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Autore: Ashley Holmes    17/07/2014    6 recensioni
" John ha dei sentimenti, Sherlock ha una lista di cose da fare prima di morire. Non che se la ricordi. Ma quando la trova, e John la legge, le cose al 221B potrebbero iniziare a cambiare. "
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Riassunto: John ha dei sentimenti, Sherlock ha una lista di cose da fare prima di morire. Non che se la ricordi. Ma quando la trova, e John la legge, le cose al 221B potrebbero iniziare a cambiare.

Note dell’autrice: Hiya! Se vi piace la storia, per favore lasciate un commento o kudos :)
Con amore, Hanna

Note della traduttrice: Bonjour! Sarò breve e concisa, ma il poco che voglio dirvi è importante. Ho deciso di iniziare questa traduzione perché mi sono perdutamente innamorata di questa storia, e consiglierei a tutti di leggere l’originale molto più di quanto non consiglierei la mia traduzione. A proposito di questo, ci saranno tanti “adattamenti” e ho sempre provato a rendere il senso delle frasi anche in italiano rispettando il più possibile la costruzione inglese, ma in alcuni casi l’effetto non risulta altrettanto brillante, ovviamente.  Perciò scusate anche eventuali errori, ma spero comunque che apprezziate la storia quanto lo merita (cioè moltissimo).
Naturalmente ogni opinione è ben accetta, e sarei felicissima di sapere cosa ne pensate, quindi se vi va di lasciare una recensione siete più che benvenuti!
Buona lettura,
Ashley.

Storia originalehttp://archiveofourown.org/works/1032541/chapters/2057441



Sono tornati da un caso, e Sherlock ne è insolitamente infastidito. L’ha risolto, senza problemi, quindi forse quella è una parte del perché è così scocciato – non c’è stato un vero puzzle, il caso solamente un tre e forse si pente perfino di aver lasciato casa.

Ma quando si stanno finalmente sistemando per la notte, Sherlock appollaiato nella sua poltrona e John sul divano, il computer in equilibrio sulle gambe mentre sorseggia il tè e prova a pensare ad un nome per il caso risolto, la vera, principale ragione del suo fastidio straripa da Sherlock all’improvviso: “Le persone sono davvero così stupide? Lavorare ad una lista di cose che vogliono fare prima di morire? Perché hanno bisogno di liste per farle?”

Ah, quindi è questo. John sospira mentre prova ad uscirsene con un modo delicato di spiegare il concetto di una lista delle cose da fare prima di morire a Sherlock.

“Ѐ principalmente una cosa che fanno i bambini, penso. O gli adolescenti. Li aiuta a focalizzarsi sugli obbiettivi della vita, le cose che vogliono riuscire a fare, che vogliono sperimentare –” fa una pausa per un momento, poi sorride. “Ne avevo una anche io.”

“Farsi sparare in Afghanistan si classifica in alto nella lista?” risponde stizzosamente Sherlock, ovviamente ancora infastidito dal concetto che non capisce o non vuole capire.

“Molto divertente,” risponde ironicamente John, ma sta già lavorando nella propria testa. “Veramente, penso di aver portato quella lista qui… deve essere in una delle scatole sotto il mio armadio… andrò a cercarla.” Ѐ più per il suon divertimento personale, ora, ma forse l’umore di Sherlock si alleggerirà quando potrà ridere dei sogni e degli obbiettivi di John quindicenne.

“Proverei con quella nera in fondo se fossi in te. Una volta scavato attraverso la tua notevole collezione di porno, arriverai alle lettere d’amore di almeno quattro ex ragazze e altre composizioni sentimentali.” gli grida Sherlock quando inizia a salire le scale e John scuote semplicemente la testa, non volendo sapere perché innanzitutto Sherlock abbia guardato tra le sue cose.

E solo per la cronaca, la sua collezione di porno non è ‘notevole’.
 
