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Autore: Iaiasdream    15/07/2014    3 recensioni
Seguito di: A QUEL PUNTO... MI SAREI FERMATO
Rea, ormai venticinquenne, dirige il liceo Dolce Amoris, conducendo una vita lontanissima dal suo passato, infatti ha qualcosa che gliel'ha letteralmente cambiata... ma... come si soleva immaginare, qualcuno risorgerà dagli abissi in un giorno molto importante... cosa succederà?
Genere: Erotico, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Armin, Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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6° capitolo: UN BAMBINO SVEGLIO
 
 
 



Allungo le mani nel buio, non vado a tentoni, so benissimo dove poggiarle, su quel torace scolpito, e liscio, sotto i miei palmi diventa caldo quasi bollente. Ansimo, non riuscendo a trattenere quei gemiti aspettando la parte inevitabile, la parte in cui la voglia si mescola al piacere. Sento le lenzuola umide, fremo tirando a me quel corpo tentatore. Sento il petto invaso da respiri che sembrano fiamme. Un profumo invade le mie nari, con presunzione. La testa mi gira, le immagini in quel falso buio diventano incomprensibili.
Ed ecco che il movimento inizia, e il piacere lo segue. Il fiato caldo percorre tutto il mio viso arrivando all’orecchio e una voce famigliare sussurra: << Che tu lo voglia o no, sarai di nuovo mia >>
Spalanco gli occhi trattenendo il respiro. Il finto buio è diventato penombra, le mie iridi si riempiono delle immagini della mia stanza tinte di notte. Sento il cuore spingere violento le pareti del mio petto. Mi accorgo di sudare e non solo esternamente. Sto ansimando, mi tocco il petto alzandomi dal letto, è stato solo un sogno, mi dico.
Guardo intorno smarrita, e mi accorgo che alla parte destra del letto, Armin sta dormendo beato.
“Ma quand’è tornato? Mi sono addormentata senza accorgermene”, mi reco alla finestra e l’apro per uscire, ma subito mi ricredo guardando che il cielo si illumina di lampi. Sbuffo infastidita.
Non voglio riaddormentarmi. Esco dalla camera e vado a controllare Etienne, quando inizia a tuonare si sveglia, ma non dalla paura, mi assilla chiedendomi di leggergli un manga, lui dice che in compagnia dei tuoni, fa più effetto. Che strano bambino.
Sta dormendo, e il modo con cui lo fa mi riempie il cuore di dolcezza e felicità . Gli sfioro i capelli con le dita liberandogli la fronte. Sembra un angioletto. In quel momento mi ritorna in mente il giorno in cui nacque. Lo ricordo come se fosse ieri: era la vigilia dell'Epifania. Scalciava più del solito appesantendomi il pancione. Nelle ultime settimane, ogni volta che lo guardavo mi sembrava di aver ingoiato un'intera anguria. Per me, dato che era la prima volta, era una cosa del tutto nuova. Quando lo sentivo muoversi dentro di me, non potevo fare altro che toccare l'epidermide cercando di fargli capire che io c'ero, e aspettavo impaziente la sua venuta. Non avevo mai visto un bambino appena nato. E subito, com'è sempre stato salutare per me, iniziai ad immaginarlo. Chiudevo gli occhi e lo disegnavo nella mia mente, alle volte gli parlavo, altre leggevo ad alta voce qualche mio manga preferito. Postavo un orario per questo.
Kim, Rosalya, e gli altri, mi prendevano in giro, scambiandomi per pazza.
<< Invidiosi! >> dicevo io facendo delle smorfie << Parlate così, perché non sapete cosa si provi ad avere una vita all'interno della tua >>. Già. Cosa ne potevano sapere loro? Etienne fu l'unico, dopo Armin, a ridarmi la felicità tanto desiderata.
Dopo che mi fui lasciata con Castiel; Armin, mi fu vicino, comportandosi da vero amico, anche se poi all'amicizia si oppose quel sentimento che di sicuro sarebbe cresciuto da tempo, se non ci fosse stato Castiel. E chissà, forse adesso non avrei nella mente tutti i ricordi che hanno segnato la mia vita da quando avevo diciassette anni; e forse anche, stanotte non avrei sognato di fare l'amore con il rosso. L’amore… sesso, è questa la parola esatta. Altro che amore!
