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Autore: Blueeyedgirl    15/07/2014    3 recensioni
Per alcune persone, il Natale è il giorno più triste dell'anno.
Dal testo:
"Ti troverò, Testa d'Alghe. Questo sarà l'ultimo Natale che passerò senza di te. Lo giuro sullo Stige."
Spoiler di L'eroe perduto e Il figlio di Nettuno.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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When you're still waiting for the snow to fall,
It doesn't really feel like Christmas at all.
 
Annabeth si strinse la sciarpa rossa intorno al collo, mentre il freddo pungente le mordeva la pelle del viso e delle guance. Mancavano pochi minuti alla mezzanotte di un Natale più triste che mai. Perfino l'atmosfera generale era piatta. Quella via di un'anonima cittadina del Massachusetts era deserta, fatta eccezione per un paio di vagabondi distesi sulle panchine. Non nevicava, ma una leggera pioggia invernale si posava su ogni cosa, rendendo i riccioli di Annabeth gonfi e crespi in modo fastidioso.
La ragazza si accorse di non riuscire a impedirsi di volgere lo sguardo a destra e a sinistra, di guardare in ognuno degli squallidi bar ai lati della strada, persino di soffermarsi a fissare ognuna delle persone in quella strada. Era così da quando Percy era sparito, quasi un mese fa. Allora aveva cominciato a girare per la costa est, con una cartina nello zaino, il computer di Dedalo a tracolla e il pugnale di bronzo celeste alla cintura, viaggiando su autobus o treni a buon mercato, a volte anche a piedi. La maggior parte di chi la conosceva credeva che fosse solo per distrarsi, ma Chirone e Rachel sapevano che lo stava ancora cercando, che stava ancora cercando Percy Jackson. Secondo Jason, il misterioso ragazzo senza memoria che poi si era rivelato un semidio romano, figlio di Giove, il ragazzo si trovava sulla costa ovest, al Campo Giove, dove "i ragazzi non erano così accoglienti con i semidei smemorati". Ma Annabeth continuava a sperare, nel profondo del cuore, che Percy non avesse perso la memoria, che stesse ancora cercando di tornare a casa.
La sua più grande paura era quella: Percy avrebbe potuto passarle accanto e nemmeno riconoscerla. Vederlo magari seduto a una panchina, o camminare su un marciapiede, e sapere che ai suoi occhi, lei non sarebbe stata altro che un volto sconosciuto, una delle tante persone indaffarate che popolano le strade degli Stati Uniti. No, si disse, non sarà così. Anche Jason ha recuperato la memoria. Quando lo ritroverò si ricorderà di tutto, di sicuro.
Intanto, la pioggia leggere era diventata battente. Annabeth si alzò il cappuccio della giacca e cercò un posto dove aspettare che smettesse: in fondo alla strada notò un piccolo portico, dove avrebbe potuto restare finché non avesse piovuto di meno, almeno per poter tornare alla stazione e prendere un altro treno. Sotto il portico entravano spifferi da tutte le parti, ma almeno era asciutto e c'era una panchina per potersi sedere. Annabeth si voltò per sedersi e riposarsi un momento, ma sulla panchina c'era già seduta una donna anziana. Se ne stava seduta canticchiando allegramente, con le mani strette contro la gonna marrone e i capelli grigi raccolti in una treccia. Non diede segno di aver visto Annabeth, finché la ragazza non le si sedette accanto. A quel punto si voltò verso di lei e le sorrise, un sorriso strano, sognante e un po' svanito. Aveva due occhi pallidi e argentei un po' fuori dalle orbite.