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“  ‘8. Baciare la ragazza più carina della scuola’ - davvero, John? ”

“Oh, avevo quindici anni – e per la cronaca, l’ho fatto!” protesta John, sentendo il bisogno di difendere il sé stesso quindicenne. “E sono anche uscito con Becky per circa un mese!”

Sherlock non è impressionato. “Se è la stessa Becky con cui sei amico su Facebook, allora mi piacerebbe congratularmi con te per averla lasciata. Ѐ  quella con quattro bambini e sei gatti, giusto?”

John arrossisce un po’ e prova a difenderla – effettivamente con scarso entusiasmo, perché è diventata un po’ troia e ora ha una vita un po’ triste – prima di afferrare la lista dalla mano di Sherlock.

Molte cose le ha conseguite negli anni -1. Diventare un dottore, 6. Viaggia in un posto in cui non hai mai sognato di andare (okay, l’Afghanistan non era tecnicamente una vacanza, ma comunque – non aveva mai sognato di andarvi prima di unirsi ai RAMC) –e 10. Trova un amico di cui ti fidi per qualsiasi cosa.

John da quindicenne non era solo, in realtà, era piuttosto popolare e aveva molti buoni amici, ma aveva sempre voluto qualcuno come… beh, qualcuno come Sherlock.

John quarantatreenne alza lo sguardo dalla lista al disordinato, accartocciato mucchio di consulting detective nella poltrona  di fronte a sé e sorride teneramente. Mentre avrebbe potuto vivere senza la parte lanciarmi-giù-da-un-edificio-e-fingere-di-essere-morto-per-sei-mesi, non può decisamente vivere senza Sherlock, non può e non vuole immaginare la propria vita senza di lui (mai più). Si fida di quel pazzo fino ad affidargli la propria vita, che è sorprendente visto che non si fida ad affidare a Sherlock la sua. Beh, è per quello che ha John, giusto?

E così John afferra una penna dal tavolino vicino e scarabocchia una linea sul 10.

Ciò attira l’attenzione di Sherlock che tira di nuovo via il foglio dalla mano di John, aggrotta la fronte e alla fine i suoi occhi scattano in su per incontrare quelli di John. Lo sguardo sul suo viso è senza prezzo quando capisce che cosa John volesse dire e nonostante di solito sia lui il primo a dire qualcosa di narcisistico (anche se la maggior parte del tempo non vorrebbe, è solo che crede davvero di essere migliore del resto della, beh, umanità) il “Vuoi dire me” che esce dalla sua bocca è calmo, quasi incredulo della propria deduzione, e per una più piccola parte a disagio, perché lui non è mai bravo con i sentimenti.

“Ovviamente.” Dice John, in un’imitazione di Sherlock, ma è detto con un tono amichevole, non prendendo in giro il genio socialmente goffo.

“Ѐ uhm… un bene.” Sherlock si schiarisce la gola. Lo strano silenzio tra loro dura per un altro momento, poi Sherlock è in piedi a girare per l’appartamento di nuovo, trafficando rumorosamente, spostando carte da un posto all’altro e improvvisamente annuncia: “Vado a letto!” prima di uscire platealmente dalla stanza. Secondi dopo, la porta della sua camera da letto sbatte e John è leggermente preoccupato, perché anche se Sherlock decide di dormire – abbastanza raramente – non usa MAI la camera da letto per farlo. Ma in effetti, Sherlock è sempre pieno di sorprese e usare il suo letto per dormire è probabilmente una di quelle buone.

Dando alla sua ‘Lista di cose da fare prima di morire’ un’ultima occhiata, John sistema il portatile ed inizia a scrivere dell’uomo che aveva lavorato alla propria lista, era andato a fare paracadutismo e si era infilzato in una staccionata. Oh, l’ironia.
 
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Tre giorni dopo, John ritorna a casa da Tesco, e trova l’appartamento in macerie. Sembra  che sia passato un tornado – ci sono carte e libri ovunque, il divano è sottosopra e una sedia è in equilibrio in cima, appoggiata contro uno scaffale come se qualcuno (Sherlock, senza dubbio) avesse provato a costruire una scala di fortuna. Non che lo stupido allampanato ne avesse bisogno.

