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Autore: Matilde di Shabran    16/07/2014    0 recensioni
Un altro seguito di Tonight - L'incontro.
"Tonight, you're gonna know how much I miss you
And I miss you so"
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“Ormai è ora” intervenne Alaina guardando il grande orologio a pendolo che si trovava nell’angolo del salotto: le tredici erano scoccate da una decina di minuti.

“Sto iniziando ad avere paura anch'io…” si angustiò Elisa camminando nervosamente avanti e indietro attraverso la stanza “Mi pare una cattiveria dirglielo per telefono…”

“Ragazze” intervenne Stefania “non possiamo farci venire i dubbi adesso!”

“Hai ragione” concordò Giulia “però, effettivamente, è brutto dire in questo modo che sta per diventare padre… soprattutto se lei non glielo vuole far sapere…”

“Elisa” disse Astrid “se non te la senti, glielo dico io.”

“Ti prego Astrid!” la interruppe Federica “con la tua delicatezza rischiamo il disastro. Anzi. La crisi diplomatica!”

Alle parole sarcastiche della ragazza tutto il gruppetto scoppiò a ridere allegramente, come non capitava da tempo, tornando, almeno per qualche momento, a quella che per anni era stata la normalità fra loro: battute, scherzi e risate. Una risata liberatoria che aveva, almeno parzialmente, stemperato la tensione.

Dopo qualche istante Elisa si fece coraggio, prese tra le mani il telefonino e digitò, esitante, il numero, sperando, assieme alle altre amiche, di ricevere il tipo di risposta che auspicavano…

“Pronto” si sentì rispondere dopo alcuni squilli con un marcato accento dublinese.

“Ciao” rispose Elisa riconoscendo immediatamente il suo inconfondibile timbro di voce mentre un brivido le percorreva la schiena: era giunto il momento della verità. “Sono Elisa, l’amica di Francesca.”

“Ciao! Piacere di conoscerti.” rispose cortesemente. “Viky mi ha detto che avresti chiamato. Che state combinando?” chiese senza immaginare neanche lontanamente la notizia che avrebbe ricevuto.

“Metti il vivavoce” suggerì Alaina tirando una gomitata all’amica “vogliamo sentire anche noi.”

“Ti disturbo?” chiese Elisa titubante, cercando di fare un minimo di conversazione per rompere il ghiaccio e procrastinare lo “sgancio della bomba”.

“No, tranquilla, dimmi pure.” Tagliò corto lui, evidentemente ansioso di scoprire il motivo di questa telefonata. Aveva il presentimento che qualcosa non andasse. L'aveva capito fin dal momento in cui lei l'aveva lasciato. Ma, nonostante avesse cercato una soluzione ogni santo giorno, l'enigma restava irrisolto. Poi quella telefonata di Viky “Un'amica di Francesca vorrebbe urgentemente parlare con te”. Qualcosa si stava muovendo. Ok. Non era lei a cercarlo, ma almeno avrebbe avuto delle risposte.

Quel giorno aveva cercato di tenersi impegnato in tutti i modo: era troppo agitato, e se fosse nell'ozio avrebbe dato i numeri per l'ansia dell'attesa. Non che mantenersi occupato fosse stato troppo utile: nel primo pomeriggio aveva un'intervista alla radio, ma il più delle volte, aveva risposto alle domande in automatico. Poi era tornato in albergo con i ragazzi. Aveva letto il giornale, si era fatto un te, aveva controllato la mail. Per la disperazione si era messo perfino a riordinare e ripiegare la biancheria che aveva in valigia. Ma niente. Qualsiasi cosa facesse la sua attenzione tornava sempre lì. Sempre a lei.

“Ti devo dire una cosa importante” riprese seria, deglutendo per evitare di farsi prendere dall’emozione. “Sei solo? Possiamo parlare tranquillamente?”

