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Autore: Dama degli Intrighi    18/07/2014    2 recensioni
“Vi ringrazio per essere entrati nel mio blog e perché mi state leggendo.
Ah, vi do anche il benvenuto e vi ringrazio ancora. Io sono -Invisible Girl-, non dico il mio nome perché forse sono troppo timida o sono semplicemente stufa della mia condizione; questo lo lascio decidere a voi. Non sto cercando di fare la solita persona interessata di gossip, sbandierando a tutti i segreti delle persone più in vista.
Ho iniziato a scrivere questo blog perché cerco un amico, un amico che mi possa aiutare…”
[...]
-Invisible Girl- “Sapete come possono essere duri i giovani di oggi con gli altri loro coetanei, con me è peggio! Sono presa di mira dal bullismo da sempre e ora sono stufa… Non voglio più ricevere scherzi telefonici da quelli del football, non voglio più essere presa di mira da quelle arpie delle cheerleader solo perché loro hanno una stupida divisa mini e io no… Non ne posso più, ma non so nemmeno come uscirne.
Se qualcuno non mi aiuta ho paura di finire come la maggior parte delle ragazze americane prese di mira dal bullismo. Chiunque stia leggendo, Help me”
---
Alcuni episodi sono tratti da fatti veri...
Genere: Sentimentale, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Blog of an InvisibleGirl'
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***

Potevo solo immaginare cosa mi aspettava. Non sapevo bene quando, ma sapevo che qualcosa era in agguato. Il pomeriggio passò liscio come l’olio, troppo tranquillo per essere normale. In quel momento mi parve che tutto fosse…
-Invisible Girl- “…Come la calma prima della tempesta. Sapere come si dice no? Quando l’onda sta per arrivare, prima l’acqua è calma. Comunque basta con le metafore, parliamo come mangiamo! Ok, non lo faccio più. Il problema è che sono agitata, tremendamente. Jennifer oggi non è venuta alla lezione di musica, forse se ne è tornata a casa.
Anche Matt è sparito, so che hanno dato la colpa a me per quello che vi ho raccontato. Io non ne ho colpa di fatto, anche se vorrei, è stata solo una botta di fortuna che temo non avrò più. Che dispiacere…”
-RedBoy- “E se poi la fortuna tornasse? Mai dire mai!”
-Invisible Girl- “Mi piacerebbe davvero tanto, fra poco finisce l’ora di drammaturgia. Spero di riuscire ad arrivare a casa tutta intera, oggi sono pure a piedi. Ho timore che mi stiano aspettando fuori per la rivincita.”
-RedBoy- “Scappare non serve a niente.”
-Invisible Girl- “A volte serve per conservare la vita, però…”
-RedBoy- “Non possono ucciderti, stiamo parlando di studenti di una scuola superiore, non siete nemmeno maggiorenni. Il massimo che possono farti è umiliarti, certo, ma da quanto racconti lo fanno da anni. Dimmi: che hai da perderci ora?”

