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Autore: RedMarauder    18/07/2014    43 recensioni
Il suo sorriso, quel sorriso che riusciva a farla arrossire ogni volta, lo stesso sorriso che le rivolgeva ora, era spietato, disarmante...bello.
Troppo bello. Ma lei era troppo orgogliosa per ammetterlo, per mostrarsi debole. Hermione Granger doveva avere sempre il controllo della situazione. Sempre!
- Attenta a giocare con il fuoco, Granger. E' pericoloso!-
- Perché?- rispose, alzando il mento - Potrei scottarmi?-
Di nuovo quel sorriso. - Sì, ma il problema è che..potrebbe piacerti!-
Tanti cari saluti al suo controllo e alla sua tempra morale. Come poteva resistere quando quegli occhi la guardavano in quel modo? Così profondi, così intensi..così perfetti! Valeva la pena lasciarsi andare. Valeva la pena affondare le mani in quel fuoco, nel fuoco dei suoi capelli. Valeva la pena scottarsi!
Infondo, ad essere sincera, non era poi così male perdere il controllo!
Genere: Comico, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Ginny, Weasley, Harry, Potter, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Angelina/George, Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Luna/Neville
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Capitolo 31
Unire ciò che non può essere diviso
 
 
 
 
 
 
 
Seduta nella sua stanza, Hermione scrutava il cielo attraverso le tende leggere della finestra. Pioveva da ore e un vento gelido si era sollevato, spazzando via definitivamente la speranza di un’estate calda.
Be’, non è l’unica speranza ad essere stata portata via..
Sospirando, Hermione gettò un sacchetto di sterline nella borsa a perline. Potevano tornare utili dei soldi Babbani. O forse no. Difficile prevederlo. Tutto poteva servire, come poteva essere solo un ulteriore peso da portarsi. A questo, aveva già comunque rimediato: un bell’incantesimo per alleggerire la borsetta, e il gioco era fatto. Le sue doti straordinarie di strega erano servite a qualcosa e anche di più.
Ma non serviranno a molto quando dovrò fare i conti con la realtà
Una lacrima le scivolò sulla guancia. Stava per andarsene. Sì. Hermione Granger stava per fare esattamente l’ultima cosa che avrebbe voluto fare: fuggire. Non si trattava di una vera e propria fuga, ma c’erano troppe cose che doveva lasciare indietro e quello bastava a dare una definizione così dolorosa a quel piano. Il piano di Hermione e Ron. Harry era ancora da convincere. Ci sarebbero riusciti, alla fine, ma dovevano andarci piano. Erano cambiate troppe cose. Avevano perso troppe vite, fino a quel momento.
Cedric.
Sirius.
Silente.
Una morsa le attanagliò il cuore. Piton era un assassino. Il mago più potente del mondo era morto. E con lui se ne era andata anche la speranza dei più deboli. Hermione non era debole, ma avrebbe tanto voluto esserlo. Avrebbe voluto stendersi nel letto, sotto le coperte, e piangere, piangere fino allo sfinimento. Avrebbe voluto gridare fino a perdere la voce, fino a tossire e soffocare. Avrebbe voluto graffiarsi, sanguinare, provare un dolore che cancellasse la sofferenza nella sua mente. Perché era troppo pesante da portare, troppo fastidiosa, lugubre e terrificante. Era un peso che una ragazzina di diciassette anni non doveva caricarsi sulle spalle. Era un peso che nessuno di loro avrebbe dovuto portare.
Eppure loro erano lì, pronti a dimenticare il passato, pronti a dimenticare da dovere erano arrivati per poter andare avanti e..Combattere? Morire?
La morte sembrava attenderli alla fine di quella strada, sfregandosi le mani e sorridendo, intrigante e macabra come sempre. La morte, che era la condanna ormai definitiva del Mondo Magico. E loro erano pronti a sfidarla, erano pronti a lottare. Ma non volevano esserlo. Sarebbe stato molto più facile gettarsi sul pavimento e implorare, chiedere che tutto svanisse, che la guerra finisse. Sarebbe stato più facile piangere, disperarsi, gridare. Ma Hermione non amava le cose facili. La semplicità non le era mai appartenuta. Lei era una guerriera. E per quanto quel ruolo pesasse sulle sue giovani spalle, non poteva fare a meno di raddrizzare la schiena e muovere un passo dopo l’altro verso il suo destino.
Avevano un compito da svolgere, un’impresa da portare a termine. E Silente era morto. Se ne era andato troppo presto. Li aveva lasciati soli. Senza un piano. Senza risposte e senza armi. Ora dovevano cavarsela da soli. Ora il peso del mondo gravava sulle loro spalle. Soprattutto quelle di Harry.
Hermione strinse fra le dita la borsa di perline. Sospirò un paio di volte e alzò lo sguardo sul comodino accanto al suo letto. Foto di lei da piccola assieme ai genitori ricoprivano il ripiano di legno. Un sorriso triste le salì sulle labbra. Doveva alzarsi da quel letto. Doveva uscire da quella stanza. Il tempo era finito. Non ne aveva più. Si era chiesta spesso quanti mesi mancassero, quanto tempo le fosse rimasto. E ora aveva la risposta a quella domanda.
Doveva alzarsi e andare incontro al suo destino. La guerra era cominciata.
E di tempo, non ne aveva più.
 