“Sì, sono solo. Ma che succede?” chiese iniziando a preoccuparsi per il tono della sua interlocutrice e a spazientirsi, visto che si stava girando attorno all’argomento.

“Ehm… Francesca...” iniziò, lottando con se stessa per trovare le parole più adatte, che fossero dirette nello spiegargli la situazione, ma con un minimo di tatto: non erano cose da dirsi per telefono. Non erano nemmeno cose da far dire da terzi. Almeno un po' di delicatezza era necessaria. “Francesca sa una cosa, però non te la vuole dire... non ti vuole creare problemi…”

“Mi stai facendo paura, che succede?” la interruppe preoccupato, iniziando a figurarsi scenari drammatici “Perché è sparita? Perché non mi risponde? Cosa l'ha fatta scappare così?”

“È spaventata. Ha perso l'orientamento...”

“Ma perché? Sta male?” la incalzò con crescente preoccupazione.

“Aspetta un bambino!” sbottò, come togliendosi un peso dalla coscienza.

Lui si bloccò per qualche istante, restando senza fiato, mentre quei momenti di QUELLA sera tornavano a farsi strada tra i suoi ricordi.

Per la ragazze radunate attorno al telefono questo lungo silenzio rimbombava con più violenza dell’esplosione di una bomba… Alcune erano pietrificate a loro volta, altre pensavano, e non erano bei pensieri. Nelle loro menti balenava il presentimento di una reazione negativa, che tanto avevano temuto, ma che in poche avevano osato prospettare come probabile. Sui loro volti comparvero espressioni di panico.

 

FLASHBACK

 

Dublino, pochi giorni dopo la partenza di Francesca

 

“Ciao” esclamò Vicky aprendo la porta e trovandosi di fronte il cugino.

“Ciao” rispose entrando “c’è l’invasata?” domandò riferendosi alla nuova coinquilina di Victoria, una ragazza svedese fissata con il metal, disordinata, chiassosa e terribilmente invadente e pettegola.

“No” disse mentre si stavano accomodando sul divano “oggi non abbiamo il pubblico…”

Una volta sedutosi sul divano Nicky rivolse lo sguardo al pavimento e sbuffò.

“Che c’è? Sembri un’anima in pena” soggiunse Viky dopo averlo osservato in silenzio per qualche istante.

“Francesca”.

“Anche a me manca. Era decisamente meglio lei di questa qua…”

“Non è solo che mi manca… è per tutto quello che è successo. Non ha senso! Non riesco a spiegarmelo!”

“Ci sei rimasto male, vero?”

“Sì... ma non solo perché mi ha lasciato. Cioè. Quello è il peggio. Ovvio. Però non riesco a capire. È tutto così assurdo. Tutto è cambiato da un momento all'altro, senza una ragione. O, almeno, io non l'ho trovata. Mi ha messo addosso l'ansia di aver fatto qualcosa di sbagliato... Tu l'hai sentita?”

“No. Ho provato a cercarla in tutti i modi, ma sembra sparita dalla faccia della terra.”

“E tutto per colpa mia!”

“Senti... se tu non riesci a trovare una ragione che comprenda te, non è possibile che sia successo qualcosa che non ti riguardi? Non so. Qualcosa alla sua famiglia... a qualche amico?”

“Ma allora che senso avrebbe avuto sparire così? Se fosse successo qualcosa a casa sua, avrei trovato normale che se ne fosse andata, ma allora perché lasciarmi? Perché non spiegarmi come stavano le cose? Perché rendersi irreperibile? Avrei capito il desiderio di stare dove sentiva che ci fosse più bisogno di lei e concentrarsi su quella situazione, ma non sparire senza una parola!”

“Hai ragione... Non ha senso... Ma cosa puoi averle fatto di così brutto da farla scappare così?”

 

* * * * * * *

 

Pechino, due giorni prima

 

“Nicky, non ne posso più di te” sbottò Shane, stufo di vedere l'amico costantemente imbronciato e scorbutico “Finiscila di comportarti così! È snervante avere attorno una persona che è alternativamente intrattabile, depressa o del tutto apatica!”

