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Autore: xingchan    16/07/2014    6 recensioni
“Uno dei più grandi astrofisici del mondo, Jeremy Garrad, un uomo dai capelli oramai brizzolati e con enormi occhiali da vista dalla montatura scura sul naso, dopo l’accaduto, attraverso un semplice telescopio, rivelò un corpo celeste di proporzioni mastodontiche della stessa traiettoria dei piccoli meteoriti, che nel frattempo si avvicinavano a gran velocità.
§§§
“Avanti pigrone, alzati!”
Dall’altra parte del mondo, precisamente nel distretto di Nerima, Tokyo, Ranma Saotome stava tentando disperatamente di coprire le sue orecchie servendosi del cuscino del suo futon, in modo da attutire le urla di Akane Tendo, che troneggiava su di lui con un’arcigna espressione di disgusto e collera disegnata sul visino, le gambe divaricate (a guisa di lottatore di sumo, come non mancava di evidenziare il ragazzo con il codino) e le mani sui fianchi.”
Genere: Avventura, Introspettivo, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Akane Tendo, Nuovo personaggio, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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La sfacciataggine di Nabiki l’aveva scandalizzata. Akane sapeva che sua sorella era il tipo che non si lasciava sfuggire nulla, ma chiedere alla Nasa di comprarle una villa in California e riempirla di lingotti d’oro, beh, quello era davvero troppo. La vita sul Pianeta non aveva un prezzo. Non per Akane.
Gli altri non furono da meno. Ciascuno aveva chiesto qualcosa per sé, ma la minore delle Tendo non aveva contrattato su nulla. Esempio seguito solo da Tatewaki, perché desideroso di mantenere le buone maniere. Soprattutto il buon senso.
Jeremy Garrad non aveva perso ulteriore tempo prezioso: una volta che i ragazzi avevano finito con le loro richieste. Aveva separato i maschi dalle femmine, e condotto entrambi i gruppi in spogliatoi diversi, dove fu intimato loro di indossare soltanto delle tuniche ospedaliere, per i controlli medici.
I ragazzi che possedevano la maledizione delle sorgenti furono costretti a svelare la loro condizione ai dottori, che sfortunatamente non avevano loro creduto. Ma mentre gli uomini avevano gettato la spugna, decidendo di concentrarsi sulla missione, Shan Pu si era infuriata per questo, ed aveva creato scompiglio rovesciando tutti gli strumenti, e solo gli insulti di Kodachi avevano fermato il suo assalto. Ma con l’altrettanto disastroso risultato di accanirsi contro di lei.
“A quanto pare, siete nate per fare risse, voi due...” osservò Nabiki.
Nella sezione maschile non andava di certo meglio. Kuno aveva cominciato a fare meravigliosi voli pindarici a proposito delle sue prossime gesta eroiche da narrare alla sfortunatamente assente Ragazza con il Codino, dicendo che si sarebbe comunque confortato dal fatto che c’era Akane Tendo ad osservarlo, sotto lo sguardo irritato e dolorante di Ryoga e di un Ranma che non riusciva neanche  a controbattere, a causa del dolore provocatogli dall’iniezione esageratamente grande che gli avevano fatto sul sedere.
