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Autore: Giulia23    19/07/2014    19 recensioni
SEGUITO DELLA FANFICTION "TIMELESS" DA ME SCRITTA e senza la quale non capirete poi molto =)! Non posso scrivere molto della trama senza spoilerare la prima parte, ma spero che questo vi piaccia e vi invogli a leggere la storia : < Devi smetterla, devi smetterla di metterti in mezzo.> le ringhiò contro Klaus, afferrandola rudemente per un braccio e portandola contro di sé. Era furioso con lei, ma il desiderio di stringerla tra le braccia era sempre stato più forte di qualsiasi turbamento, qualsiasi furibonda discussione.
< Volevo aiutarti, non volevo mettermi in mezzo ma se è questo che pensi, puoi stare tranquillo! Non entrerò più nella tua vita!> urlò per tutta risposta Caroline mentre si dimenava furiosamente tra le braccia di Klaus, ma una fitta alla schiena la fece tremare sulle sue stesse gambe. Klaus accorse a sorreggerla prontamente e la cullò contro di sé e chiuse gli occhi nel tentativo di cancellare la visione della sua Caroline così sofferente.
Genere: Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caroline\Klaus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Salve ragazze, buona lettura e perdono per gli Orrori grammaticali, non ho avuto tempo di rileggere.
 
 
 
 
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Per la prima volta da quando aveva avuto l’onore di essere suo fratello, Klaus poteva percepire chiaramente qualcosa di cui prima il loro rapporto era stato totalmente privo.
Bisogno.
Bisogno l’uno dell’altro. Klaus voltò il viso per osservare il profilo elegante e aquilino di Elijah e tentò di scrutare a fondo l’animo troppo nobile del fratello.
Colpa e vergogna erano tutto ciò che fino a poco prima era riuscito a leggere dietro ogni sua mano tesa, ogni volta che lo aveva perdonato per i suoi atti sanguinari, troppo spesso rivolti contro lo stesso Elijah.
Ma adesso tutto era cambiato. I tempi in cui poteva rivivere negli occhi del fratello gli abusi che Mikael aveva incessantemente rivolto contro di lui, erano scomparsi.
Lui era stato redento, era stato salvato. Non era forse stato questo il costante obiettivo di Elijah? Rimediare agli abomini subiti ed ai quali lui stesso non si era opposto, per salvare l’anima del fratello bastardo che credeva traviata a causa sua, a causa di un padre crudele.
Eppure aveva dovuto attendere 900 anni prima di riuscire a scorgere in lui quel cambiamento, quell’umanità che tanto aveva cercato di riportare alla luce.
Aveva dovuto attendere lei.
Un sorriso imbarazzato, al pensiero di Caroline, colorì il volto dell’ibrido Originale che scrollò il viso, tornando a guardare le strade della città che aveva riconquistato.
Elijah per la prima volta aveva bisogno di lui.
Non c’erano strani sotterfugi volti alla sua redenzione, non c’erano elaborati piani di vendetta. C’erano solo loro due.
Due fratelli.
 < Grazie per aver deciso di farmi compagnia.> Elijah voltò appena il viso per rivolgere a Klaus un sorriso accennato agli angoli della bocca. I loro occhi, così diversi come ogni lato del loro essere rimasero attratti da quel nuovo sentimento che sentivano crescere dentro di loro. Era bello sentirsi così legati.
 < Dopo secoli trascorsi a sentirti giudicare ogni aspetto della mia vita, non potevo perdermi l’opportunità di interpretare per una volta il Signor Saccente.> Klaus rivolse al fratello un ghigno sarcastico che venne ricambiato da uno sguardo quasi disperato.
Klaus non aveva ancora, evidentemente, imparato cosa fosse l’umiltà. O il tatto.
 < Forse avrei dovuto chiedere a Caroline di accompagnarmi in questa passeggiata.> osservò serio Elijah mentre si passava distrattamente una mano tra i capelli.
 < Ormai è troppo tardi per ripensarci.> Klaus allargò le braccia ed alzò le spalle quasi rassegnato, ma sarcastico cosa che riuscì a far sorridere Elijah.
Ogni vampiro o ibrido del quartiere più famoso di New Orleans, abbassava il capo al loro passaggio mentre ogni turista si fermava ad ammirare quel duo che sembrava essere uscito da una pellicola cinematografica, a causa di tanta bellezza.
 < Ti fidi di lei?> domandò il maggiore dei Mikaelson, cambiando discorso senza aver bisogno di dover specificare il soggetto della sua frase.
Durante la cena tenuta con le streghe di New Orleans poco prima, Tatia aveva preso poche volte la parola ed ogni volta per specificare argomenti riguardanti gli Spiriti ed Elijah non aveva fatto altro che mettere in discussione ogni sua parola.
 < Credo sia normale per te non fidarti di lei. Credevi che amasse solo te.> nelle parole di Klaus non era nascosta alcuna malignità, soltanto il solito sarcasmo e forse una punta di autocompiacimento.
