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Autore: chiara_14    17/07/2014    3 recensioni
E se vi dicessi che esiste un custode per ogni stagione dell'anno, che sia primavera, autunno, inverno ed estate. Voi mi credereste?
E se vi dicessi che io sono una di loro?Una guardiana.
Voi, mi credereste?
Mi chiamo Ella e tutto nella mia vita era noioso. Fino a quando non mi hanno rapita.
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 13: Passarono altri due giorni, così, senza che me ne accorgessi. Era esattamente il sesto giorno che mi trovavo al castello d'inverno. Dovevo ammetterlo, mi stavo proprio divertendo con Nix. Era strano, perché appena arrivata ero convinta che non avrei mai accettato di stare al fianco di Nix. A volte mi chiedevo ancora se quello che provavo era solo frutto del legame di sangue, e quando ci pensavo tendevo a chiudermi in me stessa e Nix si preoccupava. Sei giorni. Erano ancora troppo pochi, ma di tempo non ce n'era, dovevo scegliere. Casa o Nix? Candice passava a trovarmi con Silas ogni tanto. Non so come, ma litigavano di meno. Sembravano più uniti. Ovviamente il povero Silas non poteva mai toccare Candice, se anche solo cercava di sfiorarla o di prenderle la mano lei lo respingeva e si metteva a urlare come una matta. L'altro pomeriggio, mentre Silas e Nix parlottavano sul divano, io avevo preso da parte Candice per farle qualche domanda. “Allora?”, le sorrisi. “Allora che?”. “Dai su, lo sai cosa intendo. Come va con Silas?”. Ero sua amica e pretendevo dettagli. “Niente. Lui dorme sulla poltrona in camera, io dormo sul letto. Lui cucina, io mangio, sai che non sono brava a cucinare. Io non parlo e lui tenta di conoscermi riempiendomi, letteralmente, di domande. Una volta era uscito perché doveva andare da qualche parte del castello a fare non so che, sai cosa mi sono trovata sul bancone della cucina?”. Io la fissavo. Che poteva aver messo sul banco della cucina? “Non lo so”, dissi. “Beh mi sono ritrovata un bigliettino con su scritto: Amore, ci vediamo a pranzo, non ti preoccupare. P.S. Qual'è il tuo colore preferito?”. Io scoppiai a ridere, che c'era di strano? Silas voleva solo sapere il suo colore preferito. “Amore! Mi ha chiamata amore!”. Oh, ecco perché. Povero Silas. Eppure era un ragazzo così bello, era strano che lei lo odiasse tanto. Proprio lei, che se vedeva un bel ragazzo per la strada impazziva e veniva subito da me a chiedermi se anche io pensavo che fosse bello. “Ma l'hai visto bene in faccia Silas?”, le chiesi. Candice abbassò la testa e arrossì teneramente. “Si...”, disse. “E' bello...”. Finalmente l'aveva ammesso! “E allora, buttati!”. Alzò la testa. Era triste, e non solo. Come me voleva tornare a casa. “Io non voglio sposarlo”, disse sussurrando e girandosi a guardare Silas e Nix parlare. “Insomma, io e te siamo così giovani! È da pazzi!”. Le sorrisi. “Io ci penso ogni giorno, e poi mi chiedo anche se ci si possa innamorare di una persona in così pochi giorni!”. “Sai, non è poi così male qui”. Mi disse poi con un sorrisetto da furbetta. “Posso avere tutto quello che voglio, basta che lo chieda a Silas. Potrei anche fargli prendere quel bel paio di pantaloncini che ho visto giorni fa in un negozio...”