"Buonasera, cara" disse "Che serata triste, vero?"
"Già, è tutto un po' tetro." rispose Annabeth, cauta. Quella donna poteva essere solo una tizia mezza matta fuggita da qualche ospedale, a giudicare dal suo aspetto e dal suo comportamento, ma Annabeth aveva esperienza in fatto di mostri, e non si sarebbe stupita affatto se le fossero spuntate zanne o squame.
"Sta aspettando qualcuno?" domandò, tanto per informarsi se fosse il caso di chiamare la polizia, un'ambulanza, o magari di sfoderare il coltello. La donna rispose con voce allegra, come se fosse perfettamente normale essere seduti su una panchina per strada, la sera di Natale.
"Mio figlio. Lo conosci? È un così bel ragazzo. Si chiama Dominic, è alto, capelli neri, con gli occhi grigi! Oh, è tanto che non lo vedo, deve essere cambiato così tanto...però" aggiunse "Mi aveva promesso che sarebbe tornato a casa! Ecco perchè lo sto aspettando, potrebbe arrivare da un momento all'altro!" Il tono della sua voce era così sereno, così fiducioso che Annabeth capì che non poteva essere un mostro. Però si chiese se la donna fosse al sicuro, se non fosse magari un po' tocca come sembrava.
"E tu? Che ci fai qui? Come mai non sei a festeggiare?" le chiese ancora la donna. Annabeth decise che risponderle non le costava nulla, per ora.
"Io...io sto cercando il mio ragazzo. È sparito da quasi tre settimane, e non sappiamo dove si trova. Crediamo che abbia perso la memoria..." Annabeth si fissò le mani. Non le era affatto facile parlare di Percy. La donna le batté una mano rugosa sulla spalla. "Non temere, cara. Sono certa che lo ritroverai."
Poi si rimise seduta, a fissare lo spazio vuoto davanti a sé, canticchiando una vecchia canzone natalizia. Improvvisamente un'auto si fermò davanti al portico e scese una donna dai capelli castani e dall'aria curata. Pareva molto agitata. Corse verso la donna anziana e le posò una mano sulla spalla.
"Oh, eccoti qui! Vieni, vieni. Santo cielo, mamma, sei gelata! Quante volte ti ho detto di non uscire quando piove..."
"Non ti preoccupare, cara." rispose la donnina con un bel sorriso "Stavo parlando con questa simpatica ragazza." e rivolgendosi ad Annabeth, disse, come se si conoscessero da sempre: "Dovrebbe nevicare, non trovi? Non sembra affatto Natale, senza neve." Mentre la macchina si allontanava, Annabeth fissò il terreno. "Già." sussurrò. "Non sembra Natale senza neve, e non sembra Natale senza Percy." Aveva smesso di piovere. Annabeth si allontanò lungo la strada, osservando le luminarie che qualcuno aveva appeso al balcone di una casa.
Ti troverò, Testa d'Alghe. Questo sarà l'ultimo Natale che passerò senza di te. Lo giuro sullo Stige.

