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Autore: Benj    19/07/2014    7 recensioni
(...) Se quella sera le fantasie dei bambini avessero preso vita, allora le strade sarebbero state gremite di principesse, carrozze, navi, pirati e nel cielo avrebbero volato draghi e nelle fontane avrebbero sguazzato le sirene e ci sarebbe stato un gran baccano, ma questo non accadde e i giardini di Kensington erano immersi in una quiete quasi assordante. (...)
Genere: Avventura, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Peter Pan, Wendy Moira Angela Darling
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I raggi del sole incominciavano a tingersi di scarlatto e oro, il che significava che l’ora era ormai tarda. Bambinaie e bambini erano ormai a casa, le une stavano forse ormai rammendando un calzino e gli altri erano immersi in un racconto della loro mamma.
Se quella sera le fantasie dei bambini avessero preso vita, allora le strade sarebbero state gremite di principesse, carrozze, navi, pirati e nel cielo avrebbero volato draghi e nelle fontane avrebbero sguazzato le sirene e ci sarebbe stato un gran baccano, ma questo non accadde e i giardini di Kensington erano immersi in una quiete quasi assordante.

Vi era una panchina sulle sponde del Serpentine Lake e quella sera di quella giornata d’autunno vi era seduta una figura esile, sottile, un po’ incurvata dal tempo come le spighe di grano al vento. Wendy Darling sedeva composta come una vera signora, perché d’altronde la era una “signora”, la era da parecchio tempo. I capelli bianchi interrotti da sottili venature d’argento erano fissati in una crocchia morbida sulla nuca. Wendy aveva gli occhi aperti, il suo sguardo era posato sul corso d’acqua davanti a lei. Il Serpentine rifletteva le sfumature di rosa pallido e rosso del cielo, e si increspava in alcuni punti brillando come mille perle. Wendy osservava, ma il suo sguardo era stanco e assente. Ella si sentiva le membra pesanti, come fossero zuppe d’acqua. Wendy Darling non era più una bambina, e neppure una donna nel fiore degli anni e l’Isola Che Non C’è e Peter Pan erano ormai storie e ricordi di tempi passati, erano ormai solo favole di una vita giunta ormai al capolinea. Wendy sorrise … quasi impercettibilmente, ma sorrise, come faceva sempre, quando Peter faceva capolino dall’anticamera dei ricordi, mostrandole quel suo sorriso beffardo e infantile, sgranando gli occhi che erano due smeraldi ammiccanti. Due luci brillarono nello sguardo dell’anziana signora Darling. Questi due lumini si tramutarono in lacrime che bagnarono le sue guance segnate dagli anni. Una lieve brezza le accarezzò il viso; essa sapeva di sale, come il mare, come l’acqua della Laguna. Wendy alzò lo sguardo. Le fronde degli alberi erano ormai prive delle foglie che ormai giacevano sul terreno, ricoprendolo con un'immensa coperta dai colori che variavano dal rosso al bruno e dall’arancione al giallo. Una prima stella brillava nel cielo ancora rischiarito dagli ultimi raggi scarlatti di un sole morente.
Wendy chiuse le palpebre e si sentì stanca, molto stanca. Da qualche parte nel parco un gallo cantò e Wendy sorrise e questa volta non era solo la parvenza di un sorriso, ma un sorriso reale, concreto, palpabile. Nel buio che era calato su di lei, quando aveva chiuso gli occhi, le parve di scorgere due sfavillii verdi. Due occhi la stavano guardando con un interesse quasi infantile. Wendy provò una sensazione di calore su un palmo di una mano, come se qualcuno gliel’avesse sfiorato.
Allora una voce pronunciò « Wendy! »
Quella voce era allegra, spensierata, piena dell’energia innocente dei bambini.
Una lieve e tiepida brezza accarezzò l’orecchio sinistro di Wendy come un calmo respiro e quella brezza mutò in un sussurro « vieni con me Wendy. Vieni con me un’ultima volta, un’ultima volta per sempre ». Quel sussurro fremeva, « un’ultima grande avventura Wendy ».
Ad un tratto Wendy si sentì leggera, così infinitamente leggera che avrebbe potuto spiccare il volo da un momento all’altro. E così fece, guidata da quella piccola mano che la stringeva, come quando era bambina, un’ultima volta. Si sentì viva come non le accadeva da tempo. Aprì gli occhi, si lasciò andare e le ultime parole che pronunciò furono: « Ciao Peter Pan » e sorrise.

Il sole si era spento come il lumino accanto al letto di un bambino. Il cielo era ormai color lapislazzuli ed era cosparso di stelle. Una in particolare era più luminosa delle altre, essa era la prima a destra, se si osserva il firmamento. Se in quell’istante di quella sera d’autunno qualcuno avesse guardato il cielo, avrebbe scorto due minuscole figure, piccole ombre davanti all’immensità del cielo stellato.






Salve gente! 
Questa è la prima storia che pubblico su EFPF e ammetto di essere un po' emozionata.
Il libro di Peter Pan di J.M.Barrie mi ha affascinata a tal punto, che ho desiderato scriverne un seguito, un epilogo, prologo o come meglio preferite definirlo. La storia del bambino che non vuole diventare adulto mi ha letteralmente rapita. Trovo infatti, che in ognuno di noi ci sia parte di quel bambino o bambina che siamo stati a 5 , 8 o 10 anni. Quel lato di noi, quella parte così innocente della nostra esistenza ci rimane per sempre impressa come un'inesauribile fonte di sogni e speranze, essa è la parte più magica del nostro essere. 
Se domandi ad un qualsiasi adulto, perchè l'aeroplano vola, egli ti risponderà che è una questione di fisica e con ogni probabilità ti mostrerà il rapporto fra struttura e funzione in formule matematiche ecc. ecc. 
Se invece chiederai a dei bambini di spiegarti lo stesso fenomeno, puoi star certo che ognuno di loro ti darà una risposta differente; c'è chi dirà che vola grazie alla polvere di fata e chi ti risponderà con naturalezza che si tratta semplicemente di magia. La magia, fate, draghi, streghe e maghi. LA MAGIA esiste realmente ed è in ognuno di noi ed il nostro lato bambino sa che essa esiste, dobbiamo solo dargli ascolto. 
Se una cosa esiste nella nostra immaginazione e nei nostri sogni (come l'Isola Che Non C'è ) non vuol nemmeno lontanamente significare che essa non sia reale.
Il bambino o bambina che c'è in ognuno di noi è il nostro punto di forza, ciò che ci permette di sognare, di sperare, ciò che ci rende più umani. 
Crescere è giusto, ma non dobbiamo mai dimenticare che una volta siamo anche stati bambini.


Vi ringrazio tantissimo per la lettura e beh... spero tanto in qualche recensione :)


 
   
 
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