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Autore: TemariMegami    18/07/2014    2 recensioni
La prima volta che si incontrarono fu alla selezione dei Chūnin, dove i ninja di Suna erano stati mandati in missione lì per creare scompiglio, per uccidere e procurare terrore agli abitanti di Konoha. Il padre del trio del Deserto era anche il Kazekage di Suna stessa ed in combutta con Orochimaru per far sì che egli potesse dar sfogo ai suoi comodi. Il trio di cui parlo, fu proprio quello in cui una giovane ragazza, ma all'interno di essa già adulta, si scontrò –durante l’esame- con un giovane ragazzo dallo sguardo pigro, ma dall'intelletto fuori dal comune.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Scommesse
 
Era ancora chiusa in bagno, Temari, e non voleva saperne di uscire. Si guardò allo specchio chissà per quale ragione e sciolse le codine con fare stizzito, gettando gli elastici a casaccio, afferrò la spazzola da sopra il lavandino ed spazzolò i capelli lentamente, pensando ancora alle poche parole che era riuscita a scambiare col moro. Certo, sembrava stare bene nonostante la caviglia rotta ma avrebbe preferito passare ancora un po' di tempo con lui, magari si sarebbe potuta far raccontare qualcosa, qualsiasi cosa, fosse successa durante il loro periodo di lontananza. Ma cosa gliene importava, dopotutto? Lui non ha mai fatto parte della sua vita, perché continuava a pensarlo in quel modo? Così intensamente? Certo, la loro ultima disavventura insieme li aveva fatti avvicinare senza che se ne rendessero davvero conto, riusciva quasi a sentire ancora l'odore della pelle sotto le narici di quando avevano dormito in quella grotta nel deserto, così vicini, ma poteva bastare davvero? Temari non ci credeva affatto, anche perché non ha mai creduto, davvero, ad un qualcosa di così astratto come i legami. Non vi aveva mai fatto affidamento e mai ne avrebbe fatto, a parer suo, era convinta di quei pensieri e credeva che nulla, e soprattutto nessuno, sarebbe stato in grado di farle cambiare idea.
Oh, quanto si sbagliava.
Uscì dal bagno dopo essersi fatta una bella doccia ristoratrice, dando libero accesso al fratello che intanto aspettava paziente seduto sul suo lettino affiancato alla parete. Condividere quella stanza con lui non lo sopportava, ma cosa avrebbe potuto farci? Sbuffò avvicinandosi al suo letto, guardando le vesti sparse su di esso e scegliendo a casaccio un kimono viola con la solita fascia in vita lilla. I sandali l'aspettavano fuori la porta e per una volta avrebbe anche potuto lasciare il ventaglio a casa, non c'era bisogno di portarlo con se, anche se a malincuore. Un filo di trucco? Non ne avrebbe avuto bisogno e nemmeno le interessava, ma per una sera avrebbe anche potuto concedersi uno svago simile e poi non avrebbe voluto presentarsi sciatta in quel villaggio che la ospitava con tanta cortesia, soprattutto perché, lei, non era solo un'ospite bensì anche l'Ambasciatrice di Suna. Rifece le quattro codine con cura, non lasciando nemmeno un capello fuori posto e attese Kankurō sull'uscio della porta, imprecando tutti i Kami per i suoi costanti ritardi.
-Finalmente!- disse non appena lo vide -Ci hai messo un'eternità, dannazione!-
-Sempre molto cara, sorellina. Eh?!-
-Vedi di muoverti, ho una fame da lupi!-
E senza aspettare oltre, varcò la soglia di casa seguita dall'omone dai capelli castani. Non gli ci volle molto ad arrivare a destinazione, la bionda scelse un locale molto vicino alla locanda, così non avrebbero dovuto camminare troppo, non ne aveva proprio voglia, il ristorante in questione si chiamava “BBQ” l'aveva già sentito da qualche parte e tutte le recensioni erano più che buone, soprattutto dall'amico grassone del moro dai capelli ad ananas. E se lo diceva lui.
Entrò nel locale a passo svelto e subito chiese un tavolo disponibile per due persone, il problema ci fu quando si scoprì che tavoli liberi per due non ce n'erano e si trovarono costretti ad occupare un tavolo da sei. Non che fosse un problema, ma avrebbero dovuto mangiare in fretta ed andarsene senza far attendere troppo altri clienti, a meno che non avessero occupato tutti i posti.