“Tu non sei mai stato nella mia situazione. Non sai come ci si sente!” replicò irritato.

“Capisco che tu abbia le tue buone ragioni, ma non puoi rendere la vita impossibile a tutti quelli che ti stanno attorno!”

“E cosa dovrei fare?! Andarmene in giro felice e contento, come se niente fosse???”

“Non ho detto questo, ma un minimo di correttezza, almeno con chi lavora con te, sarebbe gradita! Hai notato che nessuno ti rivolge la parola e, se possono, evitano anche di passarti vicino, perché non hanno voglia di beccarsi una rispostaccia?”

“Sono davvero diventato così orribile?” chiese, realizzando di aver vissuto con la testa in un altra dimensione negli ultimi tempi.

“Sì... Ascoltami. Anche se non mi sono mai trovato nella tua situazione, posso immaginare come ti senti, e non è affatto bello. Ma non puoi continuare così. Stai rovinando il tua immagine, e soprattutto i tuoi rapporti con molte persone. Ho capito che hai altro per la testa in questo momento, ma comportarti come un orso non ti aiuterà a risolverla e non ti farà sentire meglio.”

“Quindi?”

“Quindi hai due alternative. O ci metti una pietra sopra, o ti dai una mossa e cerchi di sistemare le cose.”

“Io non voglio metterci una pietra sopra!” ribatté, piccato.

“Perfetto. Almeno una decisione l'hai presa. Adesso devi solo capire cosa vuoi fare.”

“È una parola! Le lettere sono state un fiasco!”

“Continui ancora a scriverle?”

“Sì. Ma visto che non ha dato segni di vita, sarebbe uguale se scrivessi sul mio diario!”

“Dici che le ha ricevute?”

“Non ne ho idea. Né io né Viky abbiamo il suo indirizzo preciso, quindi ho sempre segnato sulle buste solo la città. Per la disperazione, ne ho spedite alcune persino all'ufficio di suo padre!”

“E come l'hai trovato?”

“È un dirigente di un ente pubblico, i recapiti dell'ufficio sono su internet.”

“Allora quelle le avrà ricevute di sicuro!”

“E chi lo sa! Bisogna vedere se sta ancora coi suoi.”

“Perché non dovrebbe più abitare con loro?”

“Per lo stesso motivo per cui è sparita, magari. Chi lo sa? È tutto talmente assurdo! Se è sparita per me, potrebbe anche essere sparita per loro!”

“Ma se suo padre avesse ricevuto le lettere, e anche lui non sapesse dov'è, dici che non ti avrebbe contattato?”

“Non ci avevo pensato” bofonchiò dopo qualche istante di silenzio, colpito da questo dettaglio che non aveva considerato “In effetti sarebbe stato logico”.

“Quindi è molto probabile che lei sia a casa dei genitori e abbia letto almeno alcune delle tue lettere!”

“Forse sì. Ma resta il fatto che non si è fatta sentire! Io ho provato in tutti i modi a farle capire che almeno vorrei sapere cos'è successo e come si sente. Non pretendevo che alla prima lettera mollasse tutto e tornasse da me di corsa, ma almeno una telefonata, un sms, una mail! Qualsiasi cosa che mi tranquillizzi un minimo! Tu non hai idea dell'angoscia che mi sento addosso perché non so nemmeno dove sia o se stia bene! È snervante! Potrebbe essere dovunque, potrebbe stare male, potrebbe avercela con me per chissà quale motivo e io sono qui, nell'ansia, con le mani legate! Sapessi almeno perché ha deciso di tagliare i ponti, cercherei di fare in modo di aggiustare la situazione, ma non so niente! Ho pensato a tutti i possibili torti che potrei averle fatto, mi sono scusato per qualsiasi cosa, probabilmente anche per cose che non ho fatto, ma niente! È come se lei e tutti quelli che le stanno vicino fossero stati risucchiati da un buco nero!”

