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Autore: young_blood    18/07/2014    0 recensioni
- Ci dica che possiamo tornare indietro- disse Paper, seria.
- Vi dico solo che potete andare avanti.-
La vecchia signora scomparve e la casa si scompose come un fiore fatto della stessa sostanza di un castello di carte.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7
Bloodlines

 
“And I’ve been a fool and I’ve been blind
I can never leave the past behind
I can see no way, I can see no way
I’m always dragging that horse around”.
{Shake it out, Florence & the Machine}
 

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<< Sei stato abile nel corrompere quella guardia. Credevo che ormai fossero tutte fedeli al principe. >> disse la voce, lontana, che dava brividi come una matita spezzata che sfrega sulla lavagna.
<< Il cuore di un uomo può sempre essere corrotto. E se quell’uomo non è corruttibile, bisogna ricattarlo. Basta solo trovare il suo punto debole. >> replicò l’altro, spavaldo, cercando di nascondere il timore che aveva nel petto. Ma i suoi occhi, oh, i suoi occhi non erano di certo bravi in quel gioco.
<< E dimmi, hai trovato quello del principe? >> chiese la voce, quasi dolcemente, avvicinandosi.
Il ragazzo guardò di fronte a sé confuso.
<< Credevo che ci interessasse solo la ragazza. >> rispose. Sentì un grugnito provenire dall’altra parte della tenda rossa. << Volevo dire… certo. Certo che lo so. L’ho capito dal primo momento in cui l’ho potuto avvicinare. La moneta era solo una scusa. >>
<< L’avevo capito. Ebbene? Qual è? >> domandò, impaziente.
Sotto la fievole luce lunare, sul volto del ragazzo si fece strada un ghigno.
<< Una donna, ovviamente. >>
 
***
 
<< Stai zitto o ci farai beccare! >>
<< Ma figurati! AHIA! >>
<< Te l’avevo detto! >>
Paper si svegliò di soprassalto ed anche Noah cominciò ad aprire gli occhi.
<< Erin! Robin! >> esclamò Paper, tra lo spaventato e l’imbarazzato. << Cosa ci fate qui? >>
<< Siamo venuti a controllarvi, che domande! >> rispose Erin, mentre Robin metteva a posto la lampada contro cui era andato a sbattere. Erin gli lanciò un’occhiataccia.
<< Che c’è? Non è colpa mia! >>
<< Sì, certo, come no. Comunque, cos’avete fatto, stanotte? >> chiese Erin ai due, ammiccando. Noah riuscì a stento a metterla a fuoco.
<< Ma cos’è, un panda? >> chiese, ancora assonnato. Erin gli tirò un pizzicotto. << AHIA! Sono sveglio, sono sveglio! >>
Noah si alzò dal letto e così fece anche Paper.
<< Dovrei dedurre che non sia successo niente, fra di voi? >> domandò Erin, squadrandoli dalla testa ai piedi, con un ghigno malizioso sul volto. I ragazzi portavano ancora i vestiti della sera prima.
<< Eh, già. >> rispose Paper. Erin sbuffò delusa, incrociando le braccia.
Paper andò verso il bagno e così anche Noah. Erin scoppiò a ridere, mentre Paper arrossiva di botto e Noah si grattava la nuca.
<< Teoricamente è camera tua, dovresti andare prima tu. >> disse Noah, facendo un passo indietro.
<< Sì, ma tu sei il principe. >>
<< Insisto. Prima le signore. >>
<< D’accordo… Ci vediamo fra poco, vado a farmi una doccia. >> replicò Paper, imbarazzata.
<< A dopo. >> disse Noah, sorridendo. Robin sghignazzò. Adorava vederlo in difficoltà in quel modo.
<< Vieni Robin, lasciamo da soli i due piccioncini. >> disse Erin, prendendolo sottobraccio. Noah, se avesse potuto, le avrebbe fatto un occhio nero, così avrebbe avuto davvero l’aspetto di un panda.
Una volta fuori dal castello, Erin notò che Robin aveva un’espressione che non le piaceva affatto. Sapeva che non le avrebbe confidato nulla neanche sotto tortura, ma lei aveva cercato di fargli capire in tutti i modi che poteva fidarsi di lei. Non capiva da dove venisse tutta quella paura di aprirsi. Era anche vero che lei e Robin non si conoscevano affatto. Forse aveva avuto qualche trauma da piccolo che lo aveva segnato per sempre. Certo, se solo gliel’avesse detto…
<< C’è qualcosa che non va? >> chiese, con le mani dietro la schiena.
<< Sono preoccupato per Noah. Ha sofferto davvero tanto in passato e non voglio che stia male di nuovo. >> rispose. Erin non si sarebbe mai immaginata una risposta così tranquilla.
<< Paper è una ragazza a posto, Robin. >> disse Erin, rivolgendogli un sorriso dolce.
<< Sì, ma non fa parte del nostro mondo. >> ribatté. Erin si fermò di botto, punta nel vivo.
<< Cosa vorresti dire? Nemmeno io ne faccio parte, eppure sono qui. >>
<< Sto dicendo che prima o poi dovrà tornare a casa. >>
<< E se lei non volesse? >>
<< Lei o tu? >> chiese, guardandola finalmente in faccia. Erin non rispose, continuando a guardarlo negli occhi.
<< Cambierebbe qualcosa, se rimanessi? >>
<< Per me? >> domandò. Erin annuì. << No. >>
<< Credevo che fossimo diventati amici. >> disse Erin, accarezzandosi un braccio, delusa.
<< Si può sapere che cosa vuoi da me, Erin? >> chiese Robin, stanco. << Insomma, ogni volta mi chiedi se siamo amici. No, non lo siamo e forse non lo saremo mai. Io e te non siamo niente. Non mi conosciamo nemmeno! Lasciami in pace, tanto non manca molto al tuo ritorno a casa. Dimenticati di me. >> replicò, prima di voltarsi per andarsene. Erin lo bloccò per un braccio. Ci sarebbe voluto molto di più per allontanarla da lui. Avrebbe dovuto attentare a ciò che aveva di più caro al mondo.
<< Non potrò mai dimenticarmi di te. >>
Qualcosa scattò all’improvviso negli occhi di Robin. Era come se un guizzo di fiducia o forse solo di pazzia fosse sbocciato nel grigio, che ora appariva brillare come il mercurio sotto il sole. Erin non sapeva cosa, ma le dava sicurezza. Forse era finalmente riuscita a fare quel passo in più che l’avrebbe avvicinata a lui.
<< Vieni con me. >>
 
