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Autore: Inathia Len    18/07/2014    4 recensioni
SEGUITO DI "BROKEN WINDS"
Sono passati tre anni da quando Celia ha scoperto chi è e il Dottore se n'è andato, dopo averle offerto di viaggiare con lei.
John e Sherlock hanno finalmente deciso per il grande passo, e viene mandato l'invito anche al Dottore.
Ma qualcosa andrà storto, antichi nemici torneranno a turbare gli equilibri, nemici potenti e misteriosi...
Eleven, Celia, Sherlock e John dovranno unirsi per un'ultima volta per combattere questa minaccia
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Lestrade, Mycroft Holmes, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PICCOLA PREMESSA:
Questa storia è il seguito di "Broken Winds", che racconta di come Celia abbia conosciuto il Dottore e conosciuto la sua vera identità.
Non è fondamentale leggerla per continuare questa, ma io ve la consiglio <3








PROLOGO

 

Caro Dottore,

siamo liete di annunciarti che il gran giorno è arrivato.

Fatti trovare il 6 giugno 2015 alla St Marylebone Parish Church,

e non dimenticare di indossare qualcosa di blu.

I due sposini non si sono dimenticati di te, come vedi,

e anche io e Celia siamo impazienti di vederti.

A presto –a seconda di quando il messaggio ti arriverà.-

E un bacio,

tua Roona

 

 

 

 

 

Il Dottore guardò stralunato la carta psichica che River gli porgeva.

-Un matrimonio?- balbettò, alzando gli occhi verso la donna.

-E' tra circa tre anni. Potresti farcela- commentò lei, guardando di nuovo la data e poi riconsegnandoli la carta. –Sai, credevo di essere l’unica a riuscire a mandarti messaggi così.-

-Oh, Roona è una vecchia amica. Le ho insegnato qualche trucco, ne avrebbe avuto bisogno.-

-Quindi ci andrai? Qui non c’è scritto chi si sposerà, ma ho come idea che tu sappia esattamente…-

-Come puoi credere che io possa anche solo pensare a una cosa del genere, in questo momento?-

River smise di armeggiare con la consolle e si inginocchiò davanti al Dottore. Il lungo vestito nero era molto ingombrante, ma almeno si era tolta i tacchi e aveva legato i capelli.

-Lo sai che loro avrebbero voluto che tu ci andassi- lo riprese, prendendogli il viso tra le mani e guardandolo fisso in quegli occhi così tristi. –Te lo ha scritto, Amy. Non essere solo.-

Il Dottore la fulminò con un’occhiataccia.

-Lo so cosa stai passando, dolcezza…- cominciò River, ma il Dottore la interruppe, alzandosi di scatto e cominciando a camminare in cerchio intorno alla consolle, le mani nei capelli.

-No, non lo sai… Tu non sai un accidente di niente!- gridò e lo schiaffo che seguì seppe di esserselo meritato.

-Erano i miei genitori. Potrò non essere stata cresciuta da loro, potrà essere stata la relazione più strana che l’universo abbia mai visto, ma io ho perso mia madre e mio padre, Dottore. Quindi non venirmi a dire che non so cosa tu stia passando. Erano tuoi amici, lo so, lo so bene. Ma non puoi restare qui a piangerti addosso. L’universo ha bisogno di te… io ho bisogno di te- concluse in un sussurro.

-E io dico chissene frega dell’universo- urlò il Dottore, facendo decollare il TARDIS. Non sarebbe rimasto in quel cimitero, in quella città, in quel continente, in quel mondo ancora per molto. Non quando gli avevano rubato Amy e Rory.

Armeggiò frustrato con i comandi poi, una volta che si fu assicurato che il TARDIS fosse sicuro in orbita attorno a una delle lune di Giove, si lasciò cadere sul sedile accanto a River.

-Scusa per lo schiaffo di prima- sussurrò lei, poggiando la testa sulla sua spalla.

Il Dottore le circondò le spalle con un braccio e la baciò sulla testa.

-Sei sempre così delicata …- sussurrò il Dottore, dolcemente.

-È che mio marito è un tale testone- rise River, socchiudendo gli occhi. –Allora, ci andrai o no a quel matrimonio?-

-Non lo so, a essere sincero.-

-Chi è che si sposa?- chiese curiosa River, girandosi verso di lui.

-Due vecchi amici, che ho incontrato… una vita fa…-

 

 

 

 

 

Tre mesi prima.

 

 

 

 

 

 

O tre anni dopo e tre mesi prima, a seconda dei punti di vista.

 

 

 

 

 

 

 

Il tempo è sempre una cosa piuttosto confusa, quando si tratta del Dottore…

 

 

 

 

 

 

 

John guardò fuori dal finestrino del taxi, nervoso. Sherlock, accanto a lui, era apatico come poche volte nella sua vita.

La strada fino alla casa di Celia era breve, ma il traffico si stava rivelando impossibile, in quella mattinata di fine aprile.

-Perché sei agitato?- chiese Sherlock a un certo punto, rigirandosi al dito l’anello che John gli aveva regalato la sera prima, quando gli aveva chiesto di sposarlo.

-Sei tu il grande detective, deducilo- ribatté secco John, mentre si fermavano all’ennesimo semaforo. Abbassò un po’ il finestrino e mise il naso fuori, ma nemmeno quello sembrò calmarlo.

- Si tratta di questo?- chiese a un certo punto il consulente investigativo, sollevando il dito con l’anello.