Shane lo guardava con una pietà che raramente aveva sentito in vita sua. Nicky era un caro amico e gli dispiaceva tremendamente vederlo dibattersi in questi dubbi senza prospettive di risoluzione. Questa storia andava avanti già da un po' e niente si era mosso. La scelta più facile sarebbe stata lasciarsi tutto alle spalle e andare avanti. In fondo era quello che lei voleva.

Forse.

Ma ovviamente lui non aveva intenzione di mollare. La amava e la rivoleva indietro.

Altro che solo sapere come stesse!

Certo. Visto che non aveva sue notizie da settimane, mesi, ormai, almeno assicurarsi che non le fosse successo niente sarebbe già stato qualcosa, ma poi, una volta scoperto questo, di certo non si sarebbe accontentato. Avrebbe insistito, le avrebbe provate tutte per riprendersela.

Dopo aver provato l'ebbrezza del vero amore ricambiato, di certo non si sarebbe accontentato di una semplice amicizia: ogni ragazza dopo lei sarebbe stata un rimpiazzo. Non poteva dargli torto: quando si sente di aver trovato l'anima gemella, non si torna più indietro. Forse sarebbe stato meglio se lui e Viky non si fossero dati tanto da fare per metterli assieme. Forse sarebbe stato meglio se non si fossero conosciuti affatto. Ma ormai la storia era scritta, non si poteva tornare indietro e cambiare il passato. Ora dovevano concentrasi per cercare di costruire il futuro. Nicky non avrebbe mai mollato. Lo conosceva. Avesse dovuto impiegarci dei secoli, avrebbe insistito fino a raggiungere il suo obiettivo. La testardaggine non gli era mai mancata, e mai come in questo momento poteva essere la sua carta vincente. Dovevano pensarle tutte, provarle tutte. C'era troppo in gioco.

Ed era anche ora di smetterla di pensare ai perché. Comprenderli avrebbe cambiato di poco la situazione se lei restava isolata dal mondo. Ora l'obiettivo doveva essere fare in modo che loro si parlassero. Il come restava un gran bel problema. A Shane girava talmente la testa per cercare di inventarsi qualcosa, che la battuta del messaggio sulla tv italiana non gli sembrava nemmeno più tanto ridicola.

“Shane?”

“Mmm?”

“E se andassi da lei?”

“Eeeh?”

“Finiscila di rispondermi con dei versi!” sbottò, irritato “Dimmi qualcosa di comprensibile!”

“Vuoi andare da lei? Intendo. Fisicamente? Vuoi presentarti a casa sua?”

“Che alternative ho?”

“Non lo so... ma se...”

“Beh. Peggiorare la situazione è difficile. Non so neanche se è viva! Almeno potrei vederla in faccia!”

“Ma se la prendesse male?”

“Ho cercato di essere delicato, ma non ho attenuto niente! Almeno così sarò sicuro che avrà sentito le mie ragioni e sarà costretta a spiegarmi cosa diavolo l'ha fatta scappare!” C'era una certa foga nel suo discorso. Un rinnovato vigore che da tempo era andato perduto nei suoi atteggiamenti. Aveva avuto un'idea che gli consentiva di vedere la luce infondo al tunnel.

“Se te la senti di affrontarla...”

“Shane, ma cosa stai dicendo?! Sono mesi che VOGLIO affrontarla!”

“Sì, ma non così!”

“Chi se ne frega del modo! Sono stanco, STANCO di stare qua ad aspettare senza poter fare niente. Io vado da lei. Mi caccerà? Pazienza. Almeno non vivrò col rimorso di non averci provato!”

