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Autore: Scarlett_Brooks_39    14/07/2014    8 recensioni
"Potrò mai rivederti, Augustus?" "Ma certo, te l'ho detto. Tu osserva quella stella dal sorriso sbilenco. Quella sarò io. Che veglierà su di te. Che non ti lascerà mai. Okay?" "Okay."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Augustus 'Gus' Waters, Hazel Grace Lancaster
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Guarda le stelle, io sarò lì ad aspettarti.


"... E ricordiamo nel nostro cuore coloro che abbiamo conosciuto e amato e che sono tornati a casa da Te: Maria, Kade, Joseph, Haley, Abigail, Angelina, Taylor, Gabriel, Augustus."
Non pensavo che sentire il suo nome, in fondo alla lista, mi avrebbe fatto così male. Non ero triste, o depressa, o rassegnata. Ero incazzata. Con l'Universo, con il Cielo, con il Mondo, con il Destino. Con Patrick. Perché il nome di Augustus era scritto in quell'elenco? Perché era in fondo, dove nessuno lo avrebbe più ascoltato? Doveva stare in cima, essere ricordato ogni maledetto giorno di questa schifo di vita. A volte penso che sarebbe davvero meglio morire, piuttosto che continuare a vivere qui, in questo posto orribile, attaccata ad una stupida macchinetta che mi aiuta a respirare, quando potrei essere là, magari, tra le sue braccia. È così ingiusto. È così stramaledettamente ingiusto. Aveva ragione Gus: l'oblio è la cosa peggiore che possa capitare. Guardai Isaac, che aveva la mia stessa espressione assente. A volte penso di che colore sarebbero stati i suoi occhi in questo momento, se avessero mai preso una sfumatura diversa a causa della rabbia, o della tristezza. Ma, come diceva anche Gus, il mondo non è un ufficio esaudimento desideri.
Finalmente Patrick smise di parlare per la millesima volta della sua mancanza di palle e di farci comunicare tra di noi e la seduta finì. Non vedevo l'ora di tornarmene a casa. Trascinai Philip fino alla macchina e misi in moto. Mamma aveva insistito per accompagnarmi, ma volevo fare da sola. Chissà se avevo fatto bene. Guidavo con prudenza e fissavo un punto impreciso e vago nel vuoto. Nell' Oblio che avvolgeva la Terra.
'Che tristezza', pensai. Ma non feci in tempo a finire di pensarlo, che un' altra auto mi venne addosso, mi mancò il respiro anche se attaccata a Philip e tutto ciò che vidi furono due luci abbaglianti. Poi il buio.