-Signorina White! E’ un cellulare quello che vedo?- mi richiamò per la prima volta la professoressa.
Io nascosi subito il mio cellulare coprendolo con i libri.
-No, professoressa…- cercai di dissimulare la mia colpevolezza.
-Molto bene. Come dicevo, William Shakespeare è stato un drammaturgo e poeta inglese, considerato come il più importante scrittore in lingua inglese e generalmente ritenuto il più eminente drammaturgo della cultura occidentale…- continuò la sua lezione l’abbondante professoressa Orson.
Pensandoci bene -RedBoy- ha proprio ragione. Ne ho subite così tante in questi anni che non ho proprio di che preoccuparmi. Il mio morale è già sottozero come la mia reputazione qui a scuola e io non ho niente da preservare. Forse è ora di cercare di riguadagnarmi qualcosa, ma la mia timidezza e la derisione di tutti nei miei confronti, non mi aiuta.
Potrei provare a inscrivermi a qualche club e farmi degli amici, se quel lettore del blog mi sostiene vuol dire che in fin dei conti non sono proprio una perdente sotto tutti i punti di vista. Se fossi un po’ più azzardata, un po’ tanto diciamo, cercherei semplicemente di farmi notare dagli altri sfidando Jennifer e Matt pubblicamente. Potrei trarre vantaggio da ciò che è accaduto oggi in mensa e cercare di duplicare la cosa, si, di farla ripetere.
Se succedesse questo potrebbero esserci dei vantaggi. Cercai di impiegare gli ultimi minuti rimanenti, prima delle tre e un quarto di pomeriggio, immaginandomi mentre faccio in modo che gli scherzi di Jennifer e Matt gli si ritorcano contro.
“-Sfigatella vieni qui, abbiamo una sorpresa per te, volevamo restituirti il favore! James, porta qui la spazzatura, dobbiamo fare pulizia-
Lo scagnozzo di Matt porta il bidone aperto pieno degli scarti della mensa di quel giorno. La puzza è terribile e insopportabile anche se siamo all’aria aperta. Due omoni mi affiancano e sono pronti a buttarmici dentro appena Matt darà il comando. Io cerco di scappare ma Matt mi si para davanti.
-Non scappi per niente, sfigatella!-
Mi sento in trappola, ma cerco di rimanere calma. Non voglio finire dentro la spazzatura! Vedo che un altro giocatore di football sta tenendo un po’ inclinato il bidone per aiutare gli altri quando dovranno infilarmici. Ancora prima che possa dire le mie preghiere e fare un passo in avanti, uno skate scappa da sotto i piedi di uno dei ragazzi che stavano facendo acrobazie in cortile. Questo cade per terra e lo skate va a infilarsi sotto il mio piede alzato.
Scivolo e cerco un sostegno per non cadere. Così  spingo Matt dentro al bidone a testa in giù. Finisco a terra e ci rimango dal ridere vedendo Matt che cerca di venir fuori dal secchio, mentre i suoi amici non sanno se aiutarlo o scappare per evitare la sua furia.”
Se ciò accadesse davvero le conseguenze potrebbero essere due.
“Tutti ridono con me vedendo la scena. Matt e Jennifer piano piano la smettono di prendermi di mira perché capiscono che ci rimettono solo loro.”
E questo sarebbe il finale perfetto, quello che mi piacerebbe tanto. Per non parlare che in questo caso potrei persino diventare popolare, mentre loro cadrebbero in disgrazia e capirebbero cosa ho passato in questi anni. La seconda opzione è più tragica…
“Come Matt finisce nel bidone e si tira fuori inizia a urlare che è colpa del malocchio che io porto con me. Tutti gli crederebbero e io finirei si per essere lasciata in pace, ma sarei anche etichettata come quella che porta sfiga.”
Un appellativo da porta sfiga non va via facilmente. Essere la sfigata in una scuola superiore può portare a non esserlo al college, ma essere una porta sfiga… E’ una cosa che ti segna a vita. Quindi l’idea è scartata. Non posso competere così: pregando che arrivi un’altra botta di fortuna per me. Se l’avessi spinto io, forse sarebbe stato diverso. Se lo spingo io forse passerei come quella che ora vuole farsi valere, che è stanca di essere soggiogata da tutti. Ma io ne sono capace? Non penso.
Finalmente la campanella suona. Come al solito faccio con calma e aspetto che tutti se ne escano, anche la professoressa. Quando l’aula è vuota, con circospezione, esco anche io. I corridoi si svuotano velocemente. Il bidello in un angolino prepara tutto per pulire i pavimenti. Non so se uscire dal retro e provare a sfidare la fortuna. Decido per la seconda.
Tutti stanno raggiungendo macchine, bici e famigliari. Se potessi avere un mezzo di trasporto mio come tutti gli studenti della mia età, ora tornerei a casa con una macchina macchiata di una scritta come “bitch”; e questo è il motivo principale per cui evito di venire a scuola con bici, motorino e macchina o qualunque altro mezzo di trasporto personale sul quale si può scrivere.
Mi guardo bene intorno cercando di rimanere nella penombra. Fuori c’è un sole che spacca le pietre, mi piacerebbe poter andare in spiaggia con le amiche e chiacchierare. A volte mi immagino in un’altra vita senza Jennifer. Io sono una persona anonima a scuola, certo, ma almeno ho amici. Ho sempre sognato di avere una migliore amica. Poter anche io parlare di ragazzi con qualcuno, fare pigiama party, scambiarci trucchi e vestiti.
Dirci qualunque cosa e consolarci. Dio solo sa quante volte avrei voluto sfogarmi con un’amica. Abbracciarla e sentirmi dire che lei mi aiuterà e che è felice che le abbia detto quel segreto. Poi avrebbe fatto una battuta per farmi ridere e avrebbe commentato il mio sorriso con un -“Hai visto che sorridi? Dai, andiamo a rubare del gelato dal freezer di mia madre”-. Forse è questo che mi manca davvero…
Ma non è ora di perdere tempo. Guardo ancora il cortile della scuola, ormai c’è poca gente e non vedo Matt e Jennifer. Scendo velocemente i gradini e corro via in direzione di casa mia. Per fortuna non abito molto distante, quasi dieci isolati a piedi e già sono arrivata. Mi infilo in casa il più velocemente possibile senza voltarmi. Mi sembra quasi di essere ricercata, mi sento tutti gli occhi addosso.
Salgo le scale, sento mia madre che mi saluta dal salotto, probabilmente è con qualche sua amica a prendere del te. Mugugno quello che dovrebbe essere un saluto di risposta e mi chiudo in camera. Lascio cadere la cartella sul pavimento e poco dopo la raggiungo anche io. Ho il cuore che mi va a mille, il fiato corto e i piedi doloranti per la corsa e la camminata sostenuta.
Sono letteralmente distrutta. Decido di concedermi un bagno caldo e il film “Aiuto Vampiro” con il bellissimo e oscuro (per l’occasione) Josh Hutcherson, forse questo mi distenderà i nervi… Vado in bagno e mi preparo la vasca con tanto di bollicine. Forse per la fretta ho esagerato: ho svuotato mezzo flacone. Prima di entrare nell’acqua spengo il cellulare per evita chiamate indesiderate. Preparo la tv che ho in bagno e metto il film attaccandoci la chiavetta USB. Mi immergo e mi lascio andare appena viene inquadrato l’amico del protagonista effettivo della storia.
-Josh… Sei perfetto- sussurro mentre i nervi si rilassano piano piano.
I minuti volano e quando il film finisce io rimango ancora lì, ferma immobile, a immaginare come sarebbe la mia vita se conoscessi Josh dal vivo… Sono solo sogni a occhi aperti senza speranza.
  
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