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Autore: Saiph03    18/07/2014    0 recensioni
L'auto svolta.
Giulio è andato via, è andato a Roma..con Martina.
Lia è triste, è confusa..il suo cuore è una sala a soqquadro, il suo cuore è innamorato..
I pensieri di Lia Cecchini mentre il capitano va via..
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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L'auto accese il motore, un gran frastuono riempì quella piccola piazza di Spoleto, iniziò a muoversi lenta poi si 
fiondò veloce verso l'uscita del paese portando via dietro di se le emozioni, i ricordi, l'amore.
Ero una ragazzao ma molte volte aggivo da stupida, delle volte mi compartavo proprio come Martina, non saprei dire il perchè ma quando il capitano scomparve dietro la prima curva il mio cuore si fermò.
Mi morsi un labbro, fino a qualche mese prima non avrei nemmeno creduto di poter fare dei tali miglioramenti: lasciare Massimo l'amico siciliano, entrare nell'arma.
"Sì" pensai "sono un po' più matura" ma ero straconvinta che ci riuscivo solo quando lui era al mio fianco, quando mi diceva con la sua solita calma di non mollare, quando mi aiutava anche nelle cose più stupide che facevo, anche quando lui mi diceva che era sbagliato.


In quei pochi secondi vidi le immgini di quei mesi passati in quel paese, a tutte le volte che mi ero ripetuta che Giulio non era quello giusto, che non potevo essere innamorata di lui, ma come poter negare una verità.
Accarezzai le labbra, le stesse che avevano incontrato quelle del capitano, quelle di Giulio, la morbidezza di quel contatto, la dolcezza e la paura, che da allora aveva sempre abitato i miei incubi più profondi e i più bei sogni.
Quindi se adesso vi verrebbe voglia di chiedermi "sei molto incasinata" io risponderei "altro che, se in questo momento entrassi nel mio cuore non troveresti altro che un folle e pazzesco soqquadro..un soqquadro dolce magari" 
Ogni volta che pensavo a lui l'immagine di Patrizia mi toglieva il fiato, ogni volta che guardavo nel profondo dei suoi bellissimi occhi marroni vi trovavo tristezza e non potevo vederlo così, ma io gli incasinavo di più la vita e poi la sera quando nessuno mi vedeva, quando l'oscurità copriva ogni volto, piangevo, piangevo tutte le lacrime che avevo dentro, mi davo della stupida, e con gli occhi gonfi cercavo di dormire.
Quando poi mi pareva che la vita andasse finalmente per il verso giusto arrivava lei.
"Bibba" una ex compagna di liceo di Giulio, la odiavo, sì mi stava antipatica, la verità era che ero gelosa, sempre appiccicata a Giulio "Oh Giulio, Carlo mi ha lasciata...sai non vado più a Roma resto qui..con te " era una ragazza poco più grande di me ma sicuramente molto più matura quasi una nata solo per il lavoro, il suo corpo snello e minuto tradiva il suo aspetto più profondo, i capelli scuri e corti, con taglio sempre geometrico e perfetto la rendevano una donna perfetta accanto a "lui" eppure soffriva anche lei, anche lei come me lo desiderava ma non potevo permetterlo. La odiavo.


L'auto ormai era lontana, sentivo il suo respiro farsi pesante, lei "bibba" mi era accanto ma non badai molto a lei.
Dopo qualche minuto, quando il sole fece la sua entrata da sopra gli edifici che contornavano la piazza, io ero ancora lì immobile, ferma, guardavo un punto fermo chissà dove, perduto nel nulla.
Una lacrima mi solcò il viso, pensai a quella volta in cui quell'idiota di un avvocato o qualunque cosa fosse, aveva tentato di mettermi le mani addosso, e quando poi era arrivato il mio eroe: lo gettò a terra, mi prese delicatamente e senza dire parole mi abbracciò, il suo calore e il mio spavento si fusero facedo battere il mio cuore all'impazzata. 
In pochi secondi mi accorsi di stare piangendo copiosamente, asciugai le lacrime con il dorso della mano singhiozzai.
"Lo amo"
"Non puoi.."
"Invece posso, io lo amo, lo amo..."
- lo amo - lo sussurrai a voce alta, adesso, solo adesso, sapendo che lui era ormai lontano da me, dal mio cuore, solamente adesso capivo di amarlo veramente. Di fermarsi quelle odiose ma pure gocce d'acqua non volevano saperne.
" E' finita" pensai.
Un suono, acuto, rumori di un' auto che frenava troppo velocemente, la voce di una bambina che mi chiamava che chamava mio zio " nonno", era la voce di Martina, quel diavoletto era riuscito a convincere suo padre.

Dall'auto scese lui.
Giulio col suo passo deciso, con il solito orgoglio, piansi ancora, e poi risi, e piansi ancora, tutto in me era completamente capovolto. Avanzava spedito, il passo felpato e quegli occhi fantastici, quegli occhi che avevano fatto innamorare Patrizia e che avevano conquistato anche il mio cuore. Era a pochi passi da me.
Un metro. Distava un metro. 
Mi guardò io suoi occhi erano confusi quanto me , ma il suo sguardo emanava docezza, poi guardò Bianca con lo stesso sguardo.
Passarono minuti, avrei voluto baciarlo e baciarlo ancora, saltargli al collo e dirgli che lo amavo ma avevo paura, troppa paura.
Gli sorrisi e mentre un'altra lacrima mi solcava il viso, Giulio abbracciò lo zio, il maresciallo Cecchini.
Io mi voltai per osservare la scena, incontrai i suoi occhi, gli occhi di "bibba" mantenni lo sguardo fisso sui suoi occhi, non fu necessario parlare capivo quello che stava dicendo, e lei capì quello che volevo dirle io.
" Giulio è mio".
  
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