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Autore: flap11    17/07/2014    2 recensioni
Un uomo, una donna. Tutto sembrava andasse bene tra loro, finché lui scoprì in un'altra, Felicity, più di un'assistente, più di un'amica...
La storia contiene spoiler relativi alle stagioni 1-2
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dinah 'Laurel' Lance, Felicity Smoak, Oliver Queen, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Ti-ti-tiii

L'assordante e fastidioso suono della sveglia destò Felicity Smoak dal lungo sonno in cui era caduta la notte precedente. Gli ultimi mesi, dopo la morte di Moira e la fuga di Thea con il padre erano stati difficili per Oliver, ma lei era sempre stata al suo fianco, nonostante lui fosse tornato con il suo grande amore, Laurel. Felicity ovviamente era felice per lui, che stesse meglio, che non ci fosse più Slade o qualche altra forza oscura a minacciare lui e la città, ma non si era mai sentita a suo agio quando si trovava insieme a loro, in realtà si sentiva vagamente a disagio anche accanto a Oliver, sebbene lui ne avesse bisogno, forse da quando lui le confessò che la amava, per poi rivelarsi una finzione, tutto per incastrare Slade.
Ma Felicity decise di allontanare quei pensieri e si gettò subito sotto la doccia, come se l'acqua fredda sulla pelle potesse cancellare la strana sensazione che provava quando era con Oliver e al contempo farle riflettere sui prossimi passi da muovere per salvare il suo capo dalla bancarotta e farlo tornare ai vertici della Queen Consolidated.
Velocemente si vestì, prese la borsa e corse giù, diretta al Verdant, dove era stato riparato l'ufficio segreto di Oliver e dove lui la aspettava. Diggle non ci sarebbe stato, avrebbe fatto compagnia a Lyla, ormai in gravidanza avanzata, aveva detto. Così in pochi minuti giunse al locale, non prima di aver preso due enormi caffè, ed entrò. La mancanza di Thea si sentiva, la piccola Queen si sforzava di essere sempre di buon umore, sebbene dietro quella patina di allegria si nascondeva tutto il dolore che aveva provato, sin da ragazzina: la scomparsa del fratello, la scoperta del suo vero padre, il rapimento, la morte della madre e i frequenti litigi con Roy, tutto questo aveva portato la ragazza ad andare via, chissà dove, con una persona che poco tempo prima aveva cercato di uccidere.
In poco tempo la brillante assistente dell'ormai decaduto miliardario giunse nel magazzino e lì lo trovò, intento ai suoi soliti esercizi alla sbarra, a cui non rinunciava mai da quando era tornato a Starling.
– Hey, Oliver – , lo chiamò a voce alta per richiamare la sua attrnzione, – Hey, F., ti stavo aspettando, ho bisogno di te. –, disse Oliver, andando a prendere delle carte,
Ho bisogno di te... quelle parole la colpirono più di quanto si aspettasse, che cosa le stava succedendo?!
–Terra chiama Felicity! –, era così assorta nei suoi pensieri, che non si era resa conto che Oliver la stesse chiamando da quasi un minuto.
– Oh, scusami, di cosa si tratta? –
– Si tratta di Isobel Rochev –
A sentire quel nome, rabbrividì, era una delle persone che più odiava e il solo indagare su di lei la irritava profondamente, ma doveva aiutare Oliver, doveva aiutarlo a riprendersi ciò che era suo.
– E cosa dovrei fare? –
– Ci sono delle falle nella contabilità della Queen Consolidated, sai, ho ancora dei contatti lì e ho potuto reperire un po' di informazioni, ma non basta, ho bisogno che tu scopra di più, di più sull'attuale amministratore della compagnia, che come bene sai, è Isobel. – , intanto Felicity notò che Oliver stava indossando la giacca e si apprestava ad uscire.
– Ok, sarà facile –, gli sorrise, lui sapeva bene che lei ce l'avrebbe fatta – Tu dove vai? –
– Laurel mi ha chiesto di passare in ospedale, Quentin è ancora lì per qualche accertamento e mi ha chiesto di farle compagnia, da quando Sara è tornata nella Lega e il padre è in ospedale si sente molto sola, la madre ha sempre impegni, non è spesso con lei, ha solo me. –
– Ma certo, vai, qui me ne occupo io – Felicity provava compassione per quella donna, anche lei ne aveva passate tante, meritava di stare con una persona che la amasse, che l'avesse sempre amata. Ma accompagnò questi pensieri con una leggera invidia, non per Oliver,ma perché anche lei aveva bisogno di un suo Oliver, anche lei aveva avuto una vita complicata, le sue relazioni erano sempre state burrascose, non era mai riuscita a legarsi a qualcuno in maniera fissa. In questo li invidiava, nella loro ritrovata stabilità. Ma forse, in fondo al suo cuore, l'Oliver che desiderava era proprio il signor Queen.