La pietà che prima Shane aveva provato si stava trasformando in ammirazione. Piuttosto che lasciarsi scivolare tutto tra le dita, avrebbe rischiato il rifiuto. Non tutti l'avrebbero fatto. Rischiare l'umiliazione di un rifiuto avrebbe dissuaso moltissime persone, ma non Nicky. Lui era determinato ad andare per la sua strada per riprendersi la sua ragazza. Quella determinazione, quello slancio lo facevano sperare per il meglio: forse tutto si sarebbe sistemato.

“E cosa pensi di dirle?”

“Non ne ho idea... Suppongo che mi verrà in mente qualcosa sul momento, a seconda di come si evolverà la situazione...”

“Piano brillante...”

“Cosa vuoi che faccia? Mi dovrei scrivere un discorso e farla tacere finché non ho finito? Dai! Dipende tutto da come la ritrovo, da come si comporta, da quello che mi dice.”

“Forse hai ragione... E quando pensi di andare?”

“Non appena saremo tornati dalla promozione in Asia.”

“Perfetto, allora è deciso!” concluse Shane strofinandosi le mani “Andiamo!”

“Dove?”

“A prenotare i biglietti dell'aereo, cretino! Non vorrai mica andarci a piedi!?”

 

FINE FLASHBACK

 

“Diventerò papà?” domandò infine con un tono di voce che ad Elisa, forse presa dalla tensione del momento, parve assolutamente pacato, se non freddo.

“Sì” rispose con poco più di un sussurro, rivolgendo lo sguardo al pavimento, pronta ad affrontare la peggiore delle reazioni.

“Davvero? I... io... io, non ci posso credere! … È una notizia fantastica!”

Dopo tutto questo turbinio di ricordi sul suo viso, dapprima esterrefatto, comparve un sorriso entusiasta.

Aspetta un bambino.

Tre parole ed ecco che tutto era cambiato. Tutto, o quasi, assumeva un significato e si aprivano nuove prospettive. Sentiva la voglia di alzarsi e iniziare a saltellare come un bambino felice di aver ricevuto i regali che voleva per Natale. Gli pareva di toccare il cielo con un dito.

Aspetta un bambino.

Nessuna frase, pensava, poteva avere un suono più favoloso. Vedeva la loro vita futura prendere forma nei suoi pensieri, e l'immagine non poteva essere migliore.

Aspetta un bambino.

Aspetta un bambino.

Aspetta un bambino.

Tre semplici parole gli rimbombavano nella testa come l'eco di una voce tonante in una cattedrale vuota.

Aspetta un bambino.

Il loro bambino.

Alle sue parole Elisa, e tutte le amiche con lei, sentirono tutta la tensione accumulata nell’ultimo mese scemare di colpo e lei si lasciò cadere sulla poltrona che si trovava giusto alle sue spalle. Per fortuna l’aveva presa bene, da quel momento tutto sarebbe tornato al suo posto.

“Ma per lei non è stata una bella notizia…” riprese dopo un paio di secondi di silenzio, occupati nel realizzare la situazione e nel formulare una frase di senso compiuto “non l’ha presa bene come te: è completamente fuori di testa!”

In quel momento un fulmine squarciò la sua gioia per farlo sprofondare nel terrore più puro.

“Non lo vuole?” chiese con voce tremante. Era sconvolto dalla sola idea di trovarsi a dover porre quella domanda. “Vuole abortire?”

“No. Non lo farebbe mai. Soprattutto... Non ucciderebbe mai tuo figlio...” mormorò.

Tuo figlio.

Sentì il sangue ricominciare a scorrergli nelle vene. Nell'attesa della risposta di Elisa gli sembrava di essere stato colto da una sorta di paralisi titolare, del corpo e della mente.

“Ma perché? Perché non me ne ha voluto parlare?”

“Perché ti ama troppo, ti vuole proteggere e dice di non voler rovinare la tua carriera. Inoltre, credo che tema che tu non ti senta pronto, o non voglia il bambino…” balbettò, imbarazzata dal fatto di stare raccontando i sentimenti più intimi di un'altra persona ad un ragazzo che praticamente non conosceva e a cui, probabilmente, in quel momento stava girando la testa per la novità.

