Serie TV > Violetta
Ricorda la storia  |      
Autore: blackswam    18/07/2014    4 recensioni
Avete mai provato a scrivere su un diario?
Lui è un amico, uno di quelli leali e su cui puoi fare affidamento. Sai con certezza che lui non ti tradirà mai e pertanto confessi tutto ciò che ti passa per la mente.
Violetta fa un tentativo, e mai cosa fu più bella.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti, Violetta
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Image and video hosting by TinyPicNota autrice: Siete pronti per una nuova oneshot? °spara i coriandoli°
Non ci sono parecchi dialoghi, perciò potreste annoiarvi anche se spero con tutta me stessa di non avervi fatto addormentare sul PC. Non è un oneshot romantica, comica, horror così via. Non so nemmeno dove inserirla. E' uscita così, dal nulla, nascosta nei cassetti della mia testa. Come al solito troverete un lieto fine, con me non so se riuscirete a trovare diversamente. Non leggo mai storie triste altrimenti mi deprimo, coinvolta troppo nella lettura e non voglio che nemmeno a voi succeda.
Non voglio annoiarvi più del dovuto.
Buona lettura!



Caro diario; ti racconto la mia vita.





Tutte le volte che non riuscite a frenare le vostre emozioni, quando volete parlare con un amico, ma lui non è affidabile, quando volete raccontare un vostro segreto che deve restare segreto chi meglio di un diario può aiutarti?
Violetta era quello che pensava quando stava stesa sul suo lettino, appoggiata con la pancia sul materasso e le carte sul cuscino. I lunghi capelli castani le ricadevano sul viso creando qualche inceppo alla sua vista e lei, con cura, allontana la ciocca che gli era di intralcio e afferrando saldamente la penna inizia a scrivere sul quel foglio bianco che profumava di nuovo. Le mani, ornate di anelli e bracciali, scrivevano frenetiche sul foglietto mentre la mente della mora navigava lentamente pensando ai momenti vissuti che velocemente prendevano vita a penna.
Sospira sollevata.
' Caro diario... così dovrei iniziare, no?', pensa la ragazza.
Non ne aveva mai scritto uno. Era impreparata, ma le parole si creavano nella sua mente e apparivano sulla carta come per magia. Scrivere la data, l'ora, e mettere in finale il suo nome. Il lucchetto era accanto al libretto e sarebbe diventato utile soltanto alla fine.
' Non sono una scrittrice. Non voglio nemmeno diventarlo. Per me tu sei un vero mistero, un tesoro da scoprire e apprezzare. Si dice che tu diventi amico di tutti, mantieni i segreti e sei vero e leale. Il motivo che mi ha spinto a scriverti e perché sono stanca di piangere. Stanca di essere triste, addolorata. Voglio sopprimere il dolore attraverso le parole, incavolandomi con te per farti raggiungere la mia sofferenza. Voglio insultarti, perchè so che tu non mi abbandonerai. Voglio parlarti, perchè so che tu mi ascolterai. Non puoi rispondermi, è assolutamente impossibile.
Però voglio farti sapere che per la prima volta, in tutta la mia adolescenza ho smesso di piangere.', incomincia a raccontare la mora.
Violetta Castillo. Diciotto anni. Famiglia antiquata, riallacciata alle vecchie generazioni, con mille pretese. Volevano che la loro unica figlia ottenesse il meglio, che non gli mancasse nulla, condizionando persino la sua vita. Non era facile opporsi alle loro decisioni, ai loro visi truci e accattivanti. Erano gelidi e attraverso quei occhi freddi esprimevano la loro delusione.
' Voglio raccontarti tutto dall'inizio. Da quando tutto è cominciato.', sospira al sol pensiero la mora. ' Non avevo nessuno amico. A quel tempo non avevo nessuno. Restavo richiusa nelle mura della mia camera, con l'ipod tra le mani e le cuffiette alle orecchie cantando canzoni per conto mio. I miei genitori non apprezzavano questa mia solitudine e pertanto mi presentavano degli amici, che per loro conveniva che conoscessi. Amici ricchi, come me insomma.', sospira nuovamente nel pensare a tutte quelle snob che gli avevano fatto mangiare i loro capelli.
Tanto che li sventolavano a desta e a manca.
