Libri > Percy Jackson
Ricorda la storia  |      
Autore: King_Peter    15/07/2014    2 recensioni
{ Taluke | La maledizione del Titano | Prima classificata al "Choose your cabin" indetto da Daenerys Laufeyson valutato da DarkElf13 }
"Sei la figlia di Zeus?"
Ecco, ecco la domanda che più temeva: spostò lo sguardo dagli occhi curiosi del ragazzino a quelli della statua di suoi padre, alle pupille di pietra che continuavano a seguire le sue mosse, a scorrere invadenti sulla sua pelle, aspettando che, da semplice pedone, Talia venisse promossa a regina della scacchiera.

Chi era davvero?
Una semplice mezzosangue, la figlia di Zeus o la Talia Grace bambina che tremava come una foglia in un vicolo, prima che fosse portata alla luce?
Odiava quella cabina, la detestava con tutta sé stessa.

La fotografia, l'unica in compagnia dei suoi amici, era a terra, circondata da gocce di sangue e vetri infranti, infranti come i sogni di Talia.
Il mondo sembrò crollare da sotto i piedi, mentre prendeva a vorticarle intorno, costringendola a cadere in ginocchio ai piedi della statua di suo padre, le labbra di marmo che continuavano a sussurrare "traditrice, traditrice".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Talia Grace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
Nickname: King_Peter
Titolo: Not Enough, ovvero Non Abbastanza
Rating: Verde 
Personaggi: Annabeth Chase, Luke Castellan, Talia Grace

Intro{ Taluke | La maledizione del Titano | Storia partecipante al contest "Choose your cabin" indetto da Daenerys Laufeyson }
"Sei la figlia di Zeus?"
Ecco, ecco la domanda che pià temeva: spostò lo sguardo dagli occhi curiosi del ragazzino a quelli della statua di suoi padre, alle pupille di pietra che continuavano a seguire le sue mosse, a scorrere invadenti sulla sua pelle, aspettando che, da semplice pedone, Talia venisse promossa a regina della scacchiera.

Chi era davvero?
Una semplice mezzosangue, la figlia di Zeus o la Talia Grace bambina che tremava come una foglia in un vicolo, prima che fosse portata alla luce?
Odiava quella cabina, la detestava con tutta sé stessa.

La fotografia, l'unica in compagnia dei suoi amici, era a terra, circondata da gocce di sangue e vetri infranti, infranti come i sogni di Talia.
Il mondo sembrò crollare da sotto i piedi, mentre prendeva a vorticarle intorno, costringendola a cadere in ginocchio ai piedi della statua di suo padre, le labbra di marmo che continuavano a sussurrare "traditrice, traditrice".

Nda: Non avevo mai scritto una Taluke, nè tantomeno dal punto di vista di Talia, dopotutto. È una piccola storiella senza pretese in cui ho cercato di sottolineare il rapporto di astio che c'è tra Talia e la cabina, ma anche il rapporto d'amore che si era formato tra lei e Luke, che poi l'ha tradita.
Infatti la storia si ambienta prima della maledizione del titano.

I hope you enjoy! :3 Lasciate una recensione se vi va :') 

 