 
 
 
 
 
 
Un solo sventolio di bacchetta e tutto era finito. Si era dissolto come un’ombra investita dalla luce. Scie di ricordi dimenticati. Scie di pagine cancellate. Immagini che svanivano attorno a lei. Oggetti, pensieri e parole. Tutto si stava dissolvendo. Era neve che scioglieva al sole. Parole mute che non potevano essere pronunciate. Il mondo assomigliava a un vortice di immagini che non rimanevano indelebili, ma svanivano. Era una corrente che nuotava al contrario. Era un fiume che voleva risalire la cascata: innaturale e terribile. Frutto di una magia. Perché solo una magia poteva fare quello. Solo una magia poteva essere così potente da cambiare il flusso del tempo e dei ricordi.
- Mi dispiace – sussurrò Hermione, mentre attorno a lei tutto cambiava.
Le sembrava quasi che, assieme ai ricordi, stesse svanendo anche l’ossigeno. Alzò lo sguardo e vide i suoi genitori, ancora incatenati dall’incantesimo di memoria, ancora svenuti. Si erano addormentati felici, convinti di essere i genitori di una strega meravigliosa. Ora si sarebbero svegliati felici ma senza quella figlia straordinaria. Erano soli. Ma erano al sicuro. Hermione rivolse un ultimo sguardo ai genitori, mentre le lacrime scorrevano violente sulle sue guance. Sulla credenza, vide una foto di lei davanti al bancone della cucina, vestita di tutto punto con la divisa della scuola, e la madre che sorrideva radiosa, mentre stringeva una sciarpa di Grifondoro e indicava la figlia. Hermione le aveva spiegato le differenze delle quattro Case. E la risposta di Jean era stata chiara. Era fiera di lei. Fiera della figlia che aveva  avuto, che forse non sarebbe mai tornata da lei.
Fiera della figlia che non avrebbe mai ricordato. Nella foto, la piccola Hermione e la sciarpa svanirono.
E l’aria implose. I suoi polmoni si contrassero e a quel punto il dolore divenne insopportabile. Hermione cominciò a tossire, implorando di avere aria nuova da respirare. E mentre lacrime copiose le solcavano le guance, Hermione si lanciò in una corsa disperata, andò a sbattere contro la porta, inciampò e cadde riversa sui gradini del giardino. Era notte fonda. Il buio era surreale, in quelle settimane. Erano le dieci di sera, eppure il mondo sembrava privo di ogni luce.
Il buio. Il suo più grande nemico. Ora era la sua unica salvezza. Stesa sui gelidi gradini dell’ingresso, Hermione urlò. Spinse fuori l’aria rarefatta che le aveva intossicato i polmoni, e gridò con quanto fiato aveva in gola. Quell’urlo straziante soffocò nella notte. Era così buio che nessuno l’avrebbe vista. E nell’atmosfera aleggiava così tanta paura che d’istinto nessuno, nemmeno in un quartiere Babbano, avrebbe attraversato il cortile in piena notte per andare a controllare.
Urlare le costò altra aria. Scossa dai singhiozzi e dalla tosse, Hermione respirò a lungo, cercando di riprendere il controllo delle sue braccia e delle sue gambe. Quel pavimento gelido era come un’ancora di salvezza. Quanto sarebbe stato facile rimanere stesa lì e aspettare. Prima o poi, un Mangiamorte sarebbe venuto a cercarla. E avrebbe messo fine alla sua vita. Ma non poteva permetterlo. Doveva salvare i suoi genitori. Doveva fuggire. Doveva correre dall’unica persona che l’avrebbe sempre salvata.
- Fred..-
Fu un sussurro. Così labile e leggero che la notte lo inghiottì, assieme all’eco del suo grido. Hermione fece forza sui gomiti e si alzò. Vacillò sotto il peso del dolore e saltò gli ultimi gradini. La terra rischiò di muoversi sotto il suo mancato equilibrio e lei rischiò di tornare con la faccia a terra. Inciampò, riuscì a sostenersi a un alberello e si graffiò una mano. Piangendo, raggiunse un angolo buio fra i cespugli coltivati dalla madre. Rivolse un ultimo sguardo alla casa. Le lacrime caddero dalle sue guance, mischiandosi alla pioggia.
- Mi dispiace – disse a voce alta, sperando che i genitori assimilassero quelle parole. Era impossibile, e lo sapeva, ma dirlo ad alta voce le dava la possibilità di redimersi per quel gesto orribile. – Mi dispiace davvero tanto –
E sparì.
Quando la vicina di casa trovò il coraggio e scostò le tendine per controllare chi avesse gridato, non vide nessuno. Hermione Granger era sparita.
In quel posto, in quel quartiere, in quella strada, Hermione Granger non era mai esistita.
 
 
 
 
 
 
 