 < Non sto parlando dei nostri trascorsi, non hanno rilevanza. Parlo di lei, è stata per lungo tempo uno Spirito, come è possibile che non abbia mai saputo che la maledizione colpiva mia nipote e non Caroline? Come fa a non sapere quale magia circondi lo spirito di sua sorella? Non credo che gli Spiriti permetterebbero mai il suo costante ritorno se quest’ultimo non fosse necessario. Forse le vite di Caroline possono spiegarci qualcosa… forse fanno parte dell’incantesimo neutro che Davina ha percepito avvolgere la tua compagna.> il volto di Elijah si scurì al suono di ogni sua parola, era evidente per Klaus che il vampiro fosse preoccupato e non solo per la fedeltà di Tatia, ma soprattutto per Caroline e sua figlia e conseguentemente per lui.
 < Le tue sono ottime osservazioni fratello, ma temo che il tuo giudizio non sia dei più imparziali. Ti ho visto evitarla, ti ho visto restare a guardarla quando lei non poteva vederti. >  Klaus alzò un sopracciglio e ricambiò lo sguardo quasi collerico di Elijah con una sgrullata di spalle.
 < Ci ha traditi Niklaus, in ogni modo possibile.> sentenziò duramente Elijah, tornando a guardare le luci soffuse dei lampioni in quella notte di primavera.
 < Non fraintendermi Elijah, non mi fido di lei ma credo che avvicinarla sarebbe il modo migliore per scoprire se trama qualcosa.> Klaus rallentò il passo, ormai erano quasi arrivati alla piccola gioielleria dove voleva commissionare un importante oggetto per la cerimonia che avrebbe legato lui e Caroline per l’eternità.
 < E vorresti affidare a me l’arduo compito?> domandò spazientito Elijah mentre seguiva il fratello dentro il negozio.
 < Credi che Caroline non ci darà dei matti e si infurierà con noi per aver dubitato della sorella? Non mi sembra una mossa geniale chiedere a lei di spiare Tatia.> lo liquidò in fretta per poter parlare con la proprietaria del negozio.
Una volta conclusa la descrizione analitica di ciò che Klaus voleva donare a Caroline, i due fratelli uscirono dalla gioielleria.
 < Non ho avuto modo di dirti che sono molto felice della tua decisione.> ed era vero. Elijah era rimasto estremamente spiazzato dalla decisione del fratello, non perché reputasse l’amore che Niklaus nutriva per Caroline poco forte, ma perché più e più volte ricordava l’ibrido dire a lui quanto fosse sciocco e vincolante un legame del genere.
Era stato Niklaus a ripetergli fino all’inverosimile che per loro vampiri l’amore non esisteva, l’amore rendeva deboli e loro non erano deboli, loro non si preoccupavano di nulla all’infuori della loro stessa sopravvivenza.
 < Voglio donarle tutto quello che ho, mi sembrava dovuto donarle per iniziare il nostro cognome.> disse con naturalezza Klaus, minimizzando quasi l’importante passo che aveva deciso di intraprendere. Soprattutto conoscendone le infauste conseguenze.
 < Capisco. La protezione che deriva dal far parte della nostra famiglia è immensa, ma significherà anche legarla a te per l’eternità. L’hai messa a conoscenza del perché solo pochissimi immortali hanno deciso di intraprendere questa cerimonia?> domandò con aria preoccupata il vampiro e non potè far nulla per impedire alla sua mente di vagare, di analizzare ogni ottima ragione per evitare quella cerimonia.
 < Non serve che lei sappia.> tagliò corto Klaus, sbuffando. Cominciava a sentirsi nervoso, non voleva di certo ottenere l’ennesima paternale dal fratello.
 < Ti stai sbagliando.> Klaus si voltò esterrefatto, quel tono minaccioso nella voce del fratello era stata solo un allucinazione?
 < Se tu potessi tornare indietro dimmi che non rifaresti la medesima cosa.> gli ringhiò quasi contro l’ibrido, rimanendo a fissare la profondità degli occhi scuri del vampiro. Si pentì immediatamente delle sue parole.
L’espressione di Elijah mutò all’istante e nonostante si stesse sforzando di non mostrare quanto quel ricordo facesse ancora male, non riuscì a nasconderlo al fratello.
 < È un colpo basso Niklaus. Lo sai bene. > sussurrò il vampiro senza interrompere il contatto visivo. Notò subito come un’espressione addolorata mutò i lineamenti dell’ibrido alle sue parole e si sentì quasi risarcito di quel breve litigio.
 < Non mi interessa Elijah, se lei morisse nulla avrebbe più interesse per me. Tantomeno il mio dolore. Preferirei ricordarla ogni secondo della sua assenza che perdere ogni ricordo di lei, di nuovo. La amo, come mai ho anche solo immaginato si potesse amare. Farei ogni cosa per lei, anche dannare me stesso.> nessuno dei due aveva osato anche solo respirare durante quelle parole, che per Elijah, erano la più grande manifestazione d’umanità alla fine emersa nell’animo di Niklaus.