Ce l'ho fatta, pensai. Adesso rivedrò Gus. Aprii gli occhi e mi ritrovai a fissare un soffitto bianco. Mi misi a sedere e mi portai una mano alla bocca. Il sondino collegato a Philip che usavo per respirare era sparito. E anche lui.
'Morirò', pensai. L'idea non mi spaventò più di tanto. 'Forse sono già morta.'
Respirai a pieni polmoni e mi sentii come non mai. Stavo respirando. I miei polmoni funzionavano. Davanti a me c'era uno specchio. Il mio riflesso era irriconoscibile. Sembravo.... sana. Niente Philip, niente guance rosse, che erano un effetto collaterale dei narcotici, niente occhiaie e niente corpo afflosciato. Alcune volte mi ero immaginata da sana, ma non avrei mai pensato di poter apparire così.
"Ciao, Hazel Grace." Avrei riconosciuto quella voce così dannatamente sexy tra altre mille voci dannatamente sexy, solo perché era la voce di Augustus Waters.
"Gus!" Volevo urlarlo, ma rimase dentro me, anche se ora possedevo due polmoni nuovi di zecca. Era vestito come quando eravamo all'Oranjee, ad Amsterdam. Ed anch'io. L'atmosfera intorno a noi cambiò, diventò come quella sera, quella perfetta e magnifica sera. Ci ritrovammo a volteggiare sul ponte di un canale, in cui c'eravamo solo noi, attorniati dalle barche che passavano, dalle luci di Amsterdam, dai semi, simili a petali di rosa in miniatura privati del loro colore che si incrociavano e si riunivano nel vento come stormi di uccelli, ed erano migliaia, come una tempesta di neve in primavera.
"Gus, sono morta, vero? È questo il paradiso?"
"Hazel Grace, il paradiso è dove vuoi che sia. Non sei morta, non ancora. Sei in coma, in bilico tra la vita e la morte. Io non sono stato così fortunato da trovarmi in due posti contemporaneamente!"
"Mi sei mancato, Augustus."
"Tu mi manchi ogni giorno. Come stanno i miei genitori?"
"Sono... affranti, rassegnati al fatto che loro figlio non c'è più." Chinò la testa e strizzò gli occhi, come per riprendersi.
"E tu come stai?"
"Bene. Male. Che differenza fa?" Non disse niente, mi abbracciò forte ed io inspirai il suo profumo, che era proprio come ricordavo. Poi ci baciammo e fu... strano, ma familiare.
"Sei bellissima." Mormorò,accarezzandomi la guancia con il polpastrello del pollice e scrutandomi con quei suoi occhi così belli, che mi erano mancati così tanto. Davanti alla sua salma li aveva chiusi, per questo pensai di non poterli rivedere mai più. In quel momento fui felice di essermi sbagliata.
"Non posso competere con te."- "Tu invece, come stai?"
"Oh, a meraviglia. Sono una montagna russa che va solo in salita, Hazel Grace."
Una barca suonò ed un rumore acuto arrivò alle nostre orecchie. Augustus sciolse l'abbraccio ed io lo fissai in preda al panico. Si stava allontanando.
"Te ne vai?"
"Si."
"Voglio venire con te."
"No, Hazel Grace."
"Perché no? Perché non posso stare con te? Perché?" 
"Perché non è ancora arrivato il tuo momento."- Chinò la testa e fece una pausa.- "Ricordi quando ti parlavo dell' Oblio?"
"Certo che mi ricordo."
"Di quando ne avevo paura, di quando lo temevo e credevo che fosse la cosa peggiore che potesse mai capitare? Beh, mi sbagliavo, Hazel Grace. Ho trovato il mio posto, l' Oblio non esiste, almeno, non esiste per me. Io sono quella stella che veglia su di te. E so che è insolito dirlo da parte mia, ma è così."
"Potrò mai rivederti, Augustus?"
"Ma certo, te l'ho detto. Tu osserva quella stella dal sorriso sbilenco. Quella sarò io. Che veglierà su di te. Che non ti lascerà mai. Okay?"
"Okay." Poi salì sulla barca Che scivolava lentamente lungo il canale, come faceva sempre, come se tutto quello fosse abitudinale e mi salutò con la mano, col suo sorriso sbilenco ed i suoi splendidi occhi azzurri.
"Ti amo, Hazel." Disse infine, guardandomi un'ultima volta.
"Anche io, Augustus."
Poi sparì.


"Hazel?" Mia madre aveva visto che ero ancora viva e che mi stavo muovendo. Mi ci volle qualche secondo a mettere a fuoco la situazione. Sondino nel naso. Guance arrossate. Niente Gus. Oh, la realtà. Già, non era ancora arrivato il mio momento.
"Mamma." Mi strinse la mano ed accanto a lei scorsi mio padre. Sono tornata.


"Hazel, non fare tardi!"
"No, mamma."
Uscii in giardino, sdraiandomi sull'erba, guardando le stelle.
<< Tu osserva quella stella dal sorriso sbilenco. Quella sarò io. >> Mi misi a cercare e la trovai. Eccolo lì, lui c'era sempre stato. Una membrana sottile di lacrime mi velò gli occhi e mi annebbiò la vista. Sbattei le ciglia per riappropriarmene. Sorrisi felice, Gus era di nuovo davanti a me. Anche se a migliaia di chilometri di distanza, anche se irraggiungibile, lui era e mi stava guardando, col sorriso sbilenco che mi aveva fatto innamorare di lui.
<< ...Okay? >>
Ricordai il tono in cui me l'aveva detto: dolce, ma allo stesso tempo severo, come se dovessi ricordarmelo, come se fosse una cosa importante. Adesso capivo.
"Okay."
Risposi.
Da qualche parte, nell'aria, ebbi come la sensazione di sentire la sua risata, e sorrisi.



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