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Autore: _Naira    18/07/2014    1 recensioni
Questa one shot parla di due ragazzi:
-Naira: bionda chiara, occhi azzurri, vive la sua vita infelice circondandosi di cattive persone ed odiando se stessa.
-Enrico: bellissimo ragazzo biondo scuro, occhi nocciola, è il classico stronzo egoista, fino a quando non conosce Naira, che succederà?!
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Le loro storie iniziarono in un giorno di dicembre, la ragazza stava litigando col suo fidanzato. 
"È possibile che tu pensi prima al tuo migliore amico e poi a me?" Disse la bionda.
"Certo, lui è più importante di te." Rispose freddamente il ragazzo. 
"Ma non pensi di avvisare prima me se ti fermi fuori a dormire dato che sono a casa tua ad aspettarti??!" Continuò. 
"Credo che tu riesca ad arrivarci da sola. Poi tu conti ben poco per me, lo sai benissimo, potresti anche andare via se non ti piace il mio comportamento!" Concluse il moro sbattendo un pugno sul muro affianco al viso della ragazza. 
Lei in tutta risposta prese le sue cose e uscì velocemente, mentre guidava verso casa con le lacrime che le rigavano il viso decise di fermarsi in un pub dove c'era musica, parcheggiò, si asciugò le lacrime ed entrò. C'era veramente un sacco di gente, prese il suo drink e si sedette in un angolo fuori dal locale, nonostante facesse freddissimo.
Il ragazzo urlò ai suoi amici di uscire a fumare, prese la sua giacca ed uscì, appena fuori il suo sguardo si  un angolo buio dove c'era una ragazza seduta, si teneva le ginocchia al petto tremando come un pulcino bagnato, tentennò, voleva avvicinarla ma aveva paura di darle fastidio.
"Hey Thomas!" Il biondo richiamò l'amico. 
"Dimmi." 
"Guarda là, dici che ha bisogno di qualcosa?" Chiese indicando la ragazza.
"Afferrato! Tengo Martina lontana da qui per un po'." Concluse l'amico andando a cercare la fidanzata del biondo.
Il ragazzo attese ancora qualche minuto poi prese coraggio e le si avvicinò.
"Vuoi prenderti un malanno con sto freddo?" Chiese e la ragazza sobbalzò alzando lo sguardo. I suoi occhi erano rossi, gonfi e tristi, le fece quasi pena.
"Ho avuto una serata difficile e cercavo un po di tranquillità." Spiegò la ragazza. 
"E la cerchi in un pub dove c'è festa?" Domandò ironico. 
"In un angolino isolato di un pub dove fanno festa." Gli rispose a tono strappandogli una risata.
"Enrico." Si presentò il biondo tendendole una mano.
"Naira, e si è un nome straniero e no non arrivo da nessuna parte del mondo." Disse la ragazza stringendogliela.
Enrico la guardò stupito qualche secondo cercando di capire come fosse riuscita a leggere i suoi pensieri.
"E come mai, Naira, hai avuto una serata difficile?"
"Ho litigato col ragazzo e mi ha lasciato." Spiegò con un sorriso amaro.
"Tuo padre non l'ha ancora ucciso?" Fece una battuta con la speranza di vederla sorridere. 
"Non penso gliene freghi qualcosa, non ci parlo da anni."
"Oh, scusa, comunque, mettiti questa." Le porse la giacca e ricevette un'occhiata interrogativa.
"Grazie, perché sei cosi gentile?" Domandò dura Naira.
"Perché non dovrei esserlo?"
"Mi hai visto? Nessuno è gentile con me." Sputò quelle parole come veleno, schifata da se stessa.
"Non dire così, non è vero."
"Si che lo è, non mi conosci." Disse la ragazza scoppiando a piangere; lui si irrigidì, che doveva fare?
