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Autore: _Equinox    18/07/2014    2 recensioni
|| TakuRan|| accenni all'Akane x Shindou || angst ||
Kirino sarà sotto le sembianze di geisha.
DON'T LIKE DON'T READ!
Ranmaru, un nobile, si ritrova in un'okiya come sguattero in quanto un incendio causò la perdita dei genitori. Nella casa delle geishe non viene trattato bene, fino a quando un giorno, la celebre Hitomiko-san non lo prende sotto la sua ala protettiva per fare di lui un artista.
Ma l'identità di ragazzo gli causerà non pochi problemi, specialmente quando conoscerà Shindou, un nobile che si invaghirà di lui.
Nana's back like D i s t o r t e d, maddafacka.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akane Yamana, Hitomiko Kira/Lina Shiller, Hitomiko Kira/Lina Shiller, Kirino Ranmaru, Shindou Takuto
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Story of a geisha

 
Quando ero un bambino, okaasama mi diceva che ero speciale. Ho sempre avuto l'aspetto di una ragazza e, spesso, venivo confuso per tale.
Ma la cosa che colpiva sempre tutti erano gli occhi: color del cielo limpido, puri, talmente rari da sembrare zaffiri. 
Un tempo vivevo nell'alta società. Avevo denaro e una bella casa, qualcuno che mi amava, addirittura.
Poi, il fuoco cremisi portò via tutto.
- Nee, Matto, appena finisci qui occupati dei kimono. E bada a non sbagliare come l'altra volta, per cortesia -
La voce della ragazza qui in camera mi desta dai pensieri su cui sto rimuginando. Guardo le mie mani, screpolate e non curate che muovono lo straccio per far sì che il pavimento in legno venga pulito. 
- Akane-san, siete pronta? Dobbiamo andare -
Un'altra voce, quella di Aoi Sorano, una semplice maiko, spunta dalla soglia della porta in carta riso. Indossa un kimono azzurro, con delle nuvole candide disegnate sulla parte inferiore. Le maniche lunghe hanno degli ornamenti argentei, i quali unendosi danno vita a dei meravigliosi fiori. Il viso, pesantemente truccato e pallido, sorride.
Akane si alza camminando con grazia sugli alti sandali. 
- Stasera ci sarà il figlio di Sakutaru-sama - informa la bluette. Gli occhi glicine di Yamana si illuminano nel sentire la notizia. 
Azayakana.
Questo è il suo nome d'arte. Vuol dire brillante.
Il mio nome, Matto, vuol dire zerbino. In genere, quando sei un semplice sguattero meriti un nome diverso da quello di nascita. Quando mi trovarono circa dieci anni fa sullo stipite del portone di quest'okiya rannicchiato su me stesso, la prima cosa che pensò Beta, l'oka-san, fu matto.
Avrei tanto desiderato poter dire che quel nome non mi piaceva, che mi chiamavo Ranmaru Kirino, appartenente ad una nobile stirpe, ma... Non volevo contraddire coloro che mi avevano messo un tetto sul capo. Qui la vita non è delle migliori: passo il tempo ad occuparmi delle faccende domestiche assieme alle shikomi. Alcune mi trattano gentilmente, altre fanno le altezzose.
Tanto andranno via tutte, prima o poi.
Con un leggero sospiro alzo il capo. Qui è tutto pulito. Mi sollevo dal pavimento.
L'armadio di Akane-san è pieno di meravigliosi abiti tradizionali, dei più variopinti colori. Li divide in puliti ed utilizzati. Oggi tocca a me lavare questi ultimi. 
La serata non è male, quindi posso benissimo prendere la tinozza e pensare al mio lavoro lì. Purtroppo però, incrocio Beta nel tragitto per andare dalle stanze al cortile.
- Oh, Matto? Dove vai così di fretta? - chiede innocente.
Sollevo il kimono per mostrarglielo ed evitare spiegazioni. Sorride dolcemente e supera la mia figura con grazia.
- Ah, Matto-chan? 
Quand'è che sparisci? -
E sento una mano spingermi giù dalle scale. L'impatto con il pavimento è violento e finisco con lo sbattere lo zigomo destro.
Kami, no...
Purtroppo realizzo che il prezioso kimono della geisha castana è andato strappato. Guardo la stoffa dispiaciuto, nonostante la colpa non sia mia.
La risata della donna dai capelli azzurri arriva lontana alle mie orecchie.
Stringo i pugni. Le mani sanguineranno se continuo con la stretta, ma non importa. 


