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Autore: bemyronald    16/07/2014    13 recensioni
«Hermione, ti guarda come si guarda una persona che si ammira, una persona che piace! Ti guarda ancora come se foste degli adolescenti. Ti guarda come ti guardo io, e a me non piace. Tutto qui» biascicò lasciandosi cadere sui cuscini del divano. Hermione stette in silenzio per qualche secondo, riflettendo.
«No» disse all'improvviso scuotendo lentamente la testa.
«Cosa no?» chiese Ron voltandosi verso di lei.
«Non mi guarda come mi guardi tu» aggiunse con un'alzata di spalle. Ron la guardò accigliato.
«Io intendevo dire che ti guarda come si guarda una persona che piace. È così, Hermione, fidati» farfugliò.
«Ron, tu mi guardi nel modo in cui guarderesti una persona che semplicemente ti piace?» disse Hermione seria.
Ora entrambi si fissavano negli occhi. E Ron capì cosa volesse dire Hermione.
Qualcosa scattò nella sua testa e guardandola, comprese dove stava realmente la differenza.
«No» disse in un bisbiglio.
«E tu, come mi guardi?» sussurrò Hermione avvicinandosi a lui.
La storia si è classificata Seconda al contest OTP Contest indetto sul forum di EFP da
Lady Bellatrix black 11
.
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Hugo Weasley, Ron Weasley, Rose Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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n.d.A.
Rita Skeeter con la sua pungente penna, non poteva di certo mancare alla tanto attesa finale di Coppa del Mondo di Quidditch. Non si è lasciata sfuggire l'occasione punzecchiando così l'ex Esercito di Silente stabilitosi nella zona VIP del campeggio allestito in occasione dell'evento. La storia comincia con la lettura dell'articolo della Skeeter e... se ne vedranno delle belle per la coppia protagonista! ;)
Buona lettura :) 

 


Prendo il respiro e l'abitudine
di guardarti profondamente,
senza il timore di confondere
il mio cuore con la tua mente.

- Anima di nuvola.



 

Le sottili pagine della Gazzetta del Profeta venivano voltate con noncuranza da Ron seduto sulla piccola poltrona nera di fianco l'uscita della tenda.
«Il Ministero e tutti i suoi casini e bla...bla...bla...» borbottò Ron girando l'ennesima pagina. «Ehi, Hermione, per quanto riguarda quel caso sull'Ippogrifo, il Comitato ha ordinato la soppressione, no? Ma pare stia andando alla grande. Manca l'appello e ci sono molte probabilità che vinca» disse alzando la voce per farsi sentire da Hermione che intanto sistemava la sciarpa di Rose.
«Davvero?... Il cappello è lì, Rosie, sul bordo della cuccetta!... Bene, sapevo che avremmo appreso qualche notizia in più questa mattina. Non avevo dubbi, visto l'eccellente lavoro che c'è dietro» disse sorridendo soddisfatta.
«Già, e qua dice anche che il Ministro ha...» ma il titolo in grassetto della pagina accanto, attirò immediatamente la sua attenzione:

 
L'ESERCITO DI SILENTE RIUNITO ALLA FINALE DI COPPA DEL MONDO DI QUIDDITCH

«Il Ministro ha... cosa?» chiese Hermione distratta, dando il cappello a Hugo.
«Nulla, nulla» rispose subito Ron.
Sbuffò non appena l'occhio cadde sul nome dell'autrice dell'articolo: Rita Skeeter. Si sistemò un po' meglio sulla poltrona striminzita e incuriosito, ma decisamente scettico, cominciò la lettura.

[...] Ma quando tra campeggio e stadio si è cominciato a bisbigliare che in occasione della finale era arrivata la famigerata banda di maghi (non più gli sbarbatelli dei tempi d'oro, certo, ma comunque riconoscibili), l'eccitazione ha raggiunto il culmine. La folla si è data a una corsa disordinata, demolendo tende e travolgendo diversi bambini. Fan di ogni angolo del pianeta sono accorsi verso l'area in cui i membri dell'Esercito di Silente erano stati avvistati, spinti dal desiderio di intravedere l'uomo che chiamano ancora il Prescelto.

Ron rise piano pensando al mezzo scompiglio che aveva causato il loro arrivo. Ma addirittura "travolgendo diversi bambini"! Descrizione eccessivamente tragica, tipico di Rita Skeeter. 

[...] una moltitudine di persone circonda l'area recintata, nella speranza di scorgere i propri eroi. Alle 15 di oggi il loro desiderio si è avverato, quando Potter, tra le urla della folla, ha portato i figli James e Albus nell'area giocatori per presentarli al Cercatore bulgaro Viktor Krum.

