Storie originali > Nonsense
Ricorda la storia  |      
Autore: Namida no me    15/07/2014    0 recensioni
Ho sognato , questa ragazza reale, Eleonora Sabet, e ora vi racconto il sogno.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Vi racconto il sogno che ho fatto stamattina:

Ultimo giorno di vacanza al mare, non so dove, sveglia alle otto, ci danno le istruzioni su come tornare a casa a piedi, mi metto a spalle il mio zaino e vado.

Devo salire una scala leggermente curva, faccio il primo gradino e vedo lei, una ragazza dai capelli corti ma non rasati, un taglio che sta crescendo, e il rosso rame di questi capelli misteriosi mi colpisce, è molto pallida e con parecchie lentiggini, sta guardando l'orizzonte, magari in cerca di qualcosa o qualcuno, oppure questo è il suo ultimo addio al mare, mare e cielo che sono azzurri come i suoi occhi, qui l'acqua è molto chiara, come di un azzurro cielo, che confronto al blu del mare risulta slavato e puro, i suoi occhi stupendi, pieni di mille emozioni.

Salgo tutta la scala, è di marmo bianco, molto pregiata, lo zaino pesa e mi faccio aiutare dal corrimano placcato in oro, lei è ancora li, sul pianerottolo a guardare il mare, i nostri sguardi si incrociano in un istante mentre supero l'ultimo scalino, indossa una canottiera bianca aderente ma non troppo, e dei pantaloncini di jeans chiaro slavati per il troppo tempo al sole.

Come se tornassi indietro la supero e vado in direzione della scala che scende nel punto a specchio della scala che ho appena finito, sono salita per scendere, avrebbe potuto sembrami inutile se non l'avessi incontrata, ne sono affascinata, non sembrava terrena. Così, dirigendomi verso la scala a chiocciola che dovetti scendere per cinque piani, la mia mano destra, tesa e estesa al massimo, incontrò la sua sinistra rilassata, lungo il fianco, leggermente rannicchiata e morbida come seta, fu un attimo, poi cominciai a scendere, al primo pianerottolo, di quella scala dal tappeto di velluto rosso che addolciva i gradini di marmo neri, mi voltai a guardarla, aveva ancora lo sguardo fisso all'orizzonte, ora però da struccata era passata a portare un rossetto rosso un po' più scuro del solito rosso fuoco, al secondo pianerottolo continuai per la mia strada, non averi voluto darle fastidio, fissandola, al terzo, quando mi voltai vidi lei, e le sue labbra rosse che per un' attimo ricambiarono il mio sguardo, poi lo distolse, guardando ancora l'orizzonte, feci il quarto e fino al quinto pianerottolo di corsa, poi mi fermai, mi girai all'indietro, senza guardare in alto e tra le pareti rosso cremisi, vidi uno specchio con un cammeo argentato, mi soffermai un minuto a guardarmi.

Dopo questa pausa, mi voltai e continuai a camminare verso le indicazioni, oltre la porta vedevo un ascensore malandato ma moderno e tre scalini color panna che davano evidentemente ad una piscina al coperto, l'odore di cloro, urla e tuffi leggiadri mi invase al primo gradino, al secondo scorsi parecchi uomini su tribune enormi, in cuffia da palla nuoto e slip, intenti a guardare la piscina, piena di altri uomini, loro non si sarebbero mai girati, non mi avrebbero mai vista, io si. Stavo per fare il terzo gradino e un urlo forte e delicato allo stesso tempo riempì i miei timpani: “Ehi voi, laggiù, voi che siete in tribuna, sapete se ci sono benefici per il ritorno per chi partecipa al Gay Pride?”, mi voltai leggermente alla mia sinistra e la vidi, molto vicina a me, non mi aveva ancora notata, era ancora struccata ma aveva i capelli che le arrivavano all'ombelico, lisci come seta, rossi come il più bel tramonto, le nascondevano parecchie lentiggini che aveva sul viso di madreperla, le risposi :”io forse lo so”, ma lei ne mi vide ne mi sentì, allora salii tutti e tre i gradini, mi avvicinai e glielo ripetei, lei mi mostrò un sorriso fantastico e mi abbracciò di getto e disse:”vado a prendere tutti i documenti!Mi puoi accompagnare,dove lo fanno? Non ho la minima idea di dove sia...” si girò e fece per andarsene, poi si voltò di scatto e sussurrò:”degli occhi come i tuoi, di quel verde, non li avevo mai visti, sei molto carina” un po' mi stupì, non mi era sembrata così aperta, alla scala a chiocciola, di tutta risposta esclamai:” Mi trovi lì!” indicando il tavolino per due, uno dei tanti attorno al bar della piscina, dove stava seduta mia madre, riempii la sedia vuota, e guardai la piscina, come stava facendo mia madre, aspettandola.

 

 

Ho sognato questa ragazza che conosco solo di fama, si chiama Eleonora Sabet, e la trovo bellissima, volevo raccontarvi questo strano sogno, è tutto.

  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Nonsense / Vai alla pagina dell'autore: Namida no me