What hurts the most
L’aeroporto di Albuquerque era pieno di
persone, quella mattina di luglio.
Molte erano famiglie che salutavano i loro
figli che partivano verso università lontane.
E tra loro c’era anche un gruppetto di
ragazzi di diciannove anni, che stava salutando due dei suoi elementi più
importanti.
Kelsie Nielsen si alzò in punta di piedi ed
abbracciò Troy Bolton: “Mi raccomando, fate i bravi a Los Angeles tu e Chad!”
Troy rise: “D’accordo. E voi fatevi valere a
New York.”
Martha Cox scosse la testa: “Ancora non ci
posso credere che voi due andrete alla UCLA mentre noi dall’altra parte degli
Stati!”
Chad Danforth ritornò in mezzo a loro,
tenendo per mano la sua fidanzata Taylor McKessie in lacrime: “Beh, voi andrete
alla Julliard, Tay, Zeke e Jase
all’università di New York, mentre noi a giocare per i Lakers. Sono i nostri
sogni, giusto? Ma non per questo vuol dire che non saremo più amici!”
Sharpay Evans annuì: “Preparati a comprare i
biglietti per il mio primo film, Danforth!”
Tutti quanti ridacchiarono, quando una voce
femminile annunciò: “Tutti i passeggeri del volo J843 per Los Angeles sono
pregati di recarsi al gate 1, ripeto, tutti i passeggeri del volo J843 sono
pregati di recarsi al gate 1. Inizieremo l’imbarco tra pochi minuti.”
Chad si sistemò meglio la borsa rossa e
bianca dei Wildcats sulla spalla: “E’ il nostro.”
Mentre Taylor lo abbracciava stretto,
bagnandoli la maglietta verde con le lacrime, gli occhi blu di Troy si
spostarono sull’ultima ragazza del gruppo, Gabriella Montez.
Colei che gli sarebbe mancata di più. La
ragazza a cui poteva sempre dire tutto. La sua migliore amica.
Sorrise tristemente e le si avvicinò: “Mi
mancherai, Gabby.”
Lei annuì, gli occhi pieni di lacrime: “Anche
tu mi mancherai, Troy.”
L’abbracciò, respirando il profumo dei suoi
capelli: “Tieni duro alla Julliard, capito? E
chiamami se hai bisogno di qualcosa, anche per un consiglio su cosa metterti
per uscire con un ragazzo!”
Gabriella rise, la guancia appoggiata al suo
petto, sentiva il suo cuore battere: “E tu gioca bene nei Lakers, Troy. E anche
tu puoi chiamarmi quando farai strage di cuori.”
Il volo venne chiamato di nuovo, e i due
ragazzi si staccarono a malincuore.
“Ti voglio bene, Gabby. Sei la migliore migliore amica che si possa desiderare.” le sussurrò
guardandola fisso negli occhi color cioccolato.
Lei si sforzò di sorridere: “Ti voglio bene,
Wildcat. Sei il migliore miglior amico che si possa desiderare.”
Troy la baciò sulla guancia e si allontanò,
salutando gli altri con un ultimo abbraccio.
Poi lui e Chad s’incamminarono, con le borse
identiche sulla spalla e i biglietti per il loro futuro in mano, senza voltarsi
mai per non soffrire ancora.
Gabriella andò ad abbracciare Taylor, che
piangeva silenziosamente, comprendendo appieno i suoi sentimenti. Perché anche
lei stava guardando il ragazzo che amava andarsene.
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I can take
the rain on the roof of this empty house, that don't bother me
I can take a few tears now and then and just let them out
Gabriella chiuse gli occhi nel sentire una
goccia caderle sul viso.
Il cielo era nero, coperto da minacciosi
nuvoloni neri. Come quasi ogni giorno da quando era arrivata a New York, cinque
mesi prima.
Ma la pioggia non le dava fastidio. Anzi,
l’aiutava a nascondere le lacrime che piangeva ogni giorno.
Si strinse di più nel maglione bianco che le
arrivava fino alle ginocchia, strette contro il petto.
Le gocce cominciarono a farsi sempre più
frequenti e veloci, ma lei rimase seduta sulla sedia, nella terrazza della casa
che aveva affittato insieme ai suoi amici.
Lei, Taylor, Sharpay, Ryan, Kelsie, Jason,
Martha e Zeke vivevano tutti insieme, un po’ per riuscire a mantenersi in
quella città così cara, un po’ per consolarsi a vicenda e fare finta che fosse
tutto come l’anno prima.
Era una casa piena, la loro. Ma ogni tanto le
sembrava che fosse davvero vuota.