Istintivamente le sfiorò la guancia con le dita, lei lo guardò sorpresa singhizzando un 'scusa' ed alzandosi, nel farlo iniziò a vedere nero, barcollò e l'ultima cosa che sentì mentre crollava a terra furono due braccia che bloccarono la sua caduta. 
Enrico non fece in tempo a realizzare che stava svenendo prima di ritrovarsela fra le braccia, la guardò qualche secondo non sapendo che fare, decise di andare a casa e spiegare a suo padre l'accaduto, l'adagiò sul suo letto e si sedette sulla poltrona, attese, attese tutta la notte il suo risveglio, ma niente, erano le 6 di mattina, doveva lavorare ma come faceva a lasciarla lì? Un gemito lo riscosse dai suoi pensieri, le si avvicinò cauto, quando Naira aprì gli occhi sobbalzò. 
"Stai tranquilla, sei svenuta e non sapendo dove abiti ti ho portata a casa mia." Le spiegò sorridendo. 
"Non dovevi." Rispose fredda. "Portami a casa per favore." Concluse alzandosi.
Lui non disse una parola d seguendo le indicazioni di lei la lasciò davanti a casa sua. 
Naira entrò in casa, quella casa vuota, come la sua vita, vuota, sola, si strinse nelle spalle e facendolo si accorse che aveva ancora il guibotto di Enrico addosso, si guardò intorno come a cercarlo, se l'avesse rivisto gliel'avrebbe dato. Chiamò il suo cane che le corse incontro facendole le feste, uscì, andò nella stalla prese Romeo, il suo cavallo, e andò a farsi una passeggiata.
Erano passati 4 mesi da quando Enrico conobbe quella ragazza, stava facendo l'amore con Martina quando l'immagine del viso di Naira gli apparve davanti agli occhi, si allontanò dalla mora che lo guardava interrogativa. Perché pensava a lei, perché dopo 4mesi le tornava in mente? 
Decise che avrebbe dovuto recuperare il suo numero e chiamarla, non ci riuscì, andò a casa sua ma non c'era, non capiva perché sentiva il bisogno impellente di vederla, di parlarle, in fondo lui amava la sua fidanzata eppure c'era qualcosa in Naira che lo attirava e lo spaventava, doveva chiarire i suoi dubbi. 
Naira stava lavorando vicino a casa sua, decise di andare a prendere il suo cane, quando arrivò a casa trovò Enrico seduto davanti alla porta, lo guardò perplessa, che ci faceva li dopo tutto sto tempo?
"Ciao Naira." La sua voce calda le fece venire i brividi.
"Ciao, cosa ci fai seduto sulle mie scale?" Chiese la ragazza. 
"Volevo vederti." Ammise lui, lei lo guardò affermando gli occhi, il suo cuore perse un battito.
"Perché?" Domandò Naira.
"Non lo so, andiamo a fare un giro, raccontami la tua storia, ho bisogno di conoscerti." Continuò Enrico, lei cercò di controllare il battito impazzito del suo cuore.
"Sai cavalcare?" Il ragazzo mimò un si. "Bene, alzati e seguimi." Concluse la ragazza voltandosi. 
Salirono in sella e si incamminarono per il bosco uno affianco all'altra. 
"Cosa vuoi sapere di me?" Chiese Naira. 
"Tutto quello che vuoi dirmi." 
Parlarono per ore, fino al tramonto, passarono tutto il giorno in sella, la ragazza si stupì dell'effetto che lui esercitava su di lei, lui rimase scioccato dal fatto che con lei gli veniva naturale essere se stesso, senza la maschera dello stronzo, decise che doveva rivederla anche se gli  fosse costato caro. Arrivati a casa lei gli restituì la giacca, lui la prese e il suo profumo lo stordì. 
"Ti va se ci vediamo qualche volta?" Chiese lui titubante. 
"Non te lo consiglio, per il tuo bene ti chiedo di starmi lontano." Concluse freddamente Naira prima di chiudere la porta di casa, non appena sentì i suoi passi allontanarsi scoppiò a piangere, non sapeva il perché ma piangeva lacerata dalle fitte al cuore. Non le sarebbe mai più capitato di incontrare un ragazzo cosi e lei l'aveva respinto. 
