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Autore: larrywilldiewithus    18/07/2014    0 recensioni
“‘Hi’ e ‘Oops’ sono gli unici che non moriranno mai. Saranno impressi sempre sulla nostra pelle, nei nostri cuori, nei nostri ricordi e nelle nostre menti. Non potranno cancellarsi. Perché i nostri ricordi sono i più forti. L’amore rimane, dall’inizio fino alla fine.”
//Fanfiction LARRY//
SE NON AMI L'ARGOMENTO, NON LEGGERE.
Genere: Romantico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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GREEN EYES AND BLUE EYES

1 - LOUIS’ POV
Sbattei lo sportello con la forza che mi bolliva nelle vene, mescolata con la rabbia e l’odio. Mi diressi verso casa senza neanche prendere le chiavi nella giacca, con la mente totalmente bloccata in un unico pensiero. Salii i gradini e mi fermai di fronte alla porta. Non potevo crederci. Non volevo crederci. Sembrava rivivere i primi momenti della mia vita in quella casa con Harry, da quando siamo andati insieme a fare la copia delle chiavi, a quando tornavamo tardi la sera per poi finire stanchi sul nostro letto. E ora c’ero solo io fuori da quella porta. E ci sarei stato solo io dentro a quella porta, in quella casa. Lacrime. Le stesse che iniziavano a solleticarmi la guancia. Dolore. Quella sensazione mescolata con la debolezza, il malessere e la sofferenza. Non doveva accadere. Risentivo l’eco delle parole di Caroline, sempre più grande nelle mie orecchie. Continuava a gridarci contro che in tutti questi anni io avrei dovuto passare più tempo con Eleanor e che Harry avrebbe dovuto allontanarsi da me. Ma come, ma come diamine potevano chiederci questo? È, è inammissibile che io non possa stare vicino alla persona che ha deciso di passare la sua vita al mio fianco e che ha deciso davanti a me, di fronte ai miei occhi che mi avrebbe amato anche quando sarebbe arrivata la fine, volente o nolente. E ora sembra essere arrivata, per entrambi. Chiusi gli occhi, pensando che se lo avrei fatto, le lacrime avrebbero smesso di scendere e rigarmi il viso così velocemente. Ma non potevo fermarle e tutto quel rumore che risuonava nei miei pensieri non mi aiutava affatto. Sentivo le lamentele, gli insulti e gli obblighi echeggiare profondamente sottoforma di suoni cupi e fragorosi e tutto intorno a me diventò nero. Iniziai a bombardare la porta con calci e pugni, non sentendo il dolore di quelle botte perché quello che aveva subito il mio cuore era molto più forte. E continuai, iniziando a gridare per sovrastare quegli urli fino a quando qualcuno non mi bloccò i polsi. Non sapevo chi era, le lacrime mi opacizzavano la vista ma ebbi l’impulso di girarmi e nascondere il mio viso sul petto di quella persona sconosciuta, singhiozzando. Oh, diamine. Dovevo sapere dov’era Harry. Dovevo sapere se stava soffrendo per colpa mia. Dovevo solo vederlo e chiedergli scusa. L’ho fatto soffrire dopo tutto quel bene che mi ha giurato. Meritavo il peggio. E forse era proprio questo che stava bussando ora alla porta della mia vita, calpestata e uccisa. Me lo meritavo.
L’uomo che mi ha salvato era Liam. Non so perché era venuto a casa mia. E non so nemmeno perché è scappato in cucina dopo avermi messo una coperta sulle ginocchia benchè la temperatura della casa fosse già calda. Non conoscevo nemmeno il motivo per il quale mi ritrovavo da solo sul divano del salotto. Avrebbe dovuto esserci Harry al mio fianco. Dov’era? Dov’era ora il mio Harry? Volevo chiederglielo, volevo chiamarlo ma non riuscivo più ad aprir bocca. Le parole non servono quando hai un cuore che non potrebbe più battere dal troppo dolore e dall’angoscia.
