MILLENNIUM
di Guild_Principal_Dio
É il Dio delle Anime Orientali che vi scrive, e vi scrive, amici miei, per
raccontarvi una storia.
L’avrete forse udita in giro, alla TV, o letta sui giornali.
La storia della Somma Setta, un misterioso gruppo di
eletti, le cui origini risalgono ad un passato lontano, di cui, secoli fa, si è
persa ogni traccia, e che è ricomparsa, misteriosamente, nell’era moderna.
Le vicende gia le conoscete, io vi racconterò i
retroscena.
Ha forse sbagliato, l’Innominabile dalla Lunga Penna, a credere che vi fosse
posto per noi, nel ventunesimo secolo?
Accecato dalla sua eccessiva fiducia in se stesso e dalla nostalgia dei tempi
passati, ha sottovalutato il pericolo che una società, dominata dai Mass-Media,
poteva rappresentare per la Setta?
Abbiamo commesso un errore, noi adepti, rispondendo al suo appello?
Forse.
Non sta ne a me, ne a voi giudicarlo; semplicemente
leggete e ricordate.
I
New Orleans, 27 dicembre 1999
“Hai sentito di quella storia della setta?”
“La setta che divora vive le persone?”
“Si. Terribile! Da ormai tre mesi si susseguono tremendi omicidi, rivendicati
da questa Somma Setta.”
“Credi che si tratti di un gruppo di Satanisti?”
“Sembrerebbe…”
Una terza persona si inserì nella conversazione: “No.
Loro non venerano Satana, ma bensì un’altra divinità: Erika la Webmistress!”
“La Webmistress?”
“Si. Più di cent’anni fa, Scotlan
Yard, la famosa agenzia investigativa londinese, ricevette una sfida da parte
della setta, ma le lettere, come erano iniziate, di
colpo finirono e la polizia non riuscì mai a catturare gli assassini.
“Adesso si dice che la setta abbia in programma qualcosa di terrificante per
l’inizio del nuovo millennio… speriamo in Dio!”
II
San Francisco, 14 ottobre 1999, Museo di Egittologia.
Una giovane addetta alle pulizie, con una biondissima coda di cavallo, storse
il naso, chinandosi su una teca di vetro che conteneva una mummia egizia.
“Puah! Detesto pulire le teche!”
esclamò stomacata “Questi cadaveri mi fanno impressione! Sono tutti
rinsecchiti…”
“Se preferisci, vai a pulire la teca della nuova mummia: quella non è
rinsecchita per niente, deve essersi conservata davvero bene!”
Un’altra giovane le si era affiancata, era più
corpulenta e aveva indomabili capelli fulvi.
“So che è una cosa piuttosto strana che una mummia si conservi così…”
interloquì la bionda.
“Gia! L’ ha trovata il figlio del capo, durante uno scavo archeologico: gli
scienziati avrebbero voluto esaminarla ma lui non gli ha dato l’autorizzazione,
temeva che la rovinassero.”
La ragazza con la coda di cavallo si avvicinò alla teca che la sua collega le
aveva indicato: vi era una mummia, tanto ben
conservata che avrebbe potuto essere viva, adagiata in un sarcofago aperto.
La vetrina adiacente conteneva il coperchio, il più strano che
la giovane avesse mai visto in vita sua.
La figura che vi era scolpita possedeva un corpo umanoide ma, al posto della
faccia, aveva un grosso muso di rettile.
“Come mai ha la testa di una lucertola?” chiese la bionda.
“Non è una lucertola ma un coccodrillo.” Ribadì
l’altra, saccente “La guida mi ha detto che, probabilmente, raffigura il Dio
egizio dell’acqua.
Io vado a dare lo straccio nell’atrio” disse poi “tu finisci
questa stanza”.
Rimasta sola, la ragazza iniziò a pulire la teca che aveva finora osservato con
interesse.
Notò che da un lato, in basso, il vetro era leggermente annerito.
Strofinò forte la zona con un panno umido, ma la macchia non sembrava volersene
andare; con tutta probabilità lo sporco era dentro.