I'm not
afraid to cry
Every once in a while even though goin on with you
gone still upsets me
Sospirò, mentre alla pioggia is mischiavano
le sue lacrime.
Lei non aveva paura di piangere. L’aiutava a
sfogarsi, a scacciare la tristezza che l’accompagnava da quando lui non
era più vicino a lei.
There are days
Every now and again I pretend I'm okay but that's not what gets me
Sentì la porta-finestra aprirsi, e vide Zeke Baylor, ex Wildcats e
fidanzato di Sharpay, comparire sulla terrazza con un ombrello in mano.
“Ehi, Gabby, tutto a posto? Perché stai qui sotto la pioggia?” le
domandò preoccupato.
Lei sorrise, asciugandosi le guance con il dorso della mano: “Sì, sì,
non ti preoccupare. Stavo giusto rientrando.”
Lui sorrise e l’accolse sotto l’ombrello: “Ho appena fatto dei biscotti
al cioccolato. Ne vuoi, prima che torni Sharpay e li finisca tutti?”
Gabriella rise: “Molto volentieri, grazie.”
What hurts
the most, was being so close
And having so much to say
And watchin you walk away
Mentre intingeva un biscotto nel latte caldo,
iniziò ancora a riflettere, cullata dalla musica jazz che Zeke aveva messo su.
Quello che le faceva più male, non era forse
la lontananza, perché in ogni caso lei e Troy si sentivano praticamente ogni
giorno.
Era il fatto di essere così uniti, di avere
ancora tanto da dire, e guardarlo andare via senza una parola in più.
Never
knowing, what could have been
And not seein that lovin
you
Is what I was tryin to do
Era il fatto di non aver mai saputo ciò che
sarebbe potuto succedere tra loro due. E non essersi mai accorti che amarlo era
ciò che stava provando a fare.
Ma ormai era troppo tardi.
It's hard to
deal with the pain of losing you everywhere I go
But I’m doin it
Il suo cellulare trillò proprio in quel
momento nella tasca dei suoi jeans.
Lo tirò fuori e vide che le era arrivato un
messaggio di Troy.
Con un sorriso, lo lesse: Ehi, bellezza!
Come va lì a NY? Qui tutto ok! Bisogno di te: come ci si veste per il primo
appuntamento con una ragazza?! TVB!!
Il suo sorriso cadde, sentì il cuore
stringersi.
Ecco, il momento che aspettava con tanta
paura. Il momento in cui iniziava a perderlo.
Però doveva andare avanti, convivere con quel
dolore, anche se sarebbe stato terribilmente difficile.
It's hard to force that smile when I see our old friends and I’m alone
Still harder gettin up, gettin
dressed, livin with this regret
La porta d’ingresso si aprì, e tutti gli
altri suoi amici si riversarono nel salotto schiamazzando e bagnando il
pavimento.
Gabriella sospirò e cercò di sorridere, anche
se era difficile vedendo tutti i suoi amici e poi lei, da sola.
Da quando lei e Troy si erano separati, era
come caduta in letargo.
Faceva fatica ad alzarsi, a vestirsi, a
vivere col rimpianto di non avergli mai rivelato ciò che realmente provava.
Eppure cercava di non dimostrarlo. Per essere
forte davanti ai suoi amici, per essere forte davanti a Taylor che soffriva
quasi quanto lei per quella relazione a distanza.
Si alzò e raggiunse gli altri sui divani,
sedendosi vicino a Ryan che circondò le sue spalle e quelle di Martha, la sua
ragazza, con le braccia.
But I know if
I could do it over
I would trade, give away all the words that I saved in my heart that I left
unspoken
Mentre gli altri parlavano, s’isolò
mentalmente nel suo piccolo mondo fatto di illusioni.
Probabilmente, se avesse potuto ricominciare,
avrebbe rivelato tutte le parole nel suo cuore che aveva tenute tacite per troppo
tempo.
Gliel’avrebbe detto prima, molto prima,
invece di nasconderglielo. Forse avrebbe fatto la scelta sbagliata, non lo
sapeva, ma forse non sarebbe stata così male.
What hurts
the most, was being so close
And having so much to say
And watchin you walk away
Ripensò ancora a quella mattina in aeroporto.
Vedeva ancora chiaramente la sua schiena muscolosa, coperta da una camicia
bianca a maniche corte, allontanarsi velocemente verso l’imbarco.
Senza nemmeno un ultimo sorriso nei suoi
confronti.