Smaterializzarsi non era facile. Ma era diventata piuttosto brava. Aveva superato l’esame con ottimi voti. Be’, era Hermione Granger e non poteva smentirsi.
Nessuno, però, le aveva insegnato le scomodità dell’atterraggio. Quelle le aveva imparate grazie a Fred.
Fred.
Fu lui a guidarla. Hermione era così stordita da dolore da non aver pensato di preciso a un posto. E si era ritrovata nell’appartamento di Diagon Alley.
Le era stato espressamente proibito di andare a Diagon Alley.
Ops..
Si guardò intorno, ma non fece in tempo a registrare suoni e immagini. Crollò sul pavimento, continuando a piangere e rannicchiandosi come un gatto. Voleva gridare per chiedere aiuto, ma sapeva di non avere la voce. Voleva chiamare Fred, ma non aveva il coraggio di alzarsi. Non aveva più forze. Era stata privata di tutto.
Voleva le sue braccia, voleva vederlo, aveva bisogno di abbracciarlo. Ma non riusciva a fare niente. Qualcosa la spingeva verso terra e la inchiodava sul pavimento freddo. Provò a lottare contro quella forza sconosciuta, ma crollò quasi subito. Infondo, quel pavimento era comodo. Poteva chiudere gli occhi. Solo cinque minuti. Poi si sarebbe alzata e avrebbe cercato Fred. Sembrava un buon piano. Era perfetto.
Hermione chiuse gli occhi, quasi rincuorata dalla prospettiva di avere un piano. Avrebbe dovuto saperlo, ormai, che non aveva senso escogitarne uno: in presenza di Fred, i suoi piani andavano sempre in fumo. Ogni dannata volta.
- Hermione!-
La ragazza scattò sul pavimento, come se avesse ricevuto una scossa. Alzò lo sguardo, sorreggendosi sui gomiti, e vide Fred correre verso di lei, il volto teso per lo spavento e lo sguardo terrorizzato di chi ha appena visto un fantasma. E non il Frate Grasso. Lui non faceva testo.
- Fred..- mormorò, sorridendo.
E il peso scomparve. La gravità tornò stabile. Cosa l’aveva inchiodata al pavimento? Non lo sapeva e non le interessava scoprirlo. Ora poteva alzarsi, poteva inciampare, di nuovo, ma cadere fra le sue braccia. Cadde così pesantemente che Fred, ancora stordito, non riuscì a reggerla. Finirono entrambi sul pavimento.
- Granger, ma sei pazza? Cosa ci fai qui?- chiese lui, quasi arrabbiato.
- Dovevo..dovevo dirti una cosa..- mormorò Hermione.
Oh no. Il peso. Stava tornando. Vedere Fred l’aveva salvata, per un momento. Ma i ricordi tornarono. Aveva appena abbandonato la sua famiglia. Era appena scomparsa. Aveva cancellato la memoria dei suoi genitori. Hermione Granger aveva cessato di esistere. Era morta, per loro. Anzi, peggio. Non era mai esistita. Era sola, indifesa. Non aveva più un passato. Aveva solo un presente, un presente affollato di fantasmi, oscurità e morte. E aveva un futuro. Un futuro che non riusciva più a vedere. Un futuro in cui non riusciva più a sperare.
Silente era morto.
Sirius era morto.
Cedric era morto.
Fred è vivo..
Speranza. Leggerezza.
No..era ancora troppo poco..
Fred era ancora sconvolto per la sua improvvisa comparsa. Hermione vide il pallore del suo viso attraverso gli occhi semichiusi. La strinse a sé, passandole una mano sulla fronte.
- Santo Merlino, stai andando a fuoco!-
- Fred..- mormorò.
- Stai sanguinando..cosa hai fatto alla mano? Perché sanguini?-
- Fred?- lo chiamò più forte.
- Sì?-
- Ti amo..-
Ok. Adesso poteva svenire...
 
 
 
 
 
 
 