Finché non arrivarono i test psicologici, il mattino seguente. E lì cominciarono tutti i guai.
Erano basati su una sfilza di domande, imbarazzanti e non, che prevedevano comunque una certa sincerità nelle risposte. Le risposte comunque, furono molto eloquenti, e perfettamente consone al modo di essere dei ragazzi. Gli esaminatori almeno non avevano alcun dubbio sul loro senso dell’umorismo, atteggiato e gentilmente accompagnato dalla sbruffoneria.
Per Ranma:
“È mai stato in orbita? Nello spazio, intendo...”
“Lei non sa quante volte...”;
per il vagabondo Ryoga:
“Lassù non può permettersi di gironzolare per l’asteroide, quindi ripeta con me: sono incapace di perdermi! Ripeta!”
“Sono. Incapace. Di. Perdermi!”;
Mousse:
“La sua vista non è molto buona; se dovessero mandarla comunque sull’asteroide, dovrà mettersi delle lenti a contatto.”
“Non posso stare qui a guardare quando la mia Shan Pu è lassù con Saotome, mi capisce?”
per il maestro di kendo Kuno:
“Cosa le viene in mente in questo momento?”
“Akane Tendo e la Ragazza con il Codino!”
per la piccola Akane:
“Da quanto tempo pratica le arti marziali?”
“Da quando sono nata, ovviamente! Ma che domande sono?!”;
la cuoca di okonomiyaki Ukyo:
“Dovrà partire senza la sua spatola, signorina. Dal rapporto risulta che non l’ha lasciata neanche per i controlli medici...”
“Neanche per idea, dovessi morire!”;
la cinesina Shan Pu:
“Pensa di farcela?”
Devo falcela, al ritolno devo sposalmi!”;
per la squinternata Kodachi:
“Cosa le fa pensare di essere all’altezza della situazione?”
“La sottoscritta è in grado di qualunque cosa! Vedremo se lo spazio sarà alla mia altezza, semmai! Ahahahahahahah!!”;
ed infine per la mezzana Tendo Nabiki:
“I suoi interessi?”
“I soldi! Credevo fosse chiaro...”.
Naturalmente, nessuno di loro passò con successo il test.
Sebbene mantenesse dei toni relativamente tranquilli, Garrad non poté non infuriarsi non appena aveva visto che una di loro non era assolutamente adatta per la missione. Non aveva mai visto nulla di più malsano al di fuori di quella ragazza, Kodachi Kuno. Fra tutti, era quella che oltrepassava, e di molto, la linea massima di insanità mentale. Per questo, fu costretta a ritirarsi. Non senza replicare a suo modo, prima.
“Non si dica mai che Kodachi Kuno, la Rosa Nera, venga rifiutata da un così eccellente programma spaziale!”
“Signorina, lei ha raggiunto un livello di idoneità molto, troppo basso per mandarla nello spazio. Non potremo neanche volendo. Potrebbe perdere la testa, lassù, se non peggio.”
L’unica che secondo le previsioni ne sarebbe stata in grado, Akane, finì comunque nel perdere la pazienza quando il colonnello Eartha entrò nella sala senza permesso alcuno, intimandole di abbandonare l’impresa, tutt’al più senza motivo.
Però, Akane non aveva previsto che lo sguardo di quell’uomo fosse così raggelante. Aveva incassato la sua reazione con una freddezza che rasentava un’ingente fiducia nelle proprie capacità, ma soprattutto del proprio potere. Cominciò ad aver paura.
 