- Sei un idiota incompetente! Eppure mi ero raccomandata di fare attenzione! -
Le urla di Akane-san sono forti, rimbombano nella mia testa proprio come il suono dello schiaffo appena ricevuto. 
Era il suo kimono preferito, dopotutto. E quello che piaceva tanto al figlio adottivo del signore Shindou.
Aoi prova a calmarla, ma tutto è invano. Vorrei rispondere che è stata Beta-sama a spingermi, che in fondo non è colpa mia.
- Matto, forse è meglio che tu vada - sussurra Sorano, che con un sorriso si rivovolge alla castana.
- Ne troveremo uno più bello, e che piacerà di più a Shindou-sama -
Non avendo altro da fare, mi dirigo al piano inferiore, nei "bassifondi" dell'okiya dove ci sono gli alloggi delle novelline. Siamo tutti ammassati e c'è poco spazio. La sveglia è prima dell'alba, per cui bisogna portare premura ed andare a letto presto.
Il mio futon è vicino alla porta scorrevole che porta sul giardino, separato da quello delle altre ragazze. Delle volte, quando non riesco a dormire, mi dirigo nello spazio all'aperto, mi siedo sul ponte del piccolo laghetto e guardo la luna. Se poi sono in fiore, mi perdo con lo sguardo tra le fronde dei ciliegi.
Anche da bambino lo facevo. La nostra casa era grande e fuori c'era un enorme spazio verde. D'estate si sentivano i grilli e le lucciole si posavano dolcemente sulle piante. 
Ricordo che assieme ad otoosama e ad okaasama facevamo delle piacevoli passeggiate.
Quando tutto andò in fiamme a causa di quella stupida lite avvenuta tra i miei genitori, persino il giardino morì.
Poggio la testa sul cuscino e sospiro. 
- Ne hai combinata un'altra delle tue, nee Matto? -
- Midori -.
Midori Seto è la più anziana dopo Beta-sama. Ha ventisei anni. Vive qui da prima che ci arrivassi io. Dice che le cose un tempo erano diverse. Si viveva in modo felice. 
- Ho strappato il kimono di Akane-san. Quello porpora con le rose argentee -
- Oh, quello che ha messo la prima volta che Shindou Takuto ha chiesto la sua presenza - spiega. Parliamo sempre prima che le altre shikomi arrivino. 
- Era bello quando qui c'era Hitomiko-sensei. Lei era gentile con tutti - racconta sognante. Delle risatine qui vicino ci destano dai pensieri.
Le altre stanno arrivando. 
- Seto-kun? Perché non sei mai diventata una geisha? -
- Perché sono nata nella povertà -
Ed un tonfo. 
Il giorno dopo, si sentiva dire nell'okiya che la Shofu dai capelli rossi era morta.


 
- Sai Ranma-chan, quando qualcuno a cui tieni perde la vita e va su in cielo, significa che qualcuno prenderà il suo posto -