In questo caso avrebbe dovuto aprirla e pulire all’interno… ma questo significava avvicinarsi alla mummia….
Scoperchiò lentamente la teca e vi infilò una mano
tremante, stretta attorno allo straccio.
Il suo braccio era però troppo corto e le impediva di raggiungere il punto
incriminato; lei si sporse di più… e poi fu un attimo.
Un buon quarto d’ora dopo, la ragazza dai capelli fulvi si affacciò all’entrata
della stanza.
“Gina, hai finit…” le parole le morirono sulle
labbra, quando vide il grottesco scenario che le si parava
davanti.
Il corpo della sua collega era disteso, scempiato e mutilato, all’interno
sarcofago; della mummia non v’era traccia.
Aprì la bocca per gridare ma, prima che potesse farlo, una mano, grande e
inumana, la fece acquietare.
Si voltò di scatto e quello che vide le fece sbarrare gli occhi: la cosa che
aveva di fronte non era vera, non poteva esserlo.
Aveva sembianze rettili, le narici erano due piccole
fessure, il muso allungato e gli occhi d’un rosso intenso, con delle minuscole
pupille cerulee.
Scosse la testa in segno di disapprovazione, schioccando la lingua contro il
palato.
“Preferisco se non urli, bellezza! Ho un udito estremamente
sensibile e le grida mi feriscono le orecchie.” Disse e, mentre parlava, i suoi
lineamenti mutarono rapidamente: la pelle divenne bianca e liscia, il naso
dritto, gli zigomi alti.
Dopo una manciata di secondi, il suo viso sarebbe
sembrato umano a tutti gli effetti, non fosse stato per il tetro bagliore della
pelle e per gli occhi, che erano rimasti identici a prima.
“Non credo, comunque, che qualcuno potrebbe sentirti…”
soggiunse infine, arcuando un sopracciglio, prima di chinarsi su di lei e
azzannarle la gola.
Pochi minuto dopo, Fuoco del Greco Inferno, rinato
come a nuova vita, camminava a piedi nudi per le strade di San Francisco.
III
Ancora San Francisco, tre ore dopo.
Corri, corri, scappa, fuggi…
Ma perché s’era fermato?
Non la sentiva quella voce?
Ma si che la sentiva, stava chiamando lui!
“HURT ME!
If you stab
me
I’ll bleed
too...”
Fuoco del Greco Inferno percorreva Sand Street.
In mezzo a quella folla di personaggi così bizzarri, passava
inosservato, nonostante l’unico suo capo di vestiario fossero le bende striate
di sangue che gli avvolgevano il corpo.
Giovani con pettinature degne dell’ultimo dei Moicani
e ragazzine in abiti succinti gli camminavano accanto.
“KILL ME!
I’m not immortal,
do ya’ know...?”
Quella voce aveva qualcosa di familiare, possibile che…
Si era fermato davanti all’insegna al neon di un piccolo, squallido locale.
The GatehousePub si leggeva ancora, anche se molte
lampadine erano fulminate.
Era proprio là, ciò che lui cercava…
Avrebbe potuto sbagliarsi ma, tuttavia, Fuoco del
Greco Inferno era convinto di sapere a chi apparteneva quella voce.
Come per darsi coraggio, trasse un profondo respiro ed entrò nel locale.
Lui era lì, sul palco, a pochi metri di distanza, cantando con tutta l’aria che
aveva in corpo.
“HOLD ME!
‘Couse i’m not
fearless...
HOLD ME!
KILL ME!”
Il batterista percoteva violentemente i rullanti,
aveva la testa gettata all’indietro e gli occhi socchiusi, in una specie
di furiosa estasi.
L’Innominabile dalla Lunga Penna aveva lanciato uno sguardo sorpreso a Fuoco
del Greco Inferno, si era staccato dal microfono ed era balzato giù dal
palcoscenico con uno scatto felino.
Senza distogliere lo sguardo dall’altro, si era fatto strada tra la folla di adolescenti adoranti che gli si stringevano addosso.