Those Christmas lights, light up the street
 maybe they'll bring her back to me
Then, all my troubles will be gone,
 Oh, Christmas lights, keep shining on.
 
Quando si era svegliato per la prima volta, solo, in una casa diroccata sperduta in periferia, il suo primo pensiero era stato un nome, solo un nome. Non era il suo; era un nome di ragazza. Annabeth. Un nome poco comune, ma chissà perchè era rimasto marchiato a fuoco nella sua mente completamente spoglia da tutto il resto.
Mi chiamo Percy. Devo trovare una ragazza di nome Annabeth.
Era diventata un'abitudine ripetere tra sé e sé quelle parole. Fare una lista di ciò che conosceva di sé stesso lo aiutava a passare il tempo, e allontanava il terrore costante di poter dimenticare qualcos'altro sul suo passato.
Mi chiamo Percy. Sono figlio di un dio. Devo trovare una ragazza di nome Annabeth.
Aveva imparato velocemente a cavarsela da solo. Vagava per un po', si trovava un lavoro a giornata finché non spuntavano i mostri, poi si spostava nuovamente. E camminando per le strade non poteva impedirsi di osservare bene in volto ogni singola ragazza che vedeva, continuando a ripetersi che no, nessuna di loro era lei.
Mi chiamo Percy. Sono figlio di un dio. I mostri sentono il mio odore. Devo trovare una ragazza di nome Annabeth.
Il giorno di Natale si ritrovò a ripetersi quelle poche parole seduto su una panchina di pietra, in un parco cittadino di Sacramento, in California. Alzando lo sguardo, poteva vedere le luci di Natale pubbliche, piccoli fari rossi e dorati nel buio che si accendevano e si spegnevano a intermittenza.
Percy Jackson non sapeva che cosa fare della sua vita. Chi non ha un passato non ha nemmeno un avvenire, giusto?* L'unica cosa che desiderava ardentemente era trovare quella ragazza. C'era sicuramente un motivo se il suo nome era stato il suo primo pensiero, e dentro di sé sapeva che, una volta trovata Annabeth, i suoi ricordi sarebbero tornati da soli.
"Ciao!" Una voce infantile lo riscosse dai suoi pensieri. Davanti a lui c'era un bimbetto di circa sei anni che sorrideva. Gli mancava un dentino.
"Posso vedere la tua maglietta?" Preso alla sprovvista, Percy annuì. Scostò le falde della giacca per mostrare la maglietta arancione un po' rovinata e strappata che si era ritrovato addosso quando si era svegliato. "L'arancione è il mio colore preferito!" esclamò il bambino "Dove l'hai comprata?"
"Non lo so." sospirò Percy. "L'ho dimenticato." Anche sapere da dove veniva la t-shirt che indossava sarebbe stato importante, un dettaglio in più, anche se minuscolo, sul suo passato, e su Annabeth.
"Come si chiama la tua mamma? La mia si chiama Claire!" disse di nuovo il bambino, indicando una donna bionda avvolta in un cappotto poco lontano, impegnata in una conversazione con una signora anziana. Percy rimase in silenzio. Non sapeva nemmeno quello. Ma non voleva dire di nuovo al ragazzino che non lo sapeva, o si sarebbe insospettito. Decise di scegliere un nome a caso. Scartò il nome Annabeth, perchè qualcosa nel suo inconscio gli aveva detto che non era il nome di sua madre.
La commessa del supermercato in cui aveva lavorato per un po' si chiamava Sally. Era stata una delle poche persone a comportarsi gentilmente con quello strano ragazzo senza ricordi, senza passato, senza famiglia. "Sally." rispose. "Si chiama Sally."
"Tommy?! Torna qui!" chiamò la donna bionda, vedendo il bambino parlare con Percy. Il ragazzo non avrebbe potuto biasimarla: doveva sembrare parecchio bizzarro, un ragazzo di diciassette anni accampato su una panchina come un barbone, con i vestiti stracciati e un graffio su una guancia.
"Ora devo andare. Magari ti rivedo qualche volta! Ciao!" lo salutò il ragazzino correndo da sua madre. Percy lo seguì con lo sguardo, chiedendosi con rimpianto se qualcuno lo stesse cercando, a casa. Chissà chi era Annabeth. Chissà se esisteva davvero o se era soltanto un sogno creato dalla sua mente così confusa. Alzò gli occhi verso quelle luci di Natale. Mentre la notte calava, loro continuavano a brillare imperterrite, come una promessa. Doveva continuare a sperare, si disse: e prima o poi i suoi ricordi sarebbero tornati. Sì, sarebbero tornati sicuramente, e allora niente gli avrebbe impedito di tornare alla sua vita di prima.
Mi chiamo Percy. Sono figlio di un dio. I mostri sentono il mio odore. Sto cercando una ragazza di nome Annabeth, e presto la ritroverò.

Blue's corner
Dunque, il titolo e le strofe provengono dalla canzone Christmas Lights dei Coldplay <3 fatemi sapere che ne pensate, accetto le critiche se sono costruttive :3

 
  
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