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Autore: Elef    14/07/2014    4 recensioni
È vero sì, non può negarlo a sé stesso: ha paura.
Una paura folle.
Ogni volta che i giornalisti gli chiedono se ha subito qualche trauma psicologico dopo l'incidente lui risponde che va tutto bene, come lo pensa anche in questo momento, volgendo i freddi occhi azzurri alla cima del Monte Fuji; ma dietro tutta quella sicurezza non vi è altro che terrore.
Genere: Drammatico, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Marlene Knaus, Niki Lauda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuvole.

Quel tempo non dà l'impressione di essere molto clemente; l'atmosfera al Monte Fuji è cupa.

Come l'animo di Niki: nuvoloso e scuro.

 

Di sicuro si metterà a piovere.

 

Di sicuro Marlene verserà qualche lacrima, senza farsi vedere, per nascondere il suo disaccordo, il suo completo disappunto per la decisione del marito di pilotare una macchina da corsa in questo giorno così proibitivo.

 

Soprattutto in quel periodo così difficile; Niki è rientrato da qualche settimana dall'ospedale di Ludwigshafen, dove è stato ricoverato per quarantadue giorni precisi, tre dei quali passato completamente da incosciente.

 

La martoriata metà superiore del suo viso è la testimonianza del periodo passato a ricevere cure e delicate operazioni chirurgiche per permettergli di recuperare la vista.

 

È stato il mese e mezzo più travagliato di tutta la sua vita; il ricordo di quell'incidente sul circuito del Nürburgring, l'impatto violentissimo della sua Ferrari contro la roccia che costeggia il tracciato, le vampate di fuoco che cercavano di lambire ogni centimetro del suo corpo non sono nulla in confronto alla consapevolezza di aver passato lunghissime ed estenuanti giornate intere completamente immobile a letto o con un tubo aspiratore ficcato in gola per ripulire i polmoni dai gas tossici inalati.

 

Vedere James Hunt, il rivale per antonomasia, colui che approfittando della sua assenza in pista ha recuperato quasi tutti i punti di distacco ed è ad un passo dal superarlo nella gloriosa impresa di vincere il campionato mondiale 1976, ha risvegliato in Niki il desiderio disperato di scendere al più presto in pista; e così, a Monza, due settimane fa, in settembre, si è mostrato in pubblico per la prima volta dopo il 1º di agosto, suscitando la meraviglia di tutti, anche dei suoi colleghi che l'hanno accolto con molto entusiasmo.

Si è giudicato un bel quarto posto in quel soleggiato Gran Premio italiano e gli era sembrato di sentire il cuore scoppiargli in petto, per la paura, l'adrenalina, il trionfo e la soddisfazione.

 

Ora, qui, in Giappone, vuole farla vedere a tutti i piloti che hanno accettato di correre al Nürburgring nonostante le sue ammonizioni sul maltempo, che gli hanno mandato lettere e telegrammi in ospedale chiedendogli della salute e dichiarando il loro dispiacere.

Vuole farla vedere ad Enzo Ferrari, che dopo il suo incidente ha pensato bene di sostituirlo con un altro pilota, Carlos Reutemann, ufficializzando, così, il suo essere stronzo.

Vuole farla vedere anche a tutti quelli che dicevano che non sarebbe stato più quello di prima dopo l'incidente, dai tifosi ai giornalisti, ai telecronisti e ai tecnici della Scuderia Ferrari.

 

Sì, Niki Lauda la farà vedere a tutti questi; ha già dimostrato la sua tenacia a Monza, e ora lo farà anche qui.

 

Infilandosi i guanti, avverte, come effetto collaterale di quei suoi eroici pensieri, dei violenti brividi lungo la schiena.

 

È vero sì, non può negarlo a sé stesso: ha paura.

Una paura folle.

Ogni volta che i giornalisti gli chiedono se ha subito qualche trauma psicologico dopo l'incidente lui risponde che va tutto bene, come lo pensa anche in questo momento, volgendo i freddi occhi azzurri alla cima del Monte Fuji; ma dietro tutta quella sicurezza non vi è altro che terrore.

 

Solo Marlene lo sa; lei osserva, lei tace, lei capisce.

Dall'angolo del box Ferrari, ritta in piedi, con le mani congiunte a reggere la borsetta, la sua tipica e morbida crocchia castana, lo sguardo intenso e malcelante una supplica che lui cerca in tutti i modi di ignorare.

