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Autore: FavoladiBeda    19/07/2014    3 recensioni
ROMIONE.
Un'introspezione dal punto di vista di Ron che ricorda tutti i momenti vissuti con Hermione, dal primo anno fino al presente, il magnifico presente.
Quale sarà il miglior ricordo di Ronald Weasley?
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il mio ricordo migliore.
 
Piccola. Hermione sei così piccola nel mio abbraccio, come un cucciolo protetto da due braccia forti. Le mie. Non smetteranno mai di tenerti, ti starò sempre accanto, difendendoti. Nonostante tu non abbia bisogno di protezione - io ti proteggerò in ogni caso - perché sei forte, incredibilmente forte. Hai le migliori difese racchiuse in te. Hai un’intelligenza terribilmente superiore a quella di ogni nostro coetaneo per non dire di ogni donna o uomo sul pianeta. Ti contraddistingue una grinta naturale, un grande coraggio, una bontà pura e imperturbabile. Possiedi le più limpide qualità degne di una fiera Grifondoro. Sei incredibile e qui, stretti in un abbraccio, mentre tu dormi beata accanto a me, nel nostro letto d’amore, non riesco a concentrarmi su altro che non sia tu e non sono in grado di pensare ad altro che non sia quanto tu sia straordinaria. Sei bella dentro. E sei incredibilmente bella fuori. Per anni ho bramato che i tuoi magnifici occhi mi guardassero come se fossi l’unico al mondo, nessuno può immaginare quanta speranza io abbia consumato fino a ridurla in brandelli a forza di sedute di autoconvinzione, pugni sul muro, urla soffocate contro il cuscino, fantasie impossibili e notti insonni. Per me ci sei sempre e solo stata tu. E adesso che siamo insieme non posso che ringraziarti senza fine per aver scelto me, un rosso qualunque, un mago qualunque, un ragazzo qualunque, un’immeritevole ammasso di insicurezze e di avere riposto in questo assurdo insieme di stupidità e immaturità la fiducia, prevedendo che sarei maturato. Sono stato una nullità per tanto tempo, facendoti soffrire. Ma ho capito, sono cresciuto. Mi sono reso conto di averti amato dal primo momento in cui ti ho vista, nella mia inconsapevolezza, nel sentirmi indifeso e spogliato dal tuo sguardo profondo. I primi anni, quando non eravamo altro che bambini, è stata dura combattere contro la certezza di essere scortese con te solo perché eri antipatica mentre la vera ragione si è dimostrata essere quanto tu fossi più brava di me in qualunque cosa. Al quarto anno ho iniziato a capire cosa fosse davvero la gelosia. Il fegato mi rodeva quando la mia mente ti accostava al misterioso accompagnatore per il Ballo. E mi dicevo ‘è perché ti ha lasciato senza dama che ti dispiace così tanto’. Illudevo me stesso e non era la prima volta ne fu l’ultima. Krum fu davvero una grande botta. Sopportai appena il dolore che mi imprigionava anche se aveva radici molto più profonde, avviluppate ai sentimenti che provavo per te – ignaro, cieco davanti a tanta ovvietà come d’altronde si è da ragazzini – invece giustificavo ancora il mio comportamento, ciò che sentivo. E’ colpa del Torneo, mi ripetevo, sta fraternizzando con il nemico. Litigammo furiosamente quell’anno. Ti ferii molto, ne sono consapevole. Le tue parole sono ancora stampate a fuoco nella mia memoria, ti definisti sotto i miei occhi ‘ultima spiaggia’. Ed era stato effettivamente così dato che ti invitai solo quando non avevo più speranze di riuscire a convincere nessun'altra. Che stupido, che idiota, che insopportabile miope bambinetto ero. Tremo al pensiero che se avessi buttato all’aria il mio orgoglio e ti avessi invitata da subito avremmo potuto stare insieme fin da quel periodo, per tutti quegli anni… ma forse, e non so se credere che sia l’ennesima bugia o la semplice e inoppugnabile verità, ero ancora troppo acerbo per capire. Capire che il tumulto di fisime mentali, l’odio contro Krum, la mia ossessiva gelosia e i malumori erano dovuto al fatto che ti avrei voluto accanto. Eppure ero indegno. Il quinto e il sesto anno, poi, furono una totale catastrofe. E non a causa del Ministero, delle cicatrici di quei polipi maledetti, dell’Ordine, della Umbridge, del principe mezzosangue o per tutta la questione di Voldemort. Alla fine l’ombra del male incombeva su di noi fin da quando abbiamo conosciuto Harry. No, il vero casino nacque a causa di Ginny. Dal segreto che tu le avevi confidato e che, durante un furioso litigio a suon di incantesimi in un corridoio, lei mi rivelò. Avevi baciato Krum. Fu, a onor del vero, il più grande trauma della mia vita fino a quel momento. E quella