Come quella mattina, agitò una mano davanti al viso, per scacciare i pensieri, quasi come se essi fossero un insetto fastidioso che si potesse allontanare e schiacciare in qualsiasi momento. Ma non funzionava così per i sentimenti, i sentimenti ti restano attaccati, non si smuovono, di certo non facilmente. Spesso si insinuano, subdoli, nascosti, per poi mostrarsi quando meno li si desidera provare, con veemenza, portando felicità, ma spesso anche dolore.

Tuttavia, bisognava rispettare delle priorità: prima il dovere. Se lo ripeteva sempre, sin da quando era una studentessa al MIT, e stavolta il dovere era scoprire cosa nascondesse questa Rochev, tanto temuta e tanto odiata quanto misteriosa. Si mise subito al lavoro, dopo aver bevuto il forte caffè nero. Si sentì subito rinvigorita, come ridestatasi da un lungo torpore e si avvicinò alla cosa con cui sapeva meglio relazionarsi, il computer.

Intanto Oliver era salito su di un taxi, finché poteva permetterselo perché non sfruttare queste comodità?, che in meno di dieci minuti l'aveva condotto all'ospedale principale di Starling City, lì, al terzo piano vide Laurel, che subito gli venne incontro stringendolo tra le sue braccia, con aria visibilmente preoccupata.

– Come sta tuo padre? –
– Meglio, dicono che è stato molto fortunato... ma dato che ha avuto un infarto deve essere in costante osservazione e... – si interruppe e guardò verso il basso, trattenendo le lacrime.
– Cosa c'è Laurel? Cosa? –
– Potrebbe dover lasciare il suo lavoro, è troppo rischioso, è stato fortunato questa volta, ma... – ,lasciò la frase in sospeso, – Tu sai quanto lui tenga al suo posto, era tornato ad essere un detective e aveva promesso a tutti quelli che erano venuti a trovarlo che avrebbe fatto di tutto affinché il dipartimento tornasse come prima che Slade e il suo esercito cercassero di distruggere tutto. Lui non lo sa ancora, ma credo l'abbia intuito, non è certo uno stupido. –
Oliver aspettò che finisse di parlare, poi tornò ad abbracciarla, stavolta più forte, e le diede un leggero bacio sulla tempia.
– Posso parlargli? –
– Ora sta riposando, meglio che lo si lasci in pace –
– Anche tu ne avresti bisogno – Oliver aveva notato le ombre scure intorno agli occhi della fidanzata e il colorito spento che aveva da quando il padre era stato ricoverato.
– Oliver, amore mio, lo so, ma mio padre ha bisogno di me –
– Sarah? Non sa nulla? –
– Non so nemmeno dove sia ora, non saprei neanche come contattarla e poi ha fatto una scelta, non posso costringerla a tornare. –
– Ma si tratta di vostro padre! –E lei dov'era tutto questo tempo? Suo padre, io! Avevamo bisogno di lei anche prima, e lei non c'era, io le voglio bene, e sempre sarà così, ma lei non è destinata a stare qui, lei non appartiene a questo posto. Forse per questo aveva tanta voglia di fuggire via con te anni fa... –
Le parole che aveva pronunciato erano dure, ma non poteva negare che fossero vere, lui teneva a Sarah, ma sapeva bene che la sua vita ormai era lontana da Starling, forse, come diceva Laurel, non era mai veramente appartenuta a quel luogo, forse i suoi orizzonti erano sempre stati più ampi di quanto chiunque potesse immaginare.
Ma lasciò cadere il discorso, non gli sembrava opportuno parlare di Sarah ora, voleva evitare di creare discussioni che avrebbero solo ulteriormente minato il fragile equilibrio di Laurel in quel difficile momento.

–Insisto, vieni da me stasera –
–Ma tu non hai più una casa, sbaglio o sei in albergo ora? –
Oliver si fermò a riflettere un attimo, come era possibile che la sua vita fosse cambiata in così poco tempo?

– Facciamo così –, disse Laurel prendendogli le mani, – stasera puoi venire da me. Ho bisogno di passare un po' di tempo con te. –
– Va bene, allora ci vediamo da te alle 7, ora devo tornare da Felicity, si sta occupando di alcune cose per me –
– Ok Olly –, si avvicinò a lui e lo baciò delicatamente sulle labbra, – A dopo Laurel – , si allontanò per il corridoio bianco, illuminato dai neon, dell'ospedale, quando sentì la voce della sua donna chiamarlo di nuovo. – Olly? – , si girò a guardarla, – Ti amo –. Oliver la guardò per un momento che a lui parse un'eternità e le rispose, – Ti amo anch'io – , poi si allontanò con una strana fretta da quel luogo. ------- E' la prima ff che pubblico, quindi fatemi sapere come vi sembra! Accetto, ovviamente, critiche!
   
 
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