La devastazione continua per l’intera cucina – abbiamo una pentola?! – pensa John mentre prova a sistemare la spesa nei piani che sono ricoperti con il contenuto di ogni credenza e cassetto che hanno – e dal modo in cui la porta del bagno è leggermente socchiusa, probabilmente c’è altro caos causato anche là dentro.

John decide di non voler nemmeno sapere com’è la sua camera, se lo stato della maggior parte dell’appartamento è qualcosa su cui basarsi, e semplicemente chiama la – più probabile – fonte della desolazione.

Secondi dopo, sente alcune imprecazioni e Sherlock emerge dalla sua camera, ancora in vestaglia da prima, e sventola trionfalmente un pezzo di carta nelle mani.

“L’ho trovato, John!” annuncia, ignorando la faccia cupa che John fa guardando lo stato dell’appartamento, e spazzando invece via carta, posate e due tazze sul pavimento, prima di sbattere il foglio nel posto libero.

“Sherlock!” urla John quando le tazze si rompono, ma il detective semplicemente lo mette da parte in modo sbrigativo.

“Oh, l’appartamento è già un disastro –”

“Mi chiedo perché!”

“-e questo è più importante. Vedi, il caso di tre giorni fa mi ha fatto pensare – c’è un granello di verità in ogni pettegolezzo, così dicono, quindi ci deve essere una ragione per compilare quelle liste. Come l’hai molto acutamente messa tu, per focalizzarsi sui pensieri di qualcuno,” spiega Sherlock, e John realizza che sta per essere introdotto ad un nuovo esperimento o caso. “Ora, l’ho cancellato, ma il ricordo è tornato quando tu hai recuperato il tuo debole tentativo di fare la lista –”

John prova a non sentirsi troppo insultato. Non intende dire questo, non intende dire questo è il suo mantra.

“- e ho realizzato che uno dei miei insegnanti ci ha fatto fare qualcosa si ugualmente ridicolo al tempo.” Il detective picchietta leggermente di nuovo sul tavolo con il pezzo di carta. “Ora voglio confrontare gli obbiettivi che la mia mente iperattiva ha fissato con quelli che ha fissato la gente noiosa così posso scoprire fino a quale livello trascrivere questi obbiettivi contribuisce veramente a realizzarli.”

“Quindi…. essenzialmente stai dicendo che controllerai la tua ‘lista di cose da fare prima di morire’ e forse continuerai a lavorarci su?” riassume John, scrutando il foglio di carta piegato con interesse.  Non sa molto del passato di Sherlock e sarebbe interessante dare un’occhiata a Sherlock da bambino, pieno di speranze ed ambizioni su cosa fare della sua vita futura – ma in effetti, probabilmente non era così diverso da ora, visto come si comporta ancora come un bambino a volte.

“Non ho detto nulla sul lavorarci su – anche se potrebbe valere la pena di considerare anche quello.” Risponde Sherlock e afferra la lista di nuovo, ovviamente progettando di sedersi sulla sua poltrona e di sparire nel suo palazzo mentale una volta letta.

“Puoi sperimentare tutto ciò che vuoi – ma prima metti a posto questo disordine.” gli dice John, usando la sua voce-da-Capitano-Watson, gli occhi fermamente puntati in quelli di Sherlock e la postura rigidamente dritta. Potrà essere il suo miglior amico, potrà anche amare quel pazzo, ma ci sono certe linee, e se Sherlock le oltrepassa, dovrà vivere con le conseguenze. Cioè, pulire l’appartamento.

E il genio riflette se protestare solo per tre secondi circa, prima di arrendersi all’autorità di John e inizia a raccogliere a malincuore le cose dal pavimento, una forchetta alla volta. Nel frattempo, passa da lanciare sguardi rispettivamente supplicanti e carichi d’odio a John, che rimane deciso e mette semplicemente via la spesa – non stabilire un contatto visivo con la testa di agnello sul secondo scaffale, Watson – e si sistema sul divano con una tazza di tè, supervisionando il suo coinquilino nel suo lavoro.

