Accordarsi
Sicurezza
Sasuke
aprì gli occhi.
Per
questo si sistemò meglio sulla sedia togliendo con un
movimento repentino della mano quella spregevole scia di bava che le
era
scivolata fino al mento. Sperò che la madre di Sasuke, in
quel lasso di tempo
in cui si era lasciata andare sul materasso, non si fosse fatta viva.
«
Ciao. »
Sasuke
alzò il braccio, quello con l’ago infilato in vena
con tanto di flebo attaccata, e le stropicciò con due dita i
capelli per poi
farlo ricadere pesantemente sul materasso. Se lo ricordava bene quel
gesto.
Credeva che Sasuke lo avesse coniato solamente per imitare Itachi, per
avere
anche lui un modo particolare da rivolgersi a qualcuno.
«
Come ti senti? »
«
Allora, Sasuke! » il medico entrò in sala senza
preavviso e, a detta di Sakura, con molto poco tatto, e se conosceva
bene
Sasuke, e se lui non era cambiato in quei due anni, era sicura che
avrebbe
voluto rispondergli “Dottor Uchiha, se non le
dispiace”. Ma forse Sasuke aveva
imparato, grazie a quell’intervento chirurgico, la
gratitudine, e se ne rimase
in silenzio.
«
Come ti senti, ragazzo? L’intervento è andato
bene,
dovrai startene solo un altro po’ qui in ospedale, visto che
hai avuto anche un
principio di peritonite. »
Sakura
avrebbe voluto fare la figura della ragazza molto
apprensiva che fa domande senza fine su cosa sia la peritonite, e lo
avrebbe
fatto, ma si ricordò in quel momento di non essere la sua
ragazza, e di
studiare medicina da un numero considerevole di anni tanto da sapere
perfettamente cosa fosse la peritonite.
Sasuke
annuì e mosse leggermente il braccio con la flebo.
«
Mi da fastidio. » biascicò.
« Devi tenerlo,
Sas’ke. »
«
Sì giovane, dai retta alla tua ragazza. »
Non
sono la sua ragazza
non uscì proprio dalla sua bocca.
°°°
«
Bel modo di incontrarsi, dopo due anni. » le
sfuggì
quando fu convinta che Sasuke fosse perso nei suoi pensieri e nei
dolori addominali
dovuti alla ferita. Lui aprì giusto un occhio, per
economizzare le energie.
«
Ci siamo visti al matrimonio di Neji. » rispose
laconico.
«
Ah, sì, il matrimonio. »
Era
stato imbarazzante quell’incontro.
Ritornò
il silenzio. Sakura si alzò dalla sedia e si
stirò, dimenticandosi per un attimo che era vestita in
maniera disdicevole e
inadeguata per un ospedale – una camicia da notte, un
golfino, dei sandali
azzurri -, ma la chiamata nel bel mezzo della notte non le aveva
lasciato altra
scelta.
«
Non pensavo fossi io il numero di sicurezza. »
Sasuke
aprì entrambi gli occhi, stavolta.
«
Non cambio spesso le impostazioni del telefono. »
E
dopo due anni di niente, in cui non si erano visti né
sentiti, Sakura capì che per tutto il tempo in cui lei e
Sasuke avevano
combinato disastri pur di restare insieme, lui l’aveva sempre
considerata in
quel modo, come sicurezza, e lei,
invece,
non l’aveva mai capito.
Salve, mie/i
care/i lettori. Sono tornata per dire che, purtroppo, non ho molto da
dire in
questo periodo, e che non so con quale ritmo seguiranno i prossimi
aggiornamenti, ma ci tengo particolarmente a questa raccolta e non
sparirò nel
nulla per troppo tempo, lo prometto! E niente, spero che vi sia
piaciuto questo
capitolo. Naturalmente parlare di salto temporale sarebbe un eufemismo
in
questo caso, ma avevo avvertito, vero? O forse no? In caso non lo
avessi fatto
precedentemente: non seguo nessuno rigore cronologico, e sì,
questo capitolo è
ambientato due anni dopo la rottura tra Sasuke e Sakura.
Muahahahhauahahaha.
Basta, se
continuo così non rimarrà nessuno disposto a
leggere la mia storie T^T
Piccola domanda
finale: è normale che l’ultimo capitolo sia
più letto di quelli precedenti? ._.
Non ha senso ._.
umavez