«Louis, ti ho fatto un thè caldo. Ecco qui, ora devi solo berlo e ti sentirai meglio. Ho messo anche il limone, così è più buono.»
Vidi Liam avvicinarsi a me, parlando piano e a voce bassa. Mi mise la tazza ben stretta tra le mani e notai subito che non era troppo calda. Aveva aspettato prima di darmelo bollente. Era un bravo amico, Liam. Ma non mi avrebbe potuto aiutare. Non avrebbe potuto colmare il vuoto causato dalla perdita della persona con cui credevo di passare tutta la vita. Io non risposi. Abbassai lo sguardo sul liquido e mi resi conto che stavo stringendo la tazza di Harry. Non mi era mai piaciuta, mi era sempre sembrata una tazza per bambini per via delle farfalle colorate lungo il manico, ma lui era molto affezionato perché diceva che le due farfalle più grandi, un giorno, saremo stati noi due, insieme alla nostra famiglia. E quella sera provai un istinto di protezione verso quel tazzone, come se ci fosse il nostro passato rinchiuso lì dentro. Notai anche che avevo le nocche molto rosse e gonfie. Era per via dei pugni. Ma mi sarebbe passato.
«Louis, capisco il tuo silenzio e ti rispetto. Avrei fatto anche io lo stesso se fossi stato al tuo posto. Perdere qualcuno è come un taglio netto alle gambe.»
Poggiò una mano sulle mie ginocchia.
«Come, come fai a saperlo? Come fai a sapere di me ed Harry?»
Mi sforzai di dire qualcosa con la mia rauca voce – rotta come il mio cuore – perchè, a quanto pareva, Liam sapeva qualcosa in più di me.
«Mi ha chiamato Niall e mi ha spiegato l’incontro che avete avuto con i direttori della Modest. So che non è andato bene e…»
«Niall come fa a saperlo? Harry dov’è?»
Ero ancora più confuso di quanto non fossi. Tutti sapevano quello che stava accandendo alle nostre vite tranne io. Non riuscivo ad apprendere la ragione per la quale ora la mia vita era appesa ad un filo tra l’amore e i ricordi del passato e la solitudine e la tristezza del futuro.
«Come?»
Lo avevo colto di sorpresa, non si era preparato a questa mia reazione. Probabilmente Liam e Niall si erano messi d’accordo per non farci sapere niente l’uno dell’altro.
«Harry.» – sospirai – «Dove si trova? Come sta?»
«È… è con Niall. Non so dirti come sta, Niall non me l’ha voluto dire.»
Sbuffai, alzando gli occhi al cielo.
«Devo sapere come sta. Ha bisogno di me.»
Liam era assolutamente a disagio. Io li mettevo il fiato sul collo mentre lui voleva solo farmi dimenticare tutto. Ma non potevo far finta di niente. La situazione era più seria di quanto pensasse.
«S-sai che non puoi vederlo, Louis. È l’unico ordine che dobbiamo rispettare, almeno per questa volta. L’unica cosa giusta da fare ora è bere un po’ di thè e andare a dormire, domani inizierà il tour e bisogna essere ben riposati. Io starò qui con te, se vuoi.»
«Fanculo il thè.» – poggiai con forza la tazza sul tavolo, facendo uscire un po’ del contenuto. Ebbi paura che la tazza si fosse rotta (mancava solo quello) e le diedi subito uno sguardo per accertarmi che non fosse così. «Scusami, davvero. Sei stato veramente un bravo amico. Ma voglio Harry. Devi portarmi da lui. Sei, sei la mia unica opportunità per darci un addio degno di essere chiamato così. Io non posso più rivederlo da solo. Ti prego.»
Abbassò lo sguardo, fissando immobile il tappeto. Sussultai quando si mosse velocemente per afferrare le chiavi della sua macchina.
 
Pochi minuti dopo ci ritrovammo di fronte l’imponente villa del nostro compagno. Liam scese dalla sua Audi per suonare al campanello, facendomi rabbrividire dalla frescura che aleggiava fuori dal nostro riparo.