Ma vedi tu che razza di locale, mangiare in fretta ed andare via? Temari non l'aveva mai sentito, anche se non la trovava una soluzione stupida, per i gestori. Doveva ammetterlo.
In ogni caso, la bionda di Suna accettò senza fare troppe storie e, mal volentieri, si sedette al tavolo indicato lamentandosi di quello e di questo con  Kankurō, che girava gli occhi al cielo ad ogni protesta della bionda, già non la sopportava più ed era passata solo mezzora, circa.
-Potresti smetterla di lamentarti e guardare cosa c'è nel menu? Magari riusciamo a mangiare qualcosa prima che ci caccino via a pedate a causa del tuo carattere petulante!-
-Perché, a te sembra giusto un trattamento simile? Voglio dire, non solo paghiamo un occhio della testa- si, perché i prezzi in quel locale non erano proprio il massimo del risparmio, insomma -ma dobbiamo anche tracannare tutto in fretta per “far posto ad altri clienti”. Tch, non verrò mai più in questo locale: poco ma sicuro!-
E dopo quell'ultima sfuriata contro il locale, alzò il menu per nascondere la sua testolina dietro di esso, imbronciandosi e stilando con gli occhi ogni singolo piatto, per sceglierne il migliore.
 
E a casa Nara le cose non sembravano andare meglio, da quando una biondina tutto pepe aveva lasciato la sua dimora. Ino e Chōji avevano cercato in tutti i modi di fargli riprendere il suo “buon umore” di sempre, gli sarebbe bastato anche il solito grugno seccato e pigro e non quella spiacevole smorfia indispettita. La bionda si era ritrovata più volte a girare gli occhi al cielo quando aveva cercato di risollevargli il morale ricordandogli della partita a scacchi che aveva perso brutalmente contro di lui, ma nemmeno quello sembrava servire gran ché. E fu proprio Chōji ad avere una grande idea.
-Ehi, Shikamaru! Perché non ce ne andiamo a mangiare fuori, stasera? Proprio come ai vecchi tempi! E poi devo dirti la verità, ho una grandissima voglia di carne arrosto!-
Guardò speranzoso il moro, che intanto si era accasciato sul divano con nemmeno la forza di girare il volto verso il panciuto. Se ne stava lì a fissare il muro e sembrava non pensasse a nulla, mentre invece aveva tanti di quei pensieri nella sua mente che non riusciva a mettere in ordine. Che situazione asfissiante, per lui, uomo tutto cervello.
-Nemmeno se mi portate in spalla!-
Rispose acido, non muovendosi di un millimetro. Ma cosa? Aveva deciso di ibernarsi lì e non muoversi per il resto della sua vita? Ino, in tutta risposta, guardò per un attimo Shikamaru e poi rivolse un ghigno significativo al castano, che capì immediatamente l'antifona e si alzò dalla sua sedia fino ad arrivare davanti a Shikamaru, che lo guardò seccato per un attimo.
No, aspetta, la sua smorfia sadica non prospetta nulla di buono...e difatti, non ebbe nemmeno il tempo di dire qualcosa o muovere un singolo muscolo. Era spacciato. Il ragazzo dalla grande mole, si chinò verso il moro e solleva di peso Shikamaru, caricandoselo letteralmente in spalla, guardando Ino trasformando il suo ghigno in un sorriso spensierato e gioviale.
-Ho fatto come volevi, Ino. Adesso possiamo anche andare a mangiare! Non vedo l'ora!-
-Ehi! NO! Chōji, dannazione, lasciami andare! Non sono mica un pargolo, io! Ho delle gambe e solo perché voglio usarle per riposare non dovreste trattarmi così! Sono una persona, mica un oggetto da sballottare a vostro piacimento, accidenti!-
-Non m'importa, Shikamaru!- Ribatté Ino sollevando un dito all'altezza del viso del viso del moro e scuotendolo in un “no” -Non avrai altre scelte, questa volta! Ascolterai i tuoi amici: che tu lo voglia o no!-
E con quell’aria da saccente smorfiosa gli diede le spalle avviandosi alla porta, allacciando amabilmente le mani dietro la schiena e sorridendo placida, contenta di aver ottenuto ciò che voleva. Intanto, era convinta che passare una serata con loro non avrebbe fatto altro che migliorare il suo umore, ne era più che certa.