E sì, John trae un piacere diabolico dal guardare Sherlock farsi il culo pulendo dietro sé stesso per una volta. Dopo tutto – se stava solo cercando quell’unico foglio di carta, non doveva mettere sottosopra tutto l’appartamento (sicuramente, doveva aver saputo che non sarebbe stato in cucina, nel bagno o nella CAMERA DI JOHN) e se era riuscito a fare tutto questo disordine nella mezz’ora in cui John era stato fuori a fare compere, poteva dannatamente ripulire.

La lista rimane vicino a John sul tavolino,  non letta per il momento.

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Sherlock  si chiede quanto tempo servirà a John per leggere la lista.

Non è stato completamente sincero con il suo blogger sulle liste di cose da fare prima di morire – vero, aveva cancellato di averne scritta una, ma cancellare non è completamente definitivo, e se si concentra, può in effetti prendersi indietro le cose che ha cancellato  (non il sistema solare, però, quello è semplicemente noioso). E sa che mentre sé stesso quindicenne ha roteato gli occhi all’annuncio in classe che avrebbero fatto una lista così, ci si era messo, più tardi, quando era all’università.

Concesso, era strafatto quel giorno (da cui il tentativo infantile di essere misterioso – e nascondere le cose da Mycroft – scrivendo con il succo di limone), ma comunque.

Si chiede che cosa John penserà una volta letta la lista. Forse dovrebbe lasciare l’appartamento per un po’, così John si sentirà abbastanza sicuro da prenderla e leggerla.

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John non si dimentica della lista, ma la perde un po’ di vista nei due giorni successivi, essendo lui impegnato ad aiutare Mrs. Hudson a rinnovare il suo salotto ed essendo Sherlock ossessivo con gli esperimenti.

Ha intravisto la compilation di obbiettivi, però, sa che ce ne sono 14 – anche se alcuni appaiono scritti con la calligrafia di uno sconosciuto, ma non chiede a Sherlock se li può leggere finché non torna di sopra la sera, sudato ed appiccicoso per aver lavorato tutto il giorno nel 221°, e vede la lista sul tavolino, aperta, invitante.

Sherlock non si vede da nessuna parte, ma c’è una candela accesa sul tavolino vicino al foglio di carta e John si sposta velocemente per spegnerla – sembra una cosa molto da Sherlock, lasciare una candela accesa prima di lasciare l’appartamento.

Comunque, prima che John possa brontolare ancora per il suo incurante coinquilino, i suoi occhi cadono sulla lista di nuovo e lui corruga la fronte. Invece dei precedenti 14 obbiettivi, ora ce ne sono 20, in un inchiostro affievolito e non serve molto a John per realizzare per che cos’era la candela.

Diavolo, ha letto abbastanza storie di detective per sapere cosa si fa con una candela e un foglio apparentemente bianco.

Ovviamente Sherlock aveva scritto alcuni obbiettivi con inchiostro invisibile – succo di limone.

John ridacchia al pensiero di un già molto strano giovane Sherlock, che fa del suo meglio per nascondere i propri sogni ed obbiettivi, facendo il misterioso. Gli zigomi non si erano ancora sviluppati in modo appropriato a quel tempo.

Il dottore proceder poi al bagno e fa una doccia, prepara del tè e dei toast e quando finalmente ritorna al salotto, si sente contento e rilassato. L’unica cosa che manca è Sherlock.

Bene.

La lista è ancora lì, ovviamente, ed è quasi come se stesse chiamando John. Leggimi.

John si chiede brevemente se è troppo un’invasione della privacy, ma poi rotea gli occhi perché ovviamente Sherlock non conosce alcun tipo di confini per la privacy, ed inoltre – lui ha anche letto la lista di John. E quindi con solo la più piccola parte di rimorso, John prende la lista ed inizia a leggere.
 