Paper guardò Noah di sottecchi, facendo finta di niente. Continuava a guardarla e poi ad aprire la bocca come per parlare, ma senza che ne uscisse un suono. Paper si fermò e lui continuò a camminare per il prato. 
<< Noah. >>
<< Uh? Ah, scusa, non mi ero accorto che ti fossi fermata. Stai bene? >>
<< Cosa succede? È tutto il giorno che non mi parli. >>
Noah si morse il labbro inferiore, non sapendo cosa dire.
<< Noah. >> disse Paper stancamente, sospirando. Lui prese a tormentarsi le dita.
<< Dobbiamo parlare di ieri sera. Ecco, non vorrei che ti facesse delle strane idee. Io non ho ancora dimenticato la mia ragazza di quattro anni fa e non voglio che tu pensi che ci sia qualcosa fra di noi. >> disse. Paper avvertì una botta sorda al centro del petto. << Perché non c’è. >>
Non era più in grado di parlare. Perché le stava facendo questo? Sembrava che si fosse fidato di lei, sembrava che la volesse accanto a sé, sembrava che si fosse innamorato di lei. Paper capiva che si sentiva ancora in colpa, capiva che avesse bisogno di tempo per superare quella morte, ma ne aveva avuto, dato che ormai erano passati quattro anni! Poi, un attimo dopo, la rabbia passò e lasciò il posto all’amarezza. Non sarebbe mai stata amata nel modo in cui voleva lei. Noah non l’avrebbe mai ritenuta degna di un principe o comunque, per quanto lei volesse continuare a farsi del male sperando, lui non l’avrebbe mai considerata all’altezza di quell’amore che aveva perso. E c’era un’unica spiegazione a quello, anche se qualcuno potrebbe dire il contrario. Gli amori giovani non si dimenticano mai. Soprattutto se sono morti. Noah non avrebbe mai dimenticato quella ragazza, nello stesso modo in cui Paper non avrebbe mai dimenticato Noah.    
<< Ah. >> riuscì a stento a dire, un minuto dopo. Noah annuì, deglutendo.
<< Già. Torniamo al castello? >>
Paper sbatté le palpebre, reprimendo le lacrime.
<< Sì. >> rispose, prima che la voce le si spezzasse definitivamente.
 
