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Autore: Vane Joe Armstrong    15/07/2014    1 recensioni
Avete mai pensato ad un modo per sconvolgere la vostra vita ? Ad un modo per allontanarvi un po’ dai problemi quotidiani ? O avete mai pensato, semplicemente a cambiare aria ? Bhè io si…ed è più o meno quello che sto facendo.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter 5.
Dormii molto quel pomeriggio,e quando mi svegliai mi sentivo tutta rintontita. Mi alzai lentamente,stropicciai gli occhi e guardai l’orologio posizionato sul comodino accanto al mio letto,erano le 7 di pomeriggio. Saltai dal letto…avevo davvero dormito così tanto ? Solo in quel momento mi ricordai che Paul sarebbe passato a prendermi alle otto e in quell’istante maledissi me stessa e la mia dannata voglia di dormire; in quel momento non sapevo se fosse più grave il fatto che non avevo idea di cosa indossare o il fatto che avessi solo un’ora per prepararmi. Corsi al telefono e composi il numero dell’ufficio di Jodie,che per fortuna rispose.
“Pronto ?”
“Jodie sono io,Emm,volevo ricordarti che questa sera non ceno a casa,sono con Paul e i suoi amici,non so quando tornerò perciò porto con me le altre chiavi”
“Va bene Emm,sta attenta e divertiti”
“Grazie Jodie,buona serata anche a te e Jim e scusa per averti disturbata”
“Nessun disturbo piccola,tranquilla e buona serata” disse lei riattaccando la cornetta del telefono.
Mi fiondai in camera mia e aprì l’armadio.  Solo dopo 15 abbondanti minuti,decisi cosa avrei indossato.
Indossai un vestito nero con dei pois bianchi,cinsi la vita con una cintura bianca e indossai delle scarpe leggermente alte,bianche con delle rifiniture nere e per finire ornai i capelli con una fascia che riprendeva la fantasia del vestito. Il campanello suonò..accidenti,doveva essere Paul,corsi ad aprire la porta e mi fiondai in camera mia.
“Arrivo subito,10 minuti e sono da te,fa come se fossi a casa tua” urlai dalla mia camera.
“D’accordo,fa con comodo” disse Paul,urlando anche lui.
Finì di vestirmi e sistemare i capelli e colorai le guance con un po’ di terra e misi un velo di matita nera sotto gli occhi.
Uscì dalla mia camera e raggiunsi Paul in salotto.
“Ciao Paul,scusa il ritardo” dissi timidamente.
“Ehm…ma no tranquilla…wow sei bellissima” disse lui.
Arrossii per il complimento e notai che anche lui era vestito in modo elegante,indossava dei pantaloni neri e una camicia bianca.
“Grazie,anche tu stai molto bene” dissi io sorridendogli.
“Allora possiamo andare ?”
“Si certo,prendo la borsa e andiamo”
Presi la mia borsa bianca che si abbinava alle scarpe e al vestito e chiusi la porta di casa.
“Dove sono gli altri ?” domandai curiosa,mentre camminavamo.
“Ehm..John ha insistito affinché cenassimo fuori,quindi andiamo in un ristorante, loro dovrebbero già essere lì” disse Paul con un lieve sorriso.
“Oh,capisco!”
“Sai..mi mancherà questo posto” disse lui.
“Mica partite domani,c’è tempo ancora” dissi io cercando di tirargli su il morale.
“Si lo so…ma prima o poi ce ne andremo e torneremo in Inghilterra”
“Già…e io tornerò in Italia”
“Mi prometti che verrai a trovarmi ogni tanto ?”
“Certo…solo se anche tu vieni in Italia” dissi con un sorriso.
“Verrò sicuramente” disse lui ricambiando il sorriso.
“Che lavoro vorresti fare,quando sarai più grande ?” mi chiese lui.
“Bhe..mi piacerebbe diventare un medico,mi piace aiutare le persone..e vorrei fare anche io qualcosa che contribuisca al miglioramento della società,vorrei fare qualcosa per aiutare gli altri in poche parole.”
“Impegnativa come cosa” disse lui sorridendomi.
“Si,abbastanza..ma voglio riuscirci! Costi quel che costi”
“Bhè..una cosa che ho imparato fin’ora nel corso della mia vita è credere sempre nei propri sogni..”
“E’ quello che stai facendo tu con la tua band no ?” dissi sorridendogli.
“Si esatto…anche se la vedo un po’ dura” disse lui abbassando lo sguardo.
“Ehi,credevo di parlare con Paul Mccartney” dissi ridendo io.