I vocii mi distraggono. Le ragazze parlottano e si sentono dei sussurri.
Io mi sto occupando dei fiori di ciliegio. Beta-sama non vuole che i fiori vecchi stiano tra i rami. Non vuole aspettare che cadano. Ma nell'aria c'è un nuovo profumo. Profumo di vita. 
Oggi mi sento felice. Midori è passata a miglior vita circa tre giorni fa, e da allora non ho più sorriso.
Rientro. Il secchio è pieno di petali privi di vita.
Ciò che mi colpisce di più si trova all'ingresso.
Una donna meravigliosa, probabilmente una geisha.
Il viso è perfettamente truccato, il kimono va sulle tonalità scure sul quale è dipinto un intreccio di campanule azzurre. I capelli bruni sono raccolti nella tipica acconciatura, il wareshinobu, ornati da pettini e fermagli argentei. I suoi occhi scuri si puntano nei miei così chiari.
- Lei. Scelgo lei -
Questo è tutto quel che dice. 
Un coro di disappunto si alza tra le maiko. Ad intervenire è Beta-sama.
- Hitomiko, non puoi scegliere quell'essere. Non è altro che... -
Con un elegante gesto, apre il ventaglio nero dalle rifiniture grigie e  dettagliate. Lo pone davanti le labbra della turchese.
- Ormai ho scelto. Non oserai mettere in discussione la scelta di una geisha di grado superiore, vero sorella? -. Il tono elegante della donna zittisce la più giovane.
- Con tutto il rispetto, Hitomiko-sama. Matto, oltre a non avere la minima esperienza nel campo, è un ragazzo. Se proprio dovete scegliere, io direi di guardare oltre, verso qualcuna come Aoi Sorano - Akane si oppone. Quando capisco di essere io la principale causa della discussione, mi guardo da capo a piedi: le vesti lerce e strappate coprono il mio corpo magro e mal nutrito, i piedi nudi sono graffiati, i capelli arruffati e il volto rovinato.
- Un ragazzo, eh? - 
Hitomiko mi si avvicina con passo sicuro. 
- Quanti anni hai? -
- Diciotto -
Mi sorride compiaciuta e si volta verso le ragazze. 
- Da come parlate sembra che sia il vostro sguattero. Si occupa delle faccende domestiche e di fatto sarebbe uno shikomi. E si sa che il passo fondamentale da fare in seguito è il diventare minarai. E dopo ciò maiko come voi -
La mia espressione corrucciata cerca di capire se effettivamente questa donna stia scherzando.
- Da oggi - riprende - Il ragazzo seguirà il cammino per diventare una geisha e sarà sotto la mia custodia -
Non avrei mai pensato che quella persona che sarebbe venuta dopo Midori mi avrebbe salvato dal precipizio in cui stavo cadendo poco a poco.

- No, no! L'inchino non va fatto così! Più chiuse quelle gambe, o rischi di strappare il kimono! -
Hitomiko-onesan mi sta insegnando tante cose sul come diventare una geisha. Abbiamo già completato le lezioni sul servizio del tè e sulla calligrafia.
Purtroppo, stiamo avendo un po' di problemi con la danza, il portamento e la musica. Essendo stato per ben dieci anni a badare alla feccende domestiche, per cui la difficoltà ad assumere una postura corretta è tanta. Poi ci sono quei sandali così alti che sono costretto ad indossare. 
Non credevo che ritornare alle maniere forti per un'educazione ferrea fosse così duro. L'idea che presto Kira mi farà diventare un artista di grande importanza mi spaventa. Devo essere impeccabile, sempre pronto a rispondere con raffinatezza a ciò che mi chiedono. Mantenere l'aspetto aggraziato e leggero, riuscire a far trapelare ciò che principalmente i ricchi signori cercano.
- Bene, così... - dice la mia tutrice. Con i mille pensieri in testa, mi chino lentamente, in modo da poter simulare l'inchino. E ci riesco.
Resto nella posizione. La donna qui presente mi ha insegnato che, a meno che non lo richieda il padrone, bisogna restare chini.
- Alzati - 
La prossima tappa è la musica.
Se non conosci il ritmo col quale devi muoverti, non potrai mai saper danzare. 
Lo ripete sempre, Hitomiko-onesan.
Non ho mai avuto modo di imparare a suonare lo shamisen... La sua melodia mi ha sempre incantato, ti trasporta in luoghi lontani. Ho creduto per tanto tempo che fosse uno strumento difficile da capire. Ma no. L'importante è capire le note di base, la sinfonia viene da sè.
La mia maestra conosce diverse canzoni che vengono apprezzate dai richiedenti. Una in particolare attira spesso la mia attenzione.
Guardo sempre la geisha dai capelli scuri suonare il brano. Un giorno vorrei saperlo fare anche io.
Tutta un'altra cosa è il mio rapporto con lo shakuhachi. Fin da bambino, mio padre mi ha insegnato le note da comporre sul flauto in bambù. La cosa è arrivata spontanea. Hitomiko-onesan si complimenta con me. Sto facendo progressi e nell'udire ciò sorrido. 
- Presto sarai pronto - sussurra mentre mi scioglie i capelli raccolti. Non sono ancora esperto in compo acconciature... Li so legare, ma per lasciarli liberi bisogna seguire dei passaggi fondamentali per non rovinarli.
Non appena la donna esce dalla stanza sospiro. Non ero mai stato trattato così bene. Ho, prima di tutto, una stanza tutta mia: va sulle tonalità del color salmone. Il futon è sistemato al centro, accanto ad esso c'è un ripiano sul quale sono poggiati degli aromi profumati. Un baule accuratamente intagliato e definito è posto in un angolo. Al suo interno conservo i kimono, ma presto dovrò procurarmi quealcosa di più grande per contenerli. 
Accanto alla finestra c'è uno specchio. Le rifiniture in avorio formano un albero di ciliegio. Sembra qualcosa di unico, quasi reale.
Vicino all'oggetto in questione, c'è un cofanetto impreziosito da alcuni smeraldi: me lo ha regalato Kira assieme ad un pettine in ceramica. Il primo regalo ricevuto in dieci anni.

