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Autore: Silences Ladies    02/09/2008    0 recensioni
Un gruppo di amiche in gita scolastica, caratteri diversi, esigenze diverse, modi diversi di agire e amare, unite da un amicizia indissolubile, ma non solo.
Cosa succederebbe se un giorno scoprissi che ciò che ti lega alle tue più care amiche non è solo l’amicizia ma anche una vita passata? Il mondo che conosci non è l’unico in cui hai vissuto.
Una normale gita scolastica darà il via a un viaggio che non si può intraprendere con un comune mezzo di trasporto, un viaggio per investigare il passato e costruire il futuro. Viaggiando si rafforza l’amicizia, ma si può incontrare l’amore, quello per sempre, che trascende le dimensioni.
*** "Francesca e Tindara si scambiarono uno sguardo carico di tensione, capendo che non si trovavano più nel loro mondo...o meglio...nel mondo che avevano imparato a conoscere così bene..."***
Yoko_kage13 e Fanky nella loro primissima collaborazione.
Genere: Romantico, Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Dunque…mi sembra doveroso informarvi che questa è una FF a quattro mani scritta da me, Yoko_Kage13, e da Fanky.

A dir la verità l’avevamo iniziata circa tre anni fa, e mi è saltata tra le mani solo l’altra sera!

I capitoli sono scritti per metà da me e per metà da Fanky, ma siccome abbiamo uno stile molto simile la cosa non si nota più di tanto!

 

 

 

YOKO:Da parte mia vorrei dedicare questa ff al mio gruppo, che mi ha sempre ascoltato, le poche volte che mi andava di palare, e che non mi ha mai messa da parte…grazie, e ricordate che anche se adesso non ci vedremo piu’ tanto spesso io vi pensero’ sempre!

 

FANKY: Una storia di fantasia che poi tanto lontana dalla realtà non è, la mia prima storia a quattro mani, nata dal desiderio di dedicare alle mie amiche qualcosa che rimanesse per sempre e che potesse far vedere quanto sono importanti per me: perché loro ci sono sempre e viaggiare assieme a loro lo si può fare anche stando fermi!

 

 

 

 

 

                                 The world reflects in the bloody-red panoply

                                         Il mondo riflesso nell’arazzo insanguinato

                           

 

 

CAPITOLO 1

 

COLLISIONS

 

 

 

 

 

Su un arazzo scarlatto risplendevano due stelle più delle altre in modo quasi innaturale per essere state ricamate su stoffa, nella stanza tutti erano intenti a guardare qualcosa. Erano dei ragazzini, una scolaresca del liceo.

 

Fra tutta quell’ orda di scalmanati spiccava una ragazza.

 

Stava immobile, fissava l’arazzo, incantata, incurante di tutto quello che le stava attorno.

Aveva dei bellissimi capelli mori, che rilucevano di riflessi rossi, e le ricoprivano la schiena, uno sguardo intelligente e penetrante sotto la frangetta.

Staccando gli occhi dall’arazzo, non degnò nessun altro di uno sguardo, stupida marmaglia indegna della sua attenzione.

Mogia, Tindara Blackblood iniziò a scandagliare la rubrica del suo cellulare fino ad arrivare a un nome, Desi, una delle pazze che l’accompagnavano in questa follia.

Alle sue spalle una giovane dai capelli corti castani e irregolari stava prendendo degli appunti meticolosamente, sistemandosi di tanto in tanto gli occhiali dalla montatura leggera.

Un secondo dopo alzò lo sguardo e le rivolse un grande sorriso.

 

-Allora, Tindara, visto qualcosa che ti piace?? L’arazzo lo fissavi con una tale attenzione da far pure una gran paura!!-

 

-È bello…-

-Un bel rosso sangue!! Certo! Hai fatto tu uno squillo alle ragazze?-

 

Tindara sorrise.

-Naturale, con chi credi di parlare? Tu piuttosto cosa farai con tutti questi appunti? Un saggio?? Sembri una sfigata, piantala!!-

Francesca, sistemandosi il blocco nella borsa, rispose con un monosillabico “no” e poi una linguaccia.

Negli ultimi periodi sembrava essere regredita di 10 anni ed aver cancellato tutti i progressi che aveva fatto il suo cervello e Tindara si chiedeva spesso se una cosa del genere potesse essere davvero possibile.

Un secondo dopo in mezzo a loro piombò una ragazza allegra con i capelli mori legati in due crocchie laterali.

-Ehilà raghe!! Che fate?-

Docile, buona e “prosperosa” la giovane Desirè Disiliberto regalò uno dei suoi splendidi sorrisi alle due amiche.

 

-Noi siamo andate in giro. Cavolo che posto! Io ci vengo pure l’anno prossimo!-

-Mi pare il minimo una gita così per noi!-sbuffò Francesca:- ci tengono chiuse in quel liceo senza il minimo svago, una gita ce la meritiamo!-

-Già, già- fece eco Desy, allegra.