<< C’è un’entità malvagia, nel nostro mondo. Non ha un nome, non ha un aspetto, non ha una voce. O meglio, ha un aspetto suo, ma è quello del fumo. È un’ombra gigantesca e senza forma, come se non avesse un contorno, d’un viola tendente al nero. Sappiamo solo che è fatta da tutto il male che c’è in questo mondo. Lo prende dagli uomini. Ti sorprenderesti, se sapessi quanti pensieri orribili abbiamo nelle nostre menti, Erin. >> raccontò Robin, guardando lontano, verso le montagne. Erano seduti sulla collina verde dietro il castello. Robin le aveva confidato che quello era il posto preferito di Noah da sempre. << Comunque, la mia famiglia fa parte della sua setta, chiamiamola così ed io sono scappato da loro quando avevo quindici anni. Non sono d’accordo con il loro stile di vita e non credo in quello che loro danno per oro colato. Tuttavia, molti lo reputano come un’ancora di salvezza, perché va a dire in giro che sta arrivando il finimondo ed il padre di Noah, il re, riesce solo a dire che non è vero, senza mostrare loro delle prove. Il re l’aveva sconfitto molto tempo fa, quando Noah non era ancora nato. E da allora credevamo che fosse finita. Può essere sconfitta solo da un cuore puro nella sua forma originaria, ovvero un cuore senza segreti o quando si trova nel corpo di una persona, uccidendo la persona stessa come effetto collaterale. >> spiegò gravemente. Erin sospirò. << Ma ora, lui è tornato e noi non possiamo fare altro che armarci e combattere, sperando di perdere meno soldati possibili. Vedi Erin, gli uomini non fanno altro che credere qualcosa di tangibile, ma quando si tratta di credere in una religione, hanno fede. >>
Erin lo guardò con ammirazione. Era riuscito a scappare dalla sua famiglia e adesso si stava aprendo con lei, provando tristezza, lo sapeva. Poteva leggere le sue emozioni negli occhi. Era quello il grande segreto che gli pesava nel petto come un’incudine, che lo lasciava senza respiro. Adesso finalmente poteva comprenderlo.
<< Hai avuto un gran coraggio. >>
<< O una gran paura. >> disse, sorridendo appena. Erin gli strinse la mano. Robin se ne accorse, guardandola, ma non si ritrasse. Poteva essere considerata una vittoria.
Si alzarono da terra e riprese la loro passeggiata. Continuarono a camminare, in silenzio, finché il crepuscolo non li raggiunse.
 
***
 
<< Noah è un idiota, è appurato. Avanti, si vede che gli piaci da morire! >> esclamò Erin, seduta sul letto.
<< Lui non è del tuo stesso parere. >> ribatté Paper amara, stringendo un cuscino, stesa accanto all’amica.
Avevano passato la maggior parte del tempo in quel modo, parlando di Noah e di Robin principalmente, ma anche dell’Altro Mondo, dei genitori, della scuola, dei loro progetti per il futuro… Fin da quando erano piccole, Paper ed Erin avevano sempre avuto un’alchimia perfetta. Riuscivano a parlare di un argomento per soli dieci minuti, ma riuscivano ad estrapolarne la parte migliore. Durante un discorso saltavano di continuo da una storia all’altra, completando i pensieri a vicenda o le frasi, parlando talvolta molto velocemente, come fanno spesso le ragazze, lasciando persino i loro genitori sconcertati riguardo a quanto fossero amiche. Era bello avere un’amicizia del genere, semplice e senza tanti fronzoli, in cui ognuna delle due riusciva a dare qualcosa all’altra. Di solito Paper elargiva ad Erin il buonsenso o giusti consigli, mentre Erin donava a Paper la capacità di uscire fuori dagli schemi, di buttarsi in qualcosa in cui credeva. Per tutti questi motivi e per tanti altri, per loro era sempre stato arduo trovare un gruppo di amici che sapesse valorizzarle o condividere i loro interessi. Alle scuole medie erano sempre state bollate come le due migliori amiche a cui tutti cercavano di stare alla larga, perché considerate troppo originali o fuori dalle righe o ancora, strane.
Paper continuò a fissare il soffitto intensamente, come se potesse darle delle risposte. In realtà era solo un espediente per tentare di ricacciare indietro le lacrime, per non piangere di fronte ad Erin, per non piangere a causa di un ragazzo che non lo meritava. Noah si era aperto con lei, certo, ma allo stesso tempo si era anche chiuso a riccio. Perché lei ci teneva ancora? Perché non faceva le valigie e tornava a casa? Forse per masochismo, forse perché le ragazze amano correre dietro a chi non mostra per loro altro che ostilità o forse perché non credeva che si sarebbe stato qualcun altro dopo di lui. È quello che sua madre le aveva sempre detto: quando sei giovane tendi ad ingigantire tutto, credendo che ogni tuo singolo errore non sia recuperabile ma è sbagliato, perché lo è. Forse ci sarebbe stato qualcun altro dopo di lui o magari no, ma in quel momento la sua priorità era Noah.
<< Solo per quella ragazza… Insomma, sono pur sempre passati quattro anni! >> sbottò Erin, stufa dell’atteggiamento di Noah. Gli faceva certamente onore provare ancora quei sentimenti per una ragazza che ora non c’era più e la loro storia era stata a dir poco sconvolgente, adesso poteva capire il suo comportamento, ma era anche amica di Paper e voleva solo che lei fosse felice. E, per qualche motivo, credeva che la sua felicità fosse davvero stare con Noah.
<< Io lo ammiro molto per questo, ma mi chiedo… >>
<< …perché non la lascia andare? >> completò Erin la frase per lei, accarezzandole i capelli con estrema dolcezza. Paper chiuse gli occhi, reprimendo le lacrime. Erin le si avvicinò di più e la abbracciò.
<< Sì. >> rispose con voce strozzata, prima di scoppiare. 
 