Storse il naso. Storceva sempre naso alla vista di quel nome, cosa importava se fossero passati tutti quegli anni? Il nome e il pensiero di Viktor Krum lo irritava comunque, cosa poteva farci? Il suo entusiasmo aveva raggiunto le stelle quando aveva ottenuto i biglietti per la finale della Coppa del Mondo, si era sentito un quattordicenne alla sua prima finale di Quidditch. E così, immediatamente cominciò l'organizzazione: biglietti per la Patagonia, dove si sarebbe disputata la tanto attesa finale. Poi un attimo dopo, in un breve istante di lucidità, si era reso conto che una delle due squadre finaliste era la Bulgaria e perse un po' di quell'entusiasmo da adolescente.
«Hermione, ma Krum non gioca più, vero?» le aveva chiesto una sera fingendosi il più naturale e distaccato possibile.
«E tu, Ronald Weasley, vorresti farmi credere che non conosci a memoria - a memoria - le formazioni che scenderanno in campo durante finale?» aveva risposto lei divertita. Ma Ron, leggermente irritato, aveva deciso di troncare la conversazione sul nascere prima che gli sfuggisse di mano. In effetti conosceva già la risposta alla domanda che le aveva posto e sapeva benissimo il culmine che avrebbe raggiunto quella discussione se fosse andata avanti.
Ma insomma, aveva ragione, lui, ad essere un po' allarmato, no? Non era geloso ma... preoccupato. Non ne aveva tutto il diritto forse? Dopotutto, Krum era pur sempre un... sì, insomma, uno di quelli del passato. Molto passato, forse addirittura trapassato, ma lui non poteva farci nulla se puntualmente, ogni volta, avvertiva una strana sensazione allo stomaco. Fastidio? O forse semplicemente istinto omicida? 
Sperava con tutto se stesso che i suoi bambini, grandi ammiratori del Cercatore bulgaro come qualsiasi altro ragazzino del mondo magico e intenditore di Quidditch (Ron sorrise soddisfatto), non gli chiedessero di accompagnarli per conoscerlo o cose del genere.  No, meglio vederlo giocare dalle tribune, da lontano, molto lontano da lui... e da Hermione, naturalmente. Era proprio quello il punto! Ma sapeva (se lo imponeva più che altro!) che non sarebbe tornato il quattordicenne innamorato e geloso della sua migliore amica. Che figura ci avrebbe fatto? A quest'età poi! Scherzi? Ma siete sposati, miseriaccia! Scosse leggermente il capo e riprese la lettura, cercando di distrarsi.

A quasi 34 anni, il famoso Auror ha già un paio di fili argentati tra i capelli corvini, ma continua a indossare i famosi occhiali a lente rotonda che secondo molti sono più adatti a un dodicenne malvestito.

Gli sfuggì una risata che non riuscì a frenare, immaginando Harry come un dodicenne malvestito. Pensò all'espressione che avrebbe assunto la faccia dell'amico non appena avrebbe letto il pezzo.
 
Potter affrontò Krum al controverso Torneo Tremaghi, ma pare che fra i due rivali non ci sia alcuna ruggine, visto che si sono abbracciati nell'incontrarsi. (Ma cosa successe davvero nel labirinto? È improbabile che la gente smetta di fare congetture, nonostante la cordialità mostrata dai due.) 

Ecco, avrebbe potuto spaccargli il naso magari, nel labirinto, chi l'avrebbe visto?
Be', io l'avrei fatto!
pensò sghignazzando tra sé e sé. Ma no! Harry deve fare il tipo cordiale!
Intanto Hermione, che aveva lasciato la tenda per qualche minuto insieme a Rose e Hugo, era appena rientrata e si dirigeva verso la piccola cucina. Attirò l'attenzione di Ron che la seguì per un po' con lo sguardo, poi ritornò all'articolo.

Weasley, i cui famosi capelli rossi mostrano segni di calvizie incipiente...

Eh? Strabuzzò gli occhi e rilesse la frase tastandosi più volte la testa.
«Segni di calvizie incipiente» farfugliò aggrottando le sopracciglia. «Hermione?» la chiamò Ron, senza smettere di passarsi la mano tra i capelli.
«Sì?» rispose lei in punta di piedi mentre tentava di raggiungere un ripiano alto del mobile.
«Secondo te, io mostro segni di... ehm...» buttò l'occhio sul giornale. «Segni di calvizie incipiente
«Eh?» disse Hermione voltandosi verso Ron, che sbuffò sonoramente.
«Ti ho chiesto...» 
«Sì, ho sentito, ma non capisco come ti sia venuto in mente» disse lei sorridendo e voltandosi di nuovo verso la cucina.
«Così, pensavo. Allora?» chiese con voce preoccupata.
«Allora cosa?» disse Hermione sovrappensiero, intenta a sistemare i piatti e le posate nei rispettivi cassetti.
«La calvizie quella lì» disse Ron irritato. Hermione scoppiò a ridere e si voltò di nuovo verso di lui.
«Incipiente, Ron! Nel senso che è al principio» puntualizzò Hermione, cercando di trattenersi dal ridere.
«Lo so! Volevo sapere se... ma cosa ridi? Non puoi rispondermi e basta? Vieni a controllare, piuttosto» mugugnò stizzito.
Hermione gli si avvicinò con aria divertita.
«Ma sei scemo? No, comunque» rispose portandosi una mano alla bocca tentando di arrestare la risata.
«Ma non hai nemmeno controllato» sbuffò Ron.
«Non ce n'è bisogno» disse Hermione accarezzandogli i capelli e chinandosi per posargli un bacio veloce sulle labbra. 
«Cosa leggi?» chiese poi buttando un'occhiata di sbieco alla Gazzetta del Profeta aperta sulle gambe di Ron. «Ah, la Skeeter, capisco. Potresti leggere qualcosa di più interessante» borbottò scostando il giornale per accomodarsi sulle gambe di Ron, che riprese il quotidiano tra le mani.
«Senti qua...

In seguito alla battaglia, Weasley, i cui famosi capelli rossi mostrano segni di calvizie incipiente, è stato assunto dal Ministero della Magia insieme a Potter, ma se ne è andato dopo soli due anni per cogestire il famosissimo negozio di scherzi Tiri Vispi Weasley. Era davvero, come dichiarò all'epoca, "felicissimo" di poter aiutare suo fratello George con questa ditta che ha "sempre amato"? O si era forse stancato di vivere all'ombra di Potter?
  
«Non mi avevi detto che avevi una vita segreta in cui lavori... no, com'è? Ah, sì, cogestisci il negozio di tuo fratello, anziché combattere le Arti Oscure» disse Hermione inarcando le sopracciglia fingendosi dubbiosa, Ron fece spallucce.
«Sono pur sempre all'ombra di Harry» aggiunse, poi si schiarì la voce e proseguì.

Che il lavoro di Auror fosse troppo duro per un uomo che ha "davvero risentito" dell'impresa di distruzione degli Horcrux? Da lontano, Weasley non mostra segni palesi di instabilità mentale, ma non ci è permesso avvicinarci abbastanza da poter fare una perizia approfondita. Che conclusioni dobbiamo trarne?