. O cielo! Ci stava pensando veramente. Era da lei, ecco perché le volevo così bene, non si faceva scrupoli a dire quello che pensava. Ogni giorno da quando era arrivata al castello speravo che Silas trovasse il modo di fare colpo su di lei. Un po' per vedere Silas contento e un po' per egoismo; se un giorno avrei sposato Nix volevo che lei fosse presente. A proposito di Nix, nei due giorni che erano passati era stato molto normale, direi quasi troppo normale. Però era un Nix che mi piaceva. Mi aveva raccontato tante cose sulla sua famiglia, ma sopratutto, mi aveva insegnato tantissime cose riguardo i miei poteri. Adesso potevo parlare sia con le piante che con gli animali, era allo stesso tempo una cosa bellissima e bruttissima, ogni volta che dovevo mangiare mi sentivo in colpa. Insomma, è orribile mangiare qualche cosa con cui magari pochi minuti prima ci stavi conversando allegramente. Avevo anche imparato a ghiacciare a comando ogni cosa, oppure a far apparire la nebbia, anche a far nevicare. Formare la neve era la cosa che preferivo, dovevo fare come mi aveva mostrato tempo fa Nix, solo che io non mi sarei piegata in due dal dolore come era successo a lui. Ultimamente Nix stava peggiorando in fatto di poteri, aveva difficoltà a controllarli. Ghiacciava ogni cosa, e se perdeva il controllo, erano cavoli. Damon, grazie al cielo, aveva smesso di tormentarmi nei sogni, forse l'avvertimento di Nix aveva fatto qualche effetto. Avevo anche provato a leggere qualche altra storia dal libro sulle leggende dei guardiani, ma non erano interessanti quanto quella dei due innamorati. Ormai era la vigilia del matrimonio tra Sol e Andres, ero così contenta per loro. Ogni tanto, come Silas e Candice, erano venuti a farci qualche visita. Iniziavo ad apprezzare Andres, per essere così giovane era anche molto responsabile. Stava per diventare il marito della futura regina dell'estate, eppure, non sembrava per nulla turbato. “Ella?”. “Si, Nix?”. Stavo continuando a leggere Orgoglio e Pregiudizio, era bello come libro, ma non era proprio il mio genere, così ci mettevo molto più tempo del previsto a finirlo. “Lo sai che oggi Annabeth viene per farti provare il vestito per domani?”. “Si, si, me lo ricordo”. “Ma mi stai ascoltando?”. Cavolo, ma non gli avevano insegnato a non disturbare una donna che legge? Poteva diventare pericolosa la situazione. “Hai appena detto che Annabeth verrà qui per farmi provare il vestito per domani.”. “Esatto.”. Distolsi gli occhi dalle parole del libro e mi misi a guardare il viso di Nix. Io mi ero seduta sul divano e lui aveva appoggiato la testa sulle mie gambe, si era addormentato dopo pochi minuti. Era così stanco ultimamente. Misi il libro da parte. “Allora, tu cosa indosserai?”. Iniziai a passargli le mani fra i capelli. Era divertente, mi sembrava di accarezzare un gattino nero, aveva i capelli così morbidi. Chissà che balsamo usava... figurati se usava un balsamo! “Solito, giacca e pantaloni blu scuro con camicia bianca sotto.”. “Perché io devo sempre fare tutte queste prove? È noioso...”. Lui aprì gli occhi e mi sorrise. “Perché devi essere perfetta.”. Alzai gli occhi al cielo. Io per essere perfetta dovevo cambiare totalmente faccia. “Lasciamo perdere che è meglio.”, dissi. Lui richiuse gli occhi ma non perse il sorriso. Mamma mia se era bello! Come potevo interessargli? Era impossibile. Sicuramente Cara era dieci volte meglio di me. Cara. Quel nome mi tormentava ogni notte prima di addormentarmi e ogni mattina appena aprivo gli occhi. C'era stato un momento nei giorni scorsi in cui avevo pensato di dire a Nix tutta la verità, ma poi ci avevo ripensato. Che codarda che ero! Semplicemente non ammettevo il fatto che non volevo che lui mi lasciasse per andare da lei. Ero gelosa e combattuta, e poi ancora gelosa. E non accettavo il fatto che non avrei mai più ritrovato un ragazzo come lui. Era tutto un sogno. Forse avevo cambiato idea troppo rapidamente, perché non avevo più quella disperata voglia di tornare a casa? Forse semplicemente perché con Nix, lì al castello d'inverno, mi sentivo così bene... “Hei?”, mi richiamò Nix. “L'hai fatto un'altra volta.” “Cosa?”, chiesi continuando a giocare con i suoi capelli. “A perderti in quella tua bella testolina.”