<< Dammi retta, hai fatto la scelta giusta. >> disse Robin, dando una pacca sulla spalla a Noah. << Lei partirà e tu rimarrai qui per sempre. Non può funzionare. >>
<< Perché mi stai dicendo questo? >> chiese Noah, con gli occhi rossi e stanchi.
<< Perché ci credo e perché voglio solo il tuo bene. Non voglio vederti di nuovo morire. Eri diventato il fantasma di te stesso. >>
<< Voglio solo smettere di soffrire e con Paper mi sento bene. Non voglio rinunciare a lei. >>
Robin prese un bel respiro. Se gli avesse confessato quello che aveva cercato di fare a Paper, Noah non l’avrebbe cacciato dal castello, lo sapeva, ma avrebbe cominciato a guardarlo con occhi diversi ed era l’ultima cosa che voleva. Ma aveva un peso troppo pesante sulle spalle e non riusciva più a sopportarlo. Avrebbe pagato per quello che aveva fatto. Un vero soldato non si tira mai indietro.
<< Devo confessarti una cosa. >> disse Robin, respirando piano.
<< Cosa? >>
<< Sono stato io a far andare via Paper. >>
Noah lo guardò per un attimo, furibondo. Aveva quasi perso Paper per sempre a causa… sua? A causa del suo migliore amico? Avrebbe solo voluto prenderlo a pugni e fargli sputare sangue, fargli capire che stava male, fargli capire che proteggerlo non significava avere paura di Paper. Gli occhi gli bruciavano. Nelle vene sentiva pompare l’adrenalina, una scarica elettrica che si diramava per tutto il corpo. Fece un passo verso di lui, respirando a scatti, pronto a colpirlo. Robin sembrava rassegnato. Rimase immobile, chiudendo gli occhi, stringendo i pugni. Sembrava che lo volesse. Forse credeva di meritarselo. Le dita di Noah erano insensibili, come se non volessero colpirlo, ma allo stesso tempo l’avessero già fatto. Strinse la mano destra a pugno e strinse i denti, avanzando di un altro passo… ma una parte di lui non era d’accordo ed era la sua coscienza. Stranamente, ebbe la voce di Paper, quando gli chiese di non farlo. Si fermò solo un attimo prima di tirargli un pugno.
Robin aprì occhi, non capendo perché non l’avesse attaccato. Avrebbe voluto dirgli che gli dispiaceva, ma non sarebbe cambiato nulla. Una parte di sé avrebbe solo voluto sprofondare o sparire per sempre dalla sua vista, ma l’altra era certa che rinunciare a Noah sarebbe stato come rinunciare per sempre a tutto, a qualsiasi cosa, a tutto il suo mondo, a tutto se stesso. Lui e Noah non erano solo migliori amici, erano fratelli. E lui non poteva rischiare di perderlo. Non poteva davvero.
<< Perché? >> chiese Noah, con un filo di voce. Robin abbassò lo sguardo.
<< Perché non voglio che ti faccia del male. >>
La porta si aprì con un cigolio incerto. Si affacciò una guardia magrolina con gli occhiali.
<< Signore, abbiamo trovato Dan. >>
 
