The Fall Of King Gran

Bianco ed azzurro. Era circondato da quei due colori.
Si sentiva frastornato, mentre era steso lì.
Poi lo vide, quel che aveva cercato per anni.
Vide quel che gli era stato tolto.
Vide l'oro.
Lunghe ciocche dorate che incorniciavano il volto di lei, Sara.
«Sei tu?» le domandò stringendo gli occhi, sul procinto di piangere. «Sei veramente tu?»
La donna gli sorrise dolcemente. «Sei sempre stato uno sciocco, Gran.» rispose con quella sua voce dolce. 
Si sentì sprofondare, il cuore colmo di gioia e dolore. Quanto gli era mancata? 
Ogni giorno, vivere, vedere i suoi figli crescere, veder soffrire Rosenta perché non l'amava, non poter vedere più quell'oro, quel sorriso, quegli occhi, quel viso.
Era stato uno strazio.
«Sara, scusami...» mormorò. 
«Ti sei comportato da stupido ed avido, Gran.» replicò la donna con severità, un broncio sul volto mentre lo fissava dall'alto verso il basso, sopra di lui.
«Mi sono lasciato accecare dall'odio quando la mia luce è svanita...» rispose lui sedendosi.
Sara gli sorrise.
Gran le prese la mano e la trascinò verso il suo petto per abbracciarla stretta a lui. 
Profumava di farina, di pane appena sfornato e di acqua fresca e sole, come la prima volta che si erano incontrati.
«Non importa. Ora quei due risolveranno tutto, Gran. Il figlio tuo e di Rosenta... lui è davvero gentile. Si chiama Ceasar, se non sbaglio.» mormorò lei al suo orecchio.
«E tu come lo sai?» chiese lui stupito. 
«Una persona molto importante me ne ha parlato...» rispose, poi vide qualcuno e si staccò dal suo abbraccio «...eccolo, sta arrivando.» sussurrò.
Gran si girò e lo vide. Suo figlio Cain, giovane e bello con quei suoi capelli del colore dell'oro – ereditati da Sara – e con il suo stesso volto. 
Oh, quanto l'aveva amato sebbene l'avesse trattato severamente. Allora era troppo ferito dal dolore per la perdita della sua amata moglie e dall'odio per quel potere che gli aveva solo mostrato la sua debolezza.
«Figlio mio...» disse, guardandolo. 
Cain sorrise e si abbassò, sedendosi vicino ai genitori. Sara li abbracciò tutti e due con slancio.
«Avevo desiderato per voi una vita lunga e pacifica.» disse, stringendosi al petto il suo amato Gran ed il frutto del loro amore: Cain.
«Scusa mamma.»
«Scusa, tesoro...» 
Sara si staccò un poco e li guardò in volto. Poi sorrise con le lacrime che gli rigavano il volto.
«Almeno ora siamo insieme» disse «e non ci lasceremo mai più. Riuniti per sempre, miei tesori.»