Certo non erano belle cose da dirsi. L'aveva lasciato perché voleva proteggerlo. Bella cavolata! Invece che tenerlo al riparo da chissà poi quale disgrazia, probabilmente l'aveva fatto impazzire per l'angoscia di non sapere dove fosse o cosa le fosse successo.

“Come può pensare una cosa del genere!? Io la amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, come potrei non volere il nostro bambino!? E lei lo sa! Gliel'avrò detto milioni di volte! Perché deve essere sempre così testarda e mettersi in testa cosa che non esistono!? Ok, forse è un po’ presto, certamente non era previsto, ma questo non cambia il nostro rapporto! Io sono felice per questa notizia!”

“Non lo so cosa stia pensando, davvero non lo capisco. Non capisco se lo stia facendo per proteggere se stessa, da una tua eventuale reazione negativa, o se semplicemente non vuole metterti di fronte ad una cosa così importante…”

Nicky sospirò pesantemente, riflettendo sulle parole di Elisa, ben conscio del carattere di Francesca.

“Ti prego” riprese Elisa “ devi dirle qualcosa! Da quando ha scoperto di essere incinta non è più lei, è triste, pallida, piange sempre… Lei ti vuole lontano da sé perché si sente colpevole o chissà cos'altro, ma Dio solo sa quanto le manchi! Qualche sera fa” riprese dopo una breve pausa “è rimasta a dormire a casa mia e ha avuto gli incubi tutta la notte, ti chiamava nel sonno: è stato straziante anche per me! Io e tutte le amiche stiamo iniziando a stare male anche noi come lei a forza di vederla in questo stato. Abbiamo tentato in tutti i modi di farla ragionare, di convincerla a parlarti, a dirti cosa sta succedendo, anche perché è un tuo diritto saperlo, ma non vuole sentire ragioni! Si sta distruggendo da sola per i suoi stupidi sensi di colpa! Capisco che questo non è il modo migliore di ricevere una notizia del genere, e me ne scuso, mi dispiace di averti scaricato tutto addosso così, senza il minimo preavviso, ma dovevamo evitarle in tutti i modi nell’andare fino in fondo nel commettere una sciocchezza di cui si sarebbe potuta pentire per tutta la vita.”

“Ma perché si sente in colpa? Non capisco. Sarebbe più logico se ce l’avesse con me! Sono io che non le sto vicino, sono io che…”

“Infatti, se ragionasse con la sua normale logica un’idea del genere non la sfiorerebbe nemmeno” lo interruppe, avendo colto dove stava andando a parare “però lei ti ama troppo per poterti attribuire una qualsiasi colpa e preferisce accusare se stessa perché in quel momento non è stata lucida e non si è comportata con la sua solita prudenza. Abbiamo provato a convincerla che non è colpa sua, che queste cose si fanno in due, e che comunque può capitare a tutti di commettere un errore, ma è stato come parlare con il muro…”

“Ma sta bene?” intervenne preoccupato, ritornando di nuovo bruscamente alla realtà, dopo essere stato perso nei suoi pensieri “E il bambino?”

“Sì, fisicamente sì. Non ha avuto nessun problema.”

“Almeno questo…” sbuffò, strofinandosi il viso con la mano.

“Cosa pensi di fare?”

“Domani sera ripartiamo dal Giappone per tornare a casa. Dopodomani sarò a Londra e prenderò il primo aereo… E devo ricordarmi l’anello…”
“Cosa?” domandò Elisa smarrita.

“Devo trovare il tempo per andare a comprarle l'anello.”

“Che anello?”

“L'anello di fidanzamento, no? Hai presente? Il solitario coi brillantini attorno. O forse è meglio un trilogy...”

“M... ma le vuoi chiedere di sposarti?” balbettò Elisa stupefatta.

“Certo! Mi pare ovvio! Cos'altro dovrei fare?”