Chiudo gli occhi scuotendo la testa. "Vergognati Rea! Questo si chiama tradimento mentale!... Il tuo uomo è nell'altra stanza e si chiama Armin, e anche se non siete sposati, formate una famiglia. Quindi togliti tutte queste perversioni dalla mente, non farti infettare un'altra volta!... Ma, ma lui ha detto quella frase... Cazzarola, che cosa vorrà fare?... Se tradisco Armin nei sogni, non voglio immaginarmi la realtà! Ma, un momento, se è deciso a fare questo, significa che si è divorziato" scuoto la testa, disapprovando il mio pensiero "stupida! La perversione di quel ragazzo, supera ogni pensiero casto. E tu pensi che non sia capace di tradire sua moglie?... Si, ma non con me, cazzo!".
Ho uno scatto d'ira ma mi controllo, non voglio svegliare il mio piccolo Etienne, così esco dalla stanza e scendo giù in cucina. Mi sento la gola secca, apro il frigorifero e guardo all'interno. C'è un succo, non è ciò che cerco, ma meglio di niente. Ne riempio un tazzone, e mi reco alla finestra. Ha iniziato a piovere e i vetri sono colmi di rivoli distorti. Sono senza lenti, e quelle gocce mi sembrano cristalli. Do un sorso al succo, e mi appoggio di un lato allo spigolo della finestra.
"Cosa succederà?" mi chiedo ripensando a ciò che è successo questa mattina. "Avanti Rea, non devi arrenderti! Ne hai passate tante e le hai affrontate tutte, con o senza paura. Devi solo saper domare i tuoi sentimenti, per far rimanere in equilibrio la tua vita. Sii fredda e scostante, e se capita, sii anche diabolica. Nessuno ti deve trovare impreparata!"
Non avessi mai pensato quest'ultima frase!
Un tuono mi prende alla sprovvista, facendomi trasalire, e fare due passi indietro, dopo di che, dietro di me ho sentito una presenza, che mi ha fatto lanciare un urlo secco.
Alla faccia dell'essere fredda e scostante.
<< Ti ho spaventata? >>
<< Armin >> esclamo sottovoce girandomi << che ci fai qui? >>
<< Mi sono svegliato e non ti ho vista sul letto, pensavo fossi dal bambino >>
<< Non avevo sonno >> rispondo, ritornando a guardare fuori dalla finestra. Ad un tratto sento avvolgermi i fianchi, e il mento di Armin appoggiarsi sulla spalla.
<< è strano >> sussurra.
<< Cosa? >> chiedo quasi ansiosa.
<< Etienne non si è ancora svegliato, eppure i tuoni sono rumorosi >>
Sorrido sollevata << Ti credo… ha giocato per due ore all’x-box >> sento Armin sorridere, mi giro verso di lui senza far sciogliere il suo abbraccio << lo stai viziando molto Armin >>
<< Ah, sì? E tu acconsenti… >>
Ridiamo, guardandoci negli occhi, poi lui diventa serio, e anche il mio sorriso scompare. In quella luce blu-nera, mi accorgo che le sue perle di ghiaccio sono fisse sulle mie labbra, io non riesco a togliere gli occhi dai suoi, e lui lentamente si avvicina schiudendo le labbra, per poggiarle dolcemente sulle mie. Glielo permetto, ma ad un tratto, vedo le sue iridi, mutare colore, come se la loro saturazione venga a mancare repentina, diventano grigi, penetranti, sensuali e presuntuosi, mi fissano e sorridono. Non riesco a non guardarli, non riesco neanche e respingerli.
<< è questo che vuoi? >> sibilo senza rendermene conto.
<< Cosa? >> chiede Armin, allontanando il suo viso dal mio, riportandomi alla realtà. Subito i suoi occhi hanno ripreso il loro normale colore.
<< Come, cosa? >> ribatto smarrita.
<< Hai detto qualcosa ma non ho sentito >>
<< T-ti sbagli, non ho parlato >>
<< Bah, sarà stata la mia immaginazione >>
<< Mamma, prendi il manga di Beelzebub! >> sento la voce di Etienne provenire dal piano superiore. Armin e io ci guardiamo negli occhi e scoppiamo a ridere.
<< Vado da lui >> mi allontano da Armin, accingendomi a raggiungere le scale.
<< Rea… devi dirmi qualcosa? >> chiede lui ad un tratto.