Dal canto suo Shikamaru, invece, era ben convinto che la serata sarebbe evoluta da male in peggio. Ma si sa, il giovane Nara non aveva una vista positivissima della vita, anzi. E intanto era ancora in groppa al ragazzone, aveva deciso di portarlo a spasso in quel modo per tutto il tempo? Ma neanche per sogno, aveva una reputazione, lui!
Erano appena uscito dalla porta di casa Nara, quanto il moro decise di scendere a forza dalla spalla possente dell’amico e, guardandolo minaccioso una volta sceso, gli si allontanò ad una distanza di sicurezza sicuro che lui non avrebbe potuto fare altro che stare alla sua decisione.
-E ristorante sia, ma decido io dove andare! D’accordo? O si fa così o nulla.-
-E va bene, Shikamaru, allora: dove vuoi andare?- Chiese Ino poggiando spazientita le mani ai fianchi e guardandolo appena stizzita.
-Al “BBQ”!- Sorrise appena guardando la reazione di Chōji.
E il corpulento amico non tardò a regalargli un gran sorriso, con già la bavetta che scendeva all’angolo della bocca, pregustando mentalmente la squisita cena che avrebbero mangiato.
-Ooohh! Carne alla griglia!- Ribadì il corpulento toccandosi la pancia felice come una pasqua. –Non potevi scegliere meglio, Shika!-
-Quindi cosa stiamo aspettando ancora?- chiese la bionda richiudendo alle sue spalle la porta di casa Nara per poi superare i due ragazzi avviandosi al suddetto ristorante –Muovetevi, pappe molli….o quando arriveremo il ristorante avrà già chiuso.-
Chōji fu il primo a raggiungerla e, con Shikamaru alle calcagna con l’andatura più lenta di un bradipo in letargo, raggiungono in una quindicina di minuti il ristorante tanto agognato dall’amicone corpulento.
Entrano e subito Ino si mette alla ricerca di un posto a sedere, ma il locale è come al solito pieno e sarebbe sicuramente stata un’impresa ardua come ogni volta.
-Voi aspettatemi qui, io parlo con il proprietario per fare uscire un posto per noi! Sapete com’è, mi deve un favore.- E con aria da “so tutto io” liscia la coda bionda quasi con sensualità, prima di svanire dietro l’angolo.
 
A quanto pare non c'era nemmeno un posto libero, tutti i tavoli, proprio tutti, erano occupati e se volevano cenare lì, avrebbero dovuto aspettare che se ne liberasse qualcun-
Un momento.
Cosa, cosa, cosa? Cos'è che gli occhioni blu di Ino hanno puntato? Un'altra chioma bionda legata in quattro codine sbarazzine. Potrebbe riconoscerla tra mille anche solo per quella capigliatura stramba e soprattutto da quei capelli apparentemente poco curati che sfoggiava con noncuranza. E subito vide i troppi spazi vuoti del loro tavolo, non le ci volle molto per comprendere che quelli lì erano gli unici posti in tutto il locale di cui avrebbero potuto usufruire ed immediatamente confabulò per qualche secondo di troppo con il padrone del locale che, con un sorriso accondiscendente, le fece segno di si con la testa per poi andare via e tornare nel suo ufficio, mentre la bionda sfregava le mani tra loro indossando uno dei suoi sorrisetti più furbi ed uscì dal locale più che contenta.
-Venite ragazzi! Abbiamo i nostri posti!-
Chōji e Shikamaru si accigliarono per un attimo, ma seguirono la ragazza senza fare troppe storie e, soprattutto, domande,  ritrovandosi proprio a quel tavolo. Inutile dire che il moro dall’ananas sprofondò nella sua mente andando in panico. Morte celebrale istantanea. Cosa. Dove. Quando. Perché proprio a lui? Possibile che non poteva stare tranquillo nemmeno per cinque minuti? Sudava freddo mentre il suo cervello addizionava due più due per arrivare all’unica soluzione plausibile.
Cazzo.