Aveva passato tutto il pomeriggio sul letto
di Taylor, a stringere forte la sua amica e cercando di consolarla,
raccontandole che tutto sarebbe andato bene e che non c’era bisogno di piangere
così tanto, quando anche lei non voleva fare altro che piangere.
Never
knowing, what could have been
And not seein that lovin
you
Is what I was tryin to do
Perchè nemmeno la sua migliore amica sapeva che amava Troy Bolton con
tutto il suo cuore.
Era come il suo piccolo segreto, realizzato un mese prima che lui partisse,
alla festa dei diplomi.
Quando avevano capito che non si sarebbero potuti più vedere per molto,
molto tempo.
E mentre festeggiavano al country club di Sharpay, con mille dolci,
musica e la piscina tutta per loro, lei e Troy si erano guardati negli occhi,
scambiandosi lo stesso pensiero: Questa
sarà l’ultima festa in cui saremo tutti insieme, perché dopo dovremo aspettare
per molto tempo.
Gabriella aveva sorriso, come per confortarlo, quando al solo guardarlo
negli occhi si sentiva morire. Perché
non ci sarebbe mai stato più
niente.
I'm not
afraid to cry
Every once in a while even though goin on with you
gone still upsets me
“Oggi ho sentito Chad,” la voce allegra di
Taylor la risvegliò, e si concentrò sulla sua amica “Ha detto che lui e Troy
verranno per Natale, dal 23 al 26, poi torneranno giù ad Albuquerque dalle loro
famiglie, e poi di nuovo qui a Capodanno!”
Tutti sorrisero felici, soprattutto
Gabriella. Finalmente l’avrebbe rivisto. Finalmente ci avrebbe parlato faccia a
faccia, non al telefono con migliaia di chilometri a separarli.
“Però,” continuò Taylor “Hanno chiesto se
abbiamo un letto in più. Verrebbe giù anche la nuova ragazza di Troy, Alice.”
Cadde il silenzio. Gabriella sentì il cuore
fermarsi, gli occhi inumidirsi.
“Beh, e dove la mettiamo questa Alice?”
sbraitò Sharpay “L’unico letto libero è in camera di Gabby, e ci dovrebbe
dormire Troy!”
Lei abbassò lo sguardo: “Non c’è problema,
ragazzi. Io posso dormire sul divano e loro due in camera mia.”
“Se lo dici tu…” borbottò la bionda.
Perché i suoi amici non erano stupidi. Anche
se lei non gliel’aveva mai detto apertamente, sapevano benissimo cosa provava
per l’ex capitano dei Wildcats.
“Scusatemi…” Gabriella si alzò in fretta, per
non scoppiare a piangere davanti a loro, e corse in camera sua.
There are
days
Every now and again I pretend I’m okay but that's not what gets me
Si buttò a pancia in giù sul suo letto, nascondendo la faccia nel
cuscino.
Non era giusto. Perché lei non poteva mai essere felice? Perchè doveva
accontentarsi solo di essere la sua migliore amica, quando non ci sarebbe stata
altra donna che l’avrebbe amato come lei amava lui?
Sentì la porta bianca aprirsi e richiudersi, poi una mano che le
accarezzava la schiena.
Spostò lo sguardo e vide Sharpay che le sorrideva dolcemente (una cosa
abbastanza strana, visto che al liceo era conosciuta come la Regina di
Ghiaccio): “Ehi.”
Gabriella si mise a sedere e si asciugò velocemente il viso: “Ehi,
scusa, non preoccuparti, sto beni-”
“Non fingere con me di stare bene, Montez, perché non funziona. Sei
sempre stata una pessima bugiarda.” la bionda sorrise, e anche Gabriella
ridacchiò.
“Scusate. Non volevo scappare via così.”
Sharpay si sedette meglio sul letto, calciando via i tacchi di Louboutin che indossava: “Forza. Sappiamo benissimo tutti che non è fingere
che ti dà fastidio e ti fa stare male. Ma voglio sentirtelo dire con le tue
parole, Gabri. Davvero, siamo preoccupati. Solo che gli altri non vengono a
dirtelo perché non vogliono intromettersi
troppo nella tua vita!” Sharpay fece una voce annoiata e mimò con le dita
le virgolette, poi sorrise “Per questo sono venuta io, che non mi fermo davanti
a niente e a nessuno.”
What hurts
the most, was being so close
And having so much to say
And watchin you walk away
Never knowing, what could have been
And not seein that lovin
you
Is what I was tryin to do
Gabriella rise tra le lacrime: “Hai ragione, Shar.”
L’amica le prese le mani: “Sfogati. Cos’è che fa così male?”