<< No, perché? >> chiedo senza girarmi.
<< è tornato Castiel >> risponde tutto d’un fiato. Mi blocco sentendo il cuore sussultare, mi giro lentamente verso di lui e lo guardo con occhi sgranati da quella sensazione che ho percepito da ieri mattina: preoccupazione.
Armin mi guarda tranquillo, e mi sorride anche. Non so cosa fare, ma guardando quella sua espressione sospiro sollevata e rivelando anche io un sorriso rispondo << Buon per lui >>, detto questo salgo velocemente le scale, non riuscendo a reggere più quel sorriso. “Ma che diavolo ho detto, che significa buon per lui? questo vuol dire mal per me!... e poi, Armin, c’era bisogno di ricordarmelo?”
<< Mamma ma che fai? >> chiede Etienne facendomi trasalire. Lo guardo, ansimando, accorgendomi che sto appiccicata di spalle alla porta della sua camera, che inconsciamente ho chiuso. Mi sento smarrita, poi sorrido.
<< E che faccio?... Niente >> rispondo avvicinandomi al lettino. Etienne mi guarda storto.
<< Dov'è il manga? >> chiede incuriosito.
<< L'ho dimenticato >> rispondo imbronciando l'espressione. Lui incrocia le braccia al petto e sbuffa scocciato << la solita sbadata >> dice scuotendo la testa. Quando fa così sembra proprio un bambino cresciuto troppo in fretta.
<< Non preoccuparti, ti racconto io una storia >>
<< Sì ma decido io, quale >>
<< Ai tuoi ordini >> dico infilandomi nel letto accanto a lui, che non perde tempo a mettersi steso su di me, poggiando il lato del suo viso sul mio petto. Fa sempre così, dice che adora sentire i battiti del mio cuore, lo fanno dormire meglio e sognare cose belle, e io da brava mamma gli accarezzo i capelli e inizio a raccontare.
<< Allora, cosa vuoi sentire? >> chiedo abbracciandolo.
<< Raccontami la storia di quando andavi a scuola >>
Blocco di scatto le mie carezze su di lui. "E adesso da dove se ne esce?... No figlio mio, non coalizzarti anche tu contro di me!"
<< Mamma? >>
<< Cosa c'è? >>
<< Calma il cuore, non riesco a rilassarmi >>
<< Scusa >> "è davvero incredibile!"
<< Allora, me la racconti, sì o no? >>
<< Non hai sonno? >>
<< Ok, ho capito! Raccontami la storia dell'angelo dai capelli rossi >>
"Di male in peggio! Ma perché gli racconto certe storie che hanno sempre doppi sensi?"
Sospiro esausta e anche un po' assonnata, poi lo sento muoversi, lo guardo, ha alzato la testa volgendomi i suoi innocenti occhioni.
<< Cosa c'è? >> chiedo.
<< Allora, il signore di oggi è l'angelo della tua storia? >>
<< C-cosa?! >> esclamo sobbalzando dal letto << ma che dici? >>
<< Beh, sì… da come me l’hai sempre descritto, gli somiglia molto >>
Fisso mio figlio, con la bocca spalancata “Sono davvero un’idiota”.
 
 
Devo ricordarmi di togliere il vizio a mio figlio di svegliarsi la notte con certi pallini per la testa. Non ho dormito per niente stanotte, e adesso ho un sonno che pesa più di un macigno.
Attraverso il cortile, accorgendomi che gli allievi devono ancora entrare, e con mia più grande sorpresa in mezzo a loro scorgo il viso arrogante di Alain. “Ecco perché, stanotte ha tuonato! Questa giornata rimarrà nella storia della mia carriera da preside”.
Faccio finta di  non guardarlo, e cammino avanti, dopo un po’ sento che qualcuno mi sta seguendo, fin dentro l’androne. Quando arrivo davanti la porta del mio ufficio, ce l’ho ancora dietro, prima di aprire, sbuffo infastidita “Questo ragazzo è davvero insistente! Ma quando diavolo la smetterà?”. Mi giro irritata.
<< Alain, questa non è la tua classe, che diavolo vuoi…? >> mi blocco all’istante guardando che davanti a me, non si trova affatto il moccioso pervertito, bensì, l’unica persona che non avrei mai immaginato di rivedere nel resto della mia vita.
   
 
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