Ron rise grattandosi la testa imbarazzato e poi guardò Hermione.
«Oh, quante sciocchezze! Ancora ci rimarca su! Sono passati così tanti anni da...» Hermione lo guardò e scosse la testa. «Oh, insomma, non si smentisce mai quel viscido scarafaggio, quella pseudo-giornalista frustrata. Quante fandonie» sbottò incrociando le braccia. Ron sorrise divertito. Sapeva Hermione a cosa alludeva, sapeva che il talento di Rita Skeeter era proprio quello di toccare i nervi scoperti di coloro che prendeva a tiro. E, di certo, non era tra i loro argomenti preferiti quello della ricerca degli Horcrux e leggere quanto qualcuno giocasse ancora su un argomento tanto delicato, dopo tutti quegli anni, era assai seccante.
«Che importa delle stupidaggini della Skeeter, non sono nemmeno un Auror secondo lei. Ma ciò che importa è che io sia il tuo Auror» disse Ron con un sorriso malizioso tirandola leggermente a sé per posarle un bacio sulla fronte.
«Però» disse Hermione scostandosi appena da lui. «Potrei confermarle della tua instabilità mentale» Ron spalancò leggermente la bocca, poi spiegò meglio il giornale, si schiarì la voce e lesse.

Che Hermione Granger sia la prova vivente che si può davvero avere tutto? (No: basta guardarle i capelli).

Ron alzò lo sguardo su di lei, ghignando. Hermione lo fissò con gli occhi ridotti a fessure, poi gli strappò il giornale dalle mani.
«Ehi!» protestò Ron cercando di riappropriarsene, ma Hermione si alzò di scatto allontanandosi di qualche passo da lui e lesse a mezza voce.

Hermione Granger, si sa, è sempre stata la femme fatale del gruppo. Gli articoli dell'epoca raccontano che da adolescente flirtò crudelmente col giovane Potter prima di essere sedotta dai muscoli di Viktor Krum...

«I muscoli di Krum» cantilenò Ron seccato.
«Flirtare crudelmente con Harry» commentò Hermione con una smorfia disgustata. 
«Potrei riavere il giornale, per favore?» borbottò Ron alzandosi ed avvicinandosi a lei che rapidamente si scostò per continuare a leggere.

...per poi accontentarsi del fedele braccio destro di Harry Potter.
 