 < Temo di riuscire a comprendere le tue parole. > osservò con aria rassegnata Elijah prima di posare una mano sulla spalla del fratello e rivolgergli un sorriso triste.
 < Commovente, davvero.> i due Originali alzarono la testa per osservare una figura muscolosa ergersi dal tetto di uno degli edifici che delineavano Bourbon Street.
Ad entrambi bastò un profondo respiro per riconoscere l’odore del loro interlocutore avvolto dall’oscurità.
 < Tyler.> al basso ringhio fuoriuscito dalle labbra di Klaus seguì l’apparizione di altre figure, stagliate contro la luna.
Klaus ebbe un fremito d’eccitazione quando posò gli occhi su quel satellite. Era piena.
 < La lealtà sembra qualcosa che non riuscirai mai a comprare come hai sempre cercato di fare, persino con me. Farvi cadere in questa trappola è stato fin troppo facile grazie all’aiuto di vostra sorella e di Stefan.> osservò Tyler, godendo di ogni espressione ferita e furente dei due immortali.
 < Bugiardo.> gridò Elijah e senza lasciare spazio alla diplomazia che tanto sembrava far parte del suo essere, lasciò che il vampiro dentro di lui prendesse il sopravvento.
Gli occhi iniettati di sangue e le vene ormai gonfie, pulsanti e bramose di morte furono l’ultima visione di due degli ibridi creati da Tyler. Con un solo salto era riuscito a salire sul tetto della gioielleria posto di fronte all’edificio dove si trovava quello che Elijah considerava un ragazzo.
 < Lo lascio a te.> osservò guardando in basso, verso il fratello che gli rivolse un sorriso sadico e si lanciò nello scontro, beandosi dello stupore del suo rivale.
Bonnie osservò l’ametista che teneva stretta in mano illuminarsi di una luce innaturalmente dorata, le bastò un solo sguardo rivolto a Davina per cominciare a correre verso la direzione in cui quella luce avrebbe cominciato a lampeggiare più velocemente. I tre ibridi che le avevano seguite non poterono far altro che stare al loro passo e preparare i loro artigli per l’imminente scontro.
Klaus aveva appena morso uno degli ibridi di Tyler che si era frapposto tra lui ed il suo creatore. Ne gettò il cadavere oltre il semplice muricciolo che li divideva da venti metri di vuoto e gioì del rumore delle sue ossa fracassarsi al suolo.
Scrocchiò le ossa del suo collo, quasi in risposta a quel macabro rumore, per ricordare a se stesso di essere il vincitore e si gettò contro Tyler con una furia che stentava a controllare.
Il giovane ibrido gli andò incontro, armato di uno strano oggetto. Un coltello dall’aspetto anomalo.
Il primo obiettivo di Tyler fu tagliargli la gola, ma Klaus si abbassò prontamente e sporgendosi in avanti, afferrò Tyler per la schiena e gli sferrò una potente ginocchiata contro lo stomaco. Sentì i polmoni del suo nemico sul punto di collassare e ne sorrise.
Lo gettò gambe all’aria come un sacco di rifiuti e Tyler cadde di schiena sul freddo cemento, con un rumoroso tonfo.
Klaus si avvicinò a lui, trionfante. Posò il piede contro il collo dell’ibrido, godendo enormemente della sua posizione di dominio, ma ad un urlo di dolore di Elijah voltò la faccia perdendo il contatto visivo su Tyler.
Suo fratello era stato appena morso da un ibrido sull’avambraccio mentre altri tre lo tenevano fermo.
Klaus non ebbe il tempo di reagire a quella visione, un dolore lancinante risalì dal piede lungo tutta la sua gamba.
Tyler aveva approfittato della distrazione dell’Originale per conficcare il coltello stregato, regalo di Annah e Beth, nel polpaccio della gamba che lo stava tenendo prigioniero contro il tetto di quell’edificio.
Istintivamente Klaus si allontanò dal ragazzo e si piegò per estrarre l’arma, che lo aveva ferito, dalla gamba mentre Tyler si rimetteva in piedi, eccitato dalla piccola vittoria.
I lamenti soffocati che sentiva sfuggire alle labbra di Elijah lo stavano allarmando, ma non poteva voltarsi per controllare e dare così un vantaggio al suo nemico.
Roteò lo strano coltello tra le sue mani e lo lanciò contro Tyler. Era stato così veloce da penetrare il torace dell’ibrido senza che lo stesso si potesse rendere conto di cosa stava accadendo. Il rumore metallico che lo scontro della lama produsse contro il cemento provocò reazioni contemporanee ma totalmente contrastanti nei due ibridi.