 
Intanto, facciamo un rewind di qualche minuto. Temari era ancora lì a decidere cosa avrebbero dovuto mangiare, nonostante le occhiatacce del cameriere che non poteva non pensare che la bionda stesse solo perdendo tempo. Ma il problema principale è che lei era davvero indecisa su cosa prendere: cinghiale o maiale? Edua scelta. Kankurō, invece, aveva già deciso da un pezzo, quando alzando lo sguardo, nota una figura che a lui sembrava più che familiare. E certo, a Suna e a Konoha, ovunque andassero se lo ritrovava sempre tra i piedi: Shikamaru Nara. Il suo incubo peggiore, o meglio, quello della sua adorata sorellina. Spalancò gli occhi quando li vide avvicinarsial loro tavolo e Temari, avendo subito notato il suo sguardo, girò la testa verso la direzione dei bulbi spaventati (spaventati?) del fratello, accompagnandolo con lo stupore e aprendo la bocca facendone quasi cadere la mascella sul pavimento.
-Voi?- Esclamò.
-Ma che sorpresa, ragazzi!- esordì Ino con placida accondiscendenza –A quanto pare anche voi avete avuto la stessa nostra idea, che combinazione! Oggi il locale è proprio pieno, ma visto che vi abbiamo incontrati…bhè!- e senza nemmeno chiedere, si sedette proprio accanto alla figura del ragazzo, incitando Shikamaru e Chōji a fare lo stesso. E diciamocelo, spinse Shikamaru proprio vicino alla bionda di Suna, mentre trascinò con se il corpulento amico dai capelli castani, afferrandolo sotto braccio –Direi che cenare tutti quanti insieme non sia proprio una cattiva idea, anzi! Sarà tutto molto, molto divertente. Non trovate?-
-….Ah?- Biascicò stupita Temari.
-Che c’è, Tem. Il gatto ti ha mangiato la lingua?- Chiese ironicamente Shikamaru.
-Ma non farmi ridere. E levati! Non ti appiccicare, dannazione! Sei fastidioso come la colla, Nara!- Si inalberò la bionda, spostandolo malamente verso la fine della panca di legno.
E quindi si ritrovarono tutti in quella strana situazione, in cui li aveva trascinati Ino, la ragazza dalle idee brillanti. Kankurō, intanto, guardò tutta la scena basito e sconcertato. Era successo tutto in pochi minuti e lui era riuscito a capirci poco e niente, non rifiutando però la loro compagnia. Chōji, invece, si era già catapultato sul menu solo per vedere le figure dei suoi piatti preferiti. Si, perché ormai conosceva alla perfezione ogni singola pietanza scritta lì sopra, sarebbe stato inutile leggere sempre le stesse cose, sapeva già perfettamente cosa farsi portare: tutto.
-Oggi offriamo noi, Vero Shikamaru?- Si intromise Ino.
-Offriamo noi?-
-Certo! Loro sono ospiti di Konoha, dobbiamo essere ospitali con loro, no?-
-Ah, si?-
-Si!- Ribatté la bionda trucidandolo con lo sguardo… che fece venire i brividi al giovane Nara.
-Oh…OH! Ma certo… ospitali. E va bene, va bene. Offriamo noi.- Rispose fingendosi entusiasta.
-Ah, in questo caso…-disse Temari dando un’ultima occhiata al menu –direi che potremmo assaggiare un po’ di tutto.. che ne dici, Kank?-
-Eh? Ah, si. Ottimo, ottimo.- No, a Kankurō non importava un fico secco della cena, in quel momento, pensava solo a lanciare occhiatacce truci verso il moro, facendogli intendere tutto l’astio insensato che provava verso di lui. Dico insensato perché, in fin dei conti, nonostante lui abbia il sentore che tra lui e la sorella potesse esserci qualcosa, non aveva nemmeno lo straccio di una prova concreta, quindi si costringeva ogni volta ad inghiottire quel fastidioso groppo in gola e mangiarsi la lingua, insieme alle unghia, le dita e le mani.
