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Autore: ICChin__    17/07/2014    3 recensioni
«Aiuto! Nagisa! Rei!»
Avevi urlato, avevi spaziato con lo sguardo tutta la spiaggia, il mare in burrasca, quel mare che ti aveva quasi portato via lui, ma nessuno aveva risposto alla tua preghiera di aiuto. Nessuno l'avrebbe fatto.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Haruka Nanase, Makoto Tachibana
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Take my breath, take my life.
Personaggi: Makoto Tachibana, Haruka Nanase
Pairing: MakoHaru (accennata), perché sono l'amore e anche più. ♥ 
Desclaimer: Free e tutti quei figoni dai fisici prestanti non mi appartengono, ma se potessi incontrare Makoto mi piacerebbe molto. (?)
Note: Allora, tutti abbiamo visto la 1x06- io con un notevole ritardo, ma tant'è. -e tutti, o almeno quasi tutti, speravamo che il CPR venisse messo in atto da Haru, ma niente. Perché Free, prima di tutto, è un'anime che ti lancia so much gayness, so much everything e poi, quando hai abboccato all'amo, ti fa soffrire. E' la mia prima fic in questo fandom, spero non sia troppo cazzata, davvero. By the way, è una rivisitazione della 1x06. In pratica, cosa io e, forse qualcun'altro, avrei voluto accadesse. Enjoy!
 
«I was looking for a breath of a life
a little touch of a heavenly light
but all the choirs in my head say no»
Breath of life – Florence and the Machine
 
Take my breath, take my life


Makoto, Makoto, Makoto.
Era tutto quello a cui riuscivi a pensare. Il suo nome ti riempiva la testa, i pensieri, il cuore, tutto il tuo essere sembrava gridarlo.
«Aiuto! Nagisa! Rei!» 
Avevi urlato, avevi spaziato con lo sguardo tutta la spiaggia, il mare in burrasca, quel mare che ti aveva quasi portato via lui, ma nessuno aveva risposto alla tua preghiera di aiuto. Nessuno l'avrebbe fatto.
Makoto! Makoto! Makoto!
Il cuore batteva, avevi controllato il suo corpo e non avevi notato ferite; allora perché Makoto non si svegliava? Perché non rispondeva ai tuoi richiami? Perché...?
A quel punto ti eri avvicinato alla sua bocca, le sue labbra erano socchiuse, e avevi sentito che respirava, avevi percepito il suo respiro caldo sulla guancia, ma era debole. Troppo.  
Avevi guardato nuovamente il tuo amico di sempre, i tuoi occhi azzurri, cristallini, quegli occhi sempre calmi come l'acqua della piscina dell'Iwatobi, ora erano colmi di un'apprensione e di una paura che ti erano estranei. Cosa avresti dovuto fare? Cosa, perché Makoto vivesse? IL CPR! Ma certo! Perché non ti era venuto in mente prima? 
Avevi abbassato il volto, le tue labbra che quasi sforavano quelle di Makoto, avevi preso una boccata d'aria e poi avevi unito le tue labbra alle sue soffiando quanta più aria potessi, tutta l'aria che avevi nei polmoni, in modo che passasse a quelli di Makoto e, con l'aria, avevi soffiato in Makoto la tua vita e, con essa, una preghiera, la preghiera che il tuo amico, si riprendesse, riaprisse quegli occhi verdi che riuscivano a guardarti dentro, che riuscivano a comprendere ogni cosa, ogni tuo pensiero con un solo sguardo. 
Ti eri staccato da lui e poi avevi continuato a prendere boccate d'aria e poi a passarle a Makoto. Una volta, un'altra e ancora un'altra e poi, all'ennesima boccata d'aria, avevi visto Makoto girarsi su un fianco, l'avevi sentito tossire e l'avevi sentito quell'«Haru» così debole che non eri sicuro fosse stato pronunciato dal tuo amico. Di solito lui pronunciava il tuo nome con tutt'altro tono e con una grande allegria, come se solo pronunciarlo fosse per lui fonte di gioia, ma aveva parlato. Aveva detto il tuo nome e tu sentivi un calore nuovo sostituirsi al gelo della paura che avevi provato per Makoto fino a pochi attimi fa.
«Makoto!»eri riuscito a dire, il sollievo che traspariva dalla tua voce, prima che lui cominciasse a tempestarti di domande su Rei e Nagisa. Non era cambiato in tutti questi anni, si preoccupava sempre degli altri, metteva sempre gli altri al primo posto e poi pensava a se stesso. Ogni volta. Ma questo era uno dei tanti aspetti che ti piacevano di lui, non è forse vero Haruka? Oltre al fatto che sapesse, ogni volta, cosa pensavi, sapesse, ogni volta, cosa dire per farti sentire anche solo un po' meglio. Ma non era questo il momento di pensare a queste cose; dovevi, prima di tutto, assicurarti che Makoto stesse bene, che non avesse paura come quella volta, dovevi assicurarti di essere lì per lui come lui era sempre stato lì per te. Avresti pensato più tardi al fatto che non ti fosse dispiaciuto il contatto delle tue labbra su quelle di Makoto, al sentimento, che la paura aveva nascosto, ma non così bene da non riuscire a sentirlo, che ti era nato nel petto quando l'avevi baciato, alla paura straziante che avevi provato al pensiero di perderlo. Ci sarebbe stato tempo, perché Makoto era vivo. Makoto era ancora con te.
  
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