. Sbuffai, il solito cascamorto. “E hai anche gli occhi lucidi.”. “Cosa?”. Non me n'ero accorta. Nix mi stava guardando con quei suoi bei occhi azzurri. Qualcuno bussò alla porta. Sussultammo entrambi. “Sarà Annabeth, su alzati scansafatiche!”. Passai tutta la mattina a provare vestiti per il matrimonio di Sol, rigorosamente corti fino al ginocchio e rigorosamente nei colori bianco e argento. Ovviamente Nix faceva il giudice di turno, continuava a dire: troppo corto, troppo lungo, troppo schifo, troppo da suora. Non gli andava bene niente. “Sai che è un matrimonio, vero? Non è una sfilata di moda!”, dissi esasperata dopo due ore. “Certo, ma tu sei molto importante e devi essere impeccabile.”. “Non lo sai che il giorno del suo matrimonio è la sposa che deve essere al centro dell'attenzione?”, gli chiesi. Mi sorrise, oddio, chissà cosa gli era saltato in mente! “Se dici così, prova ad immaginare come sarai al tuo di matrimonio.”. “Oh, non ci penso nemmeno.”, dissi senza neanche farci caso. Frecciatina. Così imparava a tirare fuori ancora quella storia. Non l'aveva detto esplicitamente, ma era evidente che si riferisse al nostro di matrimonio. Annabeth intanto restava in silenzio e si godeva tutta la scena ridendosela sotto i baffi. Morale della favola, il vestito che avrei indossato il giorno seguente, lo scelse Nix. “Ti stanno bene tutti, ma quello...”. Mi guardò da capo a piedi. “Quello si che è perfetto.”. “La smetti di guardarmi così? Sembri un maniaco.”. Scoppiò a ridere. “Dovrei comportarmi più spesso da maniaco?”, mi chiese. “Provaci e finisci giù dal burrone che si vede dall'ufficio di tuo padre.”. “Cattiva la ragazza.”. Oh, non immaginava quanto. “Che ne pensa del vestito?”, mi chiese Annabeth. Mi guardai allo specchio. Non era niente male: corto fino alle ginocchia, bianco, una spalla scoperta l'altra coperta con una manica lunga, sui bordi rifiniture in pizzo bianco e argento. Era semplice e andava benissimo. “Si, è perfetto.”, dissi sorridendole. “Allora lo faccio lavare e per domani mattina sarà tutto pronto. Vi lascio, ho molte faccende da svolgere.”. Ci salutò e ci lasciò soli, io mi buttai di nuovo sul divano. “Oggi non hai tempo per riposare.”, mi disse Nix. “E perché?”. “Devi preparare l'addio al nubilato di Sol, assieme a Candice e Anthea.”. Cosa? Era impazzito. Non osavo nemmeno immaginare Anthea e Candice nella stessa stanza. “E' uno scherzo?”. “Perché dovrebbe esserlo? Anche vuoi umani fate l'addio al nubilato.”. “No, no, non mi riferivo a quello. Sai cosa significa ritrovarsi nella stessa stanza con Anthea e Candice assieme? Si salvi chi può!”. Sarebbe stata la fine del mondo. Solo a pensarlo mi venivano i brividi. Nix si sedette accanto a me e mi prese per le spalle. “Ed è per questo che esistete tu e Sol, sono sicuro che avrete tutto sotto controllo.”. “Ma è l'addio al nubilato di Sol! Non può mettersi a fare la babysitter! E poi tu che farai?”. Lui scrollò le spalle. “Io, Silas, e purtroppo anche Damon, organizziamo l'addio al celibato di Andres.”. Damon? Sul serio? “Vi siete messi d'accordo per rovinare l'ultima sera da scapoli di Sol e Andres?”, gli chiesi. Nix scoppiò a ridere. “Scapoli? Dici sul serio? Quei due sono come Romeo e Giulietta: muore una, muore anche l'altro.”. Appoggiai le mani sul suo petto che sembrava marmo riscaldato. Dopo che mi aveva ceduto alcuni dei suoi poteri ero diventata io quella con la temperatura corporea più bassa, così appoggiandomi a lui riuscivo a percepire quel minimo di calore che mi faceva stare bene. “Odio quando ti metti a pensare.”, disse. Accennai un sorriso. “Dico sul serio. Sembri triste, e si vede che c'è qualche cosa che non va.”