Hermione alzò lo sguardo su Ron che si incupì, ma lei gli sorrise.
«Quindi, secondo Rita Skeeter, io non ho proseguito la carriera di Auror perché mi sarei stancato di vivere all'ombra di Harry, ho evidenti segni di calvizie incipiente, sono mentalmente instabile e tu ti sei dovuta accontentare di me. Davvero un bel profilo, ci faccio proprio una bella figura» borbottò.
«Oh, smettila. Da quando in qua dai retta a quella donna?» disse Hermione che posò il giornale sul tavolo, per poi avvicinarsi al lavello della cucina.
«Non le do retta. Ma, scusa, se pubblica cose sul nostro conto...» disse Ron stizzito.
«Ron, ma noi la conosciamo e sappiamo che lei pubblica sempre robacce del genere non solo sul nostro conto, ci campa con queste cose. Lasciala perdere!» ribatté Hermione voltandosi poi verso il lavello e cominciando a mormorare diversi incantesimi per risciacquare pentole e posate.
«Va bene, d'accordo» disse Ron spiccio che subito la seguì. Si avvicinò a lei e, lentamente, le scostò i capelli di lato e le lasciò dei baci leggeri nell'incavo del collo. Poi l'abbracciò da dietro posando la testa sulla sua spalla.
«E così ti sei dovuta accontentare di me: niente muscoli da giocatore internazionale di Quidditch, niente fama per aver sconfitto il più potente Mago Oscuro di tutti i tempi. Solo capelli rossi» sussurrò Ron schioccandole un bacio sulla guancia. Hermione si fermò e posò la bacchetta sul ripiano della cucina prima di voltarsi per fronteggiare Ron, che non aveva alcuna intenzione di sciogliere l'abbraccio.
«Be', Mr. Solo-Capelli-Rossi, chi dice che io abbia bisogno di queste o di altre caratteristiche? Sto benissimo così. Sono sempre stata benissimo così. Ci sono così tante altre qualità da prendere in considerazione sotto questo testone rosso» disse seria mollandogli uno schiaffo sulla testa.
C'erano volte in cui la sua mente si ritrovava a pensare che forse Hermione meritasse qualcun'altro al suo fianco. Qualcuno più riflessivo e un pelo più accorto di lui e decisamente meno confusionario. Qualcuno migliore di lui. Era sempre stato dell'idea che lui non fosse abbastanza, che fosse molte spanne sotto Hermione e che, per quanto potesse sforzarsi, non l'avrebbe mai raggiunta. Questa era stata una delle motivazioni che, da adolescente, aveva preso seriamente in considerazione e che l'aveva bloccato, costringendolo a darsi un freno, a non cercare di andare oltre perché Hermione era davvero qualcosa di irraggiungibile, per lui. Senza contare il fatto che lui fosse soltanto innamorato di quella che era la sua migliore amica.
Ma alla fine si erano trovati, dopo essersi cercati per tanto. Senza saperlo, o forse, senza volerlo capire davvero. Ed era quando osservava i suoi occhi, che ricambiavano scrutandolo con una tale intensità da far venire i brividi, quando parlavano per ore e ore stupendosi di quanto fosse rilassante e piacevole farlo senza litigare, e se poi litigavano... be', sapevano come far pace dopo. Era quando la baciava e avvertiva la risposta di lei senza un minimo di esitazione. Erano quelli gli istanti in cui realizzava che ad Hermione bastava davvero quel che lui era. E poteva giurarlo, poteva giurare di leggerglielo negli occhi, nei baci e nelle carezze, anche dopo tutti quegli anni.
Le accarezzò una guancia e, lentamente, avvicinò la testa di Hermione al suo petto prima di posarle un bacio tra i capelli per poi stringerla. Rimasero così per parecchi minuti senza parlare, accarezzandosi a vicenda e ascoltando il silenzio della tenda che veniva bruscamente interrotto da gruppi di ragazzi o da famiglie che passavano di lì per tornare a casa, tra cori e quell'entusiasmo che non si era ancora spento per la spettacolare partita della sera precedente.
«Vieni, zio Harry, entra!» la voce di Hugo arrivò dall'esterno. Ron e Hermione si allontanarono appena. Qualche secondo dopo entrò Hugo che trascinava Harry seguito da Albus, James e Rose.
«Eccolo, ti ho detto che era qui» disse Rose indicando il padre.
«Papà!» strillò Hugo andandogli incontro. «Papà, indovina chi hanno incontrato Albus e James, ieri! Indovina!» disse Hugo battendo le mani. Ron sapeva già la risposta, l'avevo letto sul giornale e temeva la richiesta del figlio.
«Ehm...» farfugliò Ron intercettando Harry con lo sguardo che sghignazzava divertito.
«Viktor Krum!» esclamò Rose. «Ci porti anche tu? Guarda, hanno anche l'autografo! Ti prego, papi» 
«No» rispose secco Ron e subito captò lo sguardo truce di Hermione, che si sporse per guardarlo meglio in viso. «Cioè, volevo dire... perché? Perché volete incontrarlo? Non è poi questo granché» disse scostandosi da Hermione e cominciando a guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa da fare. Udì la risata di Harry.
«Ma zio, cosa dici? È uno dei più grandi Cercatori del mondo intero, questo lo sanno tutti!» disse Albus con enfasi, mentre i due cugini e il fratello annuivano vistosamente.
«Oh, andiamo, lo sanno tutti! È quello che dicono, ragazzi... la gente dice un sacco di cose...» disse Ron evitando accuratamente lo sguardo di Hermione. Stava pensando ad una Fattura da scagliare a Harry per farlo smettere di sghignazzare, non si rendeva proprio conto della gravità della situazione.
«Papà! Stiamo parlando di Viktor Krum! E la sicurezza può farti passare, hanno fatto passare anche zio Harry!» disse Rose indignata fissando il padre che aveva finalmente trovato pace sulla poltrona e ora fingeva di leggere la Gazzetta del Profeta.
«Se ne sarà andato in Bulgaria a quest'ora...» disse con disinteresse, girando una pagina del quotidiano.
«No, zio, abbiamo visto anche altri giocatori bulgari in giro e ci sono tifosi che li seguono ovunque nel campeggio, pure al gabinetto!» precisò James.
«Ti prego, papi!» implorarono in coro Rose e Hugo. Ma prima che Ron potesse inventarsi qualche altra scusa per evitare quell'incontro, Hermione finalmente prese parola.
«Vi accompagno io» disse con tono calmo. «Faranno entrare anche me, no?» aggiunse con un'alzata di spalle rivolta a Harry che annuì. Ron si sentì sbiancare, abbassò il giornale.
«No» disse con un tono che parve un po' troppo fermo. «Voglio dire, li porto io» aggiunse cercando di regolare il tono di voce.
«No, Ron, li porto io» disse Hermione evidentemente stizzita.
«Davvero, li porto io» insistette Ron fissandola dal basso della poltrona, mentre i ragazzi andavano con lo sguardo dall'uno all'altra col fiato sospeso.
