle nera -voltata verso la finestra-,un divanetto,anch'esso in pelle nera e molti quadri in stile vintage appesi alle pareti. Sul soffitto si poteva notare un lampadario in argento con varie diramazioni asimmetriche,ognuna contenente una lampadina. 
Proprio come Lodo l'aveva immaginato. 
Rimase ferma per pochi secondi sulla soglia della porta,poi la sedia si voltó verso di lei,mostrando un uomo sulla quarantina,vestito completamente di nero,che le fece cenno di sedersi sul divanetto. 
Lodovica camminó fino a lui con passo aggraziato,cercando di nascondere la tensione e l'ansia che in quel momento si stavano impossessando di lei. 
Strinse la mano all'uomo,che per la prima volta mostró un sorriso amichevole. 
Forse non sarebbe stato cosí male,pensava la giovane cantante. 

Intanto Ruggero aveva deciso di uscire dall'edificio e di rimanere nel giardino. 
I motivi erano due: uno,quel posto gli metteva soggezione,due,se l'avessero scoperto chissá che gli avrebbero fatto. Da quanto sapeva lui,in posti di questo tipo non si poteva entrare se non con un invito. E lui non era stato invitato.
Al contario,non avrebbero potuto cacciarlo dal giardino,data la quantitá di gente che si trovava lí fuori,molto probabilmente ad aspettare figli o amici che in quel momento avevano il loro futuro in bilico su un burrone.
Si sedette su una delle panchine al centro del giardino,che circondavano una fontanella in pietra. 
Afferró il cellulare che aveva nella tasca dei jeans ed entró su twitter. 
Diede una sbirciatina qua e la,controlló se Jorge avesse postato il loro vine,poi decise di scrivere qualcosa: "Diamo un in bocca al lupo a Lodo,che in questo momento sta partecipando ad un intervista importantissima? @lodocomello <3" 
Premette il tasto 'tweet' e ripose di nuovo il cellulare in tasca. 
Appoggió i gomiti sulle gambe,il viso sulle mani e inizió a pensare a Lodovica. 
In quei giorni non riusciva a fare altro. 
Quella ragazza,seppur involontariamente,gli aveva rubato il cuore. 
Erano dei piccoli gesti che l'avevano fatto innamorare,quasi insignificanti,come il fatto di spostare una ciocca di capelli dietro l'orecchio quando leggeva,o semplicemente sorridere senza che se ne accorgesse. Piccoli,ma capaci di farlo sciogliere come ghiaccio sotto il sole cocente.
Riprese il cellulare e controlló le notifiche. La maggior parte erano incoraggiamenti a Lodovica e commenti sul nuovo vine. Alcune fan invece avevano iniziato ad evidenziare il cuore che aveva inserito nel tweet,associandolo all'hastag '#Lodoggero'.
Quel nome lo usavano in molte ormai,forse perché avevano occhi di falco in grado di capire la chimica tra di loro? 
Fatto sta che ogni volta che Ruggero rispondeva a qualche tweet di questo tipo,anche solo scherzando,si intrometteva Tomás,il fidanzato di Lodo. 
Ruggero si trovava bene con lui,andavano molto d'accordo,ma quando la coppia si scambiava baci o sguardi innamorati,Rugg aveva solo voglia di dare un pugno a Tomás e prendersi Lodovica. 
Per mesi aveva sopportato tutto questo,ma ora non ne poteva piú! 

Senza che se ne accorse,il tempo era passato e l'intervista era finita. 
Dalla fontanella che era andato a vedere,sentí la voce squillante di Lodovica chiamarlo. 
Senza pensarci due volte scattó,scavalcó la panchina e si mise a correre verso la ragazza. 
–Allora,com'é andata?– chiese ansioso
–Se mi vedi con questo sorriso stampato in faccia come vuoi che sia andata?– chiese retoricamente la ragazza indicandosi il viso –Benissimo! Tutto il contrario di quello che pensavo! Il signore é stato gentilissimo,Universo ha avuto un gran successo secondo lui e tra pochi giorni pubblicheranno l'articolo!– si fermó per riprendere fiato –Sono felice Ruggero–
Si guardarono fissi negli occhi per due secondi,poi senza nemmeno pensarci,senza sapere ció che stavano facendo,si avvicinarono fino ad annullare la distanza che li divideva con un bacio. 
Un bacio dolce,carico di emozioni che entrambi volevano donare all'altro,pieno di amore.
Quando si separarono,erano rossi,imbarazzati per quello che era appena accaduto,ma felici,soddisfatti. 
–Scusa,io...– inizió Lodovica –Io non dovevo...
–No,scusami,sono io che non dovevo... Insomma,per Tomás– 
–Non usare Tomás per scusarti... Lui non fa piú parte della mia vita,o almeno,non come fidanzato– confessó la ragazza abbassando il viso.
–Vi siete lasciati?– chiese Ruggero sorpreso,cercando di non far intravedere la sua voglia di salire in cima all'edificio e urlare al mondo la sua felicitá. 
Ma poi pensó a Lodovica,pensó a come dovesse stare dopo quella rottura; non poteva essere cosí egoista. 
–Sí,pochi giorni fa– rispose la ragazza –Ho capito che non é lui la persona che amo–
–Ah sí? E potrei sapere chi é invece questa persona?– chiese il ragazzo con cautela.
Sperava tanto di essere lui,in questo modo si sarebbe spiegato anche il bacio accaduto pochi minuti prima. Ma non voleva farsi film mentali prima di avere una risposta,non voleva soffrire ancora. 
–Ruggero,sei tu– rispose Lodovica alzando di nuovo la testa per poter vedere quegli occhi che le piacevano tanto,per perdersi dentro ad essi e non uscirne mai piú. 
Inutile dire che Ruggero,al contario,avrebbe voluto mettersi a correre per il giardino saltando di gioia. 
Ma si trattenne,limitandosi ad avvicinarsi a Lodovica per baciarla di nuovo,ma questa volta per avere una conferma del suo amore: labbra leggermente aperte e cuori che battevano all'unisono. 
Lodovica fece scorrere le sue mani intorno al collo di Ruggero,che le afferró dolcemente la vita. 
–Ti amo– sussurrarono allo stesso tempo.

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Non ci posso credere,sono riuscita a finire questa os! :o 
Voi non immaginate quanto ci abbia messo per scriverla,giuro! Chiedete a Julia Duchannes ouo
Le idee le avevo ben in testa,ma o per mancamza di tempo,o perché non avevo ispirazione,o per continue interruzioni,non riuscivo mai a metterla giu!
Ma oggi mi sono messa lí con l'intenzione di scriverla e l'ho fatto! *applausi immaginari nella mia testa* 
A dire la veritá non so da dove sia saltato fuori tutto questo,ma mi era venuto in mente e ho detto "Perché non pubblicarla?" 
Ed eccola quí! 
Fatemi sapere cosa ne pensate! 
Besoos <33

 

  
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