. Come faceva a conoscermi già così bene? “Sorridi un po'.”. “Sai che domani devo scegliere.”. Lo guardai negli occhi. “Hai ancora tanto tempo per scegliere, non pensarci adesso.”. Chiuse gli occhi e appoggiò la fronte alla mia. “Qualunque cosa tu scelga io sarò felice.”. Mai detta bugia più grossa. Se fosse stato per lui al mio posto ci sarebbe stata Cara, e a lei non avrebbe mai detto che qualunque cosa avesse scelto lui sarebbe stato felice. “Finché ci sono l'amore e il ricordo, non ci sono vere perdite”, sussurrai con gli occhi chiusi. Era la citazione di un libro che avevo letto poco tempo fa. Mi era rimasta impressa nella mente perché sapevo che era una frase verissima; a modo mio amavo mia zia e i ricordi di lei erano sempre presenti nella mia mente. Quindi, come era possibile che Nix avesse dimenticato Cara? “Perché dici così?”, mi chiese. “Perché è la verità.”, risposi. Nix si avvicinò per cercare di baciarmi ma io lo scostai delicatamente. Mi ci era voluto tutto il mio autocontrollo per fermarlo. Lui mi guardò e sul viso aveva un misto di dispiacere, sorpresa e...tristezza? Nix sospirò e si alzò dal divano. “Io vado a preparami. Con gli altri ragazzi andiamo negli alloggi di Andres per l'addio al celibato.”. Mi mostrò il suo sorriso più sexy che aveva e io alzai gli occhi al cielo. “Ma non ti preoccupare, questa notte torno qui a dormire!”. Scoppiai a ridere ma sapevo che anche se aveva buttato tutto in ridere, lui dentro di sé non stava ridendo affatto. Cinque minuti dopo che Nix era uscito dall'appartamento qualcuno bussò alla porta. “E' qui la festa?”, chiese Candice con una voce svogliata. “Vedo che hai proprio voglia di divertirti.”. La feci accomodare nell'appartamento. “Mi ha costretto Silas, dice che devo iniziare a conoscere le altre donne della congrega.”. “E da quando siamo diventati una congrega?”, le chiesi. “Non lo so. Hai qualche cosa da mangiare?”, e si buttò sul divano. A quanto pare Candice aveva vinto la battaglia sul guardaroba: indossava un paio di jeans blu, come suo solito, e un maglioncino marroncino; se fosse stato per Silas ero convinta che avrebbe preferito vederla con addosso un vestito. Era una battaglia persa in partenza, Candice non amava le gonne. “Sol si è occupata del magiare.”. “Ok”. Qualcuno bussò alla porta. Andai ad aprire, era Sol. “Ella!”, mi salutò abbracciandomi e baciandomi sulle guance. Era proprio come la ricordavo: solare. Avrei tanto voluto essere sempre positiva come lei. “Ho portato un po' di cosette.”, disse portando tutto in cucina. “Allora, sono soprattutto dolci, mi vengono meglio.”. Mi sorrise e io ricambiai. “Ho fatto cioccolatini alle fragole, poi una torta alla crema chantilly, cupcake decorati con la panna montata, biscotti a forma di omini, ma soprattutto, per te Ella, ghiacciolini di frutta”. Sol era tutta intenta a mettere nel frigorifero o nel freezer tutto quello che aveva portato. “Ma hai cucinato tutta la mattina?”, le chiese Candice. “Ma certo, era il minimo, domani mi sposo, te l'avevo detto l'altro giorno.”. “Aspettate un momento, voi vi conoscete già?”. Ero stupita. “Certo, Candice conosce anche Anthea, ma non vanno molto d'accordo.”. “Non mi dire...”, sussurrai a denti stretti. Sentimmo qualcuno bussare alla porta. “Questa dovrebbe essere la stronzetta.”, disse Candice sottovoce, ma non abbastanza. Io e Sol scoppiammo a ridere. Non capitava spesso che Candice facesse delle dichiarazioni come quella appena fatta, perché era una ragazza estroversa ma non cattiva fino a tal punto. Andai ad aprire alla porta. Anthea entrò nell'appartamento senza nemmeno salutarmi. “Ciao anche a te.”, dissi. “Si,si. Fammi mettere in frigorifero il riso freddo. È vegetariano, guai a chi protesta.”