+
Art by Viria, banner my me u-u


"Chi sei tu?"
Era bastata una domanda di un ragazzino di nemmeno undici anni a mandarla nel panico più assoluto, a mandare nel panico lei, Talia Grace.
Era entrato nella sua capanna mentre era sdraiata sull'unico letto della cabina uno, gli occhi blu elettrico che, per un attimo, cozzavano contro quelli chiari del ragazzino, i capelli biondo cenere, la fronte aggrottata in cerca di una risposta.
Talia non sapeva cosa rispondergli, non ci aveva mai saputo fare con i bambini.
"Sei la figlia di Zeus?"
Ecco, ecco la domanda che pià temeva: spostò lo sguardo dagli occhi curiosi del ragazzino a quelli della statua di suoi padre, alle pupille di pietra che continuavano a seguire le sue mosse, a scorrere invadenti sulla sua pelle, aspettando che, da semplice pedone, Talia venisse promossa a regina della scacchiera.
Non aveva mai capito come, ma quella statua le aveva sempre suscitato timore, attaccandole addosso una strana sensazione, facendola sentire a disagio come se, da un momento all'altro, si fosse trasformata in una ladra, una tossicodipendente o nella peggiore dei criminali.
Come se, ad un tratto, fosse sporca, spoglia della sua stessa intimità.
Tornò a fissare il ragazzino, invadente come suo padre, un piede mosso in avanti, aspettando che qualcuno gli desse il permesso di entrare, la mano iperattiva chiusa sul pomello della porta della cabina, gli occhi chiari puntati su di lei come due riflettori.
Talia odiava essere al centro dell'attenzione.
"Allora?" chiese, insistente.
La figlia di Zeus gli scoccò una delle sue migliori occhiatacce.
"Sparisci, microbo." ringhiò, sentendo, poco dopo, lo sbattere violento della porta e ripiombando nella penombra e solitudine della cabina di Zeus.
Era da quando si era svegliata ai piedi del suo pino che tutti si aspettavano qualcosa da lei, che cercavano di metterle un'etichetta addosso, catalogarla come una di quelle tante scartoffie che, ogni giorno, milioni e milioni di mortali toccavano.
Ma lei non era una mortale, lei era qualcosa di più: non aveva scelto lei di essere una semidea, non aveva mai voluto essere chiamata mezzosangue da ogni mostro che incontrava il suo odore nel raggio di cento miglia.
E poi lei non era una mezzosangue qualunque, lei era la figlia dell'onnipotente Zeus.
Sentì salire un senso di claustrofobia lungo la gola, una pressione invadente stretta sul petto, mentre le sembrò che le quattro mura della capanna si muovessero contro di lei per soffocarla, rispondendo ad un ordine incoscio che lei gli aveva dato.
"No!" si disse, ferma, stringendo i pugni, "Non posso farmi battere da quattro stupidi mattoni!" si ordinò.
Sentì i muscoli contrarsi poco prima che balzasse a sedere sul letto e regolasse l'insensato ritmo affannoso del suo respiro.
Non era razionale ciò che stava facendo, non era da Talia Grace comportarsi in quel modo: al suono del suo nome il mondo sembrò fermarsi, intorno a lei, mentre si lasciava cadere di nuovo sul letto, respirando a fatica.
Chi era davvero?
Una semplice mezzosangue, la figlia di Zeus o la Talia Grace bambina che tremava come una foglia in un vicolo, prima che fosse portata alla luce?
Odiava quella cabina, la detestava con tutta sé stessa.
Si immersa nella sua solitudine, ascoltando il suono sconnesso del suo respiro.
Chiuse gli occhi, cercando di non guardare più la statua di suo padre, mentre le sue mani lavoravano con una mente propria, tastando le pieghe del suo letto e sfiorando con le dita i bordi smussati di una vecchia fotografia, l'unica, che ritraeva i bei vecchi tempi andati: una Annabeth di sette anni era ritratta nel pieno di un sorriso, mentre gli occhi di Talia si soffermavano sulla figura che, dal suo risveglio, aveva cercato di dimenticare.
Luke, il suo Luke.
Il figlio di Ermes le strizzava l'occhio, sfoggiando un sorriso sprovvisto di qualche dente, la mano poggiata sulla spalla della Talia bambina.
Gettò la fotografia a terra, faceva più male di quanto ricordasse, provare dolore.
Sentì le lacrime salire agli occhi, mentre afferrava il cuscino del suo letto e lo lanciava nella nicchia lì accanto, furente di rabbia, dolore e disperazione.
Lo specchio accanto a lei mostrava sottili rivoli rossi scorrere sulla sua pelle, impregnando i suoi vestiti, attaccandole addosso la brutta sensazione di sporco che aveva provato, mentre il vetro rifletteva anche la statua di suo padre che la guardava con astio: vecchie ferite che credeva di aver finalmente chiuso ora si riaprivano nel peggiore dei modi, riprendendo a sanguinare e a far male di nuovo.
Talia non era abbastanza forte per affrontare quel dolore, non era abbastanza forte per affrontarlo di nuovo.
Come aveva potuto tradirli tutti? Come aveva potuto tradirla?
Lo sguardo di Talia puntò il suo riflesso, gli occhi ricolmi di lacrime calde e amare, le mani strette in pugni chiusi.
"Guarda cosa sei diventata!" la schernì il suo riflesso, facendo una piroetta e mostrando il suo corpo, "Guarda il mostro che non sei stata abbastanza forte da controllare!"
Talia sentì montare la rabbia lungo la gola, la sensazione di oppressione che si prova quando si vuole piangere e non si riesce a farlo.
"Smettila." sussurrò, più fragile di una foglia secca al vento dell'autunno.
"Chi sei diventata, mostro, eh?" le chiese il suo riflesso, mellifluo, toccandosi l'espansore nero dell'orecchio destro, "L'amante di un traditore." disse, "Ecco cosa sei, mia cara." continuò, rispondendo da sè alla sua domanda e dando voce a tutte le paure più recondite di Talia.
"Basta!"
La figlia di Zeus diede sfogo al suo istinto, le lacrime che impregnavano il suo volto determinato, scattando contro lo specchio e rompendolo con un solo, unico colpo: la fotografia, l'unica in compagnia dei suoi amici, era a terra, circondata da gocce di sangue e vetri infranti, infranti come i sogni di Talia.
Il mondo sembrò crollare da sotto i piedi, mentre prendeva a vorticarle intorno, costringendola a cadere in ginocchio ai piedi della statua di suo padre, le labbra di marmo che continuavano a sussurrare "traditrice, traditrice".
Talia non era pronta ad affrontare tutto quello, non era mai stata abbastanza brava ad essere forte e se ne rendeva conto solo adesso, adesso che il re nemico stava per mangiarla, mentre lei cercava, invano, di mostrarsi forte per salvarsi la vita.
La porta si spalancò, riversando la luce naturale all'interno del macello che regnava nella cabina numero uno, poco dopo che Annabeth comparisse sulla soglia, visibilmente preoccupata.
Si inginocchiò accanto a lei, prendendole le mani coperte di sangue.
"Ehi, che ... "
Non fece in tempo a dire nulla, interrotta dall'abbraccio stretto di Talia, fermata dal suo pianto liberatorio.
Era la prima volta che vedeva Talia piangere.
"Portami via, Annabeth." la pregò, tra le lacrime, "Non voglio più rimanere qui."
 

 
 
 
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: King_Peter