Elisa era sconvolta. La sua risposta le suonava così serena, persino entusiasta. Aveva detto quelle cose come se fossero assolutamente normali, scontate. Aveva preso una decisone fondamentale per il suo futuro senza quasi battere ciglio. Non si era nemmeno minimamente alterato per quello che gli avevano detto, o per il modo, se non altro. Aveva messo da parte qualsiasi barriera di orgoglio o di risentimento per il bene di Francesca e per l'amore che provava per lei.

Le stima di Elisa, e di tutte le presenti nella stanza, nei suoi confronti stava crescendo esponenzialmente.

“Ma... Cioè io... Non volevo... Non volevamo... Voglio dire” e si fermò un attimo per ricomporsi “Non sei costretto a sposarla...”

“Ma stai zitta” si inserì Astrid stizzita “Ha avuto l'idea giusta da solo, non ti intromettere.”

“Ssssh...” la zittì Elisa, per evitare che la conversazione telefonica si complicasse “Dicevo. Non è necessario che tu arrivi qua di corsa con l'anello in mano. Non è quella la priorità. Adesso la cosa importante è che tu le parli, che la faccia ragionare. Per le proposte di matrimonio c'è tempo.”

“Hai ragione. Non è necessario. Ma voglio farlo. Perché aspettare? In fondo era quello che progettavo. Magari non così, non adesso, ma comunque non sarebbe passato tanto tempo prima che mi decidessi a chiederglielo.”

“Yuhoooooo!!!” esultarono le ragazze, e Astrid con particolare impeto, abbracciandosi. Il risultato sonoro era più o meno simile a quello di un pollaio in cui era appena entrato il contadino con il mangime.

“Che succede?” chiese spiazzato da qual fracasso improvviso.

“Ah, niente… le altre amiche di Francesca stanno ascoltando la telefonata e hanno dimostrato il loro entusiasmo per la tua risposta” ridacchiò.

Nicky scoppiò a ridere, aveva avuto un primo assaggio del comportamento delle comari, che Francesca gli aveva descritto con dovizia di particolari definendole un’eterogenea masnada di invasate con ideali spesso agli antipodi, il gene del casino ben piantato nel dna, la tendenza a buttare tutto in barzelletta, ma unite da un saldo principio dell’amicizia e del sostegno reciproco.

“Senti” disse Elisa ritornando seria “quando arriverai qui non ti aspettare la solita Francesca, quella che hai conosciuto in Irlanda: in questo momento è un’altra persona. Speriamo che almeno tu riesca a farla ragionare…”

“Non ti preoccupare” la rassicurò “ la convincerò, a costo di sbatterle la testa contro il muro. Devo farlo, soprattutto per il bene suo e del bambino” concluse con un lieve sorriso che stava formandosi sulle sue labbra pronunciando le ultime parole.

“Grazie Nicky…”

“Dovrei essere io a ringraziarvi, avete evitato un bel disastro… Ti chiamo domani per dirti quando arrivo. Ciao.”

 

“Visto?” esclamò raggiante Alaina non appena Elisa ebbe concluso la telefonata, lanciandosi in un ballettino celebrativo degno del miglior trenino di ubriachi la notte dell'ultimo dell'anno “Avevate tanta paura, invece è andata benissimo!”

“È incredibile “ intervenne Stefania “ha avuto una reazione davvero stupefacente. Non so quanti si sarebbero comportati così. La Francy non ha esagerato parlando di lui, è davvero una persona straordinaria.”

“E soprattutto la ama davvero” concluse Giulia sull’orlo delle lacrime.

“Che c’è?” chiese Federica, osservando l’espressione trionfante di Astrid.

“Si sposano pure” mugugnò strofinandosi le mani “Matrimonio riparatore, ma sempre matrimonio! La mia considerazione nei confronti del dublinese è alle stelle!”

“Perché?” la questionò Stefania.

