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Autore: Sery_Vargas    16/07/2014    0 recensioni
Può una persona farti soffrire a tal punto da non vivere?
- Straziante, vero? -
Mi volto, indietro, nonostante non abbia ben identificato da dove provenga quella voce. Che fosse qualcun altro come me, imprigionato in quest’immobilità?
- Come te? No, non proprio -
Mi legge nel pensiero?!
- All’incirca. Ti spaventa? -
Beh, no. Sinceramente non penso neanche di poter provare un sentimento come la paura.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Perché… mi sembra che sia tutto fermo? Mi volto a destra, i gruppetti di asiatici sono davanti al Duomo a fare degli autoscatti. Ma non si muovono, i loro sorrisi sono fissi sulle loro labbra e non danno segni di cedimento.
E se mi volto a sinistra vedo un uomo d’affari passare in mezzo ad uno stormo di piccioni che si alzano in volo. Ma anche le ali dei volatili non smuovono l’aria, sono come sospesi.
Ora che ci penso non sento neanche il classico tremore del pavimento quando la metropolitana passa.
Cosa sta succedendo?
Mi guardo intorno, confusa, alzo lo sguardo sul Duomo di Milano, bianco, perfetto, che si staglia su un cielo azzurro e limpido, soleggiato. Che strano, è fine febbraio ma il sole inonda la piazza in ogni suo angolo.
Non capisco perché quel tram laggiù non accenna a continuare la sua corsa, o perché il solito fiume di gente che solitamente si riversa per le vie dai negozi prestigiosi oggi ha fermato il suo avanzare.
Mi dondolo un attimo sui talloni, quasi quasi assaporo questa quiete.
Non sento niente dentro, non c’è paura e neanche ansia, solo un’immensa sensazione di… vuoto.
So chi sono, una ragazza di quattordici anni e mezzo, non ho dubbi, ma non ho la minima idea di quale sia stato il mio passato prima di questo momento. Non ho neppure voglia di scoprirlo.
Cammino lentamente tra le persone, alcune sono state sorprese e congelate in strane espressioni.
Ridacchio.
E sorprendo dei ragazzi che ridono tra di loro: nessuno mi è familiare, ma tanto, se mi guardo dentro, non ricordo alcun viso, nessuno. Poco importa.
C’è il Mc Donald’s, perfetto!, penso. Ora che è tutto fermo potrei entrare e mangiare quanto voglio.
Sfregandomi le mani metto un piede sull’uscio, ma ad un tratto mi fermo.
Io non ricordo il sapore di tutto ciò che vendono. Non so neanche se ho mai assaggiato qualcosa e non ho neanche un pizzico di fame, non ha senso rubare qualcosa.
Ritorno in piazza, allora.
È ancora tutto fermo.
Due adulti, che prima non avevo notato, stanno discutendo davanti alla Mondadori, che osservo. Chissà se mi è mai piaciuto leggere.
- Straziante, vero? -
Mi volto, indietro, nonostante non abbia ben identificato da dove provenga quella voce. Che fosse qualcun altro come me, imprigionato in quest’immobilità?
- Come te? No, non proprio -
Mi legge nel pensiero?!
- All’incirca. Ti spaventa? -
Beh, no. Sinceramente non penso neanche di poter provare un sentimento come la paura.
- Ah, giusto, dimenticavo la tua situazione -
La mia… situazione? Potresti spiegarmi cosa intendi con queste parole? E chi sei tu?
- Non è il momento. Dimmi, invece, cosa pensi sia tutto questo? –
Non è niente di diverso da ciò che sto vedendo. È Piazza Duomo. Però sembra quasi un quadro se non fosse che ci cammino dentro.
- Si, diciamo che sia così. In realtà questo è precisamente uno dei giorni della tua vita. -
Un momento. La mia vita…?
- Ricordi? Questo è il 25 febbraio. Ti dice qualcosa? -
Giuro, ci sto pensando. Ma non mi viene nulla in mente. No, aspetta, forse, se mi concentro, sento qualcosa, come una lieve angoscia. È strano, davvero,  quasi come un peso su di me. Puoi liberarmene, per favore?
- In realtà sono qua per convincerti a riprenderlo. Ma andiamo con ordine. Hai notato che niente di tutto ciò che vedi ti trasmette delle emozioni? -
…Si. Ma non m’interessa, questa quiete è qualcosa di magnifico. Sono serena.
- Guarda il cielo. Cosa ti dice? -