La mora prese fiato: “Quello che fa più male, era essere così uniti. E
avere così tanto da dire, Shar! Ma guardarlo andare via, così, senza una
parola in più. Non avere mai saputo ciò che sarebbe potuto essere tra noi due,
e non vedere che amarlo era quello che stavo provando a fare.”
Sharpay l’abbracciò: “Devi essere orgogliosa per essere così coraggiosa,
Gabby. Andare avanti con un dolore così grande. Io non so se ce la farei.”
“Ma io non so quanto ancora resisterò. È diventato così difficile fare
anche la più piccola cosa.”
“Invece tu devi resistere,
Gabriella. Vedrai che un giorno il dolore passerà. Tutto passa. In fondo, non
c’è mica solo Troy Bolton al mondo!”
Gabriella sorrise: “E se non passa? Non dico solo il dolore ma anche…
anche ciò che provo per lui! Come posso passare le vacanze con lui e la sua
ragazza?”
La bionda alzò un sopracciglio: “Oh, beh, allora lo sai come la penso!”
Lei sgranò gli occhi: “Che cosa?!? Sai benissimo che non riuscirei mai a
dirglielo!”
Sharpay ghignò: “Allora cantaglielo.
Usa le parole che mi hai detto per scrivere una canzone, Kelsie ti può aiutare.
Non siete mica state nel mio Drama
Club per niente!”
La mora scosse la testa: “Tu sei matta!”
“Sì, e fiera di esserlo!” la giovane Evans si alzò in piedi “Tocca a te
scegliere, Montez. Dirglielo, e vedere che Bolton ti ricambia, oppure lasciarlo
in trappola nelle grinfie di una che si chiama come la scema che si perde nel
Paese delle Meraviglie. Ci vediamo dopo!” e con un movimento sciocco delle
dita, lasciò la stanza.
What hurts
the most, was being so close
And having so much to say
And watchin you walk away
Never knowing, what could have been
And not seein that lovin
you
Is what I was tryin to do
Con un
sorriso sulle labbra, Gabriella si appoggiò alla testate del letto.
Forse
Sharpay aveva ragione. Forse il dolore sarebbe sparito col tempo. O forse no. E
avrebbe dovuto dirglielo non appena l’avrebbe visto.
E la sua
ragazza allora? Che avrebbe fatto?
Sorrise.
Se Sharpay l’avesse sentita porsi quella domanda, si sarebbe arrabbiata dicendo
che pensava troppo agli altri.
Probabilmente
aveva ragione, era tempo di occuparsi anche un po’ di se stessa.
Prese
carta e penna e di getto, in dieci minuti, scrisse il testo della canzone,
mentre già in testa le frullava la melodia.
In cima al
foglio scrisse il titolo, What hurts the
most.
Sorrise,
uscì dalla camera e corse a chiamare Kelsie e Ryan, che di certo l’avrebbero
aiutata con tutta la melodia.
Chissà,
forse davvero il dolore sarebbe sparito. O forse no.
Chissà,
forse l’avrebbe cantata davvero a Troy, magari come altro ‘regalo’ di Natale. O
forse no. Sarebbe dipeso tutto dal giorno in cui l’avrebbe rivisto.
Ma questa,
è un’altra storia.
Fine
Ciao!!
Ecco qui la mia nuova shot, scritta in tre ore ieri sera!! Anzi, diciamo ieri
notte, visto che l’ho finita a mezzanotte e tre quarti XD
Era
da un po’ che questa idea mi frullava in testa, ma solo ieri ho trovato l’ispirazione
giusta per scriverla!
È
il mio regalo per voi per tenervi buone finchè non torno dall’ultima vacanza!!
La
canzone è, appunto, What hurts the most
di Cascada, che vi consiglio caldamente di ascoltare (io l’ho messa in
ripetizione mentre scrivevo XD)
Dedicata
a Titty90 come ultimo break a leg
(alla Sharpay!!) per il suo esame ^^
Vi
chiedo umilmente dei commenti e, no, non so se farò un seguito!! Adesso sto
lavorando a quelli di La mia migliore
amica e Buon compleanno e ho
delle idee per quello di Non ti scordar
mai di me (per la vostra felicità! X3), quindi proprio non ho tempo! Senza contare
che ho anche Wildcats forever da
portare avanti e sia leggermente bloccata ^^
Dopo
tutto questo cianciare, vi lascio!!
Grazie
anche solo a chi ha letto, ma un commentino mi farebbe davvero piacere ^^
Bacini
baciotti baciò,
Hypnotic Poison