«Ho detto che li porto io. I nostri figli vogliono conoscere Viktor Krum e lo vedranno» ripeté Hermione a denti stretti con un sorriso tirato. «Tutte quelle obiezioni, hai solo fatto perdere loro del tempo... Andate a prepararvi, ragazzi!» disse rivolgendosi ai suoi figli che sfrecciarono subito via seguiti da James e Albus. Harry guardò i suoi due amici e avvertì tensione nell'aria, così, dopo un saluto veloce, abbandonò la tenda.
Hermione aveva cominciato a piegare gli abiti babbani di Rose e Hugo per riporli in valigia. Ron la fissò per un po' poi abbassò lo sguardo sul giornale che, per caso, si era aperto sulla pagina dell'articolo della Skeeter e, per caso, l'occhio cadde lì...
"...prima di essere sedotta dai muscoli di Viktor Krum" sbuffò un paio di volte, poi cominciò a fissare le mani di Hermione che veloci piegavano jeans e magliette maschili e femminili.
«Vi accompagno» disse all'improvviso Ron.
«Non ce n'è bisogno» ribatté asciutta Hermione. Ron spostò lo sguardo dalle sue mani al viso.
«Perché no?» 
«Senti, Ron, non so quale sia il problema! Rose e Hugo vogliono conoscere Viktor in quanto famoso giocatore di Quidditch che, vorrei ricordarti, anche tu idolatravi alla loro età, com'è giusto che sia. Ti hanno chiesto di portarli da lui per conoscerlo e non hai voluto e lo farò io visto che sono la loro madre. Va bene, capisco che potrebbe darti fastidio vederlo e infatti non ti costringo ad accompagnarli» disse Hermione stranamente calma, concentrata nell'ordinare la valigia.
«Ma perché non posso accompagnarvi invece?» chiese di nuovo Ron impaziente.
«Perché non voglio essere controllata!» sbottò Hermione lasciando cadere in malomodo un jeans in valigia. Ron aprì e chiuse la bocca diverse volte cercando di controllarsi.
«M-ma chi ha detto che voglio... controllarti? Non dire sciocchezze!» borbottò alzandosi dalla poltrona e dirigendosi verso Hermione, che aveva lasciato andare il resto del vestiario e che, a sua volta, si alzava per fronteggiare Ron.
«Sciocchezze? Prima inventi tutte scuse per non accompagnarli, mi propongo io e tutt'a un tratto vuoi venire. A me pare proprio che tu voglia... come dire? Controllare la situazione, sai» disse incrociando le braccia. «E vuoi saperla una cosa, Ronald? Mi dà così fastidio!» il tono divenne decisamente più alto e entrambi raggiunsero una totalità di rosso per lo sforzo di controllarsi.
«Scusa tanto, Hermione... ma sai, Krum è un tuo ex!» esplose Ron che non riuscì a trattenersi.
«Lo vedi? E allora? Cosa vorresti insinuare?» urlò Hermione. «E io non potrei accompagnare i miei ragazzi da Viktor Krum perché tu sei ancora geloso di lui?» 
«Io non sono geloso!» urlò Ron in risposta, inarcando le sopracciglia e arrossendo vistosamente.
«No, Ronald, tu non lo sei mai. Hai solo questi insulsi attacchi di gelosia, ma non sei mica geloso!» disse Hermione alzando le mani in segno di resa e allontanandosi da lui. «Forse dovresti imparare a fidarti di me, credo che sia arrivata l'ora, non pensi? A volte sembra di avere a che fare con un ragazzino! E io proprio non lo sopporto!» 
E così dicendo gli lanciò uno sguardo adirato, afferrò la bacchetta e si avviò verso l'uscita della tenda. Ron rimase lì impalato, a fissare per qualche minuto il punto dove Hermione era sparita.
L'aveva fatto di nuovo. Un'altra scenata di gelosia a causa di Viktor Krum. Ma era più forte di lui e Hermione sembrava proprio non capire. Non capiva perché, non era di lei che non si fidava, ma di Krum! Ron aveva visto benissimo come la guardava, eccome se l'aveva notato! L'aveva notato quando si erano incontrati un po' di volte nel corso degli anni, lo notava sempre. Sapeva che Krum era sposato e lui ed Hermione erano comunque rimasti amici. Ma a lui infastidiva il modo in cui la guardava. Come spiegarlo? Lo faceva diventare matto!
Uscì dalla tenda con l'intenzione di respirare un po' dell'aria pulita dei boschi prima della partenza. Intravide Harry con la piccola Lily per mano impegnato in una chiacchierata con Neville. Non si avvicinò, non aveva voglia di parlare, ma dopo un paio di minuti fu Harry ad avvicinarsi, lasciando Lily giocare con gli altri bambini del vicinato.
«Allora, amico, Hermione è con i ragazzi?» chiese Harry che si mise di fianco a Ron, cercando di stare al passo. Ron annuì. «Possibile che dopo tutti questi anni, tu sia ancora geloso di Krum?» Ron voltò di scatto la testa e fulminò Harry con lo sguardo.
«Se vedessi Dean Thomas guardare Ginny in un certo modo... in un modo che a te non piace?» farfugliò Ron.
«Forse darei più importanza al modo in cui lei guarderebbe Dean Thomas»
«Sì, certo, è facile a parlare. Peccato che è seccante guardarlo mentre... mentre sbava!» bofonchiò Ron assumendo un'espressione disgustata.
«Senti, Hermione e Krum sono stati insieme così tanti anni fa, sono rimasti amici ma dimentichi, forse, che sei stato tu a sposarla. Capisco che potrebbe darti fastidio il modo in cui la guarda, ma...»
«Ovvio! Con quegli occhietti ottusi, quell'idiota musone! Ieri non potevi tirargli un pugno o...»
«Ma» lo interruppe Harry alzando la voce. «dovresti passarci sù. Lascialo perdere, Ron, se ti fidi davvero di lei»
«Ma certo che mi fido di lei! Ma cosa avete tutti oggi?» sbottò alzando gli occhi al cielo.
«Sì, ma magari avresti fatto bene a non andare in panico nel momento in cui Hermione ha detto di voler accompagnare i ragazzi. Ti si leggeva in faccia, Ron, e lo sai che ad Hermione queste cose non vanno giù» disse Harry sorridendo.
«Oh...» disse Ron cercando di immaginare l'espressione sbigottita che aveva assunto nel momento in cui Hermione si era offerta di portare i ragazzi. In effetti, lei, avrebbe anche potuto prenderla come una sorta di sfida, per questo aveva tanto insistito. Fino a quando poi non era esplosa affermando che Ron avrebbe avuto l'intenzione di controllarla.
"Forse dovresti imparare a fidarti di me, credo che sia arrivata l'ora, non credi?"
Già, forse era pur arrivata l'ora di posare l'ascia da guerra che da anni teneva puntata contro Krum. In fin dei conti, Krum poteva guardarla come voleva, peccato che la parte migliore toccasse sempre a lui.
«Credo proprio che più tardi dovrò parlarle, Harry» disse sospirando. Harry gli diede una pacca sulla schiena e indicò un gruppo di persone che si stava avvicinando. Rose, Hugo, Albus e James, corsero da Harry e Ron per mostrare loro gli autografi di Krum, mentre Hermione, che chiacchierava con Luna, entrò nella tenda senza degnarlo di uno sguardo.