 

Gli ha chiesto direttamente solo una volta di smettere di correre: quando si è risvegliato dall'incidente. E quando, come risposta, le è stato detto che la vita di suo marito è tutta racchiusa nel pericoloso ed eccitante mondo delle corse, ha abbassato gli occhi, trattenendo a stento le lacrime, e non riuscendo invece a mandar giù un singhiozzo.

A Niki si è stretto il cuore; le ha preso la mano, così calda e morbida...

 

Le ha sussurrato di non pensarci, che non sarebbe mai morto in pista, gliel'ha praticamente promesso.

 

Ma lei non si è tranquillizzata.

Nemmeno adesso è tranquilla.

Come può esserlo? Basta un guasto all'auto come è successo in Germania, - Anzi,- gli ha detto in ospedale, - ti è andata di lusso lì.-.

 

Niki la capisce, lei, la situazione, come si è dovuta sentire ad udire in radio il nome di suo marito, accompagnato dall'annuncio di un grave incidente in pista.

Ma d'altra parte non vuole lasciare il mondo delle corse a soli ventisei anni; ha ancora tanto da combinare nella sua carriera.

 

Comincia a piovere; i tecnici della Ferrari lo avvertono che fra poco dovrà salire in macchina e che si deve preparare.

 

Nuvole.

Pioggia.

Paura.

Lacrime.

 

Niki scuote la testa e con un enorme sforzo scaccia i cattivi pensieri che lo assillano; si avvicina al tavolino dove stanno il suo sottocasco e il suo casco.

 

Alcuni fans, sulla soglia, chiedono autografi e vengono loro concessi.

 

Poi Clay Regazzoni, suo compagno di squadra e buon amico, gli ammicca e gli dà una pacca incoraggiante sulla schiena, superandolo per raggiungere la propria monoposto.

 

Niki sospira; la sua indole razionale lo spinge a valutare meglio la situazione, si chiede se è proprio necessario correre con quel tempo.

 

La razionalità e la paura sono sorelle.

 

Sta un attimo immobile, indeciso sul da farsi.

Alla fine prende il casco e si lascia alle spalle quell'attimo di esitazione.

 

Marlene è ancora ferma sulla soglia del garage e lo osserva venirle incontro con il casco in una mano.

Non riesce a pensare a nulla se non a una preghiera interiore perché lui cambi idea e decida di non salire sull'auto.

Ma in fondo sa che non lo farà; tutto quel rancore, quel sentirsi inutile, quel "guardare senza far nulla" (come aveva detto lui) nella cattività forzata dell'ospedale si è accumulato nel suo animo, e come una sorta di carburante, Niki ora sta utilizzando quella scorta di emozioni negative per farsi coraggio e racimolare gli ultimi sforzi con cui poter salvare il titolo mondiale che James Hunt, con la sua McLaren, gli stava per portar via.

 

Marlene sta per spezzarsi sotto il peso di tutta questa situazione.

Senza che se ne accorga, dall'occhio destro le scende una lacrima, grande e bollente, in contrasto con l'umidità fredda dell'esterno.

Niki la fronteggia, e si ferma.

 

Quattro occhi si incrociano e si parlano, senza bisogno di vere parole.

 

Lacrime ribelli riempiono quelli di Marlene, che fa di tutto per ricacciarle indietro.

Niki allunga una mano già guantata e con il dorso le asciuga la prima che le è scesa; si avvicina con il viso e appoggia la sua fronte bruciata su quella liscia e fresca di lei.

 

Nuvole.

Pioggia.

Paura.

Lacrime.

 

Marlene chiude gli occhi ma non senza prima aver letto il chiaro messaggio contenuto in quelli limpidi del marito: "Resisti, per me. Non fare così, ti prego."

 

Tra loro è così che funziona; messaggi sottintesi, messaggi senza parole, messaggi indecifrabili agli occhi degli altri, ma perfettamente comprensibili per loro.

Da quando si sono incontrati la prima volta hanno scoperto questo tipo di simbiosi.

Ora entrambi sperano che l'incidente non lo danneggerà in alcun modo.

 

"Fatti forza, Lene." pensa tra sé la giovane donna, e riapre gli occhi.

Vede quelli di suo marito, gli occhi azzurrissimi in cui più volte si è immersa, quel mare ghiacciato pieno di misteri che lei e solo lei sa risolvere; sorride, forse un po' forzatamente, ma comunque lo fa, sincera.

 

Ha paura, ma lo ama tanto e sa che lui ama lei.

"Ce la farai, Andreas Nikolaus Lauda."

 

Lui sorride in risposta, avvertendo quel pensiero incoraggiante e mostrando i suoi caratteristici incisivi sporgenti che ricordano incredibilmente un topo.