Una luce fioca illuminò il suo viso e Hermione aprì gli occhi infastidita. Il raggio di sole proveniva da una fessura fra le tende della finestra. Sole. Era un buon segno. O forse era solo un’illusione.
La testa pulsava dolorosamente. Hermione si portò una mano alla tempia e vide che era fasciata. Una sottile benda bianca le passava sul dorso e girava attorno al pollice, coprendole anche il polso. Primo dubbio: cosa si era fatta alla mano?
Secondo dubbio: dov’era?
Terzo..ah no, quella domanda non aveva bisogno di risposte. Ricordava perfettamente cosa fosse successo. Decise di non pensarci. Non voleva svenire di nuovo. Aveva una cosa molto più importante da fare. Si girò lentamente, attenta a non disturbare troppo la quiete che si era formata nella sua testa. Vide Fred dormire tranquillo e un sorriso aleggiò sulle sue labbra. Aveva fatto bene a piombare lì. Forse il suo ingresso non era stato molto spettacolare, ma aveva sortito i suoi effetti positivi. E negativi, purtroppo.
Prepara la bacchetta: ti aspetta una bella litigata!
- Fred?- lo chiamò Hermione, scuotendolo per una spalla.
Lui brontolò qualcosa di indefinito e lei alzò gli occhi al cielo, gesto di cui si pentì. Hermione cercò di soffocare la nausea che il mal di testa stava innalzando nel suo stomaco, e respirò lentamente. Poi ritentò. Dovette scuoterlo altre tre volte, prima di riuscire a svegliarlo.
- Fred?-
- Che ore sono?- chiese lui a occhi chiusi, con la bocca premuta contro il cuscino.
Hermione gli prese un polso e guardò l’orologio. – Le cinque e mezza – rispose sorpresa.
- Del mattino?-
- Sì- disse lei, guardando la luce rosea che penetrava dalla finestra.
- Benissimo, allora torna a dormire!-
- Perché?-
- E’ troppo presto per litigare..-
- Allora non litighiamo – propose lei, ostentando un coraggio e un’iniziativa di cui non era in possesso.
Fred sbuffò, ma gli sfuggì un mezzo sorriso. – Appunto. Torna a dormire..-
- E se parlassimo?-
- Se parliamo, litighiamo..-
- Non vuoi nemmeno fare un tentativo?- azzardò lei di nuovo, ignorando una fitta alla testa.
- Hai la febbre, devi dormire!- sbottò lui.
Hermione si tastò la fronte. – No, la febbre non ce l’ho. Dai, svegliati!- esclamò, scuotendolo per una spalla.
Fred sospirò e aprì gli occhi. Hermione vide che cercò di trattenersi, ma perse palesemente la sfida contro il rancore. Le rivolse un sorriso vispo e disse: - Sei davvero carina..- mormorò, con la voce carica di sarcasmo.
Hermione assottigliò lo sguardo e cercò di immaginare il suo aspetto, tenendo conto degli avvenimenti della sera prima. No, era meglio non immaginare.
- Sai che c’è? Ho cambiato idea, torna a dormire!- sbottò lei e si gettò fra le coperte, voltandogli le spalle.
Dopo qualche fin troppo eterno secondo di esitazione, Hermione sentì le braccia di Fred attorno alla sua vita. La strinse a sé, appoggiando il suo corpo contro la schiena di lei. Quel contatto la fece sentire improvvisamente bene. Era al sicuro. Era a casa. La sua nuova casa, per la precisione. Perché quella vecchia non c’era più. Hermione scacciò il dolore e si concentrò sul respiro di Fred.
- Sai che non riesco a tenerti il muso, quando fai così. Complimenti, hai ottenuto ciò che volevi!- borbottò lui, con un sorriso.
Hermione sbuffò. – Mi hai beccata: sei caduto nella mia trappola..- mormorò, senza nessun entusiasmo.
- Adesso sei tu quella offesa?-
- Perché, quando ti saresti offeso, esattamente?- chiese lei, confusa e anche un po’ nervosa.
Fred si schiarì la voce in modo eloquente. – Offeso è riduttivo. Diciamo pure: furioso come un Troll che ha perso la sua mazza!-
- I Troll non si arrabbiano quando perdono la mazza..-
- Tu che ne sai?-
- Un Troll ha tentato di uccidermi..- borbottò lei, pentendosene subito.
- Mezzo Mondo Magico tenta di ucciderti, e tu ovviamente scappi nel mezzo della notte e arrivi qui, bagnata fradicia e mezza svenuta..- mormorò lui e Hermione giurò di sentire qualcosa di estremamente pungente nella sua voce.
- Non avevi detto che era troppo presto per litigare?- sbottò lei, covando un’innata speranza in quel diversivo.
- Avevo anche detto che parlare significava litigare!-
- Benissimo: allora chiudi la bocca!-
- Ma non volevi parlare?- chiese lui, sinceramente confuso.
- Ho già mal di testa..non peggiorare le cose..- borbottò lei, toccandosi una tempia.
- Hai mal di testa perché sei piombata qui nel cuore della notte..- iniziò Fred.
Ma Hermione interruppe bruscamente il discorso. – Sì, l’hai già detto, Weasley!-
Fred sbuffò divertito. – Adesso sei tu quella arrabbiata. Perché devi sempre rigirare la frittata? Questa volta toccava a me!-
Hermione alzò gli occhi al cielo, ma non commentò. Anche perché Fred aveva ragione. E lei odiava perdere.
- Quindi ho vinto?- dedusse lui, interpretando il suo silenzio.
Hermione si girò di scatto fra le sue braccia e lo sfidò con lo sguardo. Pessima mossa. Se c’era un cosa in grado di disintegrare la sua forza di volontà, erano gli occhi di Fred. E anche il suo sorriso. E i suoi baci. Insomma, un paio di cose..
- Togliamoci questo peso e litighiamo!- annunciò Hermione, alzandosi a sedere e incrociando le braccia.
Si impose di assumere una posa imperiosa e spavalda, ma la realtà era che doveva semplicemente sfuggire a quegli occhi troppo vicini e a quella bocca pericolosamente invitante.
Allargando le braccia, Fred la imitò e si mise a sedere di fronte a lei. – Sono tutt’orecchi!-
- E io non ho niente da dire!- sbottò lei.
- Potresti cominciare rispondendo a una semplice domanda – iniziò lui, puntandole un dito contro con un sorriso tutt’altro che conciliante: - Esattamente, cosa stavi cercando di fare?-
- Arrivare qui di soppiatto e ucciderti..-
- Hermione..-
- Cercavo un posto sicuro e mi sei venuto in mente tu!- ammise.
Fred sorrise, stavolta più calorosamente. – Lusingato!- rispose, ma poi la sua espressione cambiò. – E perché non sei rimasta a casa? Perché non hai aspettato che qualcuno venisse a cercarti? Perché hai fatto di testa tua, come sempre? Perché non hai aspettato che avessimo un piano per portarti via in totale sicurezza? Perché..-
- Ehi!- esclamò Hermione alzando una mano. – Una domanda alla volta!-
- Non sei la strega più brillante della scuola?- sbottò lui, divertito e ironico al tempo stesso.
Hermione sollevò un sopracciglio scocciata. – Ero..- mormorò.
- Eri?- chiese lui, accigliato.
- Lascia perdere. Non potevo aspettare!- rispose lei.
- Potevi invece. In che senso “eri”?- rimarcò, tracciando in aria delle virgolette.
Hermione sospirò, maledicendosi. Perché non aveva tenuto la bocca chiusa?
- Non potevo. E basta. Dovevo proteggere i miei genitori e c’era la possibilità che i Mangiamorte arrivassero prima dell’Ordine. Così sono scappata!-
- Stai tergiversando..-
Come sempre..
- Non sto tergiversando!- sbottò lei, sperando di esser convincente. – Li ho obliviati, Fred..- mormorò all’improvviso, con voce spezzata.
E quella confessione frenò i tentativi di Fred e spazzò via un po’ di rabbia dai suoi occhi lucenti e vispi. Boccheggiò per un attimo, incapace di porre la domanda che avrebbe risvegliato i fantasmi del passato inesistente di Hermione.
- Tu hai..- iniziò, ma Hermione decise di risparmiargli quella fatica.
- Non sanno di avere una figlia. Li ho spediti in Australia, li ho convinti che fosse una buona idea iniziare lì una nuova vita..- mormorò lei, mentre una lacrima faceva capolino nei suoi occhi.
- Li avremmo protetti – sussurrò Fred, prendendole la mano.
Lei scosse la testa. – No. Non aveva senso sprecare risorse in quel modo. Era meglio..era meglio..- ma non riuscì a finire quella frase.
Scoppiò a piangere all’improvviso, mentre il dolore riaffiorava dalle crepe del suo cuore. Si gettò fra le braccia di Fred, proprio mentre lui stava scattando in avanti per afferrarla. Non poteva dire a voce alta quelle parole. Non poteva dire davvero che aveva cancellato la memoria dei suoi genitori perché era meglio per loro vivere senza la consapevolezza di avere una figlia. Era troppo doloro ammettere che lei, quella sera, aveva cancellato la sua stessa esistenza. Aveva perso la sua famiglia.
- Quando tutto questo finirà, li ritroveremo – disse Fred, accarezzandole i capelli.
Hermione si morse un labbro. – Se saremo ancora vivi –
- So che il pensiero di passare il resto dei tuoi giorni con me è inquietante, ma potresti anche fingerti ottimista!- scherzò lui.
Hermione sentì un fremito alla base dello stomaco. Per un momento, si preoccupò seriamente. Stava per vomitare? Ma poi si rese conto che stava solo ridendo. E non rideva da mesi. Non rideva dall’ultima volta che aveva visto Fred.
- Mi sei mancato – disse, fra i sorrisi e le lacrime.
- Anche tu – rispose lui, scostandosi per guardarla negli occhi.
Hermione sorrise e posò una mano sulla sua guancia, accarezzandolo. Fred chiuse gli occhi, beandosi di quella carezza. Hermione si avvicinò e lo baciò dolcemente, assaporando quelle labbra morbide e invitanti. Il mondo divenne un posto migliore. O forse, erano semplicemente entrati nel loro mondo. Quell’angolo perfetto, quello che esisteva nella Stanza delle Necessità; quello che potevano ritrovare nell’Ala isolata del sesto piano; quello che esisteva dove esistevano loro.
- Vuoi ancora litigare?- chiese Hermione.
- Ci sarebbero un paio di cose di cui dovremmo parlare..- mormorò lui, con un sorriso vispo.
Hermione arricciò il naso. – Adesso?-
- Forse mai, ma non cantare vittoria, Granger!-
Ridendo, Hermione gli circondò il collo con le braccia e ricominciò a baciarlo. In quel mare di sospiri ed emozioni forti, Hermione ritrovò la pace. Perché nel mondo imperversava la guerra. Ma nel loro mondo esisteva solo la pace. Non c’era spazio per altro. Nemmeno per la morte. E il dolore scompariva sempre, insieme alla paura. Ritrovarsi era magnifico. Averlo di nuovo era straordinario. E per quanto Hermione temesse il momento in cui avrebbe confessato a Fred le sue intenzioni, quel pensiero passò in secondo piano.
Perché quello era il momento di vivere e amare. Perché in quell’angolo perfetto, di tempo, ne aveva ancora tanto.
 