. Finimmo tutte in cucina per preparare la cena. Io e Candice apparecchiavamo la tavola, Sol e Anthea preparavano i piatti. “Pronta per domani, Sol?”, chiesi. “Si. Io e Andres siamo agitatissimi!”. Ero così contenta per Sol, se lo meritava. Per una ragazza così bella era il minimo! “Qualche dettaglio sul vestito?”. “E' una sorpresa!”, rispose lei tutta raggiante. “Ella, scommetto quanto vuoi che c'è dell'oro.”, disse Anthea. “Non scommetterei mai con te, anche perché lo immaginavo già che c'era dell'oro.”. “Ma non ti rovinerai la vita a sposarti così giovane?”, chiese Candice. “E' un mio diritto e un mio dovere, ma soprattutto se non mi sposo rischio di morire, e sinceramente non ci tengo.”, ammise. “Ella? Mi faresti un piacere? Prepareresti i cubetti di ghiaccio da mettere nei bicchieri?”. “Certo.”. Presi il contenitore per i cubetti di ghiaccio, lo riempii d'acqua, mi concentrai e per magia l'acqua diventò ghiaccio. “Ecco fatto.”, dissi tutta contenta. In verità era una cosetta da poco, era uno dei primi trucchetti che mi aveva insegnato Nix. Mi girai verso Candice, era a bocca aperta. “Figata! Voglio farlo anche io!” “Non l'avevi mai visto fare?”, le chiesi. “Ma secondo te?”, mi rispose ancora con gli occhi spalancati dalla sorpresa. “Silas non fa mai niente di strano?”. “A parte rompermi le scatole tutto il giorno? No.”. Proprio non le piaceva Silas. “Allora? Mangiamo?”, ci interruppe Anthea. Passammo tutta la serata a chiacchierare. Mi mancavano le serate fra donne, erano sempre così divertenti. Anthea e Candice non si azzardarono a litigare, e la cosa non dispiaceva né a me né a Sol, ogni tanto si lanciavano qualche occhiataccia ma non più di tanto. “Domani finalmente vedrete dove abito, vi piacerà!”, disse Sol. Stavamo mangiando le fragole ricoperte di cioccolato e granella di nocciole. Mamma mia se erano buone! “Dove abiti?”, chiedemmo io e Candice contemporaneamente. Ci guardammo e scoppiammo a ridere. “In un altro mondo parallelo come questo, solo un po' più caldo. C'è una spiaggia bianca, il mare limpido, la scogliera e ovviamente il castello della mia famiglia. Dopo che saremo sposati io e Andres vivremo lì.”. “Sole? Spiaggia e caldo?”. Candice amava i posti caldi, amava fare bagni in piscina e stare sotto il sole. Anche se si scottava troppo facilmente, aveva la pelle molto chiara, così un giorno iniziò a definirsi una nobile perché una volta i nobili non prendevano il sole, mentre i contadini sì perché stavano tutto il giorno a lavorare nei campi e così diventavano scuri di pelle. “Si là c'è molto caldo.”, la rassicurò Sol. Anche io tempo fa amavo il caldo, ma da quando Nix mi aveva passato i poteri tendevo ad amare i posti freddi. “E io come farò?”, dissi preoccupata. “Oh, non andare in panico, come io riesco a stare qui al freddo tutto il tempo tu ci riuscirai al castello d'estate.”. Ok, mi sarei portata a dietro un'intera busta di ghiaccio, tanto per non rischiare un collasso. “Aspetta un momento, come si fa a raggiungere i vari modi paralleli?”. Non ci avevo mai pensato e quindi non l'avevo mai chiesto a Nix. Fu Anthea a rispondermi. “Facile. In ogni castello esiste una sala dei portali, è una sala circolare e contiene tre porte principali. Prendiamo per esempio il castello d'inverno, le tre porte ti condurranno: una al castello d'estate, una al castello d'autunno e una a casa mia, al castello di primavera.”