«Niall, apri. Siamo io e Louis.» – le sue labbra si avvicinarono al citofono.
Il cancello si aprii piano, scoprendo sempre di più il grande giardino di Niall e Liam rientrò nell’auto per parcheggiarla dentro.
«Sei pronto?» – mi chiese, quando spense il motore dopo aver parcheggiato.
«Non ha più importanza, ormai.»
Niall ci stava aspettando sulla porta, con le braccia incrociate sul petto. Quando lo vidi, scesi subito dal veicolo. Aggiustandomi il colletto del giubbotto, mi avviai sui ciottoli – ricordando che da piccolo amavo il rumore che producevano ad ogni mio passo – ed entrai in casa, scambiando solo un breve sguardo con il padrone di casa. Quando entrai notai subito il cambio di temperatura. Mi tolsi il cappotto e lo buttai con forza sul divano, mi guardai intorno, in cerca di una sua traccia. Andai in bagno, ma non c’era. Aprii le porte scorrevoli della cucina, ma non c’era. Mi diressi verso la stanza da letto e lo trovai seduto su una sponda, con le mani tra i capelli, il viso chino e i singhiozzi che opprimevano la camera.
«Niall, ti ho detto che non ho bisogno di niente. Puoi andare a dormire. Grazie.»
«Andrei solo se tu venissi con me.»
La sua testa si alzò di scatto. Alla vista dei suoi occhi gonfi, segnati dalle grosse lacrime che scendevano lungo il suo viso pallido e dalle occhiaie scure e profonde, mi sentii svenire. Chiusi gli occhi e pensai che tutto quello non stava accadendo. Che ora mi sarei solo svegliato e avrei trovato la colazione sul letto ed un fiore accanto ad un bigliettino con la mia scritta preferita:
«Buongiorno dormiglione, sono andato a fare la spesa. Apparecchia la tavola e fatti bello. Ti amo tanto. Tuo, Harry. x»
Pensai che tutto sarebbe tornato come prima. E questa volta per sempre. Ma quando li riaprii, il viso sconvolto del mio fidanzato mi fece venire l’istinto di correre ad abbracciarlo, stringerlo a me fino a quando qualcuno non sarebbe stato tanto forte da dividerci di nuovo. E sentire che la sua stretta si fece più forte, capii che non ce l’aveva con me. Si aggrappò con i pugni stretti alla mia maglietta, appoggiandò la testa nell’incavo tra il mio collo e la mia spalla. Sentì il cotone della maglia bagnarsi dalle lacrime, calde e dolorose e le sue labbra appoggiate sulla mia pelle, mi baciavano piano il collo per non lasciare nemmeno un punto senza la sua traccia. Rimanemmo così per quasi un’eternità, tra i singhiozzi, i sospiri, i lamenti. Ma poi ci decidemmo a parlare. Forse, per l’ultima volta.
«Cosa ci fai tu qui?» – fece un passo indietro, guardandomi bene per accertarsi della dura realtà.
«Sono venuto per sapere come stai. E per salutarti per l’ultima volta, sperando che non sia davvero così.»
«Non voglio che tutto finisca. Non voglio lasciarti, Louis.»
«Non lo voglio nemmeno io, piccolo. Desidero solo abbracciarti per sempre, se fosse possibile.»
«E ora cosa faremo?»
«Vivremo quello che ci rimane. Anche se sembra tutto finito. Non c’è più niente da vivere.»
«Non ti ho vissuto abbastanza, Lou. Non ti ho dato quello che meritavi.» – scosse la testa, mentre una lenta lacrima gli accarezzò la guancia. Lui appoggiò il palmo della sua mano e della lacrima rimase solo la traccia, come una lumaca che lascia la sua scia durante il suo cammino.
Alzai gli occhi al cielo, scuotendo il capo come aveva fatto prima lui, cercando di mandare giù il nodo che mi si era formato in gola.