Mentre tutte e tre erano impegnate a calunniare la loro scuola sentirono una risata sguagliata.

 

-È Dodi, dove ci nascondiamo?- chiese Francesca preoccupata.

-Non ci sono vie di scampo- decretò tetra Tindara.

-Facciamo finta di non conoscerla- propose Desirè.

-È inutile- rispose sadica di nuovo la più grande delle tre (Tindara), le altre due le scoccarono un occhiataccia:-sei la solita!-

Tindara fece uno dei suoi sorrisi che sancivano che aveva ragione.

Erano strane, tutte e senza distinzioni.

Dora, un secondo dopo, si palesò sotto i loro occhi.

 Francesca e Desirè fissavano un punto imprecisato del soffitto come se vi avessero visto chissà quale meraviglia, ma la loro recita non si fermava lì le due (per renderla più credibile) erano arrivate a commentare anche il loro punto d’interesse!

Dora e Giady ridevano di gusto, trascinandosi dietro una terza ragazza, che non sembrava del tutto felice dell’ultima mezz’ora passata con le due,  e che lo dimostrava scuotendo la testa ad ogni frase che usciva di bocca alle amiche.

 

Dora si sistemò con un gesto aggraziato i capelli lisci, di un colore tra il biondo e il castano, e raddrizzò gli occhiali rotondi dalla montatura azzurra che, a detta delle sue amiche, avrebbe fatto meglio a cambiare al più presto. Magrolina e abbastanza alta, aveva un carattere ansioso e allo stesso tempo dei più pazzi: era pervertita per vocazione e anormale per nascita.

 

Giady la teneva a braccetto, ridendo di qualche battuta che aveva appena sentito, guardando con i profondi occhi color acquamarina il gruppetto al quale si stavano avvicinando, scostando una morbida ciocca di capelli mossi dal viso.

Entrambe sembravano più piccole di quello che erano, difatti le loro “amiche” si divertivano a punzecchiarle chiamandole “bimbe” oppure “piattole” o con altri epiteti che Francesca e Desy (quest’ultima in vendetta per le torture ricevute per le sue forme prosperose) si divertivano da matte a coniare.

 

Martina, che accompagnava le due, tenendo Dora per mano, aveva un carattere che mutava dalla più sospirata tranquillità a una furia elettrizzante, per questo il primo periodo non erano andate molto d’accordo, ma dopo avevano raggiunto un intesa che era a dir poco diabolica. Abbastanza alta; le sue amiche le preannunciavano un futuro pieno di corteggiatori non appena avesse messo un po’ di seno e finalmente avesse avuto dei fianchi veri. Aveva i capelli castani e dei bellissimi occhi verdi, il visino era un po’ magro e pallido, ma nel complesso molto piacevole.

 

-Ma l’hai visto il tizio? C’è rimasto di sasso!- disse Dora tra le risate.

-Si, si, ma tu hai visto quello dietro di lui? Non s’è nemmeno smosso!-

-Si, Ma, effettivamente è sbiancato!-

 

Siccome Francesca e Desi si ostinavano con la loro inutile quanto patetica recita, Tindara si ritrovò costretta a cedere, ben sapendo che altrimenti le due pazze avrebbero continuato in quel modo finchè non l avesse fatto qualcun altro.

 

-Che avete combinato?-

-Hanno abbordato due ragazzi di un’altra scuola!-rispose Martina corrucciata.

-Oh Santo Cielo! E come lo avete fatto?- domandò di nuovo Tindara, rivolta a Dora, prendendo per il colletto le due sceme che continuavano a far finta di non conoscere le due psicopatiche e lanciando delle rapide occhiate a Martina.

 

-Gli abbiamo fatto una proposta indecente- rispose, come se fosse una cosa normale (per la sua mente probabilmente lo era), Dora.

-In pratica siete passate per due puttane- decretò Tindara.

-Noi non vi conosciamo!- esplosero Francesca e Desy, ma ci pensarono due volte prima di rimettersi a commentare il nulla perché dallo sguardo che aveva lanciato Tindara non sembrava per niente disposta a lasciar passare impunite altre stranezze.

 

Tuttavia c’era qualcosa che non la faceva sentire del tutto a suo agio e la inchiodava in quella sala, ciononostante Tindara non riusciva ancora ad interpretare la sensazione che le sfiorava il cuore e quella voce che continuava a sussurrarle di non allontanarsi, non ancora.

 

Francesca le si avvicinò, sul suo volta era dipinta una strana preoccupazione perché fra loro lei era sicuramente quella che capiva meglio Blackblood.

 

-Cosa ti succede? Guardi ancora quell’arazzo, ti ha tanto colpita?

 

Tindara abbassò il capo mentre ascoltava la voce della sua amica sovrapporsi a quella della sua anima.

Desirè si avvicinò a Francy ed estrasse dalla sua borsa il blocco da disegno, dove l’amica teneva i suoi strani segreti, che solo in seguito avrebbe rivelato. In fondo quello era il suo mondo, ma portò pazienza quando le venne estratta dalla tasca una matita ben appuntita e una gomma nuova.