Le labbra carnose di Klaus si allargarono in un sorriso vittorioso e sadico mentre gli occhi di Tyler correvano ad osservare la ferita mortale che lo trapassava da parte a parte in pieno petto.
Il ragazzo fissò l’Originale mostrandogli tutto l’odio che provava nei suoi confronti , ma cadde in ginocchio e stramazzò al suolo lateralmente senza emettere una sola sillaba.
Klaus osservò placidamente quella scena, che agli occhi di molti sarebbe apparsa sanguinaria e macabra, ma che ai suoi occhi apparve come l’epico finale della vita di un moscerino che aveva osato infastidirlo.
Si voltò di scatto ed una saetta si unì al fianco di Elijah. I soli due ibridi, che nonostante la ferita già infetta, il maggiore dei Mikaelson aveva lasciato in vita vennero uccisi dai due Originali con velocità ed eleganza.
Klaus scrollò le sue mani dal sangue che le macchiava e rivolse al fratello uno sguardo d’intesa, uno sguardo quasi felice nonostante la morte che li stava circondando.
Elijah si risistemò il colletto della camicia macchiata con fare altezzoso, ma l’attimo seguente le sue ginocchia cedettero sotto il peso del veleno.
Klaus lo afferrò sotto le braccia prima che potesse toccare il suolo. Si inginocchiò dietro il fratello e morse il suo polso per lasciare che Elijah potesse nutrirsi del suo sangue, aiutandolo così a guarire più in fretta.
 < Grazie fratello.> fu Klaus a proferire quelle parole e non Elijah che alzò appena il viso per godere appieno di quel momento. Un grazie che sembrava racchiudere 900 anni di liti, tradimenti, ma soprattutto 900 anni in cui mai aveva abbandonato il suo fianco quando era veramente importante.
 All’improvviso una forza dirompente riuscì a separarli. Furono sollevati come fossero stati due burattini, da fili invisibili e furono condotti sopra la strada, a mezz’aria.
Elijah e  Klaus osservarono con disprezzo le due streghe gemelle, dai capelli rossi che tenendosi per mano sembravano averli intrappolati semplicemente alzando le braccia libere.
 < Tyler.>  le due streghe dissero in coro, ma la voce che uscì dalle loro labbra sembrava la voce di mille persone parlare all’unisono.
Gli Originali riuscirono appena a voltare la testa per osservare il corpo ormai diventato grigio ed immobile di Tyler tornare al consueto colore. L’ibrido sembrava spaesato quanto i Mikaelson, ma si alzò in fretta ed afferrò il pugnale stregato col quale Klaus lo aveva ucciso.
L’ibrido Originale cercò di voltarsi per guardare il fratello che era ormai sul punto di svenire, non era riuscito a farlo bere e senza il suo aiuto non avrebbe mai potuto liberarsi da quelle corde invisibili che lo stavano stritolando progressivamente con maggiore forza.
 < Uccidilo.> quelle voci spettrali gemettero all’unisono il loro ordine e Tyler ne sorrise, sadico e vendicativo.
Klaus gettò fuori un urlo disumano mentre provava a liberarsi da quell’incantesimo, ma riuscì solo a muovere le sue braccia appena in tempo per afferrare la mano di Tyler che stava impugnando quel coltello stregato.
Le streghe lo aveva allontanato da Elijah per condurlo sul tetto, alla portata del suo carnefice.
 < Morirai anche tu, idiota!> ringhiò fuori Klaus mentre poneva resistenza alla lama puntata contro il suo cuore.
 < Non lo hai capito Klaus? Andremo tutti nell’altro lato, dove sono gli Spiriti a comandare! Mi hanno appena fatto tornare dalla morte, lo faranno di nuovo!> sibilò iracondo Tyler mentre premeva con più forza contro le braccia contratte di Klaus, l’unico ostacolo che lo separava dalla sua vendetta.
 < Non puoi essere così stupido! Non puoi credergli!> urlò Klaus mentre sentiva le braccia intirizzirsi sotto l’effetto sempre più pressante della magia di quelle due streghe.
E in quell’istante solo un pensiero fu più forte della paura di morire.
 < Caroline morirà.> sussurrò l’Originale mostrando il terrore che lo aveva assalito, nei suoi occhi. Se mai Niklaus Mikaelson avesse dovuto implorare per qualcosa, avrebbe implorato per la vita di Caroline e della loro bambina.
 < Ed io avrò completato la mia vendetta.> concluse Tyler, riuscendo a ferire Klaus, affondando di un centimetro il coltello nella sua carne. Eppure Klaus potè scorgere un barlume di dolore dietro quelle parole. Tyler aveva amato realmente Caroline.
 < Sono io il mostro che ti ha portato via tutto, lei non c’entra niente.> ringhiò con voce spezzata Klaus mentre sentiva la lama affondare sempre più verso il suo cuore.
 < Quando ha deciso di amarti, ha deciso di far parte di tutto questo.> al suono di quelle parole Klaus sentì la testa diventare quasi troppo pesante. Un senso assoluto di déjà-vu lo avvolse, quelle parole… le aveva già sentite.