 
****
 

«Hermione?» chiamò Ron con le mani appoggiate allo stipite della porta che affacciava sul salotto. «Vuoi un tè?» Hermione scosse il capo.
«Una cioccolata calda?» chiese ancora Ron.
«No, grazie» rispose Hermione senza distogliere l'attenzione dal libro che teneva in grembo. Ron rientrò in cucina, ma riapparve sulla soglia alcuni secondi dopo.
«Hermione?» la chiamò di nuovo.
«Che c'è?» rispose lei seccata.
«Ehm... il sale e il pepe... vanno nel mobiletto vicino al forno o in quello...» 
«In quello vicino al forno. È lì da anni, Ronald» sbottò senza alzare gli occhi dal libro.
Passò un quarto d'ora buono prima che Ron tornasse in salotto.
«Hermione, vuoi un...» 
«No, non mi serve niente» disse subito alzando lo sguardo. «Devi dirmi qualcosa, Ronald?» 
«Sei proprio arrabbiata?» chiese Ron avvicinandosi.
«No» rispose inespressiva Hermione.
«Be', continui a chiamarmi "Ronald"» disse Ron sorridendo e accomodandosi sul divano, non molto vicino ad Hermione che teneva le gambe incrociate.
«È il tuo nome, infatti» commentò lei leggermente stizzita.
«Ma tu mi chiami "Ron", è quando sei arrabbiata che mi chiami "Ronald"» puntualizzò Ron.
«No, ti chiamo "Ronald" anche in altre circostanze» ribatté asciutta.
«D'accordo, Hermione» disse, sottolineando il suo nome.
«Tu mi chiami sempre "Hermione"» ribatté lei inarcando le sopracciglia.
«Ti sbagli, amore» disse Ron sorridendo. Hermione alzò gli occhi al cielo sospirando prima di tornare al suo libro.
«Comunque» riprese Ron dopo parecchi minuti di silenzio. «Mi dispiace per oggi» 
Hermione staccò gli occhi dalla pagina, ma non si voltò verso di lui e rimase in silenzio. Ron ne approfittò per proseguire.
«Il fatto, Hermione, non è che io non mi fidi di te. Io mi fido di te, davvero. Solo mi da fastidio se qualcuno ti guarda in un modo che... in un modo in cui non dovrebbe guardarti» disse Ron evidentemente in imbarazzo, fissando e torturando la stoffa del cuscino. Hermione chiuse di colpo il libro e si voltò verso di lui, perplessa.
«Tipo come ti guarda Krum! Scusa, ma mi fa impazzire» aggiunse subito Ron, borbottando.
«Perché, come mi guarda?» Ron sgranò gli occhi. Ma insomma, proprio non capiva? Lui era lì a notare tutti quei piccoli dettagli che lo infastidivano e lei non notava nulla di nulla?
«Hermione, ti guarda come si guarda una persona che si ammira, una persona che piace! Ti guarda ancora come se foste degli adolescenti. Ti guarda come ti guardo io, e a me non piace. Tutto qui» biascicò incrociando le braccia al petto e lasciandosi cadere sui cuscini del divano. Hermione stette in silenzio per qualche secondo, riflettendo.
«No» disse all'improvviso scuotendo lentamente la testa.
«Cosa no?» disse Ron voltandosi verso di lei.
«Non mi guarda come mi guardi tu» aggiunse con un'alzata di spalle. Ron la guardò accigliato.
«Io intendevo dire che ti guarda come si guarda una persona che piace. È così, Hermione, fidati» farfugliò.
«Ron, tu mi guardi nel modo in cui guarderesti una persona che semplicemente ti piace?» disse Hermione seria.
Ora entrambi si fissavano negli occhi. E Ron capì cosa volesse dire Hermione. Qualcosa scattò nella sua testa e guardandola, comprese dove stava realmente la differenza.
«No» disse in un bisbiglio. 
«E tu, come mi guardi?» chiese Hermione a voce bassa avvicinandosi a lui, mentre Ron continuava a fissarla. Solo quando Hermione coprì la mano di Ron con la propria e la strinse, lui abbassò la testa e prese a fissare entrambe le mani per alcuni secondi.
«Come si guarda una moglie» disse poi alzando lo sguardo su Hermione, sorridendo. «E come si guarda una mamma, la mamma dei propri figli» sul viso di Hermione si dipinse un sorriso e Ron le strinse la mano in risposta. Sentì l'incontrollabile voglia e il forte bisogno di dover continuare, di dover dire altro. Di dover dire qualcosa di importante. Si avvicinò ancor di più a lei.
«Ti guardo come nel giorno in cui indossavi quell'abito blu pervinca e non mi importa se accanto a te c'era quell'idiota musone» storse il naso prima di avvertire un buffetto sul braccio. «Eri bellissima. Io me lo ricordo bene» aggiunse afferrandole il polso e tirandola leggermente a sé senza smettere di guardarla. «Ti guardo come nel giorno in cui mi hai detto "sì" davanti a quella scatolina di velluto blu, prima che ti prendesse quell'attacco di ridarella e cominciassi a piangere» Hermione si portò le mani al volto e cominciò a ridere, seguita da Ron che dolcemente gliele scostò dal viso e le accarezzò la guancia. Lei si mise in ginocchio, gli circondò il collo con le braccia e si strinse a lui.
«E ti guardo come quando mi dicesti che saremmo diventati mamma e papà» bisbigliò infine Ron, chiudendo gli occhi e cominciando a carezzarle la schiena.
«E allora ricordatelo sempre» gli sussurrò Hermione all'orecchio. «Ricordati che nessuno potrà mai guardarmi come mi guardi tu» Ron annuì impercettibilmente lasciando che Hermione lo stringesse. Sentì una piacevole sensazione invaderlo.
Dopo quelli che parvero parecchi minuti, Hermione si allontanò appena da Ron senza sciogliere l'abbraccio.
«Ci sono tanti modi per guardare una persona» disse senza staccare gli occhi dai suoi, inclinando leggermente la testa. «Ma tu credi che conti davvero qualcosa il modo in cui mi guarda una persona qualunque?» Ron scosse lentamente la testa.   
«Già» proseguì Hermione scostandogli un paio di ciocche rosse dalla fronte. «Perché qualsiasi altro sguardo non sarà mai realmente importante e vero come il tuo» bisbigliò sorridendo. Ron le si avvicinò per lasciarle un bacio leggero a fior di labbra, poi poggiò la fronte contro quella di lei.
«Scusa, non volevo che pensassi che la mia intenzione era quella di controllarti. Lo so che non lo sopporti» disse a voce bassa. «Ma voglio che tu sappia che non ho mai dubitato di te. E vorrei solo riuscire a dimostrarti, ogni secondo, che quel che provo è sincero, proprio come se il tempo non fosse mai passato»
«E credi che io non percepisca tutto ciò, Ron?» disse Hermione stringendo le labbra in un sorriso. «Per favore ricordatelo. Ricorda quello che ti ho detto. E promettimi che continuerai a guardarmi in quel modo» 
«Te lo prometto. Anche perché non posso farne a meno e perché io ho proprio bisogno che sia anche tu a guardarmi in quel modo» soffiò sulle sue labbra prima di sfiorarle con un bacio. Hermione, che aveva cominciato ad accarezzargli il collo, si sporse leggermente verso di lui per coprire quei pochissimi centimetri che ancora li separavano. Ron capì le sue intenzioni e, senza alcuna esitazione, rispose baciandola dolcemente mentre, con entrambe le mani, le accarezzava le braccia con movimenti lenti.