“Non tutti danno per scontata la proposta di matrimonio, che, in questo caso, ci sarebbe stata a prescindere, una volta ricevuta la notizia di un erede in arrivo”

“Un erede” sbuffò Federica scimmiottando i suoi modi vittoriani.

“Effettivamente io non me lo aspettavo, non così velocemente, almeno” rifletté Stefania “Quantomeno mi sarei aspettata che prima sarebbe venuto qui a parlarle.”

“Neanche io” intervenne Elisa “Ma così dimostra di avere decisamente la testa sulle spalle e di volersi prendere fino in fondo le sue responsabilità.”

“E poi questa è la cosa GIUSTA da fare in queste situazioni!” concluse Astrid, rivolgendosi in particolare a Federica, che da sempre era quella della compagnia ad essersi dimostrata meno attaccata alla morale tradizionale e soprattutto allergica a qualsiasi tipo di prescrizione religiosa.

“A me sarebbe bastato che lui si assumesse le sue responsabilità, anche nel caso si fossero lasciati. Sapete che io continuo a non averlo in simpatia.”

“Uno” attaccò risoluta Giulia, che raramente alzava la voce o si imponeva in una discussione con tale decisione “Non serve che sia simpatico a te. Due, un bambino ha bisogno di entrambi i genitori, non della mamma e dei soldi del papà!”

“Ma non c’era tutta questa fretta di sposarsi!” la interruppe Federica. “Stanno assieme da poco, è un passo importante!”

“Scusa tanto” la rimproverò Astrid “ma lei aspetta suo figlio. Non credo ci sia nulla più importante di questo!”

“E il matrimonio è l'ambiente migliore per il bene di una famiglia!” la spalleggiò Giulia.

“Matrimonio!” esplose Alaina “Matrimonio! Ragazze, sapete cosa significa questo???”

Le cinque amiche la fissarono smarrite.

“Significa che la Fra avrà l'occasione di dare sfoggio delle sue straordinarie doti organizzative, ma soprattutto significa abito da sposa per lei e da damigelle per noi!!!”

Una fragorosa risata rimbombò nel piccolo, ma accogliente, salotto dalle pareti color panna.

“Cosa c’è da ridere??? Vi rendete conto che ci troveremo nel mezzo del matrimonio dell’anno? Già me lo immagino” sospirò sbattendo le ciglia con aria sognate “tantissimi invitati vestiti di tutto punto, e poi la festa, il pranzo, la torta, la Fra in bianco…”

“Calma” intervenne Federica a frenare i suoi entusiasmi “non è detto che accetti la proposta”.

Solo una forza soprannaturale, cioè la ferma opposizione di Elisa e Stefania, che le erano letteralmente saltate sulla schiena, impedirono ad Alaina di linciare Federica. “Ma sei impazzita!!! Non si può dire di no a Nicholas Byrne, non esiste proprio!”

“Perché NO? Perché è ricco? Per quanto Francesca possa essere venale non credo che arriverebbe così in basso!”

“Ti stai dimenticando di un piccolo particolare” appuntò Giulia “Lei lo ama.”

“Ne siete davvero così sicure?”

“L’ultima cosa che qui si può mettere in dubbio sono i suoi sentimenti per lui” asserì Alaina “Tutto questo casino è successo proprio per questo, perché lei lo vuole proteggere.”

“E se invece non lo amasse?”

“No. Puoi dire quello che vuoi: io non ci credo. Per me è un dato di fatto che lei lo ami.”

“E cosa succederebbe se lei si ostinasse sulla sua decisone? Avete tanta fiducia in lui?”

“E tu hai tanto odio nei suoi confronti? Che ti ha fatto di male!?” esplose Stefania.

“Seriamente Fede” intervenne Elisa a calmare gli animi “vedrai che la farà ragionare…”

“Altrimenti mi sentirà urlarle dietro finché vive!” concluse Astrid scoppiando a ridere.

   
 
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