 
 
 
 
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Bonnie gettò a terra l’ametista e si trattenne dal gettare fuori un urlo strozzato.  < Non funziona. Quelle due streghe devono aver previsto il nostro arrivo e creato un’interferenza.>
 < Oppure Klaus ed Elijah sono morti.> osservò con tono serio Davina. Stavano girando da venti minuti per le strade di New Orleans senza trovarli e la tensione stava crescendo dentro di loro assieme ad una terribile sensazione.
 < No, non lo sono. Caroline, Stefan… Damon ed Elena sarebbero…> Bonnie scrollò la testa cercando di allontanare quell’orribile pensiero. Persino sua madre sarebbe morta in tal caso.
I tre ibridi che le stavano scortando sembravano essere divenuti statue di sale. Solo allora Bonnie capì cosa doveva fare.
 < Tu, corri alla magione Mikaelson e fa venire qui Stefan e Caroline. Tu, dì alle streghe che è ora di vedere quanto ci sono leali, portale qua.> ordinò a due di loro. Gli ibridi annuirono e scomparvero nel buio della notte.
 < Cosa posso fare per voi?> domandò l’unico ibrido rimasto. Era poco più che un ragazzo, poteva avere diciotto anni ma il fisico muscoloso e quegli occhi tristi lo facevano sembrare già un uomo.
 < Proteggi Davina. Qualunque cosa accada, ok Deniel?> domandò Bonnie a quel ragazzo che aveva conosciuto pochi giorni prima e del quale si era immediatamente fidata.
 < Cosa vuoi fare? Io verrò con te. Serviamo tutte e due per neutralizzare le due rosse!> domandò con tono allarmato Davina, afferrando Bonnie per le spalle per non permetterle di andarsene senza di lei.
 < Lo so Davina, calmati. Adesso sta a te. Hai un potere mille volte maggiore del mio, concentrati e trovali.> le ordinò con tono rassicurante Bonnie, prima di prenderle le mani per aiutarla a canalizzare il loro potere.
 < Non credi che lo avrei fatto prima se ne fossi stata in grado?> domandò piccata Davina. Bonnie non poteva porre sulle sue spalle una tale responsabilità!
 < Non credi che te lo avrei chiesto come prima cosa se fosse stato facile?> sbottò Bonnie irritata dalla poca stima che Davina nutriva verso se stessa.
 < Ora chiudi gli occhi e concentrati.> le sussurrò Bonnie porgendole una ciocca di capelli biondo grano. Davina non dovette chiedere nulla per capire. Erano i capelli di Klaus, forse la scusa del ciondolo da porre come dono alle streghe di New Orleans era stato più utile a Bonnie che a loro. Quella ragazza era astuto, avrebbe potuto imparare molto da lei, constatò nella sua mente Davina.
 
 
 
 
 
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Stefan mugugnò qualcosa nel sonno e si voltò, dandole le spalle. Non lo avrebbe mai detto ma il musone Stefan poteva essere tenero mentre dormiva.
Caroline gli accarezzò leggera la nuca e sorrise.
Stefan: il suo cavaliere in armatura scintillante. L’aveva salvata tanto tempo prima dal diventare un mostro ed ora aveva salvato tutta la sua famiglia, rischiando la propria vita. E così aveva fatto Rebekah.
A volte si domandava perché persone come Stefan o Bonnie avessero deciso di rimanere al suo fianco. Non erano legati a lei da alcun vincolo, avrebbero potuto condurre le loro vite senza Spiriti o minacce di morte settimanali eppure restavano lì. Al suo fianco.
Era stata una persona fortunata. Molto fortunata.
Caroline non potè evitare che la sua mente la portasse a pensare ad Elena e Damon.
Stefan aveva evidente bisogno di allontanarsi da loro due per superare l’intera storia, Bonnie si era altalenata tra vita al college e la missione “Salviamo Caroline” mentre Elena era semplicemente, gradualmente scomparsa.
Non poteva di certo biasimarla, aveva scelto che vita vivere così come aveva fatto lei. Al fianco dei loro vampiri dall’animo non troppo candido. Eppure avevano così tanto in comune ora, così tanto da condividere…
Bonnie le aveva detto che nei quattro mesi in cui era scomparsa, Elena si era informata periodicamente riguardo eventuali evoluzioni, ma al suo ritorno non era seguito nemmeno un messaggio.
Forse Elena si sentiva ferita, tradita. Forse si sentiva messa da parte e le dispiaceva, molto. Ma per la prima volta aveva così tanto da risolvere nella propria vita da non poter gravitare attorno a quella di Elena. E la cosa le stava facendo davvero molto bene. Forse anche lei come Stefan aveva bisogno di allontanarsi dalla sua vecchia vita e quindi da Elena.