che prima avevo rinominato gelosia fraterna si rivelò in tutta la sua mostruosa forma: ero geloso marcio. Ero verde d’invidia del fatto che tu provassi qualcosa per Krum – di Viky, come mi ostinavo a chiamarlo per farti arrabbiare e per, da vero autolesionista, racimolare la tua attenzione anche nel modo più contorto – così abbagliato dalla sete di dominare l’impulso di impazzire per quel bacio – in realtà così minuscolo, insignificante per te, addirittura spiacevole – che ho reagito nella maniera meno propiziatoria. Sfruttai la mia inaspettata celebrità da portiere di quidditch e mi fidanzai con Lavanda. La terrò fuori dai miei pensieri, da questi ricordi incancellabili che ho di noi, perché a quei tempi era davvero una ragazza poco meritevole e ora che non c’è più, uccisa proprio quando era diventata una persona rispettabile e dolce, sento di infangarne la memoria. Così dirò soltanto, a me stesso, ricorderò solo… che la usai per contrastarti. Fui ignobile e quello che ho fatto è stato imperdonabile per entrambe. Harry mi raccontò di come sei scappata quando io e Lavanda ci siamo baciati in Sala Comune. Lo fece, giusto qualche anno fa mentre rivangavamo i tempi di Hogwarts prima della guerra, e mi spifferò tutto. Mi parlò del dolore riflesso nei tuoi occhi, lucidi e martoriati, di come la mia inappropriata entrata nell’aula vuota in cui ti eri rifugiata (e Harry ti era venuto a consolare) fu per te il colpo decisivo. Per questi motivi e altri cento ancora mi scagliasti addosso quei canarini dal becco di ferro. Erano la forza dell’amore che pensavi non fosse corrisposto. Quanto è imprevedibile la vita. Sarebbe bastato fare le persone mature, parlarne, confrontarsi, litigare persino, per chiarire la situazione. Ben lungi da noi, ovviamente. Da lì successe di tutto. Le esperienze indelebili della ricerca degli horcrux… ci sono molti giorni, molti mesi, marchiati a fondo nel mio cuore. Il primo che mi viene in mente risale all’effetto terribile del medaglione. Tutte le mie profonde paure, i miei infiniti dubbi, l’indecisione, le fobie – di quelle ero pieno – più recondite. Ognuna di queste amplificata, raddoppiata e poi triplicata, che si evolvevano e mi lievitavano dentro senza sosta. Il medaglione-horcrux mi faceva vedere cose che non c’erano. Ti associavano perennemente a Harry. Un attimo eri davanti a me e quello dopo eri attaccata a lui, lo stringevi, lo coccolavi, ti preoccupavi incessantemente per la sua salute. E ovviamente lo facevi davvero ma in egual misura a come ti prendevi cura di me. Fino a quel fatidico giorno, o meglio, a quella fatidica notte. Vi lasciai. Ti lasciai. E’ un’altra delle mie azioni che non mi perdonerò mai. Andai da Bill, ve lo raccontai, e un minuto dopo essere arrivato avrei voluto tornare subito indietro. Non avrei aspettato un secondo, se solo avessi trovato il modo, a rinunciare alla protezione di Villa Conchiglia, ai tre pasti al giorno – commestibili e risananti rispetto alle sporadiche bacche e foglia d’ortica in brodo del nostro cucinino – al calore e al letto comodo, pur di tornare da voi. Avrei rinunciato a tutto, preferivo immensamente gelare dentro quella misera tenda a fare la fame, dormire su un telo spaccandomi la schiena, essere svegliato dai rumori sinistri del vento contro gli alberi, essere sull’attenti tutte le ore del giorno e della notte, se questo voleva dire ritrovare te ed Harry. Ma, e Harry mi capirà e so che mi ha già capito da tempo, soprattutto te. L’agonia più grande era averti abbandonata e sentirsi perennemente in colpa. Se ti fosse successo qualcosa mentre io ero occupato a fare il codardo, non me lo sarei mai perdonato. La casa di Bill e Fleur aveva rimedi e incantesimi curativi a facile accesso ma non poteva nulla contro il vuoto che provavo. Si allargava, mi premeva dall’interno per squarciarmi definitivamente. Così mi aggrappai all’unico elemento in mio possesso, l’eredità di Silente; il deluminatore fu l’unica mia immeritata salvezza. Lo accesi e, bhe, ti feci una descrizione piuttosto dettagliata di quella pallina di luce e della tua voce che in un sussurro mi chiamava. Quasi scoppiai dalla gioia. Allora mi armai di tutto il coraggio che non credevo di possedere e capii che quella sarebbe stata l’unica preziosa occasione per ritrovarvi. E decisi, di fretta, lucidamente, che era l’ora di combattere sul serio, di onorare la promessa fatta a Harry, di rispettare i miei sentimenti, di trovarti e amarti come ti spettava davvero. Perché, mi promisi, non ti avrei mai più fatta soffrire. Quando salvai Harry e