 
E così, ordinarono varie cose dal menu, che poi avrebbero dovuto grigliare da loro una volta in tavola. Mentre l’umore della tavola pareva accendersi ogni secondo di più, solo grazie ad Ino, che sapeva perfettamente come rompere il ghiaccio, fortunatamente. Altrimenti sarebbe stato veramente un mortorio, lì. Tra Temari che si divideva tra le occhiatacce del fratello e gli sguardi confusi del Nara, Shikamaru che si divideva tra il guardare Temari indagatore e minacciare Ino con gli occhi e Chōji che non riusciva a pensare ad altro se non alla carne alla griglia che sarebbe arrivata a momenti. Un vero delirio, insomma.
-E allora, Temari! Per quanto ti tratterrai qui?-
-Circa una settimana.-
-Oh, che notizia splendida!-
-…Ah, davvero?-
-Ma certo!- E proprio non riusciva a tenere la bocca chiusa –E scusami per prima, non avrei voluto interrompere qualcosa quando sono entrata con Chōji così inaspettatamente, avremmo dovuto chiedere il permesso, sono stata parecchio maleducata…!- Bomba a mano: lanciata.
-C-cosa? Che? Non…non hai interrotta proprio nulla, Yamanaka.- Distolse lo sguardo per un attimo, per poi guardare enigmatica il fratello, che ricambiava con uno sguardo minaccioso, prima per lei e poi per il giovane Nara, che in tutta risposta digrignò i denti arrossendo lievemente, dissimulando l’imbarazzo passandosi una mano esasperata sulla faccia.
Inutile dire che entrambi i nostri protagonisti non volevano saperne di esternare i loro sentimenti, nonostante fossero più che palesi innanzi ad occhi estranei. Peccato che nessuno dei due sembrava volersi accorgere dei sentimenti dell’altro.
E tra un insulto di Ino e un’altra portata per Chōji, la serata passò relativamente in fretta e sia Temari che Shikamaru potevano quasi ritenersi soddisfatti di aver potuto passare, quanto meno, una serata diversa dalle altre, ma è arrivata l’ora dei saluti un po’ per tutti e man mano sfollarono il tavolo pagando tutti insieme il conto, dividendolo equamente.
Ma proprio quando tutti si stavano ormai salutando, Ino prese sotto braccio Kankurō e Chōji  trotterellando via con entrambi, la banale scusa di voler portare il Jōnin della Sabbia a fare un giro di Konoha senza due palle al piede come Temari e Shikamaru, che intanto si guardarono straniti.
-Ma cos’ho fatto di male per avere quella svampita nel Team?- Spiaccicandosi una mano sul viso, gesto che fece inconsciamente sorridere Temari, la sua disperazione superficiale e totalmente falsa non poteva definirsi diversamente da buffa. –A quanto pare siamo rimasti solo noi due, “le palle al piede”, mh?-
-Meglio così, non mi andava proprio di camminare e vedere qualcosa di già visto e rivisto.- rispose la bionda scrollando le spalle –A dirla tutta, preferisco la tua compagnia al continuo lamentarsi di mio fratello.-
-Wo-oh, piano con le dichiarazioni, Sabaku!- Rise il moro.
-Vuoi un pugno sul naso, Nara?- Si accigliò la bionda inarcando un sopracciglio a mo’ di minaccia, seppur gli stesse sorridendo di rimando –Come ti va la gamba, piuttosto?-
Il moro, in tutta risposta, scosse la stampella a mezz’aria sbuffando –E’ una seccatura, ma che posso farci? Ho voluto fare l’eroe e questo è il risultato, una gamba rotta e l’ego maciullato.-
-Allora è quello che ti meriti. Non hai la stoffa per fare l’eroe, tu. Magari la spalla, o il cervellone dietro ad un computer che lo aiuta.-
-Si, si. Molto divertente, Seccatura. Ma probabilmente hai ragione.- Portò la mano libera a grattare la nuca, all’attaccatura dei capelli. Che avesse una bassa opinione di lui lo sapeva, ma non credeva fosse, così, bassa –Ti accompagno a casa, visto che la strada è la stessa.- Asserì senza aspettare risposta della bionda e, anzi, la sorpassò senza nemmeno controllare che lo seguisse. Ma non ce n’era bisogno, perché Temari, come ordinato, lo seguì proprio dietro i suoi passi senza battere ciglio.
-Inizi a fare il galantuomo ora? Cosa c’è, Nara, cerchi di flirtare con me?- Sogghignò stuzzicandolo con un gomito sul suo braccio. Nel frattempo si era affiancata a lui, tenendo il passo.