“Si infatti…spero davvero di riuscire a realizzare il mio sogno…suonare con la mia band negli stadi e sui palcoscenici di tutto il mondo,sarebbe fantastico”
“Bhe,niente è impossibile! Elvis ne è l’esempio “ dissi io rivolgendogli un sorriso.
“Spero sia come dici tu”
“Si,tranquillo”
Mentre parlavamo arrivammo al ristorante che John aveva scelto per cenare e passare la serata.
Non era molto grande,ma era molto accogliente e tranquillo. John,George e Ringo erano già nel ristorante ad aspettarci,così io e Paul ci decidemmo ad entrare.
“Ciao a tutti” dissi rivolgendo un grande sorriso ai tre ragazzi.
“Finalmente siete arrivati,sto morendo di fame” disse George ridendo.
“Ciao anche a te George” disse Paul alzando gli occhi al cielo e scuotendo la testa.
“Si bhe,lui non ce la faceva più…è da un’ora che non mangia…sai com’è” disse Ringo rivolgendo un sorriso a me e Paul.
“Buonasera a te dolcezza” disse John con il suo solito sorrisetto.
Arrossii come mio solito.
“Ciao John” dissi timidamente.
“Bhe non vi sedete ? “ disse George,impaziente di ordinare.
“Ehm..si certo” disse Paul.
Io mi sedetti tra John e Paul, mentre di fronte a me c’erano George e Ringo.
Dopo poco arrivò il cameriere,per la gioia di George, e ordinammo.
L’attesa si dimostro più lunga del previsto e durante quest’ultima parlai molto con John,che mi raccontò qualcosa di lui,mi raccontò che era cresciuto con la zia e lo zio in un quartiere di Liverpool. Aveva sei anni quando venne allontanato dalla madre Julia,per la prima volta. Lui aveva un brutto ricordo della sua infanzia,era cresciuto tra l’amore e il caos e viveva male il fatto che non aveva avuto accanto nè sua madre né  suo padre. Mi raccontò di come si sentiva a disagio,quando era più piccolo,e i suoi amici gli chiedevano sempre dove fossero i suoi genitori e perché vivesse con sua zia e suo zio.
John aveva passato davvero una brutta e sconvolgente infanzia e avrebbe portato questo dolore nel suo cuore per sempre. La sua storia mi fece tenerezza e in quel momento provai compassione per John…non avrei mai pensato che un ragazzo così allegro e solare avesse alle spalle una storia così drammatica.
Per un po’ lo sguardo si John si perse nel mio.…i suoi occhi erano color nocciola,un colore molto intenso, ed erano a forma di mandorla come quelli di coloro che vivono nelle zone orientali…cosa a cui non avevo mai fatto caso.
Abbassai lo sguardo,distogliendolo dal suo. Arrossii leggermente.
“Sei poco timida a quanto vedo” disse John rivolgendomi un dolce sorriso.
“Ehm..si” dissi io,ricambiando il sorriso.
Sentì Paul accanto a me irrigidirsi.
“Ehi tutto bene ? “ gli dissi.
“Si,certo” mi disse lui facendo finta di niente.
Distolsi lo sguardo da Paul e tornai a parlare con John.
“Ti ho raccontato di me perché tu non mi parli un po’ di te ?” mi disse John con quel suo dolce sorriso.
“Bhè…la mia infanzia non è stata interessante come la tua…o meglio non c’è niente di interessante da raccontare,ho passato una normalissima infanzia con i miei fratelli e i miei genitori” dissi io con un lieve sorriso.
“Non immagini quanto ti invidio” disse lui abbassando lo sguardo.
“Sai,in ogni famiglia c’è qualcosa che non va e la mia non fa eccezione. Non credo di poter giudicare la tua storia perché non ho passato quello che hai passato tu…e credo che nessuno abbia il diritto di farlo..”
“Si sono d’accordo…ma quando succede a te....è davvero…ehm….difficile”
John stava per crollare,i suoi occhi parlavano chiaro. Senza pensarci su lo abbracciai. Capii che in quel momento aveva aperto il suo cuore a me e che aveva bisogno di un po’ d’affetto,e non c’era niente di meglio in quel momento di un sincero abbraccio. Lui ricambiò l’abbraccio e apprezzò il mio improvviso gesto d’affetto.
“Adesso cambiamo argomento,okay ? “ dissi io sorridendogli.
“D’accordo” mi rispose lui con un lieve sorriso.
Poco dopo finalmente arrivò ciò che avevamo ordinato precedentemente. Erano tutti piatti tipici greci. Era tutto molto buono e la cucina greca,seppur diversa,mi ricordò quella italiana.
