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Autore: chrisisalive    18/07/2014    3 recensioni
Quel momento, durante la notte, in cui diventi vulnerabile e una semplice playlist lasciata da tuo padre prima di andarsene, di 19 canzoni, diventa il tuo pezzo di paradiso. La passione per i Pink Floyd di tuo padre diventa il tuo paradiso, che si, a volte puoi condividere.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Ai Pink Floyd,
ai concerti sotto la pioggia
e alle stelle condivise.


Da quando quell’idiota di Harry Styles, cantante di quell’insulsa band chiamata One Direction –così la chiamava Jace- o più comunemente conosciuta per gli squilibri ormonali e mentali che provoca alle loro fans; aveva comprato l’appartamento all’ultimo piano, la vita di quella povera ragazza al decimo piano del grande palazzo dove è cresciuta è diventata un inferno. Da quando quel ragazzetto tutto ricci ed anelli si era trasferito, l’entrata del palazzo era diventato il miglior posto dove accamparsi per vivere aspettando che quell’idiota –sempre soprannominato così da Jace- scendesse e scattasse qualche foto e firmasse qualche autografo.

Per un breve periodo di tempo la ragazzo lo trovò divertente, perché vedere quelle ragazzine -all’apparenza assatanate- piangere ed urlare implorando alla piccola superstar di uscire dalla sua caverna la faceva ridere fino alle lacrime. Poi la cosa era diventata insostenibile, avevano assunto una guardia –dall’aspetto enorme e spaventoso- all’entrata per far regnare la calma e tenere il più lontano possibile quelle piccole figlie di Satana. Ogni persona che aveva la sfiga di vivere in quel palazzo era costretta a sussurrare alla guardia la parola d’ordine per poter entrare in casa propria. Jace spazientita da tutte quelle “precauzioni” sussurrava parolacce a Drew –nome della guardia- che ogni volta alzava gli occhi al cielo sbuffando.

“Quello è il ragazzo più egocentrico presente sulla faccia della terra, non poteva comprarsi una villa nel deserto del Nevada? Lì non avrebbe dato fastidio a nessuno, almeno credo” sospirò Jace entrando il casa e gettando le chiavi nel portachiavi in ceramica colorata. “Cerca di essere carina con lui, è un ragazzo fantastico, è gentile, premuroso e adora i gatti” disse Sandy accogliendo la figlia appena rientrata dall’università. “Ė odioso dalla punta dei capelli alla punta dei piedi” confermò la ragazza sedendosi sullo sgabello dell’isola in cucina. “Jessica si più gentile, quel ragazzo non ti ha fatto niente di male” disse la donna rimproverando al figlia che non aveva proprio intenzione di cambiare opinione. “Per colpa sua ho una guardia all’entrata di casa, telecamere di sicurezza ovunque manco fosse il Presidente Obama o il Dalai Lama, mi sembra di vivere costantemente osservata, e poi come se non bastasse quelle ragazzine mi svegliano ogni domenica urlando. Credo di avere motivi sufficienti per sostenere la mia tesi” finì col dire Jace bevendo un sorso d’acqua frizzante.
Quel ragazzo stava rendendo la sua vita uno show di pessimo gusto, ogni volta che usciva ragazzine l’assalivano chiedendole –anzi supplicandole- di dire ad Harry questo, quello e blablabla. Tutte le voci di quelle ragazze, secondo la mentalità di Jace, finivano per assopirsi e poi sparire.

“Vado a casa di Jo” disse la ragazza prendendo la sua borsa dei Pink Floyd e correndo verso l’ascensore –stranamente occupato- ed ironia della sorte dentro quella scatola di metallo ci si poteva trovare un Harry Styles in tutti i suoi ricci, strizzato in un paio di jeans neri aderenti strappati appena sopra il ginocchio destro. La ragazza entrò sbuffando, pensando che avrebbe preferito aspettare il prossimo ascensore che entrare con lui, ma Jo era una ragazza puntigliosa ed odiava che le persone arrivassero in ritardo ad un appuntamento fissato con lei.

