Storie originali > Romantico
Segui la storia  |      
Autore: higumii    18/07/2014    0 recensioni
Un'estate di tanti anni prima, i suoi genitori l'avevano portata al mare. Arrivato il momento di andare a casa, Mizuki era scappata via e si era tuffata in acqua, ma le onde erano ben presto diventate più forti e lei era stata trascinata giù, nel buio più completo. Non si sarebbe mai più dimenticata la sensazione di affogare.
Genere: Angst, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Step One: Quietly.
_


Anche nascosta com'era sotto il piumone, Mizuki poteva sentire il vento soffiare gelido fuori dalla finestra. Ogni tanto un'imposta sbatteva e scricchiolava mentre l'acquazzone, che da tre giorni non dava tregua alla città di Osaka, imperversava ostinato. Era mattino presto. Così presto che non era ancora suonata la sveglia ed il cielo era scuro.
Mizuki sapeva che era ora di alzarsi, ma anche quel giorno avrebbe preferito non farlo. Si rigirò nel letto, stringendo più forte a sè le coperte. Era l'inizio di quella che sicuramente sarebbe stata una lunga settimana. Ad un tratto, il cellulare posto sul comodino accanto al letto iniziò a vibrare, rompendo il silenzio con un'irritante melodia. Mizuki allungò di scatto il braccio e lo spense: detestava quella canzoncina e anche quel giorno si ritrovò a chiedersi perchè non l'avesse ancora cambiata.

Con uno sforzo che le sembrò immane, si mise a sedere, sentendo le ossa della schiena e delle gambe scrocchiare. Aveva dormito in una posizione scomoda e il corpo le doleva dal collo in giù. La ragazza si strofinò gli occhi prima di cercare sul comodino gli occhiali. Se li infilò ed il mondo sembro diventare all'istante più chiaro. Quando scostò le coperte, un brivido gelido le fece venire la pelle d'oca. Mizuki si trascinò in cucina. La casa vuota le dava un senso di oppressione, che preferiva di gran lunga al dover vivere con i suoi genitori. Non avrebbe potuto sopportare le loro litigate un minuto di più, per questo aveva deciso di andare ad abitare da sola, proposta alla quale nessuno si era opposto. Sicuramente neanche loro la volevano tra i piedi.

Mizuki di solito non faceva colazione, ma quel giorno mise a scaldare un po' di latte in un pentolino prima di andare a lavarsi. Il viso che incontrò riflesso nello specchio del bagno era piuttosto comune. La sua carnagione era più pallida di quella delle sue compagne, probabilmente perchè non usciva di casa se non era strettamente necessario; portava i capelli castani in un caschetto che le arrivava all'altezza del mento e la frangetta le ricadeva sugli occhi, coprendole quasi sempre la vista. Gli occhi. Quelli erano l'unica cosa che le piaceva di lei. Curvavano leggermente verso l'esterno in due mandorle graziose ed erano neri come la liquirizia, purtroppo però, oltre che dalla frangia un po' troppo lunga, erano nascosti da un paio di grandi occhiali da vista. Finì di lavarsi i denti, poi tornò in cucina e mangiò senza neanche accendere il televisore: il rumore della pioggia che batteva sui vetri era abbastanza come compagnia. Finita la colazione, indossò la divisa della scuola, s'infilò i mocassini marroni sopra le calze bianche e uscì, ricordandosi di prendere cartella e ombrello.

La sua casa non era molto distante dall'istituto Hirano, per arrivarci Mizuki non doveva neanche prendere il treno. Percorse la strada che portava a scuola e ben presto fu circondata dagli altri studenti, che chiacchieravano in gruppo o giocavano con la pioggia. 'Stupide,' pensò Mizuki, guardando delle ragazze rincorrersi senza ombrello, 'non lo sanno che verranno punite se bagnano l'uniforme?'. Lei non aveva bisogno di comportarsi in quel modo sciocco, avere amici era solo una seccatura.

Arrivata in classe non salutò nessuno, comunque erano tutti troppo occupati per prestare attenzione a lei. Si sedette al suo posto, che era in seconda fila e vicino alla finestra. Il banco accanto al suo era vuoto, visto che ad inizio anno tutti avevano preferito sedersi accanto a gente che già conoscevano; non che Mizuki fosse loro estranea. Erano andati quasi tutti alle media insieme, ma nessuno le aveva mai rivolto spesso la parola, anche perchè lei rispondeva più che altro a monosillabi. Personalmente, le andava bene così.
«In piedi, saluto», Mizuki ripetè meccanicamente i gesti ordinati dal rappresentante di classe all'entrata del sensei, poi si sedette, appoggiò il mento tra le mani e tornò a guardare la pioggia fuori dalla finestra.
«Prima di incominciare la lezione, vorrei presentarvi un vostro nuovo compagno di classe, vieni pure avanti». Mizuki sentì la porta scorrevole della classe aprirsi e richiudersi, ma furono i sospiri delle ragazze e i mormorii dei ragazzi a farle portare gli occhi sul nuovo arrivato. Era un giovane alto e dal fisico esile, i capelli corti e neri ricadevano in onde morbide attorno al suo viso, ma ciò che colpì maggiormente Mizuki furono i suoi occhi scuri.

Un'estate di tanti anni prima, i suoi genitori l'avevano portata al mare. Arrivato il momento di andare a casa, Mizuki era scappata via e si era tuffata in acqua, ma le onde erano ben presto diventate più forti e lei era stata trascinata giù, nel buio più completo. Non si sarebbe mai più dimenticata la sensazione di affogare.

I loro sguardi si incontrarono per un secondo e Mizuki si sentì mancare il respiro, proprio come quella volta. Abbassò velocemente gli occhi, con la testa che le girava per lo spavento e la sorpresa. «Presentati alla classe,» disse il sensei, mentre scriveva alla lavagna il nome del ragazzo. «Mi chiamo Yukimura Shou, è un piacere fare la vostra conoscenza,» La sua voce era bassa e calma e parlava in keigo, a Mizuki piacque molto. Applaudì insieme ai compagni ma non alzò più lo sguardo verso di lui, per paura di incontrare di nuovo i suoi occhi.
«Bene, vai pure a sederti vicino a Kato-kun». Il corpo di Mizuki si irrigidì all'istante e non si rilassò neanche quando il ragazzo si fu seduto accanto a lei. Lo sentì a malapena mormorare un «Ciao,», così trovò finalmente il coraggio di alzare la testa, ma lui non la stava guardando. Mimando il suo tono di voce, si limitò a rispondere «Ciao».


__

.note dell'autrice: ...sì, mi piacciono gli shoujo manga, va bene? ;; Questa storia è cara al mio cuore, e scriverla mi è piaciuto tantissimo. So che l'inizio è un po' lento, e la protagonista non è simpatica, ma date a questa fic una possibilità, please? Prometto che le cose si faranno più interessanti e più deprimenti tbh in futuro.

― xoxo, higumii
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: higumii