Cenammo molto lentamente,senza fretta e fu tutto molto piacevole. Paul non mi rivolse una parola,ma in compenso scherzai molto con George,Ringo e John.
I ragazzi mi offrirono la cena e dopo aver pagato uscimmo dal locale e andammo a fare due passi.
Stavamo passeggiando e chiacchierando tranquillamente vicino al porto. Era una serata particolarmente gradevole,con le strade deserte e i  bar e i ristoranti pieni di gente e di vita.
Pensavo al comportamento di Paul,al perché non mi avesse rivolto la parola..forse era arrabbiato con me ? Avevo fatto qualcosa di sbagliato ? Per trovare una risposta alle mie domande chiesi spiegazioni a George che conosceva Paul da molto più tempo di me.
“Ehi Geo posso farti una domanda ? “
“Si,certo” disse lui con un dolce sorriso.
“Bhe…Paul non mi ha rivolto la parola per tutta la serata..ho fatto qualcosa di sbagliato ?”
“Ehm…ma no. Sai Paul fa caso a tutto,si sarà infastidito per qualcosa” disse lui tranquillizzandomi.
“Secondo te dovrei parlarci ? “
“Si,chiedigli spiegazioni”
“D’accordo” dissi io abbassando lo sguardo.
Il sole era tramontato da molto e aveva fatto posto alla luna,che illuminava quella serata. Era abbastanza tardi e decisi di tornare a casa sebbene tra le strade della città ci fosse ancora molta gente.
“Ragazzi io dovrei andare. Paul potresti accompagnarmi per favore ? “
“Ehm…certo” disse lui,sorpreso della mia richiesta.
Salutai gli altri ragazzi con un bacio e mi diressi verso casa con Paul,che non aveva ancora detto una parola.
“Perché non hai chiesto a John di accompagnarti ? “ La voce di Paul interruppe il silenzio imbarazzante che si era creato.
“Ehm…perché avrei dovuto ?”
“Bhe,vai molto d’accordo con lui,mi stupisce il fatto che tu abbia chiesto a me di accompagnarti”.
In quel momento capì perché Paul non mi aveva rivolto la parola tutta la serata.
“Quindi non mi hai rivolto la parola tutta la serata per…per John ?” dissi io guardandolo negli occhi.
“Semplicemente non l’ho fatto perché eri impegnata a parlare con lui…” disse lui abbassando lo sguardo.
“….Ho chiesto a te di accompagnarmi perché tu sei Paul Mccartney,nessuno sarà mai come te, Paul. E il fatto che abbia parlato con John non significa che non avrei voluto parlare con te..” dissi io sorridendogli.
“Sono ancora infastidito,sappilo” disse,sorridendo anche lui.
“Andiamo,che è meglio” dissi io prendendolo a braccetto.
“Non ti ho ancora perdonata” disse lui ridendo.
“Come sei difficile Mccartney,non sapevo fossi così geloso..”
“ Io non sono geloso” disse lui arrossendo.
“Si si come no,se tu non sei geloso George non è un mangione”  dissi io ridendo,contagiando anche lui.
Dopo poco eravamo già di fronte alla porta di casa,così salutai Paul.
“Grazie per avermi accompagnata” dissi io rivolgendogli un sorriso.
“ Buonanotte” disse lui,ricambiando il sorriso.
Paul si stava voltando per incamminarsi verso casa sua,gli afferrai un braccio.
“Vieni qui gelosone” dissi io abbracciandolo.
Paul ricambiò l’abbraccio e dal sorriso che spuntò sul suo viso dedussi che il mio gesto inaspettato l’aveva fatto felice.
“Perdonata” disse lui dandomi un bacio sulla guancia.
“ Buonanotte” dissi io arrossendo.
Mi sciolsi dal suo abbraccio e prima di entrare in casa guardai Paul. Il suo viso,illuminato dalla luna,era raggiante,i lineamenti del suo volto erano perfetti e i suoi occhi sembravano brillare nel buio della notte.  Prima di incamminarsi verso casa sua,Paul si voltò verso di me,regalandomi il suo dolce sorriso che tanto amavo.
 
 
 
Ciao a tutti,perdonatemi per l’enorme ritardo,sono stata molto impegnata e non ho avuto modo di finire il nuovo capitolo. Che dire,spero che questo nuovo capitolo vi piaccia,e come sempre ringrazio coloro che hanno recensito la storia e coloro che la stanno leggendo.
Baci,Vane <3
   
 
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