<< Fammi capire: prima ti dice che non siete mai stati amici e poi ti stringe la mano? Ma è lunatico, per caso? >> chiese Paper, strabuzzando gli occhi. Erin rise. 
<< Non lo so, ma spero di sì! >>
Bussarono alla porta.
<< Avanti. >>
Il cuore di Paper sembrò bloccarsi per un attimo. Il sorriso sparì dal suo volto. Si alzò di scatto dal letto, lasciando il cuscino, avvicinandosi subito a Noah. Erin la guardò come se avesse capito solo in quel momento che lei teneva a Noah più di qualsiasi altra cosa al mondo. Era come se lui avesse costantemente bisogno di lei e lei volesse sempre stare con lui. Senza nemmeno guardarlo in faccia, Paper aveva capito subito che lui stava male. Noah infatti aveva gli occhi rossi e spossati, con lo sguardo spento e la testa che dondolava sul collo.
<< Noah, stai bene? Sei stravolto. >> chiese subito Paper, preoccupata. Gli prese il viso fra le mani. Le sue guance scottavano.
<< Ho bisogno dell’assoluzione. >> riuscì solo a dire, prima di svenire.
Se mi chiedessi di dare la mia vita per te, lo farei.
 
***
 
La stanza dove si svegliò Noah quella sera, era in penombra. La mezzanotte era quasi arrivata. La testa sembrava girare, ma il muro di fronte a sé si assestò in poco tempo. Non ricordava più nulla, solo che aveva avuto l’istinto di prendere a pugni il suo migliore amico ma, anche se non sapeva come, era riuscito a controllarsi in tempo. La mattina si era sentito riposatissimo, ma il pomeriggio, gli occhi avevano cominciato a chiudersi e più lui cercava di tenerli aperti, più diventavano rossi e gonfi. Cosa gli stava succedendo?
La porta si aprì e lasciò che una fievole luce artificiale facesse il suo ingresso nella stanza. Si guardò intorno e vide che l’unica finestra che c’era, aveva i vetri colorati.
<< Noah. >> pronunciò una voce profonda, entrando.
<< Dove sono? >>
<< In chiesa. >>
<< Cosa? >>
<< Robin mi ha detto che hai chiesto di nuovo di avere l’assoluzione. Perché? Forse nel tuo cuore c’è qualcos’altro a turbarti? >>
Noah deglutì, non rispondendo. Il prete con la barba bianca si sedette sulla sedia accanto a lui, sorridendo in modo affabile.
<< Sto cercando di dimenticarla. Il mio cuore sta scoppiando. >>
<< Perché? Non vuoi lasciarla andare? >>
<< No, è il contrario. >>
Il prete si alzò, sorridendo.
<< Da quanto tempo non fai visita alla sua tomba? >>
Noah rimase interdetto.
<< Cosa c’entra? >>    
<< Forse devi tornare da lei, per lasciarla partire. Forse è come se il suo spirito fosse ancora lì. Noah, solo quando accetterai le tue debolezze diventerai davvero un uomo. >>
<< Ma allora, perché la stanchezza? Perché ho un nodo che mi stringe lo stomaco? Perché ho tutta questa voglia di piangere? >> chiese, sull’orlo della disperazione.
<< Non lo so, Noah. A volte ci sono cose che nemmeno noi preti siamo capaci di comprendere. Quella ragazza, Paper, è molto preoccupata per te. Dille che stai bene. >>
<< Lo farò. >>
<< Ho sempre saputo che sei un bravo ragazzo, Noah. >>
<< Allora perché non mi ha dato l’assoluzione? >>
<< Perché non l’hai uccisa tu. >> rispose. << Scusa, ma adesso devo proprio andare. >>
<< Padre Sohl… >>
Senti qualcosa, dentro, che ti mozza il respiro.
Cadi con la testa sul cuscino, disteso.
È come se una forza invisibile ti stesse sgretolando il cuore.
Un buco nero risucchia tutto, stai per perdere il controllo.
Diventa tutto nero…
<< NOAH! >>
Ti risvegli.
 È come uscire dall’acqua dopo venti minuti d’apnea senza bombole d’ossigeno.
Quell’azzurro così brillante ti acceca.
<< Non lasciarmi… >> sussurrò, afferrando le braccia di Paper, prima di perdere i sensi di nuovo.
 
