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Autore: Robbers    15/07/2014    1 recensioni
« Ehi Severus, secondo te Babbo Natale ci raggiungerà? Non penso sappia dove si trovi il nostro nascondiglio. »
« Babbo Natale non esiste, Lily. » Ed era vero: in dieci anni di vita, Severus non aveva mai ricevuto sotto l'albero un singolo regalo, neanche un sacco di carbone, in caso fosse stato sulla lista dei cattivi. Soltanto una sensazione di freddo perpetuo ogni volta che capiva che il venticinque Dicembre era arrivato.
« Anch'io credevo che la magia non esistesse, fin quando tu non mi hai detto che era tutto vero. »
« Qu-questo non centra proprio niente. La finta esistenza di Babbo Natale è una cosa di cui nessuno riuscirà mai a convincermi. »
« Già... » Lily si staccò da Severus — con gran dispiacere di quest'ultimo — e liberò le mani che prima erano serrate sul suo collo. Controllò le tasche del vestito rosso svolazzante che indossava e, assicurata che una di esse fosse piena e che l’orologio non segnasse ancora mezzanotte, gli rispose ironicamente: « Hai ragione, forse nessuno riuscirà mai a convincerti... »
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Christmas Lights

Aveva deciso di scappare. Non per sempre ovviamente, giusto per poche ore, così non avrebbe più sentito i suoi stupidi genitori litigare. Non c'era stato neanche bisogno di camminare in punta di piedi; le grida sovrastavano ogni minimo rumore, permettendogli di sgattaiolare molto più facilmente del solito. Si chiese per un attimo cos'avrebbe fatto, dove sarebbe andato. Non poteva semplicemente mettersi seduto sull'erba, ormai ricoperta di neve, ma neanche dirigersi verso il paese: tralasciando il fatto che nessun autobus sarebbe passato a quell'ora tarda della sera  — figurarsi il giorno sacro della Vigilia  —, chi mai avrebbe avuto voglia di ascoltare patetici coretti natalizi sull'importanza della nascita di Gesù bambino? Gli serviva una terza opzione, un opzione che comprendesse lo stare da solo, al caldo, magari in compagnia di un buon libro, e l'unico luogo in cui poteva davvero sentirsi a suo agio — e ottenere tutte e tre le cose — era... la casa sull'albero.
La realizzazione lo colpì in testa con la forza di un bolide e si considerò mentalmente un idiota per non averci pensato prima. Corse verso la collinetta dove lui e Lily s'incontravano quotidianamente per giocare e, alla vista della scaletta che pendeva dalla cima di uno dei vari arbusti, riconobbe il rifugio tanto agognato. Prima di entrare, però, diede un veloce sguardo al lago ghiacciato che si estendeva nelle vicinanze: la gente non si era mai interessata a dargli un nome ufficiale, piccolo com'era, ma Lily sì. Per la bambina, quel minuscolo e limpido lago si sarebbe sempre chiamato"Snappy", ossia brillante, e niente o nessuno l'avrebbe fatta cambiare idea. Strambo, vero? All'inizio neanche Severus aveva apprezzato il gioco di parole che richiamava un po' il suo cognome ma, col tempo, si era sentito via via più onorato; forse perchè si era solamente abituato o perché, sulle labbra di Lily, tutto suonava più bello, più dolce, più perfetto.
Aprì la porticina — un po' troppo bassa per il metro e sessanta che Severus era diventato durante l'anno — e incurvò le sopracciglia, sorprendendosi di chi avesse trovato distesa sul divano e mezz'addormentata. « Lily? Che ci fai qui? »            
La bambina, all'udire la voce familiare dell'amico, quasi non cadde dal sofà. Il sonno l'aveva presa alla sprovvista e Severus era arrivato molto più tardi di quanto credeva: ora il suo vestito era stropicciato e i capelli gonfi e scompigliati, rossi come il colore da cui l’amico fuggiva ogni anno. L'unica cosa lievemente decente della sua figura era il sorriso, si disse, e questo la rincuorò per mostrarsi agli occhi di Severus felice e spensierata come sempre. « Ti stavo aspettando, che domande. »
« E perché mi stavi aspettando? »                      
« Sevvie, Sevvie, Sevvie... », Lily si diresse verso il moro, afferrandolo delicatamente per le spalle e costringendolo a guardarla fisso negli occhi verdi sgranati, « Nella mia cameretta ho una finestra, quindi me ne accorgo quando esci e giri per i fatti tuoi a Natale. Cioè tutti gli anni. »
« Adesso è un reato amare la solitudine? », non voleva sembrare serio o infastidito, ma in qualche modo doveva nascondere l'imbarazzo dovuto al modo con cui Lily lo guardava, le gemme, al posto degli occhi, scintillanti e luminose.                          
« No... è solo triste. » ribatté l'amica, visibilmente dispiaciuta. Forse era rimasta mortificata dal tono ostile che Severus aveva utilizzato per parlarle, fatto sta che abbassò di poco lo sguardo e si mise ad osservare, con strano interesse, il pavimento legnoso. Quel comportamento colpì il moro nel profondo, dato che non aveva mai visto una Lily spenta, e sentì il cuore stritolarsi un po': « Hai ragione, è triste. »        
« Lo so, vero? », Lily ricominciò a fissarlo con vitalità, sorridendogli dolcemente e avvicinandosi a lui — aveva fatto in fretta a riprendersi, dannazione, non voleva proprio arrendersi. « Perciò ho portato questi » e indicò una scatola piena d'addobbi vicino al tavolino, contenente festoni, palline di tutte le forme e lucine colorate, « Se tu non vuoi venire incontro al Natale, sarò io a portartelo, ma in qualche modo lo festeggeremo. Insieme. »