 
 
 
 
 
 
Alla fine, Hermione impiegò quasi un’ora a raccontare tutto a Fred. Erano seduti sul letto, intenti a rivestirsi e parlare. Non litigare. Almeno, l’intento era quello.  
La parte più difficile, fu spiegargli il piano senza rivelarlo veramente.
- Quindi partite?- chiese lui, con la fronte aggrottata.
Hermione annuì, allacciandogli un bottone della camicia.
- E dove andate?-
- Non lo so..-
- Hermione!-
- Davvero, non lo so!-
- Ma cosa dovete cercare?-
- Non te lo posso dire..-
- Dovresti fidarti di me – disse offeso.
Hermione sorrise dolcemente e lo baciò. – Mi fido di te. Davvero. Ma per te è meglio non sapere nulla. Sarai al sicuro –
- E tu no!-
- Non ho scelta – rispose lei, con sguardo triste.
Fred sospirò. – Quasi mi pento di aver scelto di non litigare!- disse, prendendosi il viso fra le mani.
- Possiamo sempre ricominciare..- propose lei, con un ghigno.
Fred le rivolse un’occhiataccia da dietro le dita. – Non tentarmi..- borbottò.
Lei sorrise e allungò le mani, slacciandogli il bottone che aveva appena finito di allacciare. – Oppure possiamo smettere di parlare..-
Con un ghigno malvagio, Fred alzò la testa e afferrò le sue mani, impedendole di proseguire la discesa lungo la sua camicia. Senza smettere di inchiodarla con lo sguardo, si riallacciò il bottone e le prese i polsi. – Ti piacerebbe!- sbottò, con un sorriso provocatorio.
Hermione inarcò le sopracciglia. – Anche a te. Qual è il punto?-
Fred alzò gli occhi al cielo. – Da quando sei diventata così brava a tenermi testa?-
- Lo sono sempre stata. Ho solo finto di non riuscirci!- rispose lei, scrollando le spalle.
Fred scosse la testa divertito. – Non hai ancora capito con chi hai a che fare, allora!-
- Perché?- chiese lei esasperata, ma già stimolata nel profondo da quel sentore di sfida.
- Perché ora soffrirai e sconterai una dolorosa pena. È la punizione che ti meriti!- rispose, serio e divertito al tempo stesso.
Hermione continuava a non capire. – Che ho fatto di male?-
Fred inarcò le sopracciglia in modo eloquente. – Ti farei un elenco, ma rimarremmo qui per ore!-
Hermione azzardò un sorriso malizioso. – Ed è una cattiva idea?-
- Sì, dal momento che non ho nessuna intenzione di cedere alla tentazione!-
Quelle parole scatenarono una serie di sentimenti contrastanti nella mente di Hermione. Prima di tutto si sforzò di razionalizzarne il significato. Poi le ragioni. Infine toccò alle conseguenze. Fu in quel momento che Hermione si ritrovò divisa fra il desiderio di ucciderlo e quello di spogliarlo. Il che, ormai, era una questione di abitudine.
Sospirando, Hermione gli rivolse un sorriso. – D’accordo, Fred, sii serio!-
Lui ricambiò il sorriso e le sfiorò le labbra con un bacio. – Sono serissimo!-
- Cosa?-
- Hai capito bene!-
- No, credo di no – sbottò lei.
- Granger, prendilo come un compromesso!- esordì lui, avvolgendo le braccia attorno ai suoi fianchi. – Quando tu confesserai le tue intenzioni future, e bada dovrai scendere nei dettagli, allora io porrò fine a questa agonizzante punizione!-
Hermione rimase a bocca aperta, ma riuscì a riprendersi quasi subito. – La pensavi così anche un’ora fa?- chiese sarcastica, incapace di resistere alla tentazione di averla vinta.
Fred fece spallucce arricciando le labbra. – Sono giustificato: non mi avevi ancora parlato delle tue intenzioni e dei tuoi folli piani. Cosa che, precisamente, non hai ancora fatto. Il che ci riporta alla tua punizione da scontare..- mormorò, roteando il polso e l’indice.
Hermione sbuffò e si prese la testa fra le mani. – Fred, è una cosa assurda!-
- Non dirlo a me: pensi che sia felice?- chiese lui, indicandosi.
- No, però sei un grandissimo idiota!-
- E fin qui non ci piove, Granger. Allora, che farete di bello tu, Ronnie e il Prescelto?- azzardò con un sorriso incoraggiante.
Lei sbuffò. – Non posso dirtelo!-
- Perché?-
- Per salvarti la vita!-
- Sei sicura?-
- Non del tutto..- sbuffò irritata.
Fred sorrise tranquillo, afferrò i jeans di Hermione dal copriletto e glieli lanciò. – Questi sono tuoi, vero?- scherzò.
Per tutta risposta, Hermione li usò come una frusta e lo colpì sulla spalla.
- Rivestiti, dico seriamente!- esclamò lui, lasciandosi sfuggire una risata.
E va bene, Weasley..a noi due!
Hermione lanciò i jeans contro la parete e incrociò le braccia. – E se non lo faccio?- lo sfidò.
Fred alzò gli occhi al cielo. – E’ un problema tuo. Mia madre ti riabbraccerà comunque. Non farà troppo caso al fatto che sei in mutande!-
- E tu?-
Primo centro. Dieci punti per me.
Fred si riprese molto in fretta da quella stilettata. – Riuscirò a ignorare questo dettaglio – rispose spavaldo.
Hermione sollevò un sopracciglio. – Sicuro?-
- Certo! Allora, dove andrete?-
- Non lo so. Stai tergiversando?-
- Sto facendo conversazione!- rispose lui, scrollando le spalle. – E sarete soli?-
- Grazie al cielo tu non ci sarai!- sbottò lei, mentre elaborava un piano per attaccare le difese di Fred.
- Sicura? Potrei essere un comodo diversivo per sfuggire a Ronnie!-
Quel pensiero si insinuò nel cervello di Hermione piantò le radici, anche se lei tentò di scacciarlo con tutte le sue forze. Non era il momento giusto per pensare a quanto sarebbe stata infinitamente migliore la compagnia di Fred in quel viaggio.