L’aveva squadrato divertito, poi aveva esclamato:
“Ave, Fuoco del Greco Inferno!”
IV
“Allora…? Com’è attraversare il ventesimo secolo chiuso in un
sarcofago?” chiese il sacerdote, sporgendosi verso Fuoco del Greco Inferno.
“Non mi sono neppure accorto del tempo che passava, tanto ero impegnato a
guarire il mio corpo, dopo la battaglia contro il Sacerdote delle Arti Yaoi!” rispose questi.
L’Innominabile ricordava molto bene quello scontro: vi era stato un momento in
cui il corpo di Fuoco del Greco Inferno pareva davvero fatto di fiamme.
Il Sacerdote delle Arti Yaoi era riuscito a dargli
fuoco con un solo gesto della mano.
“Cos’è successo agli altri membri della Setta?”
domandò il guerriero.
L’Innominabile dalla Lunga Penna scosse il capo “Non
lo so, da ormai diversi decenni ho perso ogni loro traccia. Adesso non so dove
siano.”
“Ma sono ancora vivi, vero?”
“Oh, a questo riguardo non ho dubbi…”
Tacque un attimo, fissando lo sguardo sulla parete di fronte.
“Si…” fece poi, pensieroso, parlando quasi più a se stesso che a Fuoco del
Greco Inferno “…è giunto il momento di riaggregare la Somma Setta.”
V
Studio televisivo della MTV, 18 dicembre 1999
L’Innominabile dalla Lunga Penna sedeva, composto e austero, su di un pouf color porpora.
Una ragazza, carina ma insignificante, lo stava tempestando di domande in
diretta televisiva, interrompendosi di tanto in tanto, per metterlo a suo agio
con qualche battuta decisamente poco divertente.
“Per il suo prossimo concerto che, ricordiamo, si terrà a New Orleans il 31 di
questo mese…”
L’Innominabile le lanciò uno sguardo divertito e la interruppe: “So benissimo
quando e dove avrà luogo, grazie.”
La ragazza, chiaramente in difficoltà, arrossì violentemente, poi riprese:
“Dicevo… per il suo prossimo concerto sono già stati venduti due milioni di
biglietti…” si bloccò e l’altro le fece un gran sorriso d’incoraggiamento; “Un grande successo, no?” concluse.
“A quanto pare…” constatò il sacerdote.
Lei proseguì: “Com’è passare dal suonare in locali poco famosi, all’esibirsi in
diretta ad un concerto live con milioni di persone…? Voglio
dire… in meno di tre mesi è diventato una rockstar
di fama mondiale…”
“Veloce, vero?” sorrise l’Innominabile dalla Lunga Penna.
Lei annuì, rossa fino alla punta delle orecchie.
“Diciamo che mi ero fissato una scadenza a breve
termine. Avevo bisogno di avere un po’ di riflettori puntati su di me, prima
dell’avvento del nuovo millennio.”
“Perché?”
“Per ragioni private e molto personali. Saprete tutto
quando verrà il momento.”
“Durante il suo concerto?”
“Può darsi…”
“Vuole… fare un annuncio in diretta…?”
“Più che un annuncio, un appello. Ai miei vecchi compagni. Ci vediamo al concerto, non mancate! Fuoco del Greco Inferno è
gia qui con me.”
VI
New Orleans, 31 dicembre 1999
Il Dio delle Anime Orientali si strinse le braccia al petto, per proteggersi
dagli spifferi gelidi che gli penetravano tra i bottoni del giubbotto di jeans.
In tasca aveva un biglietto aereo di seconda classe e quello per il concerto
dell’Innominabile dalla Lunga Penna, gli occhi, bistrati di kajal,
erano nascosti dietro un paio di occhiali scuri.
Adesso, stando alle indicazioni dei passanti, lo stadio non doveva distare più
di 800 metri.
Iniziava ad avere noia di camminare ed era ansioso di vedere cosa aveva in
mente il sacerdote.
“Una Rockstar… chi l’avrebbe mai detto…”
VII
Bacca dell’Immensa Vita era ferma fuori dallo stadio,
in mezzo ad una gran folla di persone.