«Non dire sciocchezze, amore. Sei stato l’unico tra me e te che ha lottato di più. In qualsiasi cosa. E devo ringraziare solo te se ho saputo…»
«Shh… non voglio sentirti dire bugie.» – mi mise il dito sulle labbra, poi mi accarezzò la guancia bagnata – «Più ti guardo e più mi viene la voglia di far pagare tutto questo al colpevole»
Gli presi la mano e la strinsi nella mia, guardandolo dritto negli occhi benchè le lacrime rendessero sfocata la sua immagine.
«Sai benissimo che il bene vince sempre sul male. E tutto passerà. Dobbiamo vivere solo di questo, ormai. Io ti prometto che combatterò affinchè tu possa vivere al meglio, anche da lontano e senza di me, la distanza non importa. E pregherò per fare in modo che nella tua mente non si cancellerà mai il ricordo che ci lega e che non ci scioglierà mai. Ti amo, Haz.»
«Oh, anche io, Boo. È proprio perché ti amo che non voglio lasciarti. Non lasciarmi, Loueh. Desidero passare la mia vita con te. E quando mi ritroverò a piangere e a pensarti questa notte, la mia vita inizierà ad essere un diastro, se non ci sei tu al mio fianco.» – ricominciò a piangere e a tremare, lasciando la presa della mia mano per buttarsi ad abbracciarmi. Sembrava la scena di un film, triste e amara.
«È così difficile. Ti prego, non dire così. Io, io non riuscirò più a mantenere le mie promesse se quando penso a te vedo l’uomo che mi sta pregando di rimanere, consapevole che questo ora non può accadere.»
Un breve sospiro, dietro di noi, ci fece voltare verso la porta. Liam piangeva. E Niall aveva un fazzoletto nascosto nella sua mano, stretta a pugno.
«Scusate se vi abbiamo disturbato. Non voglio peggiorare le cose, ma… Louis, dobbiamo andare.»
Quello fu il momento in cui odiai con tutto il mio cuore, il mondo e i suoi giudizi sulla gente. Dentro di me, mandai a fanculo ogni singolo dettaglio vivente in questo pianeta. Un fanculo speciale a Caroline e ai direttori della Modest, ai sogni e all’amore.
Harry mi prese il viso tra le sue mani, continuando con il pianto.
«Louis, guardami. Si ritroveranno mai ‘Hi’ e ‘Oops’?»
Sorrisi, malinconico. «‘Hi’ e ‘Oops’ sono gli unici che non moriranno mai. Saranno impressi sempre sulla nostra pelle, nei nostri cuori, nei nostri ricordi e nelle nostre menti. Non potranno cancellarsi. Perché i nostri ricordi sono i più forti. L’amore rimane, dall’inizio fino alla fine.»
Vidi il suo mento tremare e i suoi occhi colmarsi di goccie che caddero, caddero lasciando le righe sul suo volto, provocando in me un dolore agghiacciante, come il rumore di una chiave caduta sul pavimento. Strinsi la mia presa intorno alla sua vita, tenendolo a me il più vicino possibile, cercando di ricordare ogni singolo dettaglio di lui – temendo di poterlo dimenticare, un giorno. Il suo modo di parlare, il suo altruismo, la sua maniera di guardare positivamente le cose, il suo odore, il bangoschiuma che rendeva profumata la sua pelle e il profumo di cocco e karitè di ogni boccolo, i suoi teneri occhi verdi, il suo sorriso da ragazzo per bene, i suoi riccioli e le sue fossette, il suo neo all’altezza della bocca, i suoi lunghi piedi puzzolenti e le sue grandi mani protettive, l’amore e la sua passione nei miei confronti, il ritmo del suo cuore che batte ora e per sempre contro il mio. No, ero certo che non potevo dimenticarlo.

//Angolo autrice//
Finalmente ce l'ho fatta. SSSIIII!
Non so se vi piacerà, forse è troppo triste e romantica ma io adoro un Louis che cerca di essere forte davanti ad un Harry così fragile e dolce.
Mi fanno tenerezza, aaaw.
ANYWAY, vado via e mi metto a lavoro per il secondo capitolo eheheh
  
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