- Lo faccio per te. Tu sarai al sicuro!-
- E tu no – disse lui, mentre i suoi lineamenti si indurivano.
Hermione approfittò di quel diversivo. Con un sorriso dolce si avvicinò e gli posò una mano fra i capelli, cominciando a giocare con quelle spire infuocate.
- Andrà tutto bene. Vedrai –
- E’ difficile crederci – mormorò lui.
Hermione si avvicinò un po’ di più. – Dovresti sapere che sono brava, con la bacchetta – mormorò, sfiorandogli il collo con le labbra.
Fred rabbrividì e Hermione si preparò a cantare vittoria. Ma fu del tutto inutile.
- Sei brillante!- ammise lui. – Ma scontata..- sbottò ridendo e spingendola via con delicatezza.
- Ti detesto!- esclamò Hermione, ribollendo di rabbia.
Ridendo, Fred la abbracciò. – I tuoi tentativi sono commuoventi!-
- E questo compromesso è penoso! Come ti è venuto in mente?- sbottò lei, più esasperata che arrabbiata.
Fred scosse le spalle. – Mi sono semplicemente chiesto cosa volessi di più da me..- rispose, con un sorriso malandrino
Hermione inarcò le sopracciglia. – Evidentemente non mi conosci!- mentì, arrossendo.
- Evidentemente ti conosco troppo bene!-
- Non cambiare argomento!-
- Non sto cambiando argomento, ti sto risparmiando un’imbarazzante conversazione!-
- Non è da te..- sbottò lei, acida.
- Ma anche io ho un cuore, ogni tanto. Parliamo di te invece: riuscirai a resistere o il ghiaccio si scioglierà?-
Hermione sbuffò divertita. - Posso resisterti, Weasley! L’ho già dimostrato una volta –
Fred scoppiò a ridere. - Avrei molto da ridire sull’argomento, ma lasciamo perdere!- disse lui, scacciando l’aria con la mano.
- Tu sai che lo faccio per te, vero?- disse lei seriamente.
Fred annuì. – E tu sai che sbagli a farlo?-
- Fred..dico davvero!-
- Perché? Io scherzo, secondo te?- la zittì lui.
Hermione sospirò e si passò le mani fra i capelli. – D’accordo, ragioniamo un attimo: tu non mi sfiorerai fino a quando non ti spiegherò il nostro piano?-
Fred annuì. – La tua intelligenza non si smentisce mai!-
- Ma perché?- chiese lei, sbuffando.
Fred scoppiò a ridere. – Perché sono Fred Weasley. Ti basta come risposta?-
Lei alzò gli occhi al cielo e lui le sorrise.
Hermione rimase in silenzio a guardare Fred, che ricambiò il suo sguardo. Occhi negli occhi, Hermione ragionò sulle possibili implicazioni di quel compromesso. C’erano svariati punti da analizzare, a favore e a sfavore di una rivelazione. Poteva cedere e mostrarsi debole, compromettendo così la sicurezza di Fred. Eppure, dall’altra parte c’era un dettaglio molto rilevante: quanto tempo avevano per stare insieme? Valeva davvero la pena sprecarlo? Sì, per salvare Fred. Ma ci sarebbe riuscita davvero?
Fred assottigliò lo sguardo. – Posso vedere il tuo cervello contorcersi..-
- Zitto, sto pensando!- sbottò lei, fulminandolo con uno sguardo.
Fred trattenne una risata e alzò una mano in segno di scuse. Poi rimase immobile a guardarla, soppesando le espressioni del suo viso. Hermione continuò a navigare fra i suoi pensieri, in cerca di una risposta convincente e precisa. Era un mare molto impetuoso e le onde dell’indecisione rischiavano di affondare la sua nave di razionalità. La verità era che ormai doveva essersi abituata a quel gioco: lo vivevano fin dal primo momento in cui tutto aveva avuto inizio. Ma no, non poteva abituarsi. Le regole erano troppo imprevedibili. Non c’era mai la certezza di vincere o di perdere. C’era solo l’eterna lotta fra follia e ragione, fra desiderio e razionalità. Ma questa volta, in gioco, c’erano molte più cose.
La guerra. Il tempo. La vita di Fred.
Deve esserci una via di fuga!
Hermione stava quasi per mettersi a imprecare a voce alta. Possibile che non la vedesse? Doveva esserci una scappatoia da quel compromesso. Lei era brava a trovare passaggi segreti e seguirli. Era brava a sfuggire alle regole. Perché adesso non ci riusciva?
Alzò lo sguardo su Fred, che le sorrise. E l’illuminazione arrivò. Dovette soffocare un grido di esulto, serrando i denti con tutte le sue forze. Come aveva fatto a non accorgersene? C’era sempre una via di fuga. E, nel suo caso, era la più semplice mai esistita.
Sorridendo, si avvicinò a Fred e, prima che lui potesse reagire, lo spinse sul materasso, stendendosi sopra di lui. Fred fu preso in contropiede da quell’attacco, ma riuscì a riprendersi molto in fretta. Spostò le mani sui suoi fianchi e tentò di spingerla via. Ma Hermione strinse saldamente le gambe attorno ai suoi fianchi e premette con le mani sulle sue spalle, scuotendo la testa.
- Questo si chiama barare – mormorò Fred, con un sorriso, suo malgrado, di ammirazione.
- Ho imparato dal migliore – sussurrò lei, con voce suadente.
- Mi hai appena detto che sono il migliore?-
- Parlavo di George!-
- Mi sembrava strano..-
- Comunque, ho vinto –
- Non cantare vittoria, Granger..- mormorò lui, ma la sua bocca si richiuse, quando Hermione sollevò le mani dalle sue spalle e le usò per sfilarsi rapidamente la maglietta che lui le aveva quasi infilato a forza.