. Prese un'altra fragola ricoperta di cioccolato e la mangiò. “Poi, esistono anche altre porte, ma quelle sono speciali.”. “E dove ti mandano?”, chiesi. “Beh, quelle ti portano nel mondo reale. Di solito le porte speciali vengono costruite dopo i matrimoni. Al castello d'estate è stata costruita da poco la porta che trasporterà Andres a casa sua, se un giorno vorrà ritornarci, per fare una visita alla sua famiglia.”. Prese la caraffa del tè freddo e se ne versò un po' nel bicchiere. “Sai, non siamo così cattivi noi guardiani, ci teniamo alle famiglie delle persone che sposiamo, perché anche loro sono la nostra famiglia, indipendentemente dalla ricchezza o dalla cultura che possiedono.”. Ci furono alcuni secondi di silenzio. Più che una spiegazione Anthea sembrava che ci avesse fatto una ramanzina. “E dove si trova in questo castello la sala dei portali?”, chiese Candice. Ovviamente era l'unica su cui le parole di Anthea non potevano fare effetto, e quindi anche l'unica che potesse spezzare quell'imbarazzante silenzio. Anthea si mise a ridere. “Ma mi prendi per scema? Non ti dirò mai dove si trova, altrimenti tu potresti scappare e tornare a casa.”. “Perché?”, chiesi. “Hanno già costruito un portale per Candice?”. “No.”, mi rispose. “Per Candice no, ma per te sì.”. Mi sorrise, alzò il bicchiere di tè come per brindare e bevve. Io dopo quello che aveva appena detto ero sbiancata e avevo anche smesso di respirare. Allora Nix era proprio sicuro che l'avrei sposato. Ma se non gli avevo nemmeno dato una risposta! Ecco perché era così calmo quando quel giorno mi aveva detto che avevo ancora molto tempo per decidere, lui era sicurissimo che gli avrei detto di sì. Ma sé nemmeno io ero sicura di quello che avrei dovuto scegliere! Ero così confusa. Da un lato volevo tornare a casa perché era tutto così assurdo, dall'altro volevo stare lì con lui perché sapevo che non l'avrei mai più rivisto e non avrei mai più trovato una persona come lui. Sospirai. Sol se ne accorse. “Facciamo un brindisi!”, propose. Si alzò e andò a prendere qualche cosa dal frigorifero, poi si avvicinò ad una mensola e prese quattro bicchieri dalla forma strana. “Non è dei migliori ma in momenti come questi è d'obbligo.”. Sol appoggiò sulla tavola i quattro bicchieri e una bottiglia di Campagne originale, non una di quelle bottiglie che vengono fatte passare per Champagne e che si trovano al supermercato, una bottiglia originale. Chissà quanto era costata! “Ogni tanto vale la pena fare un'eccezione e bere qualcosina di più forte dell'acqua.”. Mi fece l'occhiolino e scoppiai a ridere. “La apriamo in modo poco elegante?”, chiese Sol. “E che vorrebbe dire?”. Ne sapevo poco di alcolici. A casa mia erano tutti astemi. “Con il tappo che fa bum”, disse Candice. “Aprila e basta!”, urlò Anthea alzando gli occhi al cielo. “E va bene...”. Sol tolse la gabbietta in ferro che copriva il tappo, poi si aiutò con l'apribottiglie per alzarlo un po', inclinò delicatamente la bottiglia e con il pollice tolse definitivamente il tappo che dopo aver colpito il soffitto mi finì esattamente in testa. Tutte scoppiarono a ridere, io no. “Ahi!”, dissi toccandomi la testa. “Lo sai che c'è un detto? Di solito chi viene colpito dal tappo di Champagne si sposerà dopo poco tempo.”. Che detto stupido pensai. “Spiritosa, Sol, l'hai fatto apposta!”. Stavano ancora ridendo tutte. Sol scosse la testa, aveva le lacrime agli occhi. “No, no.”. Sbuffai. Versammo lo Campagne nei calici strani e brindammo: “A Sol, che domani sia il giorno più bello del sua vita!”. Scoppiammo a ridere e ridemmo ancora per molto.
  
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