 
- Otoosama! Okaasama! Grazie mille! Vi voglio bene! -
La voce allegra di un bambino dai capelli rosei risuona all'interno dell'ampia sala situata nella villa della famiglia Kirino. Il giovanotto stringe tra le mani un cavallino di legno, probabilmente regalatogli dal padre di ritorno da uno dei suoi viaggi lontani.


È sera. Il mio riflesso è qui. Stasera indosso il prezioso pettine perché c'è una ricorrenza importante. Ho i capelli acconciati in un particolare ofuku, e ad abbellirli ci sono i fiori arancioni e bianchi.
Stasera andrò con la mia maestra in un ryotei, per assistere ad uno dei suoi incontri. Dice che ci sarà anche il suo danna e che vorrà presentarmi come suo allievo. Mi alzo in piedi. Il capo, il viso e il petto sono truccati di bianco. Mancano però due linee dietro il collo. Vengono considerate estremamente sensuali, come i polsi. 
Quando servi da bere, mostra i polsi alzando leggermente la manica.
Sarà fatto, Hitomiko-onesan. Non posso permettermi di farla sfigurare.
Il kimono di quest'oggi è sensazionale, suddiviso in due parti: a destra è di un color glicine, con un fiorellino stilizzato sulla spalla. A sinistra invece, il tessuto si elabora, partendo dal paesaggio di una montagna con dei ciliegi nella parte inferiore. Il cielo sullo sfondo è sfumato, da tramonto, a giorno e per finire con la notte scura. Il blu di quest'ultima si sfuma di diversi celesti, fino alla manica dove si raggiunge il colore nero. La manica è ornata da diversi fiori collegati tra loro.
Le due parti di stoffa si aprono, per mostrare il susomawashi azzurro, con delle felci verdi. L'obi che va ad intrecciarsi dietro, lungo circa cinque metri, ha le tonalità del verde. Ed anche qui sono raffigurati dei petali.
Indosso degli alti sandali, sui quali ormai non ho problemi a camminare. 
Le sopracciglia sono state pittate di rosso, come le labbra e gli occhi, contornati anche dal colore nero.
Mi reco all'esterno. Non sono nervoso, no. Stamane ho bevuto una tisana per l'occasione. Doveva esserci qualche sostanza, perché sono estremamente rilassato.
La carrozza parte.
Non avrei mai pensato di trovarmi in questa situazione un giorno. A dire il vero non l'ho mai fatto perché nessuno voleva che accadesse l'incendio.