-Pfft. Flirtare con te.. mi hai preso per un masochista per caso?-
-Potresti esserlo.-
-E tu potresti essere un uomo, per come ti comporti.-
-Allora dillo che vuoi essere picchiato a sangue!-
-Hai, hai… scusa.- Come se sé la fosse presa davvero, poi, Temari per quella battuta. Tutto riusciva a fare, quella sera, fuorché prendersela col giovane, nemmeno l’imbarazzo sembrava fermarla, magari quel paio di bicchierini di sakè li avevano aiutati a buttar giù quei muri fastidiosi che entrambi alzavano l’uno sull’altra senza necessariamente perdere la testa e ubriacarsi pesantemente.
 
-Siete molto uniti, mh?- Chiese Temari dopo lunghi secondi di silenzio, rompendolo improvvisamente e facendo sussultare il moro, che intanto si era rinchiuso nei suoi pensieri.
-Ah? Chi?-
- Tu e il tuo Team.-
Restò per un attimo confuso da quella domanda, difatti ci mise qualche secondo in più per formulare una risposta -Ci sono sciamo sin da quando siamo bambini. Il maestro Asuma ci ha trattati come figli e ci ha insegnato sin da bambini il rispetto reciproco e poi, devo essere sincero, non saprei proprio come fare senza di loro, sono come una seconda famiglia…-
-Sembrate parecchio uniti, credo sia difficile  trovare un trio così. Forse non dovrei farmi i fatti tuo..-
-No, no figurati. Però…ecco.. – Sorrise  – fatta da te pare una domanda un po’ bizzarra. Sempre così austera e lontana da tutti, disinteressata ai legami e gelida come il ghiaccio. Mi hai sorpreso per un attimo, tutto qui.-
-Gelida come il ghiaccio? Per una che vive nel deserto è un paragone piuttosto bizzarro. Sarebbe stato più azzeccato “arida come il deserto”, no?-
-No. Non sei arida, non ho mai pensato una cosa simile, sei solo scostante, cerchi sempre di allontanare tutti. Non capisco perché, ma questo mi infastidisce, perché più tento di avvicinarmi più ti vedo fare passi indietro.-
Sgranò gli occhi a quelle rivelazioni,  rallentò il passo colta di sorpresa e boccheggiò per qualche secondo senza riuscire a mettere insieme una frase sensata per svariati secondi. Ridacchiò nervosamente e un mezzo sorriso forzato le deformò le labbra carnose, mentre nella sua mente risuona la sua stessa frase di prima “cerchi di flirtare con me?” che la fece deglutire pesantemente.
-Ah..ahah… Stasera stai dando il meglio di te.. non vuoi proprio finirla di scherzare, eh?!-
 
E solo a quel punto al moro balenò in mente un’ideuzza bizzarra quanto pericolosa, pericolosa per lui, sia chiaro.
Camminavano già da un po’, ma a dirla tutta avevano coperto ben poca strada da quand’erano partiti, i loro passi lenti non facevano altro che allungare il tempo della reciproca compagnia e il bello era che non se ne rendevano conto. Nemmeno per un attimo.
Ma ecco che Shikamaru decise di fermarsi, proprio allo svicolo in cui avrebbero dovuto girare per continuare la strada di casa, ma no, il genio della famiglia Nara aveva altri programmi, fermo proprio vicino ad uno steccato in legno alto e si girò verso la bionda, la solita aria seccata che chiunque avrebbe voluto prendere a schiaffi, ma i suoi occhi, quelli che attirarono Temari, urlavano tutt’altro che pigrizia. Erano eccitati e subdoli allo stesso momento, nessuno avrebbe potuto prevedere le sue mosse, in quel momento, sembrava quasi un’altra persona, come quando gioca a Shogi, insomma.
Ed eccola lì, la sua strategia. Si avvicinò alla bionda, costringendola a gesti riflessi di indietreggiare proprio dove si trovava lo steccato e, in tutta risposta, non appena fu abbastanza vicino, il Nara alzò la mano destra per poggiarla al legno davanti a lui, proprio all’altezza del viso di Temari, al lato e si avvicinò a lei il tanto che bastava per poterle permettere di sentire il suo respiro caldo sulla pelle.
