Una, due, tre, quattro e cinque. Sono cinque le corde che mi tengono
legata la parte superiore del corpo, per le gambe e per i piedi saranno
almeno altre cinque. Il letto in cui giaccio è un groviglio
di corde che mi impedisce di muovere anche la più piccola
parte del mio corpo. Cerco di guardarmi attorno, ma la stanza in cui mi
trovo è spoglia di qualsiasi arredamento. Alla destra del
mio letto c'è solo un grosso treppiedi su cui sono
appoggiati molti fogli, purtroppo sono rivolti verso la porta d'entrata
che mi sta davanti quindi non riesco a leggere cosa c'è
scritto.
In questa condizione, non riesco a capire quanto dormo e quanto rimango
sveglio. La stanza non ha finestre ed è illuminata da una
sola lampada nuda che cade dal soffitto, quindi non so mai se
è giorno o notte.
Quando vedo per la prima volta un essere umano, mi sembra di essere
rimasto sdraiato per anni. Ha un lungo cappotto nero, pochi capelli
grigi e uno sguardo assente. Mi fissa per un attimo, poi dice una
parola in una lingua che non conosco e subito ne entra un altro.
Quest'ultimo ha in mano una siringa che mi pare essere enorme, provo a
dire qualcosa ma lui non mi ascolta e mi infila l'ago nel braccio. Il
buio mi assale in un attimo.
Mi riprendo che sono in una stanza simile a quella in cui passo le mie
giornate, ma questa sembra leggermente più grossa e
c'è un sacco di gente. Parlano tutti in una lingua strana,
credo sia tedesco e mentre lo fanno si rivolgono a una figura al centro
della stanza. Io sono in un angolo e da questa posizione non riesco a
vedere a cosa si stanno rivolgendo. Di tanto in tanto smettono di
parlare e iniziano un canto, poi riprendono a parlare. Quando
finalmente ritengono che la mia presenza non sia più
opportuna, mi prendono di peso e mi portano via. Mentre mi spostano
riesco a vedere verso cosa si rivolgevano e vorrei non averlo mai
fatto. E' un tronco d'uomo, c'è solo il petto dove nella
zona del cuore c'è un cerchio rosso disegnato forse con un
pennarello. Non riesco a vedere altro perchè vengo
brutalmente riportato nella mia stanza. Mi buttano sul letto, rimettono
in tensione tutte le corde e se ne vanno.
Non so quando prendo sonno, ma quando mi sveglio c'è un
orribile novità. C'è una corda in meno sul mio
letto, il motivo è semplice, non c'è
più una parte del mio corpo da legare. Nel braccio sinistro
ho una sorta di primitiva flebo, l'altro braccio non c'è
più. Mi deve essere stato amputato nel sonno, probabilmente
mi hanno drograto, non saprei. Con gli occhi pieni di terrore mi guardo
ciò che è rimasto del braccio e vedo solo una
benda sporca di sangue. Urlo. Impreco. Mi muovo come se ce lo avessi
ancora, sposto la spalla per togliermi le corde ma non posso farlo, non
ho più la mano. Che diavolo mi hanno fatto, mio Dio.
Mi lasciano poco tempo per disperarmi perchè entrano subito
gli stessi due uomini del giorno prima e mi portano via. Mi riportano
nella stanza dove c'è quel gruppo di persone che parla e
canta, ma questa volta il tronco d'uomo al centro della stanza ha una
novità. Ha il mio braccio. Ricomincio a urlare ma nessuno mi
ascolta. Credo di non stare neanche urlando, mi sento talmente debole
che probabilmete è già tanto se esce qualche
parola dalla mia bocca. Assisto nuovamente a questa specie di messa
fino a quando i soliti due uomini mi portano via, ma rientrando nella
mia stanza scopro un altro macabro particolare. Riesco a vedere per un
attimo i fogli che sono sul treppiede e riconosco una figura umana
stilizzata. Ha su un braccio e su una gamba una grossa "X" rossa. Penso
inevitabilmente al mio
braccio e mi assale l'ansia. Urlo e scalcio ma i due uomini mi hanno
già sdraiato sul letto. Urlo, urlo il più
possibile chiedendo cosa diavolo è quel disegno. Non mi
rispondono. Uno dei due estrae una siringa la cui forma ricorda quella
già vista nell'occasione precedente, fa entrare il suo
liquido nella mia flebo e i miei occhi si chiudono.
Nuovamente mi sveglio senza sapere quanto tempo ho dormito. Manca
un'altra corda sul mio letto, la corda della gamba destra. Il motivo
è orribile: mi hanno amputato anche quella. Un'ansia mai
provata mi assale. Non sento dolore così come quando si sono
portati via il braccio, forse è per quella cosa che mi
iniettano in vena tutti i giorni attraverso la flebo. Deve finire,
questa mutilazione deve finire. Devo scappare. Devo scappare via di
qui. La parte sinistra del mio corpo è ancora legata e senza
braccio e gamba è difficile pianificare una fuga. Anzi,
anche ammettendo di riuscire a slegarmi, dove vado con un solo braccio
e una sola gamba? Mi devo rassegnare. No, non posso rassegnarmi.
I miei pensieri vengono interrotti dai soliti due individui che ormai
conosco. La routine è la solita, prendo quel poco del mio
corpo che resta e mi portano nella solita stanza. Il torso d'uomo a cui
il giorno prima era stato attaccato il mio braccio ora ha cucito
addosso anche la mia gamba. Lui sta iniziando ad assumere una forma
umana, io sto perdendo la mia. Quanti altri pezzi vorranno sottrarmi
per darli a quella...cosa? Quando i canti e le preghiere finiscono, mi
riportano in camera dandomi la possibilità di guardare il
disegno dell'uomo sul treppiedi. Ha una "X" rossa sul braccio, sulla
gamba e sull'altro braccio.
Mi sveglio e scopro che è successo ciò che
temevo. Non ho più il braccio sinistro e poco dopo lo vedo
attaccato alla "cosa" che tutti questi uomini adorano. Il giorno
successivo mi taglieranno anche l'altra gamba, ormai ne sono certo. A
quel punto l'unico pezzo del mio corpo che mancherà a quella
"cosa" sarà la testa, poi lei sarà completa. Io
non esisterò più.