' Da bambina mi allontanavano da qualsiasi estraneo, che a detto loro, non facevano per me. Ed mi dovevo accontentare degli scarti, come li definivo io. Ragazze dai folti capelli biondi, occhi azzurri, corpo sbilanciato e snello che si curavano soltanto dei loro interessi, del loro corpo, di essere sempre belle e curare il loro linguaggio. Non riuscivano ad essere se stesse, o almeno al cento per cento.', scriveva mentre si ricordava di Ludmilla Ferro, al tempo una bambina di nove anni, cercava di inserirla nel suo circolo vizioso di bambini che sembravano dei veri automa, senza un briciolo di cervello manovrati dai loro stessi coniugi. Violetta non era stupida e senza farsi troppi problemi aveva rinunciato alla sua richiesta riprendendo a leggere il suo libro seduta sulla panchina. Ricordava quando la bionda aveva alzato le spallucce e si dirigeva verso quel branco di zombie snob. Forse zombie è un appellativo non proprio azzeccattissimo, ma loro non potevano essere rappresentati.
' All'età di quattordici anni era arrivato il momento di farsi qualche amichetto, sosteneva mia madre ansiosa di avere un nipotino. Regale, modello, pieno di giocattoli costosi. Lei aveva già progettato la mia vita, scritta su un foglio bianco, e l'aveva anche timbrato. L'aveva appeso sul muro della sua camera, e spesso la vedevo con le mani incrociate a fissare il foglietto ammirata e ansiosa. Mi aveva portato a conoscere tanti ragazzi. Ricchi, ovviamente. Non era molto belli. Occhiali molto grandi e neri, spesso si scaccolavano il naso e parlavano soltanto di computer. Alcune volte li scoprivo a fissarmi a lungo quasi avessero la bava alla bocca e rimanevano a guardami con occhi grandi, come se non avessero mai visto una donna in vita sua.', e si sofferma a ricordare quella volta che i suoi genitori gli fecero conoscere Jason. Il nome esprimeva un so che di bello e affascinante, ma era tutto un imbroglio. Era basso, grassottello, parecchio bruttino. Nonostante era di buona famiglia non conosceva le buone maniere e come mangiare in tavola. Ricordava soprattutto gli spaghetti lasciati cadere sul pavimento, sul tavolo e forse alcuni anche sui suoi vestiti. Ricorda, sorridendo, anche quando aveva digitato il numero di suo padre per farla venire a prendere. Aveva preso la sua borsetta ed era uscita dal locale.
' Mai più appuntamenti. Era questo che mi ripetevo fino al compiere dei sedici anni. Siccome mia madre aveva letto, non so dove, che in America a sedici anni si poteva definire maggiorenne anche io lo sono diventata in un batter d'occhio. Io e papà continuvamo a ripeterle che non è così, che era ancora una ragazzina, visto perchè la mia mente non era ancora sviluppata. Piano piano, a poco a poco, siamo riusciti a farle accettare la cosa, poi d'improvviso un ciclone ha sconvolto la mia vita. Un ragazzo, non ricco, non brutto, non grasso. Era bello, castano con gli occhi verdi, era snello e sbilanciato.', dopo essersi appuntata queste ultime parole si porta la penna tra le labbra. ' Di nascosto inizio a frequentarlo, anche se mi ci sono voluti mesi per fargli notare la mia presenza. Grazie a lui sono cambiata, ho conosciuto dei veri amici, ho vissuto per la prima volta. Non è stato amore a prima vista, ma un amore alimentato con il tempo, con l'amicizia. Però avevo il sostegno delle mie amiche, del mio migliore amico Maxi.', sorride ripensando ai momenti passati insieme. Alle risate, alle lacrime, ai compiti svolti insieme e gli svariati tentativi di copiare da qualcuno di intelligente. Non erano perfetti, e per questo li amava. Mostravano i loro difetti, si accettavano per come erano realmente, si volevano bene e non si mascheravano. Erano i perfetti migliori amici.
' Ho dovuto lottare molto con la mia famiglia. Mi sono ribellata, arrabbiata, tante lacrime sono state versate, ma come si dice il bene vince sempre sul male? Esatto. Come sempre. I mie sentimenti li hanno raggiunti e adesso sono felice. Maledettamente felice. Sempre tua, Violetta.', felice e con un sorriso che gli coronava il volto chiude il libricino, chiudendo con il lucchetto.


_

[ Sei anni dopo.]
Violetta era rimasta seduta sempre nella medesima posizione e rideva leggendo il piccolo libricino rimasto conservato nel suo cassetto per tanti anni.
Lo accarezza lentamente, e se lo porta al petto coccolandolo come un bambino.
' Violetta, tesoro, sono tornato.', urla di sotto una voce maschile.
' Arrivo, Leon.', sussurra quasi e corre con grande velocità verso il domani, il futuro, verso la sua felicità.

P.S Leon, il ragazzo dagli occhi verdi, ed io ci siamo messi insieme. Sono circa sei anni che siamo fidanzati, viviamo insieme e siamo immensamente felici soprattutto perché non saremo più soli. Mi mancherai amico mio, ma tornerò. Un giorno...
  
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Violetta / Vai alla pagina dell'autore: blackswam