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Autore: Always_Always    16/07/2014    3 recensioni
Piccola One shot su quello che è successo dopo che il Professor Xavier è "morto" e dopo che Logan ha ucciso Jean. Come la prenderanno allo Xavier's Institute?
«Non avevo mai visto il professor Logan piangere, ne pensavo di vederlo mai.
Perciò forse non sono lacrime quelle che gli bagnano gli occhi, forse è la pioggia che gli è caduta sul volto, forse è il freddo a fargli tremare le labbra, forse è il vento a scuotere il suo corpo.
[...] No. Nessuno parlerà. Il tempo delle parole è finito, ora non resta altro che il rimpianto.»
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dottor Henry 'Hank' McCoy/Bestia, James 'Logan' Howlett/Wolverine, Ororo Munroe/Tempesta
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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X-Men Sadness



Oggi è nero, il cielo è coperto e fuori piove.
 
Non abbiamo acceso le luci, tutti persi nei nostri ricordi da dimenticarci di illuminare la Sala Grande (ma forse vogliamo sentire l’ombra fredda dei fantasmi che non vogliamo lasciare andare, e viviamo nella cruda convinzione che, al buio, possiamo davvero sentirli vicini); gli unici sprazzi di luce sono i fulmini che ogni tanto – molto spesso, in effetti – precipitano al suolo e accompagnano la pioggia ingrossata, fatta grandine. Il vento scuote anche gli alberi più imponenti e ulula come un lupo ferito. Come tutti noi.
 
Probabilmente la professoressa Monroe sta esagerando, ma nessuno qui sembra lamentarsi, soprattutto perché non si è più vista dopo che gli X-Men sono tornati dalla battaglia di Alcatraz. Giudicando dalle facce affrante della squadra, dubito che la vittoria sarà mai festeggiata. Stranamente, quest’atmosfera di freddo abbandono sembra abbracciarci come una vecchia amica. Chi vorrebbe parlare, ora che il silenzio è l’unica cosa che permette ai ricordi di prendere forma, dandoci la possibilità di rivedere tra i lampi le ruote metalliche di quella vecchia sedia a rotelle… ?
 
No. Nessuno parlerà. Il tempo delle parole è finito, ora non resta altro che il rimpianto.
 
La ragazza accanto a me sopprime un singhiozzo. Con quello, un pezzo della sua anima. Altri seguono il suo esempio, in un concerto soppresso di dolore inghiottito. L’assenza brucia e la sua più di tutte.
Se guardo i miei compagni di scuola (la mia famiglia) posso quasi vedere lo spirito del Professore poggiare una mano pallida su ognuno di loro, col volto liscio e lo sguardo di chi, in fondo, ha sempre saputo.
Non piangete più, sta dicendo. Però, per la prima volta, nessuno lo ascolta.
 
Un rumore di passi lungo le scale. Ci voltiamo quasi all’unisono.
È il professor McCoy. Con lui c’è anche la professoressa Monroe; sembrano inquieti, ma, in questo giorno di pioggia e dolore, chi non lo è?
Restiamo a guardarli con occhi lucidi e smarriti; nessuno si muove quando aprono la porta. Ci sono altri fulmini.
 
La professoressa Monroe trattiene un sospiro di sorpresa.
 
— Logan… — è un filo di voce, il suo; ma in questo silenzio è come un urlo.
 
Il professor Logan ha la tuta completamente stracciata; i pantaloni sono tutto ciò che resta e il suo petto nudo è lucido e bagnato.
Ci mettiamo un po’, qui, per capire cosa tiene fra le mani. Lo trattiene contro il petto, come a volerlo scaldare, ma qualcosa mi dice che ormai quel corpo è irrimediabilmente freddo.
Anche il Professor McCoy rimane spiazzato.
 
Quando capiamo di chi è il corpo che il Professor Logan tiene così assiduamente fra le braccia, qualcuno non regge il colpo e si mette a piangere.
Confesso, ho gli occhi lucidi anch’io.
 