“Buon pomeriggio Jessica” sorrise ingenuo il cantante di fama mondiale. “Lo era qualche secondo fa, un buon pomeriggio” disse fredda la ragazza. “E poi penso di avertelo detto miliardi di volte che mi devi chiamare Jace” sbuffò ancora una volta la ragazza. “D’accordo Jessica, come desideri” disse ancora Harry marcando il nome della ragazza. Jace cercò di tranquillizzarsi e cercando di non vomitargli addosso parole poco gradevoli, tamburellava le dita su una parete dell’ascensore impaziente che le porte si aprissero per scappare da quel cantante che continuava a darle su i nervi. Era una ragazza all’apparenza pacata, non cercava rogne o cose del genere per animare la sua vita, consapevole che un Harry Styles come vicino di casa le bastasse per incasinarla.  “Che c’è Jessica, ti innervosisco?” chiese Styles scrivendo qualcosa nel suo cellulare. La ragazza che prima gli dava le spalle si girò lentamente sorridendo. “Styles è diverso, tu mi stressi, riduci la mia pazienza in briciole e la mia buona volontà di essere una persona migliore, quando sei nei paraggi, svanisce. Mi verrebbe da prenderti a parolacce ogni volta che vedo la tua faccia, anche in foto, credimi” concluse la ragazza dando di nuovo le spalle ad Harry che aveva bloccato il cellulare riponendolo nella tasca posteriore dei jeans. “Jessica, Jessica…” sospirò Styles. “Jace” disse la ragazza. “Il tuo brutto caratteraccio lo adoro, ma se sei sempre così acida con tutti non troverai mai un ragazzo” disse il ragazzo facendo zittire la giovane che a parere suo era diventata bordeaux in viso dall’imbarazzo.

Il campanello, che segnava l’arrivo al piano terra, suonò e Jace riprese a respirare regolarmente. Il ragazzo uscì per primo fermandosi subito dopo per guardare la ragazza e dirle “Dì alla dolce Sandy che accetto volentieri il suo invito per questa sera a cena, ci si vede Jessica”. –Certo sarà la prima cosa che farò quando sarò morta- pensò la ragazza camminando per uscire dall’edificio.

Quel pomeriggio da Jo era passato troppo in fretta, consapevole del fatto che anche il tempo non le era amico. E che quella sera Harry avrebbe cenato con la sua famiglia. Tornò a casa correndo, sperando che la madre non fosse ancora arrivata per chiudersi in camera senza dare spiegazioni a nessuno. Si chiuse in camera mettendosi il pigiama ed escogitando un piano per riuscire a saltare quella maledetta cena, a cui di certo non avrebbe messo piede. –Fingerò di stare male, mi crederanno. Almeno spero.- pensò la giovane accendendo al televisione.

La madre ed i suoi fratelli entrarono sbattendo la porta dell’entrata ed urlando qualcosa tipo –La prossima volta ti uccido io con la mia spada- ma a Jace quello che i suoi fratelli avevano da dirsi non importava. “Jessica!” urlò la madre mentre svuotava le borse della spesa. “Che c’è?” chiese la figlia ancora distesa sul suo letto. “Niente volevo solo sapere se eri tornata a casa” disse la donna. “Sono tornata a casa” rispose, ovvia, la figlia.

I minuti scorrevano veloci, e la ragazza guardava degli insulsi programmi che le facevano venire l’orticaria. Harry al piano di sopra si preparava lentamente, consapevole del fatto che Jace non aveva detto nulla alla madre riguardo la cena. Uscì di casa spegnendo la radio e chiudendo la porta con un piede, entrò nell’ascensore e si sistemò nuovamente i capelli per poi premere il pulsante numero dieci.