-Non sono io che flirto, tanto meno scherzo, Sabaku. Magari sei tu che ti stai innamorando di me.-
 
Perse un battito, no due, anzi tre. Già mentre lui le si avvicinava costringendola ad indietreggiare iniziò a sentirsi improvvisamente accaldata e le palpitazioni si facevano sentire nel suo petto, petulanti e forti, ma adesso, vederlo, sentirlo così vicino avrebbe potuto farle perdere totalmente la testa da un momento all’altro. Perché? Ma certo, non era mai stata così vicina ad un ragazzo, se non per ucciderlo, ovviamente. Ecco perché.
Restò guardinga seppur dentro di lei si stessero praticamente sciogliendo tutti gli organi, uno per uno e, anzi, lo scrutò malignamente per qualche secondo prima di riprendere la sua aria da strafottente doppiogiochista.
Peccato per l’evidente rossore in viso, che le rovinava tutto il teatrino che aveva faticosamente messo su.
-…-
-Allora?-
-…No.-
- No cosa?-
- E’ una domanda stupida e controversa!-
-Questa non è una risposta.-
-Si che lo è. E adesso spostati.-
-E se ti dicessi di no?-
-Ti prendo a pugni.-
-Eppure siamo ancora qui.-
-Non sfidarmi, Nara!- Abbaiò digrignando i denti tentando di darsi una calmata, invano.
-Allora tu rispondimi, Sabaku!- Sospirò seccato.
- Sei uno stronzo.-
-Sei arrossita.-
-Non dire cazzate.-
-Smettila di dire parolacce. Non è da te.-
-Si che lo è.-
-Ti dico di no.-
-Credi davvero di conoscermi così bene?-
-No. Allora dimmi: dici spesso parolacce?-
-Si.-
-Bene, ho imparato qualcosa di te, allora.-
-E con questo?-
-Mi piaci.-
-…-
BAAM. Cos’è? Una pietra? Un macigno? No, l’intero cielo, il mondo le sono appena crollati addosso. Contro mossa, Temari, vai di contromossa.
-…Non…non è da me.-
-Uhm?-
-Dire parolacce…non è da me.- Spostò lo sguardo altrove, se possibile ancor più rossa di prima.
-Non divagare, sapevo che quella era una bugia.-
-Cos’altro vuoi?-
-Qualcuno ti si è mai dichiarato prima?-
-Che t’importa?-
-Rispondimi.- Probabilmente Shikamaru non era mai stato così tanto intraprendente, difatti si stupì di se stesso per quelle parole e, soprattutto, per il suo comportamento. Ma qualcosa che lo lasciava praticamente a bocca aperta era la sottomissione a cui la bionda si stava sottoponendo. Si sarebbe aspettato di tutto, un calcio in mezzo alle gambe, una strigliata degna di sua madre, uno schiaffo dritto in faccia.
Invece nulla, la biondina aveva deciso di lasciarsi mettere sotto interrogatorio. Da lui. E questo la diceva parecchio lunga. Certo, Shikamaru in questo genere di argomenti non era il migliore, anzi, faceva proprio pena, ma persino lui iniziava ad intuire l’attrazione reciproca a cui erano sottoposti e non poteva ancora fingere indifferenza e soprattutto non lo voleva. E intanto la bionda di Suna continuava con il suo tenere la bocca chiusa, questo lo faceva irritare più di quanto immaginasse e gli ci volle un bel po’ per darsi una calmata e provare ancora.
-Temari, ti ho detto di rispondermi.-
-Non darmi ordini.-
-Se te lo chiedessi per piacere mi risponderesti?-
-No.-
-Allora non vedo perché dovrei cambiare modo.-
-Inizia con il levarti di dosso e ricominciare a fare la persona normale invece del maniaco stalker, poi potremmo provare a parlare da persone civili!-
-Continuerò con questa farsa finché non parlerai.-
-Sei un ragazzo imbarazzante.-
-Ogni tanto mi capita.-
-Si.-
-Si, cosa.-
-Un paio di ragazzi si dichiararono, tempo fa.-
-Chi.-
-Non sono problemi che ti riguardano.-
Aggrottò le sopracciglia guardandola dritta in faccia, sfidandola anche, senza però trovarla impreparata, anzi, corrucciò anche lei lo sguardo, ma sembrava più un broncio che una smorfia adirata. Adorabile. Davvero adorabile.