« Posso oppormi e dire di no? »             
« No! Non ti lascerò mai andare! » esclamò la rossa, avvolgendo il collo dell'amico con un festone dorato e scoppiando successivamente a ridere; non c'era niente di comico in quella scena e a Severus non andava di mostrarsi contento né tanto meno di sghignazzare come un completo cretino, ma non riuscì comunque a trattenersi un piccolo sorriso al lato della bocca. Lily era così radiante e stava sorridendo e loro due erano così uniti...che iniziarono a dondolare sul posto, abbracciati.
« Ehi Severus, secondo te Babbo Natale ci raggiungerà? Non penso sappia dove si trovi il nostro nascondiglio. »  
« Babbo Natale non esiste, Lily. » Ed era vero: in dieci anni di vita, Severus non aveva mai ricevuto sotto l'albero un singolo regalo, neanche un sacco di carbone, in caso fosse stato sulla lista dei cattivi. Soltanto una sensazione di freddo perpetuo ogni volta che capiva che il venticinque Dicembre era arrivato.
« Anch'io credevo che la magia non esistesse, fin quando tu non mi hai detto che era tutto vero. »        
« Qu-questo non centra proprio niente. La finta esistenza di Babbo Natale è una cosa di cui nessuno riuscirà mai a convincermi. » 
« Già... » Lily si staccò da Severus
con gran dispiacere di quest'ultimo — e liberò le mani che prima erano serrate sul suo collo. Controllò le tasche del vestito rosso svolazzante che indossava e, assicurata che una di esse fosse piena e che l’orologio non segnasse ancora mezzanotte, gli rispose ironicamente: « Hai ragione, forse nessuno riuscirà mai a convincerti... »                                                
Severus non fece altro che rivolgere uno sguardo confuso alla ragazzina che si allontanò da lui e iniziò a sistemare, leggera, le decorazioni intorno alle cornici, ai mobili, e qualunque altra zona priva di allegria; notò anche che aveva portato dei dischi da casa sua e che probabilmente avrebbe insistito per sentirli e farglieli ballare, purtroppo; ma nonostante ciò, quella sera, il pensiero di una figuraccia non lo infastidiva proprio per nulla, e abbandonò il libro che aveva originariamente intenzione di leggere — Storia di Hogwarts — sul suolo.
Chissà, magari quel Natale non sarebbe stato tanto male: Lily era già con lui. 
   
 
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