“Buonasera Sandy!” esordì Styles sorridendo. “Harry tesoro, che ci fai qui?” chiese la donna facendolo entrare in casa. “Come sospettavo, Jessica non le
ha detto che questa sera venivo a cena?”
chiese. “No non mi ha detto niente, ma adesso le sente!” disse la donna. “No Sandy, non serve, verrò un’altra volta!” disse Harry. “No tranquillo tesoro, ti ho invitato io, accomodati pure!”.  Sandy si schiarì la voce prima di urlare “Jessica esci da quella stramaledetta stanza, muoviti!” dal salotto. “Non uscirò da questa stanza per nessuna ragione al mondo, non uscirei nemmeno se mi amputassi un arto!” urlò a sua volta la figlia. “Io non ho la forza necessaria per amputarti un arto, quindi: Harry va ad amputarle una gamba!” Harry scoppiò a ridere trovando la sena alquanto divertente, poi si alzò e si avviò verso la stanza di Jace. La porta come sospettava era chiusa e così cominciò a bussare, “Non avrai mai la mia gamba come trofeo di questa cena!” urlò. La ragazza sperava che Harry non scoprisse che la porta non era chiusa a chiave e che continuasse a bussare fino a che non si sarebbe rotto e avesse lasciato perdere. Perché era normale che una ragazza di diciotto anni –quasi diciannove- chiudesse la porta della sua stanza a chiave, ma non per Jessica ché la sua chiave le era stata nascosta dai fratelli qualche mese fa e non era più stata ritrovata. “Harry, la porta è
aperta entra pure!”
urlò uno dei gemelli che seduto sul divano se la rideva. “Jason ti odio! Stupido nano!”.

Harry spalancò la porta ridendo, Jace era aggrappata con le mani alla testiera del letto in ferro battuto e il viso nascosto dai mille cuscini sparsi nel letto. Il ragazzo cominciò a tirarla per le gambe fino a quando non la prese per la vita e se la caricò sulla spalla portandola in cucina dalla madre. “Styles non mi toccare, mettimi giù. Mi sto arrabbiando e ti avverto che sono cintura gialla di Karatè. Non mi toccare, ti denuncio così non potrai più cantare le tue canzoncine se non da una galera dell’Inghilterra”  sbraitò la ragazza colpendo la schiena di Harry. “Sandy è tutta tua, io vado a giocare con i gemelli”.

Dopo aver preparato la tavola –come le aveva ordinato la madre-  si gettò sopra le gambe dei gemelli che seduti sul divano giocavano con Harry alla PlayStation. “Andiamo Jace, alzati non sei un piuma” gridò uno dei gemelli. “Ve lo meritate perché siete dei fratelli dalla bocca larga” disse la ragazza ridendo ancora sopra le piccole gambe dei fratellini. Sandy dalla cucina rideva alla visione della sua famiglia felice. Jessica era una ragazza speciale e Sandy lo sapeva benissimo, immagazzinava il dolore meglio di chiunque altro in quel esile corpicino dalla pelle abbronzata. Non l’aveva vista versare nemmeno una lacrima da quando il padre se n’era andato di casa, nessuno sapeva dove, nessuno sapevo per quale motivo l’avesse fatto, aveva detto –Vado a prendere il gelato- e non era più tornato. Ma una cosa era certa, il padre di Jace aveva programmato la sua fuga, alcuni abiti mancavano nell’armadio, sotto al cuscino Sandy aveva trovato una lettera che non aveva ancora fatto leggere ai suoi figli, i gemelli avevano trovato una maglia del Manchester United autografata da Beckham e Jece sopra la sua scrivania aveva trovato un vecchio cd con sopra un post-it che diceva:

–“Trova te stessa, grazie a queste canzoni io ho trovato
 quel poco di me che è rimasto, spero ti aiutino.
Ti voglio bene principessa.
Ci rivedremo ancora, te lo prometto.
Daddy.-
 
Jessica non era arrabbiata con il padre, non sapeva il motivo che l’aveva spinto ad andarsene, e quando l’avrebbe rivisto –Perché glielo aveva promesso- glielo avrebbe chiesto e solo allora si sarebbe arrabbiata e avrebbe pianto come una fontana. Arrabbiata ma allo stesso tempo un po’ felice.