Si guardò intorno, cercando, invano, di individuare qualche altro membro della
Somma Setta: sapeva che erano tutti lì, da qualche parte.
“Bacca dell’Immensa Vita!” urlò una voce alle sue spalle, nel tentativo di
sovrastare il gran boato della folla.
La ragazza si voltò e vide Vita dell’Oriente, a pochi metri da lei, farsi
spazio attraverso la calca sovrumana.
Indossava una gonna corta ed un top stinto sui toni dell’arancio.
“Vita dell’Oriente! Come va?”
“Benissimo, grazie. Sono felice di rivederti!” esclamò
abbracciandola.
“Hai visto qualche altro confratello?”
“Per adesso no. Immagino che Fuoco del Greco Inferno
sia dietro le quinte col sacerdote.”
“Una fulminea salita al successo, eh?”
VIII
“Già, da fare invidia al vampiro Lestat!”
Suino dal Manto Color dell’Oro rise.
“Allora, sei riuscito a cavartela nel ventesimo secolo, Dio delle Anime
Orientali?”
“Non sono diventato un VIP, ma sopravvivo!”
Suino dal Manto Color dell’Oro si voltò verso l’entrata dello stadio; colpiti
dalla luce artificiale, i suoi occhi mandarono un bagliore iridescente, quasi
la riflettessero parzialmente.
“Sarà meglio entrare adesso” disse “Il concerto sta per iniziare”.
IX
L’Innominabile dalla Lunga Penna salì sul palcoscenico dipinto, col suo cappuccio
nero calato sugli occhi.
Per il Dio delle Anime Orientali fu come vivere un dejavù:
sotto lo sfolgorante bagliore dei riflettori, la Somma Setta era nata di nuovo.
Con un rapido scatto, il sacerdote si sfilò il mantello e lo gettò sulla folla
di ragazzini adoranti.
I suoi occhi sfrecciarono per lo stadio.
Erano tutti li, i suoi protetti.
“Splendide, saporite creature mortali” gridò nel microfono
“la Somma Setta è tra voi!”
Il pubblico era in tumulto.
Se avessero capito il significato delle sue parole,
sarebbero fuggiti tutti, ma nessuno ascoltava veramente.
Molti di loro aspettavano fuori dallo stadio dal
giorno precedente, e l’eccitazione sublime che li aveva colti, adesso che il
loro idolo era sul palco, gli impediva di ragionare.
La base musicale era improvvisamente esplosa dagli altoparlanti.
L’Innominabile dalla Lunga Penna cantava frasi ipnotiche, alternate a
misteriose parole arcane.
Disposti in punti diversi dello stadio, i membri della Setta trattenevano il
respiro.
Stava per succedere qualcosa.
Qualcosa di bello e terrificante.
In un angolo, la Regina dagli Occhi Color Nocciola ballava, scotendo la folta
chioma riccia.
Il Dio delle Anime Orientali era inebriato dal suadente odore di sudore che gli
invadeva le narici.
Ma ecco che c’era qualcosa di strano.
L’Innominabile non cantava più; aveva allungato la mano verso una giovane e l’
aveva invitata a salire sul palco.
Lei gli si era abbrancata addosso, candida e sensuale, in quel suo completo
abbandono.
Il pugnale da cerimonia era saettato fuori dal fodero
che l’Innominabile dalla Lunga Penna aveva agganciato alla cintura dei jeans, e
lui le aveva reciso la giugulare con uno scatto fulmineo.
In un istante il sangue di lei era ovunque: macchiava
i vestiti del sacerdote e si coagulava sul pavimento di legno scuro del palco.
La folla si precipitava verso le uscite, ma quelle erano tutte bloccate.
I membri della Setta erano immobili, aspettavano solo quell’ordine.
“Che il banchetto abbia inizio, confratelli! Celebriamo la Webmistress Erika!” gridò
l’Innominabile, levando le braccia al cielo “E’ sorta l’era della Somma
Setta!”
Per un attimo, la sua risata sadica soverchiò il tumulto.