Tutto ciò che le aveva appena detto lo sentiva per davvero. Sentiva ancora quelle parole, quelle promesse, quelle certezze riecheggiare con insistenza nella sua testa. Nascevano dal cuore e arrivavano dritte al cervello, senza trovare ostacoli lungo il percorso. Perché non vi erano incertezze che potessero fermare il turbinio di emozioni o che potessero mettere in dubbio quelli che erano sentimenti veri e forti. Tutto sommato, è il cuore che muove tutto, no? È un po' come se fosse il cervello dei sentimenti.
E forse lui l'aveva sempre saputo ma aveva difficoltà ad ammetterlo. Aveva difficoltà ad ammettere che, chi altri avrebbe potuto guardarla in quel modo se non lui? Era lui che la guardava, la ascoltava da più o meno... una vita. Lui c'era da una vita.
Ed era in quella vita che aveva imparato a conoscerla, a comprendere ogni suo gesto, ogni sfumatura di quello sguardo che col tempo aveva imparato a decifrare così bene che a volte le parole apparivano persino superflue. E anche se spesso sentiva il bisogno di dover ricevere conferme, in fondo sapeva che Hermione non avrebbe voluto altri al suo fianco se non lui.
Mentre quei pensieri s'insinuavano nella mente e lui si lasciava trasportare da quel bacio, un sorriso spontaneo gli sfuggì. Hermione lo percepì e si scostò appena da lui.
«Perché sorridi?» bisbigliò sulle labbra.
«Pensavo a una cosa» disse Ron senza smettere di sorridere.
«Cosa pensava questa testolina rossa?» 
«Che è una vita che ti guardo. E ancora non mi sono stancato» disse giocando con un riccio che le ricadeva sulla guancia, sfiorandole il profilo. Hermione sorrise. Un sorriso luminoso, uno di quelli autentici, uno di quelli che lui amava. Uno di quelli contagiosi che gli faceva venir voglia di ridere e urlare contemporaneamente e che gli faceva venir voglia di stringerla e baciarla ancora e ancora. 
«Sai, ho un livido sul ginocchio che mi fa un male! Credo di essermelo procurato quando allo stadio mi hai dato quella gomitata e io ho tirato una ginocchiata nella panca» disse Ron ridendo e tastandosi il ginocchio.
«Oh, be', scusa tanto! Ma a te, le Veela, non hanno mai fatto un buon effetto. Ti rincretiniscono un po' troppo per i miei gusti» ribatté Hermione infastidita.
«Andiamo, Hermione, rincretiniscono addirittura! È stato un attimo» disse Ron sulla difensiva. «Piuttosto, direi che mi ha quasi rincretinito il primo tempo della partita! Ma li vedevi come filavano via con quelle scope? Quasi non riuscivi a seguirli» continuò Ron che prese a gesticolare con enfasi. «È stato spettacolare! I giocatori del Brasile sono tutti di un'altra pasta, non c'è dubbio. Schemi assurdamente perfetti e quelle finte? Solo Godric sa come hanno fatto alcuni giocatori bulgari ad intercettarle e ne hanno azzeccate pochissime, eh! Fantastico, davvero straordinario...» Ron tirò un sospirò e alzò gli occhi al cielo con aria sognante. Poi si voltò verso Hermione che lo osservava con le braccia conserte e aveva assunto un'aria accigliata.
«Che c'è?» chiese Ron con aria divertita.
«Niente» disse Hermione con noncuranza.
«Vieni qui» Ron le si avvicinò, ma quando raggiunse la sua bocca, lei gli allontanò il viso con la mano.
«Ehi!» protestò Ron. «Ma che ho fatto?»
«Niente. Stavamo giusto parlando delle Veela che ti rincretiniscono» sbottò Hermione.
«Hermione, ma chi se ne importa delle Veela» disse ridendo e avvicinandosi a lei per abbracciarla.
«Stavolta ti perdono perché hai il ginocchio dolorante. Ma ti sta bene» disse Hermione lasciandosi stringere.
«Sì, d'accordo, mi sta bene» disse Ron schioccandole un bacio sulla tempia.
«Mamma! Papà! Guardate!» Rose e Hugo scesero le scale e raggiunsero i genitori in salotto per mostrare loro gli autografi di Viktor Krum perfettamente incorniciati.
«Wow» fu il commento di Ron, decisamente poco entusiasta che gli costò un'occhiataccia da parte di Hermione.
«Bene, ragazzi, così non si rovineranno» esclamò Hermione sorridendo ai figli. Ron li osservò per un po' mentre discutevano ancora dell'incontro, di come erano emozionati nel momento in cui avevano stretto la mano a Krum e di come lui si fosse dimostrato simpatico e disponibile (e su questo punto aveva i suoi dubbi).
«Ma voi la volete conoscere una storia sulla mamma e Viktor Krum?» disse all'improvviso attirando l'attenzione di tutti e tre. 
«Papà, lo sappiamo che erano e sono amici» rispose Rose.
«Be', amici non proprio, eh...» specificò Ron con una smorfia indecifrabile. E così si lanciò in un avvincente racconto che lo riportò al loro quarto anno ad Hogwarts, al Torneo Tremaghi e alla sua entusiasmante serata al ballo del Ceppo.
«La mamma e Viktor Krum ai tempi della scuola erano fidanzati?» esclamarono all'unisono Rose e Hugo fissando il padre.
«Già» disse semplicemente Ron voltandosi verso Hermione che lo fissava con aria sbigottita. «Ma» proseguì. «Potrete sicuramente confermare che vostra madre, strega famosa per sua la spiccata intelligenza, abbia, senza alcun dubbio, scelto il migliore» disse con aria altezzosa.
«Ma papà, tu sei un Auror! Combatti le Arti oscure!» disse Rose sedendosi sulle gambe del padre.
«E hai sconfitto Voldemort!» aggiunse Hugo con entusiasmo. «E tu e la mamma siete degli eroi»
«Oh, suvvia, smettetela. Dopo potrete incorniciare anche i nostri autografi se volete» disse facendogli l'occhiolino. Rose e Hugo scoppiarono a ridere, Ron si avvicinò di più a loro e mormorò:
«Ragazzi, Viktor Krum non è come sembra. Un tipo amichevole, simpatico e tutte quelle belle cose là. No. Vi dico che è un musone ed è anche un po' idio... AHIA!» Hermione gli aveva appena tirato un pugno sulla schiena. «Ma Hermione!» brontolò Ron.
«È davvero tardi, direi di andare a letto» disse Hermione alzandosi e sorridendo, mentre Rose e Hugo raccoglievano i loro autografi per poi correre in stanza. Ron cinse Hermione per la vita e le scoccò un bacio sulla guancia prolungando il contatto.
Adesso era tutt'altra storia. E non importava se la mattina seguente, tra le prima pagine della sezione gossip, il titolo di un articolo firmato Rita Skeeter avrebbe recitato:
HERMIONE GRANGER, L'EROINA DEL MONDO MAGICO TORNA A FAR COLPO SUL SUO EX.
Quel pizzico di gelosia ci sarebbe sempre stato, altrimenti non sarebbe stato Ron Weasley. Ma ora sapeva dove stava la differenza, l'aveva capito e tutto sarebbe passato in secondo piano. Importava realmente qualcosa?
Si scrutarono ancora una volta sorridendo e leggendo negli sguardi quell'amore che li legava e quelle promesse, sapendo che entrambi si sarebbero impegnati a non infrangere mai.