“A tavola ragazzi!” ordinò Sandy mettendo al centro del tavolo la pentola con l’arrosto. “Sandy, complimenti è delizioso” disse Harry ancora con la bocca piena. Jace irruppe nel bel mezzo della cena chiedendo ad Harry “Come fai a respirare strizzato in quei jeans?”, lo guardava aspettando una risposta mentre con il dorso della mano si asciugava le gocce d’acqua che aveva appena bevuto. Ma come risposta ottenne soltanto un sorriso ed un calcio sugli stinchi da sotto il tavolo da parte della madre che le era seduta difronte. “Scusala tesoro per la sua impertinenza, non ha ancora capito quando deve tenere quella boccaccia chiusa” disse Sandy rivolgendosi all’ospite. “Era solo una domanda, non serviva ricorrere alla violenza mamma!” disse Jace facendo ridere tutti.

Harry se n’era andato da circa tre ore e dieci minuti, dopo aver aiutato a sistemare la cucina e aver lavato i bicchieri che Sandy no avrebbe mai messo in lavastoviglie per paura di rovinare il cristallo.  I gemelli dormivano già quando Jace era andata a spegnere la tv nella loro stanza, Sandy, dormiva anche lei abbracciata ad un cuscino quando la ragazza andò a coprirla con il leggero piumino, segno che la primavera era già arrivata. Lo faceva ogni sera: controllava i gemelli e accudiva la madre prima di prendere l’ascensore e andare all’ultimo piano. Usciva dalla porta antincendio e saliva quei sette scalini che la portavano in un piccolo spiazzo sul tetto.

Vieni sempre a vedere le stelle?” chiese una voce dietre di lei facendola alzare di scatto per la paura. “Vengo a guardare i Pink Floyd” disse la ragazza sedendosi e slegando le cuffiette di quel vecchio lettore cd. Harry si avvicinò sedendosi accanto alla ragazza, non aveva capito la risposta e quindi chiese “Cosa significa?”. La ragazza aprì il lettore cd e tirò fuori il cd che il padre le aveva lasciato dove sopra, con un indelebile verde, c’era scritto:

-“Trova un posto, uno qualsiasi.
Ed ammira i tuoi Pink Floyd.”-
 
Jace si mise nell’orecchio destro una cuffietta per poi dare quella sinistra ad Harry, il ragazzo la prese infilandola nell’orecchio. La ragazza si avvicinò di più a Harry facendosi avvolgere dalle sue braccia, perché come sempre aveva dimenticato la giacca, chiuse gli occhi e poi fece partire il cd. Li riaprì appena sentì la prima nota della prima canzone della playlist del padre, aspettò un po’, guardò Harry intento ad ascoltare e guardare quel cielo che vedeva effettivamente per la prima volta, e poi chiese sussurrando:

Li vedi anche tu i tuoi Pink Floyd?”

Harry sorrise, “Si ora li vedo anche io” confessò stringendo la ragazza tra le braccia.




 
How I wish, how I wish you were here
We're just two lost souls
swimming in a fish bowl
Year after year,
running over the same old ground
What have we found?
The same old fears.
Wish you were here.


 




Haloa 
Prima di tutto specifichiamo che davvero i Pink Floyd sono un piccolo pezzo di paradiso. Spero che questa OS vi sia piaciuta almeno un pochino. Questa è la prima OS che riesco a finire e prima che cominci a stomacarmi la posto con tanto di gif toglifiato. Spero recensirete questa "cosa" per farmi capire cosa ne pensate. Non so che altro dire quindi, a presto dolci lettrici. 
xo, Chris.
 
  
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