Caroline controllò l’ora sul proprio cellulare. Non erano passati nemmeno dieci minuti da quando Stefan le aveva detto che avrebbero atteso un’ora per il ritorno di Klaus ed Elijah.
Si alzò lentamente dal letto ed indossò la vestaglia di seta. Fece attenzione a non fare il benchè minimo rumore ed uscì dalla sua camera. Doveva impegnare i restanti 50 minuti che le erano rimasti e pensò che sarebbe stato divertente importunare sua sorella.
Scivolò dentro la camera di Tatia e si infilò sotto le coperte assieme a lei. Guardarla dormire non potè non riportarle alla mente tutte le volte che aveva condiviso il grande letto di Elena a casa Gilbert.
 < Se stai per immergermi una mano nell’acqua calda, sappi che funziona solo con gli uomini.> Caroline sobbalzò quasi per lo spavento, Tatia era rimasta ad occhi chiusi, immobile, prima di scoppiare a ridere assieme alla sorella.
 < Veramente stavo pensando al caro vecchio scherzo del dentifricio sulla mano.> osservò divertita Caroline mentre si metteva di fianco, in posizione speculare rispetto a quella di Tatia.
 < Una volta hai usato del fango, mi sono infuriata ed ho sporcato tutti i tuoi vestiti. Me l’hai fatta pagare gettando i miei abiti nella stalla.> osservò sorridente Tatia mentre la guardava negli occhi, persa in ricordi lontani.
Caroline sentì un grande vuoto allo stomaco. Aveva condiviso così tanto con Tatia eppure lei non ricordava quasi nulla della vita vissuta con sua sorella. Avrebbe tanto voluto poter ricordare.
 < Non mi sembra una punizione così crudele.> sussurrò Caroline, nel tentativo di mimetizzare la sua tristezza.
 < Oh ma li hai immersi nel letame dei nostri cavalli.> puntualizzò la sorella, ridonandole il buon umore.
 < Come mai qui? Fuori non c’è nessun temporale.> continuò Tatia con tono rassicurante.
 < Volevo chiederti una cosa. Hai detto che hai partecipato ad una cerimonia come quella che io e Klaus dovremmo tenere… mi chiedevo se potessi dirmi in cosa consiste.> avrebbe voluto dirle dell’imboscata che si stava svolgendo proprio in quegli istanti nelle strade di New Orleans, ma non voleva allarmarla. Almeno non prima del dovuto, l’avrebbe informata allo scoccare dell’ora e le avrebbe così evitato 50 minuti di mal di pancia come quello che le stava contorcendo le viscere in quel momento.
 < Oh beh in realtà è una cerimonia molto complicata ed in effetti dovrai indossare un copricapo con orecchie di lupo a simboleggiare il tuo essere ibrido e delle grosse ali di pipistrello per simboleggiare il tuo essere vampiro… poi dovrete fumare del peyote e cantare alla luna.> Caroline la fissò con occhi e bocca spalancati dallo stupore e dallo sconcerto e Tatia non resistette un altro secondo di più. Scoppiò a ridere e ricevette come ricompensa uno spintone sulla spalla che la portò a pancia in sù.
 < Cretina! Sii seria e non prendermi in giro!> squittì Caroline tra il divertito e lo scocciato.
Tatia cercò di tornare seria mentre si alzava dal letto.
 < Andiamo cretina, facciamo una passeggiata nel cortile e prometto… ti racconterò tutto.> promise la sorella prima di uscire dalla stanza, seguita da Caroline.
Le ragazze percorsero tutta la grande balconata che portava alle scale per il cortile, ridacchiando. Ma c’era qualcosa di strano in Tatia, Caroline riusciva a sentirlo. Sua sorella sembrava tesa.
 < Quindi? Oltre indossare il copricapo da pazzo appena scappato da un circo, cosa dovrei fare?> domandò con serenità Caroline prima di scendere le scale.
 < Essendo anche due ibridi credo che la cerimonia preveda delle variazioni per voi, ma da come ricordo deve essere condotta da una strega. Dovrai offrire la tua vita, in maniera simbolica, al tuo amato ed in quel preciso istante lui avrà il potere di decidere se accettare il tuo dono o se porre fine alla tua esistenza. Ne sarà l’assoluto padrone, se uno dei due decidesse di uccidere l’altro in quel momento non potrebbe subire conseguenze. Dovrai riporre la tua vita nelle sue mani, sarà lui a decidere se esserne il salvatore o il carnefice. Lo stesso anche Klaus dovrà fare con te.> lo sguardo della sorella sembrava quasi annebbiato mentre il tono solenne delle sue parole stava facendo rabbrividire Caroline.
 < Quale sarebbe questa maniera simbolica per farlo?> domandò l’ibrido sentendo il secondo vuoto allo stomaco. Non aveva pensato fino a quel momento quanto quella cerimonia potesse essere vincolante, profonda e pensare che Klaus avrebbe riposto la sua esistenza nelle sue esili mani la estasiava e la terrorizzava allo stesso tempo.