–Perché pensavo, dopo tre anni che stiamo insieme… pensavo che… che non avessi più dubbi. E che questo ne fosse la prova.-

-Io non ho “dubbi”- virgolettò John nell’aria, mentre il taxi ripartiva. –Solo…-

-Solo… cosa?- chiese Sherlock. Davvero non capiva.

Era una delle poche volte in cui Sherlock si ritrovava confuso, spaesato, preso alla sprovvista.

-Solo è vero che stiamo insieme da tre anni, ma a mala pena lo sanno Greg –oh, per l’amor del cielo, Lestrade, vuoi imparare il suo nome una buona volta?-, Molly e la signora Hudson. E io ti ho appena chiesto di sposarmi!-

-Tecnicamente era ieri sera e poi lo sanno anche Mycroft e i miei genitori. Davvero i tuoi non sanno nulla?- chiese curioso, scendendo dal taxi e pagando l’autista. –Sai, il matrimonio è fra tre mesi… quando pensavi…?- poi si interruppe un secondo, lasciando che John andasse avanti. –Oh, ma certo!- esclamò quindi, raggiungendolo in tutta fretta, –A loro non hai mai detto nulla! Ecco il perché del nervosismo e il perché del venire qui, oggi. È un allenamento. Dirlo a Celia e a sua madre è un allenamento per quando dovrai dirlo a tua madre e tua sorella!-

-Sherlock, vuoi stare zitto un secondo- lo interruppe stizzito John, suonando il campanello. –Oppure mi riprendo l’anello- scherzò poi, lasciandosi andare in un sorriso che conquistò anche Sherlock. –Siamo noi!- disse poi, quando chiesero al citofono chi fosse.

Salirono in ascensore in silenzio. Era sempre stato così tra di loro, anche prima che la loro relazione cominciasse sul serio. Un silenzio valeva davvero più di mille parole. Sherlock lo guardò con un piccolo sorriso arricciato sulle labbra e John prese le dita di lui tra le sue.

Come quando aveva capito che lo amava veramente.

Quando le porte si aprirono, Celia era sul pianerottolo. I capelli, da sempre dei colori più assurdi, quel giorno erano rosa cicca e lunghi appena sopra le spalle. Indossava quello che aveva tutta l’aria di essere un pigiama con degli unicorni e le sue pantofole avevano la faccia di Babbo Natale sopra.

Non appena li vide, buttò loro le braccia al collo, stritolandoli.

-Oh, è bellissimo vedervi, ragazzi!- esclamò. –Avete bisogno con qualche caso? Perché se è un sì, ci metto davvero due secondi a vestirmi…-

Negli ultimi tre anni, infatti, Celia li aveva spesso aiutati, soprattutto dopo quella volta in cui John e Sherlock si erano trovati ad indagare su un finto suicidio nel campus dove studiava Celia.

-No, veramente… Possiamo entrare?- chiese John, senza lasciare la mano di Sherlock.

Celia sorrise loro con l’aria di una che aveva già capito tutto.

-Accomodatevi, mamma arriva subito. Caffè?- chiese, sparendo in cucina, mentre Sherlock si sedeva sul divano e John rimaneva in piedi, dondolandosi.

-Salve!- esclamò Roona, entrando in salotto e stringendo calorosamente la mano di entrambi. –Celia mi aveva detto che stavate salendo. Allora, qualche novità su voi due?- chiese, ammiccando.

-Oh, mamma, non essere indiscreta- intervenne Celia, porgendo i due caffè.

Da quando Roona era stata sicura che Sherlock non ci aveva mai provato con Celia, era improvvisamente diventata una gran fan della loro coppia, trovandosi subito d’accordo con la signora Hudson. Erano tanti, infatti, i pomeriggi che le due passavano a Baker Street spettegolando, quando Celia, John e Sherlock erano fuori per qualche caso.

-In effetti, qualcosa ci sarebbe- cominciò Sherlock, guardando di sfuggita John e invitandolo a continuare con un cenno del capo, tamburellano con la mano con l’anello sul ginocchio.

-Oh, che diamine…- borbottò John. –Sherlock e io… io gli ho… noi ci sposiamo- disse poi tutto d’un fiato. –Gliel’ho chiesto ieri sera e lui… be’, sembra che lui abbia detto di sì- concluse con un mesto sorriso, che sarebbe dovuto essere di gioia.

Celia fu la prima a congratularsi con i due, mentre sua madre lanciava strani gridolini e abbracciava John e Sherlock a turno.

-Bisogna avvertire il Dottore. Sono sicura vorrebbe venire!- esclamò alla fine. –Celia, passami carta e penna!-













Inathia's nook:
ed eccomi qui con questa storia :) ve lo avevo detto che avrei pubblicato questa settimana.
Solo un paio di cosine, giusto per chiarire.
Come ho già detto, questa storia è ambientata tre anni dopo l'altra. Il Dottore si è rigenerato, si tratta di Eleven ora, ed è reduce dalla perdita di Amy e Rory (ma siccome siete più intelligenti di me, lo avevate già sicuramente capito). Per questo aspettatevelo un po' triste e giù, almeno per l'inizio. Insomma, come era quando ha incontrato Clara nella Londra Vittoriana, per intenderci.
Eh, niente, spero che vi piaccia come vi è piaciuta la prima, se non di più, perchè, come sempre, ci ho messo l'anima <3

  
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