Le lascia un delicato bacio sulla fronte e dopo un'ultimo sguardo d'intesa si allontana per raggiungere la sua Ferrari.

 

Nuvole.

Pioggia.

Paura.

Lacrime.

 

"Ce la devi fare."

Marlene abbassa lo sguardo, la sua preghiera interiore riprende.

Con rabbia scaccia l'orribile pensiero di non poter mai più guardare quegli occhi di cui è tanto innamorata.

 

Poi sventola la bandiera giapponese.

 

La gara ha inizio, sotto la pioggia battente.

 

Marlene si porta le mani alla bocca; non ha mai pregato così tanto in vita sua.

 

Niki sfreccia sull'asfalto fradicio ma, per la prima volta nella sua carriera, non riesce a concentrarsi.

Barlumi di ricordi gli riaffiorano alla mente, ricordi soffusi e sfocati ma recenti.

 

Ricordi dell'incidente e dell'ospedale.

 

Lo sorpassa sulla sinistra la Lotus di Mario Andretti; senza accorgersene, Niki ha allargato troppo la curva.

 

"Concentrati, idiota, concentrati!"

 

Fiamme alte e spesse come un muro, la cintura bloccata al petto, il fiato mozzato...

 

"No..."

 

- Niki!-

- Cazzo!-

- Tiriamolo fuori!-

Arturo Merzario che gli afferra il braccio sinistro...

 

- Il fuoco! Dobbiamo spegnere il fuoco!-

- Non ce la faccio!-

- AIUTO!-

Il primo grido dopo essere rinvenuto dallo schianto...

 

"Merda!"

 

Niki sterza e rischia di andare in testacoda, ma riprende con rapidità il controllo.

La Tyrrell di Jody Scheckter scivola davanti a lui.

 

"Seconda cazzata..."

 

...Marlene che piange e gli accarezza una delle guance, stando attenta a non sfiorare le orribili ferite...

 

"Lene..."

 

...Il dottore che parla con lei e la consola poggiandole una mano sulla spalla...

 

"Non posso continuare così."

 

Anche Jacky Icks lo sorpassa con la sua Williams, lasciandosi dietro la fastidiosa scia di acqua piovana che infierisce sul campo visivo di Niki.

 

...Sua madre con le mani alla bocca; non l'aveva mai vista tanto disperata in vita sua...

 

"Non posso."

 

La pioggia è fittissima, la pista praticamente allagata; Niki frena per affrontare una curva ma deve controsterzare bruscamente per mantenersi sulla traiettoria e non finire schiantato contro al muricciolo.

Qualcun altro lo sorpassa, sfruttando il suo ennesimo errore di controllo, ma oramai non gli importa più chi.

 

...Suo fratello Florian che sorregge la loro madre mentre rischia di svenire; Marlene che interviene in loro soccorso nonostante non sia in buon rapporto con i suoceri...

 

"Basta."

 

Nuvole.

Pioggia.

Paura.

Lacrime.

 

Niki completa il giro e rientra ai box, più deciso che mai.

 

La pioggia è troppo fitta, i ricordi troppo vividi.

 

- Che problema ha la macchina?- lo assale il direttore tecnico Mauro Forghieri urlando per farsi sentire. Lui spegne il motore senza dir nulla. - Niki, che problema ha?- lo incalza.

- Niente! La macchina è perfetta!- grida lui in risposta scendendo e cominciando a togliersi il casco.

 

Marlene lo vede discutere con il Forghieri e successivamente anche con il direttore sportivo, Luca Cordero Di Montezemolo; comincia a capire e un sorriso le fiorisce sulle labbra.

 

La sua preghiera è valsa a qualcosa.

 

- Vuoi che diciamo ai giornalisti che ti sei ritirato per un guasto alla vettura?- chiede Forghieri un po' risentito mentre rientrano ai box.

 

Niki scuote la testa.

 

- No, dì loro la verità. Mi sono ritirato perché non mi son sentito di andare avanti in condizioni fisiche e meteorologiche del genere.-

 

Detto ciò gira i tacchi per raggiungere la sua roulotte nel paddock giapponese.

 

Marlene lo aspetta in fondo, il sorriso sempre più ampio e stavolta per niente tirato.

 

Niki le passa accanto, le lancia uno sguardo e le fa un breve cenno con la testa, invitandola ad uscire.

 

- Grazie di tutto, Lene.- mormora a testa bassa. Sa che lei aveva già capito, ma doveva dirglielo.

- Non ti avrei sposato.- risponde sua moglie prendendogli la mano e accompagnandolo a cambiarsi.

 

Comincia a spuntare il sole.

  
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