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Autore: Gilmore girls    14/07/2014    0 recensioni
Com’era possibile che la vita di una persona potesse cambiare in così poco tempo? Era questo il dubbio che divorava Pauline, una quindicenne dal ciuffo ribelle e gli occhi azzurri come il mare. E se, dei mesi prima, non avesse trovato quel portale? E tutte le persone che esso racchiudeva? No, sarebbe stata una pazzia. Era scritto nel suo destino. Pauline doveva scoprirlo, aveva il diritto di sapere la verità. Ma forse, la ragazza aveva scoperto troppo, troppo a proposito di quel portale che poteva portarla indietro nel tempo…in un’epoca passata. Pauline continuava a fuggire, era braccata da quel gruppo di uomini, in compagnia del suo migliore amico, Jonah. Ma per quanto tempo poteva continuare a farlo? E soprattutto, com’era arrivata fin lì?
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Pauline tremava. Era una strana sensazione. Non capiva se tremasse per il freddo o per la paura. Tutto ciò che sapeva era di odiare quello che le stava capitando.
-Devi solamente non pensarci. E’ questo il segreto. Noi non siamo qui, al freddo. – cercò di rincuorarla Jonah.
-Non siamo qui al freddo, si…-
-Siamo sdraiati su un prato sotto a un melo, io, te e Chris. Tu leggi…magari Wilde o Shakespeare, io gioco a basket. C’è tanto sole, che traspare tra i rami dell’albero…-
-Leggiamo…e c’è tanto sole...-ripeteva Pauline meccanicamente, con una voce estremamente flebile.
-Non riusciranno a prenderci, Pauline...non possono...- continuava Jonah.
-Si, hai ragione. -
Da lontano si udivano dei rumori. Dieci metri più avanti c’era un gruppo di sei uomini, che camminavano con delle torce. Tra loro c’era anche un ragazzo di circa 16 anni, che, a dirla tutta, sembrava più spaventato di Pauline e Jonah.
-Qui non c’è proprio nessuna traccia, papà…potremmo tornare indietro…-
-Non torneremo indietro, William...te l’avrò detto un milione di volte...e ora smettila di frignare e continua a camminare. Su, anche voi…velocizzatevi! Datevi una mossa, insomma…-
-Ma, probabilmente, il ragazzino ha ragione. Non si vede più niente e le torce stanno iniziando a spegnersi. -
-Concordo. Sarebbe meglio riposarsi per la notte e continuare le ricerche domani. -
-Vi ho detto che non se ne parla neanche! Non molleremo così presto. Non possiamo prenderci tale lusso. Forse non avete capito la situazione, forse per voi non è così importante, ma non mi importa. Avanzeremo ancora, che lo vogliate oppure no. - dichiarò l’uomo con la barba lunga e i capelli brizzolati, con aria arrogante, deciso a continuare.
Il gruppo continuava ad avanzare, nel buio più profondo. Il cielo era coperto dalle nubi e non era possibile vedere neanche una stella. Non c’era alcun chiarore. Le possibilità di riuscire a scovare qualcuno, lì da qualche parte, erano davvero scarse, ma a quanto pare gli uomini continuavano a cercare, nonostante i risultati vani. Pauline sentì una gomitata alle costole.
-Cosa c’è? – chiese a Jonah.
-Stavo solo dicendo che i rumori si stanno facendo più chiari. Ciò vuol dire che si stanno avvicinando. -
-Quindi dovremmo andarcene…-
-Si, ma non possiamo. -
-E perché no? -
-E’ notte fonda. Non riusciremmo mai a trovare un altro rifugio, ci scoprirebbero subito… e poi sei ferita ad una gamba…-
-Probabilmente hai ragione...ma ci scoprirebbero comunque. -
-Ecco, appunto...tanto vale rimanere! -
-Non ne sono così convinta. Potremmo trovare un rifugio migliore. -
-A quest’ora? Sei forse impazzita, Pauline? - Jonah aveva fatto un cipiglio e aveva assunto un tono di voce al contempo arrogante e arrabbiato. Non era da lui, pensò Pauline, ma, d’altronde, non era l’unico ad essere nervoso. Infine convennero entrambi che avrebbero trascorso le prossime ore lì, in quella specie di rifugio e si augurarono una buona notte. Pauline, seduta con le spalle accanto al tronco, tuttavia, continuava a pensare. Pensava a quanto fosse diversa la sua vita fino a sei mesi fa. Pensava a tutto ciò che le era accaduto da allora. Le sembrava tutto così assurdo, tutto cosi irreale, che ancora stentava a crederci. Com’era possibile che la vita di una persona potesse cambiare in così poco tempo? Di certo non sapeva darsi una risposta e in quel momento cercarne una era un tentativo inutile e anche stupido, date le circostanze. Nonostante tutto preferiva concentrarsi su questi pensieri, per scacciare quelli negativi, che, talvolta, le riaffioravano alla mente e sembravano divorarla. Ogni volta che ci pensava era come se nel suo petto si creasse una voragine, una voragine che le infliggeva un dolore così acuto e penetrante da non poterlo sopportare. Sulla gamba aveva una ferita e le bruciava tantissimo, nonostante l’avesse fasciata con un pezzo di stoffa strappato dalla sua maglietta. Ecco...questa era un’altra cosa a cui non doveva assolutamente pensare.
Nel frattempo si sentirono altri rumori e fu scossa da un altro tremito. Di paura. Ne aveva la certezza, ormai. Jonah, al suo fianco, stava già russando, ma era troppo immersa nei suoi pensieri per ascoltarlo.
 
 
   
 
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