 

-Ma che…?

-Non saprò disegnare i ritratti bene come Titi , ma qualcosa la so fare.

-Che hai intenzione di fare?

-Quello che mi riesce meglio!

Dede le rivolse uno dei suoi luminosi sorrisi, per poi accovacciarsi a terra, seguita subito da Martina, ed osservare meglio l’espressione assorta della più grande,che rivolgeva ancora i suoi occhi scuri all’arazzo, prima di iniziare a tracciare linee decise sul foglio.

 

 

-Dove  sono le due pazze?

-Dove vuoi che siano? Ci  hanno mollate per una mezz’oretta, quindi sbrigati a metterti accanto a Titi, così prendo entrambe!

 

Stranita da quella richiesta, scambiò un’occhiata con la giovane seduta accanto all’amica, capendo solo in quel momento le intenzioni di Dede.

Anche lei si appostò davanti l’arazzo, cercando di scorgere ciò che Tindara fissava.

Forse guardava le sfumature della stoffa o le stelle ricamate?

Spostando lo sguardo su di lei notò che sussurrava delle parole e che in realtà leggeva la scritta sotto il pannello espositivo

“Questo arazzo, datato intorno  al 1700-800 d.C., era stato ricavato da un tessuto bianco. La legenda vuole che due innamorati, imprigionati dalle catene del destino, fossero stati uccisi sopra di esso, macchiandolo del loro sangue. Una  macchia che  resta ancora indelebile.”

 

Ora capiva perché la sua amica aveva studiato quell’arazzo per ore e perché lei dalla sua espressione attenta avesse trovato nuova ispirazione per i suoi racconti fantasiosi.

Dolcemente le posò la mano sul braccio, catturando la sua attenzione.

 

-Andiamo?

-Si.

 

Sorridendo,Tindara rivolse un ultimo sguardo dietro di prima di…

-Haia!!!

“E che cavolo…”

 

Tombola!

 

“Ci mancava anche questa”, pensò irritata, guardando la persona che aveva urtato con una violenza tale da farle quasi perdere l’equilibrio.

 

-Mi dispiace.

-Figurati.

La voce del ragazzo era un po’ roca, ma piacevole, e le sue mani la cingevano ancora, protettive, e lei si rese conto che le avevano evitato una bruttissima figuraccia e un bel botto.

 

In virtù di questo decise di perdonarsi della sua mancanza di guardare SEMPRE davanti a sé prima che dietro e si scostò.

 

Il volto del giovane era gentile, incorniciato da bei capelli color cenere e occhi di un blu profondo,che per un attimo la fecero sentire a disagio,e che la costrisero ad alzare lo sguardo,tanto era alto il ragazzo.

 

-Titi! Una raga come te che fa queste figure…

-Hai ragione, De… fortuna che Dora non è qui!

 

-E perché non dovrei esserci?

 

Martina trattenne un gemito, notando le due pazze, stringendo forte il braccio di Francesca, come per lanciarle un muto messaggio.

 

Dora incrociò lo sguardo con quello del ragazzo vicino alla sua amica e le sue pupille parvero uscire fuori dalle orbite…per un momento, perché Dody non fa mai figuracce davanti un raga come quello.

 

-Oh cielo, stai bene?

 

Esclamò, rivolta al giovane, allontanando Tindara, rischiando nuovamente di farla cadere.

Lei, da parte sua, non mancò di lanciarle uno sguardo infuocato, prima di tirare un rumoroso sospiro, che pareva dire “Che altro mi sarei potuta aspettare?”.

 

-E tu come stai?

Chiese Francesca, intenta ad osservare l’amica che ritrovava l’equilibrio, notati gli occhi dell’altro che non si erano ancora staccati dalla giovane e ignoravano del tutto Dora, di fronte a lui.

-Tutto ok.

 

-Allora come ti chiami?

Chiese Marty, affiancatasi a Dora, decidendo di prendere, una delle rare volte, l’iniziativa.

-Io mi chiamo Tancredi.

Il ragazzo si scostò dal gruppetto e si appostò davanti Tindara.

 

-E’ un piacere…Titi?

-Tindara.

-Sono fortunato a …

 

-Tu!

Quell’urlo risuonò per qualche attimo nella sala, attirando molti sguardi, che si staccarono annoiati molti istanti dopo.

Da poco lontano faceva la sua comparsa un nuovo personaggio...alquanto singolare…

 

Era un ragazzo poco più basso di Tancredi, che di certo faceva la sua figura con i capelli corvini completamente sparati in aria col gel e gli occhi marrone scuro.

 

-Sei la ragazza di prima!

-Chi è?

Chiese Desi, solo lei sa a chi.

 

-Diamine, è il raga che prima abbiamo piantato!

Gridarono all’unisono Dodi e Marty.

 

- non dimentico i torti subiti!

Disse quello, avanzando.

 

 

 

CONTINUA…

 

 

 

  
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