Enrico tornò a casa deluso, perché doveva essere così ostile quella ragazza, inspirò il profumo dalla giacca e si lanciò sul letto, doveva capire come rompere quel muro dietro a cui si riparava, ma come? Aveva scoperto che come lavoro domava i cavalli difficili, corse nella stalla spiegò a suo padre che aveva trovato qualcuno che potesse domare il loro stallone e la fece chiamare dall'uomo, lei accettò e mi padre le portò lo stallone. Passarono due lunghi mesi, tutti i suoi amici e la sua ragazza avevano capito che c'era qualcosa di diverso in lui, ma nessuno riuscì a capire di cosa si trattasse. Passò altro tempo prima che lui potesse rivederla, nel frattempo era diventato più freddo, più menefreghista, una sera andò a ballare con gli amici e fu lì che la vide, era cambiata, era più magra, più scarnata, più triste, respinse l'impulso di avvicinarla, poi quando la vide abbassare la testa dopo uno schiaffo ricevuto da un ragazzo vicino a lei non resistette e andò da lei.
"Che cazzo fai?" Urlo rabbioso a quello stronzo che le aveva macchiato la pelle di rosso.
"È la mia ragazza le faccio quello che voglio." Disse il biondo tirandola a se per un polso, la smorfia di dolore sul volto di Naira lo fece scattare, lo picchiò con tutta la forza che aveva e più pensava alla scena più gli saliva la voglia di ucciderlo, Thomas lo tirò via di peso dal corpo svenuto e sanguinante del ragazzo, cercò Naira con lo sguardo e la vide mentre stava uscendo, le corse dietro e la bloccò. 
"Ma che ti dice la testa? Non ho bisogno della guardia del corpo! So cavarmela da sola! Stai fuori dalla mia vita!" La ragazza le urlò contro. 
"No! Non starò fuori dalla tua vita, guardati cazzo! Guarda come sei ridotta! Io..." Si interruppe. 
"Tu cosa?" Chiese lei.
"Io ci tengo a te e non voglio che nessuno ti faccia del male." Ammise Enrico investito da sentimenti a lui incomprensibili, gli stessi che provava quando stava con lei.
"Tu.non.mi.conosci." Naira scandì bene parola per parola.
"ma voglio farlo, per favore, dammi una possibilità." La supplicò il ragazzo mandando a puttane tutto ciò che era stato fino ad allora. 
"Perché dovrei?" Chiese fredda la bionda.
"Perché voglio che tu sia felice." Spiegò Enrico. 
"Non sono destinata ad essere felice, non sono portata per l'amore, voglio stare sola!" La ragazza urlò queste parole piangendo, questa volta lui anziché accarezzarle la guancia la tirò a sé e l'abbracciò, la strinse in una presa ferrea, lei nascose il viso nell'incavo del suo collo, tremando e singhizzando. 
Naira non capiva il perché questo ragazzo riuscisse a cambiarla, a renderla effettivamente felice, si lasciò cullate dalle sue braccia forti che le regalavano milioni di scariche lungo tutto il corpo, dopo qualche minuto riuscì a calmarsi, sollevò il suo sguardo in quello di lui e il suo cuore perse un battito, aveva degli occhi magnifici, non l'aveva mai guardato bene fino ad allora. Lui le sorrise sciogliendo l'abbraccio, si sentì subito vuoto, incompleto, il contatto col corpo di lei le aveva provocato un'emozione inspiegabile, l'accompagnò a casa, quando stava per tornare in macchina la voce della ragazza lo bloccò. 