L’ibrido Originale che era fuggito per secoli per tutelare ciò che di più importante considerava avere, la sua vita, aveva deciso di farne dono a lei.
 < Non voglio rovinarti tutto! A tempo debito lo saprai ad ogni modo lo capirai e ti basterà ripetere ciò che Klaus farà. Se non te ne vuole parlare credo che voglia per te sia tutto una sorpresa.> puntualizzò sicura Tatia. Troppo sicura, come se ne avesse parlato con Klaus, cosa impossibile visto che il suo compagno evitava la sorella come fosse stata un’enorme piantona vivente di verbena.
Tatia arrivò fino alla fine delle scale e si sedette lì, invitando Caroline a sedersi al suo fianco.
 < Va bene, mi lascerò sorprendere. Quindi tutto qui?> domandò genuinamente curiosa la ragazza.
 < Tutto qui? Dovrai offrire la tua vita ad un’altra persona e tu dici tutto qui?> sbottò scioccata Tatia, voltandosi per guardare la sorella che scoppiò quasi a ridere.
 < Non dico questo. Dico solo… sarà una cerimonia da dieci minuti, allora?> domandò Caroline.
 < No…c’è dell’altro.> bofonchiò Tatia sconfitta, Caroline aprì la bocca per controbattere e sottolineare il fatto che aveva avuto ragione a fare quella domanda, ma la sorella alzò un indice e la fulminò con lo sguardo, in modo eloquente.
 < Sta zitta o  non ti dirò altro.> la ricattò la ragazza. Caroline incrociò le braccia sul suo enorme pancione e le fece una smorfia provocatoria, accompagnata da tanto di linguaccia. Tatia alzò gli occhi al cielo e scrollò la testa, cercando di nascondere il suo divertimento.
 < Stavo dicendo… dopo dovrete mescolare le vostre linee di sangue, unendo le nostre due dinastie. Forbes e Mikaelson. La strega che presenzierà alla cerimonia le unirà in modo indissolubile grazie ad un incantesimo e sarete legati per sempre. Dovrete bere il sangue frutto della vostra unione e dovrete farvi dono di qualcosa di speciale.> Caroline notò che Tatia aveva cominciato a giocherellare con uno dei suoi braccialetti, quasi distrattamente.
  < Sembra molto bello. Anche se sono appena entrata nel panico da “Cosa posso mai donare all’uomo che possiede ogni cosa?”> ed era vero, quale sarebbe stato il dono più adatto in quell’occasione tanto speciale?
 < Frivola come al solito.> bofonchiò Tatia sottovoce. Caroline la fissò a bocca aperta, ma non ebbe il tempo per sentirsi ferita perché il viso della sorella era sul punto di scoppiare a ridere.
 < Cretina!> squittì di nuovo Caroline, facendola finalmente ridere.
 < Mi hai sempre chiamata così quando non avevi altro da dire ed avevo vinto una discussione.> osservò divertita Tatia.
 < Mi piacerebbe ricordarlo.> sussurrò l’ibrido, tornando seria. Gli occhi color cioccolato della sorella si illuminarono, facendole scaldare il cuore e finalmente Caroline riuscì a sentirsi legata senza remore o dubbi a Tatia.
 < Ci sono io qui, te le ricorderò io.> disse Tatia prima di guardare di sfuggita il bracciale che portava al polso.
 Caroline allora cominciò a giocherellare col bracciale della sorella, lasciandola basita. Era molto bello, sembrava antico.
Ad un semplice giro di piccoli zaffiri c’era attaccato un ciondolo. Qualcosa era inciso sul piccolo ovale, ma le lettere erano troppo sbiadite per capire.
 < Posso?> domandò Caroline fermando il suo indice sulla piccola leva che avrebbe fatto aprire il ciondolo.
Tatia la fissò con aria tesa ed annuì in maniera quasi impercettibile.
 Caroline aprì con lentezza, preparata a tutto ma non a quello che vide al suo interno.
Una goccia di sangue sembrava gravitare al centro di quel piccolo contenitore, levitava senza toccarne le pareti. Sembrava roteare su se stesso, vivendo in un lento moto di rotazione.
Solo allora Caroline capì.
 < La cerimonia alla quale hai assistito era la tua.> sussurrò Caroline con aria scioccata prima di chiudere il ciondolo come se quel semplice oggetto l’avesse bruciata.
 < Tu non eri presente. Non avresti approvato minimamente, non all’epoca almeno.> osservò tristemente Tatia senza trovare il coraggio di guardarla negli occhi.
 < Credevo fosse una cerimonia che solo i vampiri potessero fare.> pensò ad alta voce Caroline soffermandosi ad ammirare il modo in cui il chiarore della luna si rifletteva sui capelli castani di Tatia.