- Weasley dovresti sapere che sono la più intelligente..- mormorò lei, tornando su di lui quasi strisciando, con un movimento che li lasciò entrambi senza fiato.
- Mai sostenuto il contrario – disse lui, schiarendosi la voce.
Hermione sorrise. – Non puoi resistermi!-
- Questo è un dettaglio discutibile!- ribatté Fred.
Davvero?
Senza distogliere gli occhi da lui, Hermione cominciò a slacciargli la camicia, lentamente. Assaporò ogni istante. Il bottone che usciva dall’asola, le sue dita che trovavano la pelle calda di Fred e la sfioravano, il battito accelerato del suo cuore, il respiro il regolare..i jeans di lui che cominciavano a diventare stretti.
Hermione aveva imparato da tempo a giocare con Fred. Non era più la ragazzina innocente e indifesa che Fred aveva baciato davanti al camino, la notte della festa. Era cambiata, rimanendo pur sempre un’orgogliosa ragazzina saccente e testarda.
- Posso respingerti quando voglio..- mormorò Fred, con un sorriso beffardo.
Hermione arricciò le labbra e slacciò l’ultimo bottone. Poi posò l’indice sulla sua pelle e risalì lentamente lungo il suo corpo scolpito. Si soffermò sulla cicatrice che il Bolide aveva lasciato sulla sua pelle e poi continuò. Quando arrivò a toccargli le labbra, Hermione si chinò su di lui, strisciando volutamente il bacino contro il suo. Quel contatto fece sussultare entrambi, ma Hermione riuscì a trattenersi.
- Allora prendi la bacchetta e riprenditi il controllo della situazione!- lo provocò Hermione.
Per un momento, Fred aggrottò la fronte. Forse si stava chiedendo se il doppio senso fosse voluto. Sì, era decisamente voluto.
- Non ho bisogno di una bacchetta per fermarti!- rispose Fred, credendo forse di riuscire a spostare la conversazione in acque più sicure, e finendo invece per fare esattamente il contrario.
Hermione dovette soffocare una risata dietro un semplice sorriso. – E cosa stai aspettando? Fermami!-
- Non guardarmi così!- sbottò lui, all’improvviso, puntandole l’indice contro.
- Così come?- chiese lei, sfoderando un’espressione innocente.
- Così!- sottolineò Fred con un’occhiataccia. – E non ti muovere!-
- Perché?-
- Granger, fai sul serio?-
- Perché, tu no?- rispose lei tranquilla.
Fred si lasciò sfuggire una risata. – Ok, forse non è il momento più opportuno, ma sono davvero fiero di te!-
- Non so se spaventarmi o essere lusingata – ammise Hermione.
- Potresti semplicemente spostarti e rivestirti – azzardò Fred.
Hermione sfoderò un sorriso. – O potrei tapparti la bocca..-
Fred sospirò come se avesse appena finito di spostare una montagna. – Mi manderai al San Mungo..-
- Legato?-
- Granger, ti prego..- sospirò di nuovo lui, chiedendo gli occhi per sfuggire a quella tortura.
Pessima mossa..altri dieci punti per me!
Senza dargli il tempo di accorgersene, Hermione catturò le sue labbra e lo trascinò in un bacio che sapeva ben poco di innocenza. E fu in quel momento che Fred perse definitivamente le forze. Cedette alla tentazione, forse maledicendosi, Hermione riusciva a immaginarlo, ma non aspettò oltre. Le afferrò i fianchi, stringendola a sé. Poi rovesciò le posizioni con uno scatto talmente rapido che a Hermione girò la testa. Si ritrovò stesa fra le coperte. Il carceriere era diventato prigioniero. Ma quella era una tortura decisamente perfetta. Fossero state tutte così, le prigioni..
La passione con cui Fred cominciò a baciarla rischiò seriamente di attentare alla sua sanità mentale. Non che fosse rimasto poi molto, di quella sanità. Forse non ce l’aveva mai avuta. Tutto quello che poteva fare era ricambiare quel bacio con lo stesso ardente desiderio. Strinse le gambe attorno alle sue, sollevando il bacino verso di lui, cercando e bramando un contatto ben più intenso che non tardò ad arrivare. Soffocarono entrambi un gemito in un altro bacio languido e profondo. Le mani di Fred scesero lungo i fianchi di lei, fino alla coscia. La strinse a sé, mentre con la bocca scendeva a incendiarle la pelle del collo con baci sempre più intensi. Strinse i denti sulla sua pelle e Hermione fu attraversata da una scossa potente che le fece dimenticare da dove avessero iniziato, che cosa li avesse portati lì. Non aveva poi molta importanza..
Hermione era stanca di aspettare, considerando quanto avesse lottato per ottenere ciò che voleva. Con gesti rapidi e decisi, bramanti di desiderio, finirono di spogliarsi. Accaldati e ansanti, rimasero immobili per un momento, assaporando quell’istante in cui il tempo si fermava e iniziavano a vivere nel loro angolo perfetto.
- Lo sai che non finisce qui, vero?- sussurrò Fred, la voce roca e suadente.
Hermione sorrise e annuì e sollevò il viso per cercare le sue labbra. Mentre la baciava, Fred scivolò in lei, scuotendo il tempo e lo spazio, trascinandola nel vortice di fiamme, nell’oblio di luci e ombre che l’aveva sempre accolta e mai spaventata.
Non era finita. Non sarebbe mai finita. Potevano continuare ad amarsi, ad avere tempo, a desiderarsi e stringersi forte. Bastava accettare qualche compromesso. Infondo, amarsi significava anche quello.
Il concetto stesso di amore, specialmente per loro, era un compromesso. Ma soprattutto, era un gioco. Il loro gioco.
 