Alzo gli occhi ed incontro una tonalità davvero chiara di azzurro, con qualche spruzzo di nuvola. Candide, pulite, leggere. Ma cosa dovrebbe dirmi? Che non pioverà?
- Eppure ti piaceva così tanto osservare la natura… -
Non posso farci niente.
- Si che puoi, guarda le scalinate del Duomo. Ti ricordano qualcosa? -
No, sono solo dei blocchi di pietra regolari. Mi posso avvicinare, magari c’è qualcosa di particolare. Ma niente, non mi trasmettono nulla. Cosa vuoi da me, voce?
- Eppure ti sei seduta così tante volte qua, a meditare -
Non ricordo, davvero.
- E pensavi a quanto fossero scomode -
Non mi interessa, posso ritornare a girovagare per Milano?
- No, aspetta. Fa una cosa, prima, per me. Ti va? -
Ci penso un po’ su e, beh, in fondo ho tutto il tempo che voglio, posso starti ad ascoltare. In più mi sento sola, qua.
- Vedi quella ragazza bionda a sinistra? -
Quale, quella che sta scattando una foto con il suo fidanzato?
- No, no, quella piccola e accovacciata di lato, stretta nel suo giubbotto nonostante la temperatura sia molto piacevole, oggi -
Io non sento quanto sia piacevole la temperatura.
- Hai visto la ragazza? -
Mi volto ancora un po’ ed i miei occhi notano finalmente una figura seduta. Ha uno zaino nero e bianco dietro di sé ed i suoi capelli sono stati mossi dal vento, a giudicare dalla loro posizione a mezz’aria. Ha in mano un cellulare, davanti a lei, ma i suoi occhi sono chiusi. Cosa sta facendo?
- Bella domanda. Ha appena riletto per la milionesima volta lo stesso messaggio che le ha spezzato il cuore. La capisci? -
Beh, non tanto. Chi le ha scritto quel messaggio?
- Non è importante chi. Ma è stato devastante per lei. -
…Beh? Cosa vuoi dimostrarmi con questo?
- Guarda la ragazza -
La sto già guardando!
- No, la stai vedendo. Guardala bene in viso. -
Ok, ok, se lo dici tu.
Mi abbasso alla sua altezza, ma mentre scendo mi accorgo di una cosa e no… non può essere. Le prendo il viso tra le mani, assicurandomi che sia reale, e lo è!
- Si, sei tu. -
Mi allontano velocemente, a bocca aperta. Cosa significa tutto ciò? Non ricordo assolutamente di aver vissuto un momento del genere! La ragazza davanti a me ha quel telefono ma non riesce a guardarlo, come può farle tanto male un messaggio?
- Ricordi? -
Quel giorno.
Si, ora ricordo.
È stato il giorno in cui ho deciso che non valeva più la pena di provare niente.
Sento un dolore al petto, non riesco a respirare. Perché mi stai facendo questo?
- Perché se non proverai più niente sarà come non vivere. Come guardare la vita dall’esterno come stavi facendo prima -
I miei occhi si guardano intorno, frenetici, si soffermano sulla Mondadori.
Ho sempre amato leggere.
Corrono sul Mc Donald’s.
Io amo il McChicken.
Si soffermano sulla ragazza davanti a me. O meglio, si soffermano su di me.
- Ricordi perché quel giorno eri così triste? -
Il messaggio…
- Vale la pena non vivere più per un messaggio? -
No.
- Bravissima. Riapri gli occhi e ricomincia a vivere -
No, aspetta, dimmi chi sei!
- Io? Io sono solo la tua coscienza che ti sta chiedendo di ritornare a sorridere -

La stanza davanti a me si mette finalmente a fuoco. La professoressa di latino sta interrogando ancora, come al suo solito.
Il calendario accanto alla lavagna evidenzia la data di oggi: 15 Aprile 2014.
Mi sembra che il mio cuore abbia appena iniziato a battere, come se si fosse fermato quel giorno di Febbraio. Davvero non ho vissuto per due mesi?
Per un messaggio…?




ANGOLO DELL’AUTRICE PEGGIORE DI EFP
Si, dovrei scrivere due capitoli ma sh, lettori, io non vi dimentico, tranquilli. Se ci siete. Se esistete.
Comunque.
Se ve lo state chiedendo non sono depressa.
Sfogo immotivato, credo.
E poi è anche per dirvi ciò che ho capito: anche se è difficile, qualunque cosa accada andate avanti. Vivete!
E boh, spero che a qualcuno serva anche solo un pochino. E se c’è qualcuno di triste che sta leggendo queste righe e che pensa “No, non è così facile”, io gli risponderei: lo so, ma si deve. Provaci, prendi tutto il tempo che vuoi, ma fa’ in modo di riuscirci, te ne prego.
  
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