"Dormi con me stanotte." Non era una domanda, il suo cuore iniziò a battere impazzito, si girò a guardarla e incapace di formulare una frase le sorrise seguendola in casa, quando si sdraiò sul letto lei arrivò con un paio di shorts e una canotta, il suo corpo era pieno di lividi, poi incrociò il suo sguardo e comprese che se esistevano gli occhi perfetti erano i suoi, azzurri come un cielo senza nuvole ed espressivi come pagine di un libro, si perse il quello sguardo poi iniziò ad osservarla, era bellissima, la ragazza più bella che avesse visto, lei intimidita dal suo sguardo indagatore si infilò sotto le coperte, gli si avvicinò e si strinse fra le sue braccia sorprendendolo, lui la strinse a se e si addormentarono, nella notte la sentì piangere, aprì gli occhi convinto di trovarla sveglia ma si accorse che stava dormendo, le asciugò tutte le lacrime e la cullò fino a farla calmare. Non sapeva il motivo per cui questa ragazza lo rendesse così se stesso da non riconoscersi neanche lui eppure gli piaceva questa sensazione. 
La mattina dopo Naira si svegliò rilassata, erano anni che non dormiva così bene e doveva tutto a quel ragazzo, che le era sembrato il solito puttaniere e invece si era rivelato il ragazzo migliore del mondo, lo osservò dormire, era un ragazzo stupendo, il più bello che avesse mai conosciuto, la lasciò con la promessa che sarebbe ritornato la sera. Passò un anno da quella promessa, Naira ora era andata via col dolore nel cuore, Enrico aveva cercato di chiamarla e avvisarla in tutti i modi che quella sera non sarebbe arrivato perché suo padre si era fatto male ed era in coma, ma non vi riuscì. Finalmente dopo un anno suo padre tornò ad essere quello di una volta, decise che sarebbe andato da quella ragazza per spiegarle tutto, quando arrivò a casa sua non la trovò, il suo cuore si spezzò, dov'era andata? Perché non era lì? La cercò ovunque, poi trovò una ragazza mora che saliva gli scalini di casa di Naira, corse da lei e la bloccò. 
"Che cazzo ci fai qui?" Ringhiò duro.
"Cosa? Tu saresti?" Chiese lei.
"Cerco Naira, sai dov'è?" Enrico ridusse la durezza del suo tono.
"Si, ma perché dovrei dirtelo?" Lo sfidò la mora.
"Perché sono innamorato di lei." Ammise il biondo più a se stesso che alla ragazza. 
"È in macchina." Confessò la mora. 
"Grazie. Ehm." 
"Marta. La sua migliore amica."
"Grazie Marta, Enrico. Quello che è sparito per un anno e vuole rimediare." Concluse correndo verso Naira.
Quando la vide ne rimase abbagliato, lei lo guardò e in cuor suo non aspettava altro, non l'aveva mai visto più bello, lui rimase immobile a 2 metri dalla ragazza che lo studiava dura ma sorpresa, lei lo guardava, il suo cuore batteva all'impazzata ma doveva essere arrabbiata con lui.
"Scusami se sono sparito per un anno, mio padre è stato male, non potevo lanciarlo solo." Le urlò il ragazzo allargando le braccia.
"Perché non me l'hai detto?" Chiese lei rimanendo immobile.
"Ho cercato di avvisarti ma non sapevo come." Continuò lui.
"Ti ho aspettato un anno!" 
"Lo so, ma devo dirti una cosa!" Le disse sorridendo.
"Che ti dispiace?!" Chiese ironica Naira. 
"No. Che sono innamorato di te!" Allargò di più braccia e sorriso.
Lei aprì e richiuse la bocca, rimase immobile qualche secondo poi gli corse incontro lanciandosi fra le sue braccia che la accolsero, la strinsero, la sollevarono e la fecero girare. La sua vita è cambiata quel giorno, il giorno che ha iniziato a vivere.




Spazio autrice 
Ho finito le mie storie e credo che per un po non ne inizierò altre ma mi manca scrivere, quindi quando avrò tempo scriverò delle one shot, che ne dite? Vi è piaciuta?
_Naira. 
  
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