Cose che voglio realizzare nella vita 

Una lista di Sherlock Holmes, anni 15

1. Fai pace con i tuoi genitori


John smette di leggere, un po’ confuso. Suona più come una sorta di auto-imposizione, più che un obbiettivo che qualcuno si darebbe. Come se Sherlock stesse comandando qualcun altro per farglielo fare. Ma in effetti, probabilmente è proprio così – Sherlock che si obbliga a fare le cose.

Perché, onestamente, John non sa molto del rapporto di Sherlock con i suoi genitori oltre all’occasionale accenno a Mamma Holmes (quindi almeno è ancora viva), ma non sembra da Sherlock fare uno sforzo con le persone. Proprio per niente.

D’altronde, c’è probabilmente una ragione dietro questo, e dopo tutto, è la lista personale di Sherlock, quindi chi è John per giudicare se gli obbiettivi sono fuori dal personaggio per Sherlock o no?

Cercando di tenere la mente aperta, continua.

2. Minimizza la tua passività

3. Bacia qualcuno che pensi essere fuori dalla tua portata

4. Fai un lavoro che offra un servizio

5. Riconosci la libertà quando la vedi

6. Apri un conto di risparmi

7. Inizia una relazione

8. Finisci una relazione

9. Trova un hobby che faccia sentire l’essere da solo come bello e coinvolgente e qualcosa per cui non vedere l’ora

10. Impara a dire ‘no’

Fanculo, Mycroft!                      

Beh, quello spiega la seconda calligrafia differente. Ovviamente, Mycroft aveva dato il proprio personale contributo nella lista di Sherlock. John sorride all’irritazione di uno Sherlock quindicenne e continua con un altro suggerimento chiaramente proveniente da Mycroft.

11. Impara a dire ‘sì’

12. Identifica le tue paure e superale

13. Smetti di odiare te stesso

14. Prenditi del tempo per rivisitare i posti che ti hanno reso chi sei


Huh. Finora, bene. John è intrigato ora, perché molte di queste cose suonano così… non-da-Sherlock e strane, proprio come la scelta di parola… quasi, come se le avesse copiate da qualcun altro per far sembrare la sua lista più lunga.
Gli occhi di John si allargano quando realizza che probabilmente è esattamente così. Sherlock che cerca di scrivere cose che gli altri ragazzini della sua età scriverebbero. Era ovviamente la lista che aveva fatto a scuola, e John riesce quasi a vedere un giovane ragazzo con i capelli indomati aspettare attentamente finché l’insegnante non si gira così può scorrere tra le liste degli altri ragazzi, scegliendo ciò che pensa essere  meglio.
Nessuna delle sopracitate è stata ancora crocettata, ma quella non è l’unica cosa che sembra strana a John. Le poche aggiunte scritte con il succo di limone hanno una calligrafia leggermente diversa, ancora Sherlock, ma un po’ più… matura, come se le avesse scritte più tardi, aggiunte per un ripensamento un po’ di tempo dopo aver compilato la lista.

15. Dimentica chi sei e quali sono le tue priorità, e come pensi che una persona dovrebbe essere

16. Pensa di conoscerti finché non incontri qualcuno migliore di te

17. Fai del dire alle persone come ti senti un’abitudine

18. Esci con qualcuno che dica ‘Ti amo’ per primo 


19. Ama qualcuno

Quale parte di ‘Fanculo’ non hai capito la prima volta, Mycroft?!

John sta ridendo di nuovo, ma allo stesso tempo, si sente lievemente triste. Perché tutti quegli obbiettivi urlano che Sherlock stava cercando di far andare la propria vita per il verso giusto – giusto nel  senso delle persone normali, cercando di adattarsi, cercando di andare oltre il solito sé stesso, cercando di essere qualcun altro, qualcuno che non è. Urlano anche solitudine.

20.Sii amato

Quell’ultima frase parla chiaro. John mette giù la lista, attento, dove l’ha trovata, e per un lungo momento, sorseggia solo il suo tè, profondamente pensieroso.
Perché forse – forse c’è una possibilità per loro dopo tutto.
  
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