Perse un battito e, come se non bastasse, si ritrovò a sentire caldo, troppo, all’altezza delle guance. Non poteva fare così, era ingiusto e giocava sporco ma non avrebbe desistito, deglutì e continuò ostentando sicurezza.
-Conoscendoti avrai tirato loro un gran bel pugno o comunque li avrai stesi in pochi secondi.-
-Qualcosa del genere.-
-Con me non l’hai fatto.-
-…-
-Sei ancora qui e non mi hai torto un capelli.-
Beccata.
-….Sono ancora in tempo.-
-Touché!-
-Lasciami.-
-Non ti sto trattenendo, ci sono vie d’uscita ovunque, Temari.-
-Mi hai messa spalle al muro.-
-Il lato sinistro è completamente libero.-
-…-
-Incredibile, sono riuscito a rubarti la parola più di una volta senza conseguenze catastrofiche, questo deve essere il mio giorno fortunato!-
 
Colpita nell’orgoglio più e più volte da quello sfrontato, a cui avrebbe voluto tirare il collo come si fa per uccidere le galline, se ne restò imbambolata senza muovere un muscolo, rapita da quella sua decisione, la pigrizia sparita, insieme al suo stancarsi di tutto. E perché, poi, lei non riusciva a muovere un muscolo? Come poteva permettergli di prendere le redini della situazione senza che lei nemmeno provasse a ribaltarla?
Era inaudito.
-Mi piaci.- Ribadì il moro scrutandola negli occhi acquamarina che l’hanno sempre ammaliato e sempre lo faranno. Come se si aspettasse una risposta, come se non aspettasse altro che essere ricambiato, perché se prima era solo un’idea, ora era qualcosa di più concreto,  tutti i gesti, le parole, i silenzi, portavano ad una sola risposta. Allora perché diamine continuava a fingere di non provare nulla?
Iniziava ad irritarsi e la bionda se ne accorse subito. Pessima mossa, Nara. Mai far fiutare ad un predatore la paura.
Finse di boccheggiare per qualche istante, guardando prima a destra e a sinistra, poi lo fissò dritto negli occhi.
-Giochiamocela.-
-Eh?-
-Giochiamoci la mia risposta.-
-Quale risposta?-
-Non vuoi che io ti dica nulla?-
-Temari…-
-No, aspetta- lo zittì con una mano prima che potesse dire qualsiasi cosa –facciamo una scommessa, una qualsiasi. Se perdo io, allora ti dirò la verità su quello che provo, se ti interessa tanto, in caso contrario resterai col dubbio fino a che non sarò io a deciderlo.- Ghignò consapevole che il moro avrebbe rifiutato.
-Ci sto. Ma alle mie condizioni. Si giocherà una partita, una sola, a Shogi.-
-No, asp…-
-Tu hai scelto il duello, allora io decido l’arma.- la interruppe lui.
-…- l’aveva fregata, doveva ammetterlo –D’accordo.-
A quella risposta Shikamaru allargò il ghigno e si staccò da lei, malvolentieri.
-Stanotte, vieni a casa mia dopo che tuo fratello sarà andato a dormire.-
-Stanotte?-
-Problemi?-
-No, va bene. Non vorrei che qualcuno mi vedesse troppo in tua compagnia, potrebbero farsi idee sbagliate.- Provocò di proposito, ma il moro annuì senza dare troppa importanza a quella frase. Dopotutto, gli occhi addosso non li ha mai amati, un po’ di segretezza non sarebbe guastata.
-Lascerò la finestra della mia camera aperta, primo piano, verso est.-
-A più tardi, Nara.- E si dileguò dietro l’angolo, lasciandolo lì come uno stoccafisso.
 
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Angolo della scrittrice: E finalmente –finalmente- inizia a muoversi qualcosa. Certo che questi due sono proprio tardi, eh!
Vi aspetto nel prossimo capitolo, spero vi sia piaciuto e se vorrete lasciare un commentino o anche una critica è sempre tutto bene accetto per migliorare.
Bye, bie! <3
  
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