***
 
I ragazzi non avevano mai visto niente di più maestoso. La torre di Tokyo sicuramente non rendeva giustizia a quelle creazioni d’alta tecnologia.
Dopo averli forniti di tute dall’insolito color grigio con il logo della NASA all’altezza del cuore, li avevano condotti in quello che rassomigliava molto ad un immenso garage moderno, dove all’interno erano custoditi i due shuttle che li avrebbero condotti sull’asteroide.
Gli shuttle Freedom e Indipendence sembravano dominarli dall’alto, stagliandosi nel soffitto di metallo celandolo per metri.
“Siete rimasti a bocca aperta!” sorrise Ralston. “Non nego di provare meraviglia anche io nel vederli, sapete?”
“Sono giganteschi!” commentò Ryoga. Nei suoi viaggi non gli era mai capitato di vedere da vicino dei razzi di proporzioni così colossali. “Sul serio i razzi sono così grandi?”
“Non sono razzi, ragazzo mio, sono degli shuttle! Comunque,” proseguì l’uomo “il colonnello Eartha ed io vi daremo alcuni suggerimenti su come si pilotano. Oh, non fate quelle facce, non dovete pilotarli personalmente, ma è bene che sappiate cosa fare in caso di emergenza. Se le cose dovessero andar male per l’Indipendence, quello principale, il Freedom dovrà fare il doppio dello sforzo, sì, ma prenderebbe al volo delle redini sfuggite di mano, delle redini di vitale importanza, se così vogliamo intenderci. La signorina Nabiki Tendo, dopo aver eseguito gli addestramenti riservati a lei, dovrà averne alcuni speciali per farle conoscere le attrezzature elettroniche per saperle usare. Allora, chi di voi è Ranma Saotome?”
Ranma fece un passo avanti, indifferente agli sguardi di tutti puntati addosso. “Io!”
“Vedo che sei abbastanza robusto per avere diciotto anni.” osservò con soddisfazione Theobold sorridendo. “Tu comanderai lo shuttle Freedom insieme a me, mentre Nabiki Tendo avrà il controllo dell’equipaggio dell’Indipendence con Barnaby Brockley ed il suo collega Stewart Hunter.”
“Una domanda!”
Mousse alzò una mano attendendo il momento in cui l’uomo gliel’avrebbe concessa.
“Dimmi... Tu sei Mousse, giusto?”
Il ragazzo con gli occhiali annuì, per poi chiedere con estremo interesse: “Sapete come dividere le due squadre?”
“Non ancora,” sospirò il pilota, “molto probabilmente lo sapremo domani.”
Mousse si rattristò, cominciando una sorta di conto alla rovescia per il giorno seguente. Anche se sembravano mentire a se stessi, quell’operazione sarebbe stata molto pericolosa, e si sarebbe maledetto cento volte se Shan Pu non fosse stata assegnata nel suo stesso equipaggio.
Tuttavia, anche se aveva la pazienza appesa ad un filo, doveva comunque accettare gli ordini degli scienziati che aveva di fronte.
 