<< Dannazione! >> urlò, facendo tremare il pavimento. Dan saltò su. << Non sono riuscito a controllarlo! Quel maledetto ragazzino! Lo voglio morto, Dan. Portami la sua testa. >>
<< Signore, crede che l’abbia capito? >> chiese Dan avvicinandosi alla tenda, timoroso.
<< Ovviamente, razza di idiota! Ha chiesto l’assoluzione apposta per cacciarmi dal suo spirito con l’acqua santa! Stupido principe, ha un cuore troppo puro per poter essere controllato. E sai perché? Perché non ha più segreti! Li ha confessati tutti! Solo un cuore che nasconde qualcosa può essere controllato da me. È il tuo momento, Dan. Prendi la ragazza ed uccidi il principe, al resto penserò io. >>
Dan annuì e scappò via senza fare tante cerimonie.
 
***
 
<< Salvami. >>
(Dove sei?)
<< Perché mi stai pregando? >>
(A piedi nudi nel sangue. Ho paura).
<< Salvami! È colpa tua se sono qui! >>
(Non sto più cercando solo l’assoluzione).
<< Non ti ho mai dimenticata. >>
(Lacrime?)
<< Sei tu che dovresti salvare me. >>
(Con chi sto parlando?)
<< Ci sei? >>
(No).
<< Dove sei? >>
(Ho bisogno del tuo perdono).
<< Sto respirando. Dove sei? >>
(Chi delle due è nella mia testa, ora?)
<< Fa freddo. Dove sei? >>
<< Nella tua testa. >> risponde il vento. << Nel tuo cuore. Dentro di te. Fammi vedere i tuoi pensieri. Mostrami la tua anima. >>
<< No… No… >>
Ti volti, cerchi di correre, inciampi.
La tua mano è sporca.
Sangue.
(Salvami!)
Una mano cerca di afferrarti, ma ti risvegli in tempo.
 
<< Ehi, ti sei svegliato? >> chiese Paper con un sorriso dolce, stropicciandosi gli occhi. Noah continuò ad ansimare veloce, con il sudore che gli colava sulle tempie. Paper continuò a guardarlo con occhi attenti, ma anche pieni di… amore. Non si potrebbe descrivere in altro modo. Noah però non sembrò notarlo, perché continuava a guardarsi intorno come se stesse cercando qualcosa. << Andrà tutto bene, era solo un incubo. I sogni non possono farti del male. >> disse, spostandogli delicatamente il ciuffo di capelli di lato.
Noah la abbracciò di slancio.
<< Ti prego, ti prego, non lasciarmi solo. >> la supplicò, affondando il viso nell’incavo del suo collo. Paper si lasciò stringere, non sapendo cosa dire.
<< Non lo farò. >> replicò. Noah la strinse più forte, serrando le palpebre.
Ho paura.
 
<< Dici che sta bene? >> chiese Erin, mordendosi di continuo l’unghia già inesistente del pollice.
<< Non lo so, ma lo spero. Non l’ho mai visto perdere il controllo in questo modo. >> rispose Robin, preoccupato. Erin annuì. 
Il portone del palazzo si aprì e fecero il loro ingresso un uomo sulla cinquantina o forse meno, con i capelli e la barba grigi, un naso lungo ed un paio di occhi verdi incredibili, con un immenso mantello d’oro che sembrava attraversare tutto il corridoio.
<< Robin! Che piacere, vederti. >> esclamò con voce roca ma profonda, allargando le braccia.
Robin s’inchinò per un attimo. Erin spalancò la bocca, rendendosi conto solo in quel momento che quello era il re. Oh, quelle oche delle sue compagne di classe non le avrebbero mai creduto.
La donna, bionda, alta, con gli occhi azzurri ed un portamento regale sorrise nella direzione di Robin. Quella doveva essere la regina.
Poi, guardò la ragazza ed un’espressione sconvolta si dipinse sul suo volto.
<< ERIN?! >>



Angolo autrici:
E SBAM. Il colpo di scena.
Come avevamo promesso, ecco a voi il capitolo bomba!
Non temete, verrà spiegato tutto nel prossimo capitolo :)
Solo una domanda... Avete già in mente qualcosa? Avete messo insieme gli indizi? Come fanno a conoscere Erin?
Un'ultima nota. Noi teniamo molto a questa storia e ci piacerebbe avere un vostro parere, che sia positivo o negativo, quindi fatevi sotto e recensite! :)
Speriamo di aggiornare presto xD
E. & B.
   
 
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