 
 
- Mi hai fregato anche stavolta..- mormorò Fred, accarezzandole i capelli.
- Sai perché l’ho fatto?- chiese Hermione, disegnando un cerchio sulla sua pelle.
- No, illuminami!- ripose Fred, sorridendo.
Hermione sollevò la schiena e lo guardò negli occhi. Erano pozzi di serenità, amore e..paura. Fred aveva paura. Hermione sapeva cosa lo spaventasse, perché erano gli stessi pensieri che artigliavano il suo cuore con mani gelide e oscure.
- Perché ho bisogno di tempo – rispose Hermione, mentre una lacrima le scivolava sulla guancia.
- Puoi avere tutto il tempo del mondo. Puoi scegliere!- protestò Fred, accarezzandole la guancia.
Hermione scosse la testa con un debole sorriso.
- Non ti convincerò, vero?- chiese lui, sconsolato.
- Ormai ho deciso. Ma questo non cambia niente, e lo sai!-
- Lo so –
- Ti amo, e tornerò. Te lo giuro, tornerò!-
Senza darle il tempo di scoppiare a piangere, Fred la attirò a sé e la baciò. Hermione soffocò la sua disperazione in quel bacio e, per un momento, si sentì fragile e indifesa. Sentì di nuovo il peso della responsabilità e del pericolo. Vide tutti gli aspetti più macabri e rischiosi del viaggio che li aspettava. Era una galleria di ombre e oscurità. Ma infondo a quella strada c’era una luce. Era la sua ragione per tornare. Era la luce che l’avrebbe guidata fino alla fine, in ogni caso.
Era Fred. Sarebbe tornata da lui. Ad ogni costo. Si sarebbe ripresa il tempo che le era stato strappato via.
 
 
 
 
 
 
 
Dice l’Autrice:
 
Merito un castigo, forse proprio un’esecuzione!
Allora, eccomi qua! Non se nemmeno da dove partire..partiamo con le scuse: vi chiedo umilmente perdono per questa lunghissima assenza, ma la mia vita ha subito alcune drastiche svolte. Ho perso una persona a me molto cara, ho perso di vista il mio futuro e le mie ambizioni, la persona che amavo mi ha spezzato il cuore proprio qualche settimana dopo aver cominciato a costruire dei progetti futuri che ci riguardavano..insomma, un misto di eventi significativi. Ho deciso di tagliare via molte cose per ritrovare me stessa e purtroppo la scrittura ne ha risentito. Passata questa fase mi sono dovuta rimboccare le maniche per lavorare nella stagione estiva e il tempo è mancato ancora di più.
Detto questo: GRAZIE!! Perché avete continuato a leggere e recensire e mi avete cercata in tantissimi per chiedermi come stavo e se avevo bisogno di qualcosa. Grazie. Penso sia il regalo più grande che ho avuto da questa dura prova a cui la vita mi ha sottoposto: essere circondata da persone che mi hanno sostenuta in ogni modo possibile. Non smetterò mai di ringraziarvi.
Questo capitolo era pronto da mesi, purtroppo non è completo. Nel mio piano originale doveva essere più lungo e meglio scritto, ma ho deciso di pubblicarlo lo stesso perché avete atteso fin troppo. Non so con quale ritmo tornerò a scrivere, ma vi prometto che questa storia la concluderò, ve lo giuro e lo giuro a me stessa. In cantiere ho anche un’altra idea che mi frulla, perciò mi impegnerò al massimo in tutto.
Da stasera comincerò a rispondere anche alle recensioni! Spero di riuscire a rispondere a tutti tra stasera e domani!!
Spero di non avervi delusa..lo spero davvero, perché sarebbe una grande, grandissima coltellata al petto! E se così è, impegnerò ogni fibra del mio corpo per riconquistarvi!
Detto questo: grazie ancora di tutto, e vi porgo ancora le mie scuse!!
Spero di sentirvi presto!
Vi voglio bene. Non lo dico così per dire, ma nelle notti insonni e nei giorni neri, aprire dopo quasi due mesi questo account e vedere tutte quelle recensioni e tutti quei messaggi privati..non lo so, mi credete se vi dico che piangevo? E per una volta erano lacrime di felicità..sono davvero troppo felice di avervi incontrati!
A prestissimo, ve lo prometto!
Baci e abbracci di Mielandia :)
La vostra Amy 
  
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