 < Infatti, il mio compagno era un vampiro. Io non ero ancora pronta o tantomeno certa di voler cambiare, ma sapevo di volere lui.> nemmeno per un istante la sorella aveva sollevato lo sguardo per guardarla in viso, continuare a fissare quel braccialetto come se fosse l’unico oggetto sulla faccia del Pianeta a tenerla ancora in vita.
E allora tutto fu chiaro.
  < Oddio … Elijah.> sussurrò scioccata Caroline, portandosi una mano a coprire la bocca.
Tatia si morse il labbro inferiore e cercò di non lasciar cadere le sue lacrime. Aveva sbagliato nella sua vita, aveva commesso così tanti errori, ma l’errore che l’aveva condotta a perdere Elijah era quello che più la tormentava.
 < Ci ho messo così tanto a capire che Elijah non era solo una ripicca verso Klaus ed il suo amore per te. Quando l’ho capito, l’ho fatto mio, ma … alla fine anche lui ha scoperto il mio tradimento. Non potevo essere innamorata di entrambi. L’ho ferito enormemente e poi…  beh, lo sai. La nostra amata suocera mi ha uccisa per farli cibare del mio sangue e renderli così immortali, far superare loro la diatriba.> Caroline trovava difficoltoso trovare la lucidità mentale anche solo per comandare al suo corpo di immettere aria nei polmoni e di espellerla.
“Innamorata di entrambi” questo, era l’unico pensiero che affollava la sua mente.
 < Ami ancora…?> ma le parole non volevano uscire dalle sue labbra, tantomeno formarsi sulla sua lingua o nella sua gola.
Tatia sollevò lo sguardo, ancora basso e le rivolse un’espressione dispiaciuta.
 < No, Caroline ho vissuto come Spirito per circa 900 anni ed ho visto il vostro amore sbocciare ogni volta, nonostante ogni ostacolo. Ho visto quanto lui ti ami, quanto misera diventi la sua esistenza quando non ci sei. Quando ho deciso di legarmi ad Elijah attraverso quella cerimonia, non posso negare che non provavo qualcosa per Klaus o che la ripicca non c’entrasse per niente, ma erano sentimenti così insignificanti davanti al mio amore per lui… ma sono stata avida, stupida. Noi Forbes tendiamo a non essere il massimo in giovane età. Maturiamo col tempo.> osservò Tatia, notando come Caroline si fosse immediatamente rilassata alle sue parole.
L’ibrido sospirò, ripensando all’umana superficiale e crudele che era stata… forse Tatia aveva ragione, le donne della dinastia Forbes avevano bisogno di tempo per trovare la loro strada e non fare più errori madornali. Come Damon.
 < Avevo giurato ad Elijah che la mia relazione con Klaus era finita, ma… volevo che soffrisse come aveva fatto soffrire me. Volevo sbattergli in faccia l’unione con il fratello, illudendolo di trovarsi ad un appuntamento romantico. Sono stata così stupida Caroline, Elijah ha scoperto tutto e da quel momento… mi odia. Crede che io non lo abbia mai amato, ma è una bugia. La più falsa.> Tatia sentì le lacrime affiorare ai suoi occhi e si impegnò affinchè nessuna di loro potesse sfuggirle. Aveva pianto fin troppo per lui, aveva promesso a se stessa di non farlo mai più.
 < Forse dovreste solo parlare. È passato così tanto tempo…tu sei morta! Insomma da “vedovo” Elijah ha tranquillamente continuato la sua vita.> osservò Caroline mentre accarezzava la schiena della sorella, per farle sentire il suo affetto. Avrebbe tanto voluto risolvere quella complicata situazione al posto suo, ma tutto quello che poteva fare era starle accanto.
 < Questa cerimonia, questo rito…non funziona così Caroline. Davvero Klaus non te ne ha parlato?> domandò quasi allarmata Tatia.
Caroline aprì la bocca per controbattere, ma proprio in quel momento uno degli ibridi di Klaus apparve davanti a loro.
Sembrava aver corso senza sosta e dal suo sguardo spaventato non potevano presagire nulla di buono.
 < La strega mi ha mandato a chiamare voi e Stefan.> disse con il fiatone.
Caroline sgranò gli occhi, terrorizzata. Stava succedendo qualcosa di grave.
 
 
 
 
 
 
Ragazze mi dispiace aver saltato l’aggiornamento della scorsa settimana, ma vi avevo avvisato che una settimana avrei saltato. Allora vado di corsissima quindi non posso dirvi troppo, solo che … il capitolo precedente vi ha fatto proprio schifo vero?
Mi dispiace molto, insomma pochissime di voi mi hanno scritto qualcosa e grazie al cielo positivo o mi sarei buttata di sotto. Comunque sappiate che preferisco le critiche al silenzio. Mooolto più costruttive. Ad ogni modo, alla prossima settimana.
P.S. avrei voluto concludere lo scontro in questo capitolo, ma io cattiva e senza tempo. Un bacione, Giulia.
  
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