uccisi l’horcrux ero ancora leggermente intontito da quella sorta di aspettativa che mi ero creato. Avevo un futuro da disegnare. E lo volevo con la mia famiglia, con Harry, con i membri dell’E.S. che resistevano con chissà quale incredibile forza di volontà alla schiavitù della nuova Hogwarts – sotto la dittatura dei mangiamorte, a patti con il sangue quotidiano e le torture, con la morte ben visibile ad un passo da loro – volevo lottare per vivere. Lottare per me e per te, Hermione, per noi. Non so come facessi ad immaginare che tu mi fossi saltata addosso vedendomi arrivare quando la tua effettiva reazione era l’unica possibile. ‘Sei uno stronzo, Ronald Weasley’, mi dicesti. Io fui completamente d’accordo con te (anche se al momento restai inebetito a guardarti, a bearmi di averti davanti, a vedere che eri salva e stavi bene e avrei voluto mangiarti di baci). Un altro momento che non andrà mai perso è il ricordo più terrificante tra tutti. Quando siamo stati catturati e tu sei stata torturata. Dovevo intervenire, dovevo salvarti, altrimenti avrei automaticamente smesso di vivere. Non ne avrei più avuto motivo. Perché fin dal primo anno tu sei stata la mia ragione di vita e lo sei ancora e lo sarai per sempre, piccola. In quell’occasione tremavo e la disperazione mi stava distruggendo dentro quella cella, con le tue grida atroci. Ero impotente e, posso giurartelo, avrei trovato la forza di spaccare le mura di pietra, l’elegante marmo di quella schifosissima villa se non fosse che Harry riuscì a essere, come sempre, il più intelligente dei due. I mesi che seguirono furono un incubo per qualsiasi essere che abitasse il Mondo Magico. Persino i babbani non ne sono rimasti illesi. Tutto mi riconduce a un solo, meraviglioso, splendido, cristallino momento di assoluta perfezione. Hermione, la guerra infuriava intorno a noi, io ero concentrato sugli elfi domestici, su come salvarli, sì, proprio io, Ronald Weasley. E tu, oh Hermione, tu mi resi il ragazzo più felice della Terra. Buttasti all’aria gli acuminati denti di Basilisco e mi baciasti. Il nostro primo bacio. Fu l’unione di sette anni di ricerca intesta del nostro amore, la vita ci aveva ostacolati e messi alla prova solo per farci combaciare, per farci capire che eravamo disposti e maturi e preparati a donarci completamente l’uno all’altra. Avrei voluto non separarmi mai dalle tue labbra. Ma dal quel momento niente – nemmeno la morte – ci avrebbe diviso, ce lo sussurriamo a vicenda da secoli. Rientrava anche nel mio discorso nuziale. Mentre ti accarezzo la spalla nuda e tu sei completamente persa nei tuoi sogni sereni, immune al mio viaggio nel tempo, penso alla nostra luna di miele. Credi che la spiaggia immacolata, il mare luccicante, le mille stelle brillanti, la camera di lusso, le lenzuola di seta l’abbiano resa indimenticabile per me? Ciò che non dimenticherò mai, che non voglio assolutamente scordare – mai, mai, mai- sei tu mentre facciamo l’amore. Anche quella notte mi sussurrasti, stringendomi, mentre mi drogavo del tuo respiro caldo sulla pelle – mentre il mio cuore avvertendoti si gonfiava e si allagava -, quanto io e te fossimo una cosa sola. E lo dicesti nell’esatto istante in cui ci stavamo fondendo anche fisicamente, sentendo i nostri destini fare l’ultimo, indissolubile, nodo con cui si sarebbero intrecciati per sempre. Ogni giorno con te, Hermione, è una vita in paradiso. Guardarti negli occhi, leggerci quello che c’è nei miei, baciarti, sentire quanto tu mi ami e ricambiarti con tutto me stesso è la realtà migliore che si possa desiderare. Per questo, mi ritrovo a viaggiare nei meandri dei nostri anni passati, per bearmi ancora e ancora di tutto l’amore che stiamo vivendo fin dal primo secondo.

“Ma devi sapere una cosa, piccola. Hermione, sei tu il mio ricordo migliore”.
 
 
 







Note:
Sono tornata! Spero non vi siate scordati di me.
Mi dispiace per l’assenza ma ho avuto molto da fare.

Per quanto riguarda questa fanfiction, ne sono soddisfatta.
Ieri notte mi stavo facendo i fatti miei quando ho sentito la voce di Ron dire “quanto è piccola nel mio abbraccio”, così mi sono messa al pc ed è uscita questa storia.
Personalmente il POV Ron mi intrigava. 

Per chi aspettava la dramione non ho buone notizie: l'ispirazione che avevo all'inizio della mia fanfiction mi ha lasciato e per questo è un progetto ancora da definire.
Nel frattempo spero che questa storia vi sia piaciuta.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
A presto,
FavoladiBeda.
  
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