 
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Angolo di un'autrice in crisi sessione estiva (chiedo aiuto cwc) 

La sessione d'esame mi uccide ma non uccide la voglia di divertirsi raccontando qualcosina di questi due, eheh. Ricordate l'articolo di Rita Skeeter uscito la settimana scorsa postato dalla nostra geniale zia Jo su Pottermore? Ve lo linko direttamente in italiano: http://www.hogwartsite.net/html/modules.php?name=News&file=article&sid=4476, e ne approfitto per ringraziare Hogwarts Site sempre sul pezzo (insieme a Portus). Che grandi! Ecco da dove mi è venuta l'ispirazione. E tra un libro di pedagogia da ripetere e uno di psicologia da approfondire, ho scritto questa storia alla quale volevo dare un carattere semplice, ma non banale. Spero davvero con tutto il cuore di esserci riuscita (visto il risultato positivo della storia precedente, e grazie perché i vostri pareri mi hanno regalato molto più di un semplice sorriso!). Spero di avervi regalato sensazioni positive e di essere riuscita a far trasparire il messaggio. :) Raccontare di Ron e Hermione adulti non è semplice, anche perché bisogna entrare nell'ottica di una coppia sposata con dei figli. Ho pensato che un Ron ancora un tantino geloso di Krum poteva starci soprattutto se quest'ultimo, ha mantenuto un rapporto di amicizia con Hermione. Credo che la storia sia un po' lunghetta e inizialmente non doveva raggiungere queste dimensioni ma una cosa tira l'altra e così è venuta giù :P Tra l'altro, avevo intenzione di scrivere una storia con più capitoli ambientata nel periodo di ricerca degli Horcrux, prima dell'abbandono di Ron (scritta dal suo punto di vista, ovviamente) ma causa esami, ho dovuto fermarmi e scrivere qualcosa di più leggero T.T Ma la storia arriverà, ho già parecchie idee e un primo capitolo mezzo pronto :D
Ah! Volevo specificare che a me non è andato per niente giù il fatto che la Skeeter dica che Ron lavori al negozio Tiri Vispi Weasley e che abbia abbandonato la carriera di Auror dopo soli due anni. Ma insomma, voglio dire, sono anni che sappiamo che Harry e Ron lavorano insieme, eh! E così ho voluto giocare un po' su questa cosa, perché per me sono semplicemente malelingue e baggianate firmate Rita Skeeter u.u (spero che le intenzioni della Rowling siano quelle di far apparire la Skeeter ancor più viscida e falsa e non che abbia deciso di far fare a Ron un passo indietro D:). Allora, cosa ne pensate? Sarei davvero contenta se mi lasciaste un parere ;) Potrebbe sembrare banale, ma credetemi per qualcuno che scrive è davvero importante sapere di essere riuscito o meno nel suo intento. E ringrazio vivamente anche chi seguirà questa storia in silenzio, leggendola semplicemente o inserendola tra le preferite/seguite/ricordate (':
Questo è quanto, grazie per essere arrivati fin qui, maghi e streghe
e ricordate sempre:
peace, love & Romione!

Alla prossima, 
Jess





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