— Non potevo… lasciarla lì… — lo sguardo del professore è vacuo. Non riesce a smettere di guardarla.
 
La professoressa Monroe porta una mano alla bocca e piange. Penso che non riesca più a trattenersi nemmeno lei.
 
— Dovevo… riportala a casa… —
 
Non avevo mai visto il professor Logan piangere, ne pensavo di vederlo mai.
Perciò forse non sono lacrime quelle che gli bagnano gli occhi, forse è la pioggia che gli è caduta sul volto, forse è il freddo a fargli tremare le labbra, forse è il vento a scuotere il suo corpo.
 
Il professor Logan non ha ancora alzato gli occhi da quelli chiusi di lei.
 
In quel silenzio surreale, l’unico che riesce a parlare è il professor McCoy: — E l’hai fatto Logan, — tende una mano tremante verso la spalla del professore; lui lo lascia fare, come se non esistesse: continua a guardare il suo volto sereno.
 
— Jean è a casa ora.
 
In quel momento (soltanto in quel momento) il professor Logan alza gli occhi; sono rossi, velati, stanchi, straziati. Cercano sguardi che si sono spenti per sempre.
La professoressa Monroe continua a piangere. Singhiozza senza nasconderlo (perché dovrebbe?) e guarda il professor Logan senza riuscire a parlare.
Lui ricambia il suo sguardo, uno sguardo che sa di dolore, di rimpianto, di assenza.
 
— … mi ha chiesto di salvarla… — mormora tremando, come se si sentisse in colpa.
 
— Lo so, — risponde la professoressa; sorride nel pianto, ma è un sorriso senza allegria.
 
Ancora si guardano, ancora non parlano.
 
Poi, come svuotato, il professor Logan si lascia cadere in ginocchio, sfinito. — … mi dispiace… — mormora, cullando la professoressa Grey come se fosse addormentata.
La professoressa Monroe si china su di loro e lo abbraccia, piange, lo stringe, singhiozza e continua ad abbracciarlo.
 
— Lo so, — gli ripete, perché sembra che davvero abbia capito cosa stia distruggendo il professore nell’anima. — Non è colpa tua.
 
— Jean… mi dispiace…
 
La scuola fa eco dei loro lamenti come se partecipasse al loro dolore, al nostro dolore. Il professor McCoy ci raggiunge. Ha gli occhi lucidi e anche se non parla, sappiamo che ha il groppo in gola. Lo abbiamo tutti.
 
Kitty è la prima ad avvicinarsi a lui. Sta piangendo. Lo guarda per un istante e poi lo abbraccia.
Il professor McCoy risponde a quell’urlo di dolore.
 
Pian piano, anche altri si avvicinano, anche altri partecipano al contatto. Non importa chi siamo, non importa chi abbiamo davanti. Il professor Logan e la professoressa Monroe stanno stringendo la professoressa Grey come se dormisse; piangono insieme, si reggono l’un l’altro nel dolore e noi facciamo lo stesso tra noi: ci abbracciamo, ci stringiamo, facciamo capire che condividiamo il dolore.
Tutto ciò che è stato – il professor Summers, la professoressa Grey, il Professor X – farà eco per sempre tra le pareti silenziose di questa scuola, ci guiderà nel nostro cammino e ci terrà per mano.
Ma ora dobbiamo concederci del tempo per piangere, per sfogarci e per sentirci, anche nel dolore, una grande famiglia.
 
Come loro avrebbero voluto.







Angolo dell'autrice:

Grazie mille per aver letto questa storia, ammetto che è triste e pesante, pertanto può sembrare noiosa… però grazie di aver letto.

Spero di aver reso i personaggi IC (soprattutto Logan), anche se le loro reazioni mi sono sembrate piuttosto normali - insomma, perdere Scott, Jean e il Professore è stato un duro colpo per tutti e dovevano pur sfogarsi in qualche modo.


Che dire? Spero vi sia piaciuta.

 A presto, e grazie a chi vorrà lasciare un commento!

— Kh2zvn —


 
   
 
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