 
Urla. Non è elegante per dei nobili urlare. La donna dice che, sì, tutta quell'unione era uno sbaglio, che sì, il piccolo Ranmaru era l'unica cosa buona. Ma l'uomo alza le mani, la moglie cade, sbatte la testa a terra.
Urta la lampada ad olio.
Poi il fuoco inizia a circondare le due figure.
Il signore si sente in colpa, cerca di darsi una spiegazione. Cerca di spiegare quel liquido cremisi che ora usciva dalla testa di Hikari, la sua amata. Allora non si muove, non la lascia sola.
Due occhi azzurri cercano di raggiungere l'amata famiglia. Li trova, nella grande sala dove si trovava il cavallino. Ma una trave se li prende. 
Mentre il fuoco divorava tutto.
Otoosama?
Okaasama?
Ma ormai era tutto in cenere.
L'acqua si confondeva con le lacrime. Gli abiti, un tempo suntuosi, ora si presentano come stracci. Non mangia da tre settimane, non sorride da tre settimane. I passanti lo calpestano se è a terra.
Poi un cancello. Si reca lì, ma scivola. Poi il buio.
- Matto -

- Cho? Siamo arrivati, affrettati a scendere! -
Hitomiko-onesan mi desta da quei tristi ricordi. Devo ancora abituarmi al nuovo nome donatomi.
Cho.
Vuol dire farfalla.
Il ryotei è grande: nobili circondati da belle donne cenano piacevolmente. Si divertono. Dai vocii deduco che stasera ci sarà anche qualcuno di cui ho spesso sentito parlare.
Shindou Takuto.
Probabilmente, incontrerò anche Akane-san.
Seguendo la mia istitutrice, giungiamo davanti ad una porta in carta riso. Qui, lei saluta cordialmente un uomo, probabilmente un samurai, dai capelli violacei.
- Kudou-senpai, vorrei presentarti Cho-kun, la mia nuova allieva -
Lo sguardo del danna è freddo, distaccato. Una persona rigida, ma che sembra provare un sentimento sincero verso la donna dinanzi a me.
Aprono la porta. La prima cosa che vedo sono due occhi color cioccolato.
Ed un sorriso.

 
Angolo di una ex Nana
Cielo, quanto tempo che non venivo nel fandom. XD
Ebbene, stavolta vi assillo con una TakuRan.
Ho guardato Chrono Stone e...
Dio.
Trapela TakuRan da tutti gli angoli!
L'idea mi è venuta non appena Shindou ha effettuato il mixi-max.
Tecnicamente, lo avevo immaginato come figlio di Nobunaga, ma poi non mi sarei trovata col tempo nel quale iniziano ad apparire le geishe.
A proposito di ciò.
Sento che arriveranno tante di quelle bestemmie per l'identità di Kirino.
Recentemente ci sono state lamentele proprio sul suo sesso, ma so perfettamente che è un ragazzo.
Ho fatto ciò perché all'inizo le geishe erano figure maschili e perché Ranmaru mi ispira tanta raffinatezza. 

https://www.facebook.com/photo.php?fbid=1511863412365654&set=a.1469120103306652.1073741829.100006260286343&type=1&theater

Questo è il link del disegno che ho realizzato sul kimono del ragazzo.
Ci sarà un altro capitolo, perché farlo a One-shot mi sembrava troppo lungo e iniziare la long era impossibile.
Perdonate eventuali errori.
Spero gradiate comunque.
Dovrei fare dei chiarimenti.
Ranamaru chiama Hitomiko con il suffisso di onesan perché le geishe che prendevano in custodia le maiko assumevano quest'appellativo.
Verso l'inizio, quando Midori muore - nuuu TT-TT - la chiamo "shofu", che significa "sgualdrina", in quanto il rosso veniva attribuito a tali figure. 
Per qualsiasi altro dubbio, potete chiedere nella recensione o per MP.
Ci si vede al prossimo capitolo.
D i s t o r t e d
   
 
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