***
 
L'addestramento acquatico non andò meglio.
Mentre la squadra capitanata da Nabiki, composta da Shan Pu, Ukyo e Mousse, faceva silenziosamente del proprio meglio dimostrando una notevolissima disciplina, lo stesso non si poteva dire degli altri.
Avevano assegnato a Ranma il comando del secondo shuttle affinché si facesse carico della disciplina della sua squadra. Ma ciascuno sembrava andarsene per i fatti propri. I suoi “compagni di viaggio”, ovvero Ryoga, Akane e Tatewaki si erano rivelati più delle palle al piede che dei veri aiuti.
Il maestro di Kendo aveva cominciato a pretendere di fare tutto di testa propria.
Facendo saltare in aria una delle bombole d’ossigeno di riserva.
Anche con indosso la tuta spaziale, Akane aveva tentato senza successo di rimanere calma. I dipendenti della NASA cercavano invano di tenerle sotto controllo la pressione sanguigna e le pulsazioni cardiache, ma la ragazza aveva così paura dell’acqua che Ranma dovette riprenderla un mare di volte, finendo per il litigare con lei. Come se non fosse già abbastanza tenere in riga Kuno.
Il ragazzo maiale, più che a pensare alle procedure di alimentazione, pregava costantemente i Kami affinché non si trasformasse in porcellino davanti ad Akane.
Un tipo anziano che non avevano mai visto si alzò in piedi, facendo continui gesti con le braccia di interrompere la simulazione.
“Cosa c’è, ora?” urlò Ranma ancora intento a discutere con la fidanzata ed il compagno di scuola.
“Cosa c’è?” rispose Eartha con sarcasmo. “C’è che fra qualche istante scoppierà una rissa, ecco quello che c’è! L’altra quadra sembra non ci sia, tanto è silenziosa. Si sente solo la signorina Tendo che impartisce ordini, ma per il resto è così quieta che li manderei subito.”
Ranma, Tatewaki e Akane si guardarono per metà dispiaciuti, facendosi trascinare fuori dalla vasca con apatia.
“Dovrò fare uno scambio, ragazzi. Akane Tendo si trasferirà nel gruppo di Nabiki Tendo, Ukyo Kuonji in quello di Ranma Saotome.”
“È uno scherzo?” ribatté Ranma furibondo. “Non potete scambiarci i posti a vostro piacimento!” disse, avanzando minacciosamente contro il colonnello. Aveva tirato un sospiro di sollievo nell’apprendere che Akane sarebbe stata nella sua squadra, in modo da tenerla d’occhio durante il viaggio ed una volta arrivati sull’asteroide; ma adesso che volevano togliergliela dalla sua supervisione senti il mondo crollargli addosso. Avvertì un intenso groppo in gola allargarsi ad ogni secondo che passava, e chissà come un impellente bisogno di piangere.
Se Akane si fosse trovata nei guai, chi l’avrebbe tratta in salvo fuori se non lui?
“Sì, invece. Dobbiamo assicurarci tutte le precauzioni possibili. Non possiamo aspettarci che tu e la signorina Tendo vi mettiate a bisticciare in mezzo all’universo!”
“Ma...”
“Ranma!” lo prevenne Akane, guardandolo con impassibilità. “Ha ragione il colonnello. Non possiamo fare questa cosa così. È meglio che vada nell’altra squadra.” Odiò con tutto il cuore dire quelle parole, odiò ancora di più Ranma che la osservava con quel barlume di disperazione annidato nei suoi occhi azzurri, ma se volevano portare a compimento la missione, dovevano separarsi. Non potevano permettersi di creare confusione i quei momenti così delicati che li attendevano.
Un uomo comparve un po’ trafelato, annunciando che c’era una telefonata per Akane e Nabiki Tendo. Era loro padre. Le pregò di seguirlo per parlargli.
“Non dovete dire nulla sulla missione. Inventate una scusa accettabile. Non vogliamo che si scateni il panico, mi capite?”
La giovane Akane acconsentì alla richiesta, Nabiki non accennò nulla, per poi seguire il segretario.
“Pronto?”
“BAMBINA MIA, COME STAI? E NABIKI?”
“Bene! È tutto apposto, papà.” disse Akane, che aveva preso la cornetta per prima. “La NASA ci ha consultati per... per vedere quanto degli studenti normali come noi ne sapessero di universo.” mentì, nascondendo il tremolio della sua voce. Soun la diede per buona: dopotutto, non importava tanto di quello che stavano facendo, ma se sua figlia stesse bene. Era così agitato quel giorno in cui prelevarono le sue bambine che era stato in pena per tutto quel tempo.
Akane sentì che Kasumi cercava di tranquillizzare il padre, mentre gli chiedeva se poteva sentirle anche lei.
“Akane! Ci dicevano continuamente che non potevate rispondere. Perché?”
“Beh, eravamo occupati con i quiz.”
“Oh, meno male.”
Era orrendo mentire a suo padre, ancora di più a sua sorella. Ad Akane scese una lacrima, e vedendo la situazione, Nakibi le tolse il telefono di mano per continuare lei la conversazione.
“Dì a papà di non preoccuparsi. Sono cose da niente, che resti calmo.”
“Sì, Nabiki.”
Riagganciando, Nabiki vide che il pianto di Akane era diventato ancora più violento, e che la sorella si era aggrappata a lei per tentare di acquietarsi. Inutilmente.
Aveva il serio timore che quella fosse stata l’ultima volta che li avrebbe sentiti.
 
 
 
 
 
 
NDA
Scusate il ritardo, ragazzi! *cerca di schivare i pomodori* ^-^’
Comunque, ringrazio chiunque stia seguendo questa ff, che commenti, che la metta fra le preferite, fra le seguite, fra le ricordate o che legga soltanto.
A presto! ;)
 
 

 
   
 
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