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Autore: Tina_Legolas    19/07/2014    3 recensioni
Una sera, il bosco, una scoperta e la consapevolezza di essere legato a questa scoperta più di ogni altro essere vivente. Un piccolo fiore che gli farà scoprire cosa vuol dire crescere e che ci sono cose più importanti nella vita oltre un regno, che ci sono legami indissolubili anche se non legati dallo stesso sangue.
Legolas scopre così di voler crescere quella nuova vita contro il volere del padre, si rifugerà a Gondor dal caro amico Aragorn, ma l'ombra di Thranduil vivrà sempre nei pensieri del giovane elfo.
Genere: Angst, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aragorn, Arwen, Eldarion, Legolas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
 

“Galion!” chiamò Legolas uscendo da palazzo.

“Eccomi mio principe!” rispose risoluto il guardiano di Bosco Atro.

“Le guardie sono al confine?”

“Si. Sono partite questa mattina come da voi richiesto” rispose il guardiano.

“Se dovessero cercarmi sto andando al fiume...”

Galion annuì riprendendo il suo posto all'ingresso del palazzo.

Legolas s'inoltrò nella foresta, tranquilla e silenziosa. L'anello era stato distrutto e Legolas era tornato a vivere a Bosco Atro, suo padre gli aveva accennato alla possibilità di donargli una parte del suo territorio nel quale avrebbe potuto costruire il suo regno, ma Legolas rifiutò l'offerta. Non aveva intenzione di fermarsi a Bosco Atro e meno ancora prendersi cura di un popolo, non ora al momento.

Aveva conosciuto il mondo, la guerra e tutte le battaglie che aveva affrontato gli avevano aperto gli occhi come nulla nell'arco dei suoi quasi tremila anni. Non aveva intenzione di prendersi sulle spalle quella responsabilità, non era pronto.

Sospirò raggiungendo il fiume nel quale, togliendosi i vestiti, si immerse lasciandosi cullare dall'acqua cristallina.

Sciolse i capelli e si immerse bagnandosi fino alla nuca.

Trascorse diverso tempo in acqua, solo quando vide il sole tramontare oltre le montagne decise che era ora di tornare a palazzo.

Risalì sulla riva e si asciugò stringendo i capelli in un nodo.

Poco dopo era di nuovo vestito, i capelli ancora umidi che gli bagnavano la schiena. Non se ne curò, piegò il mantello su un braccio e risalì verso il palazzo.

All'improvviso avvertì uno strano rumore. No, non era un rumore era più un lamento. Debole. Non molto lontano. Si bloccò nel mezzo della foresta, non c'era vento, ogni foglia immobile.

La sua mente gli aveva probabilmente giocato uno scherzo.

Riprese a camminare, ma dopo pochi passi avvertì ancora quel rumore.

A quel punto si bloccò guardingo voltandosi verso destra, da dove credeva provenisse il suono.

Avanzò lentamente, silenzioso. Fece scivolare un braccio oltre la spalla fino ad afferrare uno dei pugnali che portava sempre con se.

Ancora un lamento, più flebile dei precedenti.

Il principe si bloccò, il suono proveniva da dietro a un grande albero. Non scorgeva nessuno nelle vicinanze e se qualcuno si fosse nascosto dietro il maestoso tronco lo avrebbe visto. Avanzò titubante, non avvertiva alcuna minaccia eppure era come se sapesse che qualcosa non andava.

Prese coraggio e di colpo avanzò oltre l'albero.

Nulla.

Non c'era nessuno, solo l'aria immobile che assordava le orecchie del giovane elfo.

Ancora quel lamento.

Legolas di scattò guardò a terra, vicino al tronco, fra le radici, un bambino, avvolto alla bel e meglio in un sottile strato di stoffa, il petto ormai scoperto dal movimento delle braccine che avevano scostato la misera coperta.

Il giovane principe si abbassò di scatto non sapendo cosa fare.

Il bambino era piccolissimo, non dimostrava più di qualche giorno di vita e si muoveva poco, come se la vita lo stesse lentamente lasciando.

Da quanto tempo si trovava li?

Legolas allungò una mano cercando di coprirlo con la copertina, ma quando sfiorò la sua pelle un brivido lo scosse, era fredda quasi ghiacciata.

Solo in quel momento il giovane principe, veloce, si portò la creatura al petto avvolgendola nel suo mantello che ancora teneva piegato sul braccio.

Si accasciò contro al tronco portandosi le gambe al torace per quanto gli era possibile, circondando il bambino evitando che prendesse altro freddo.

“Forza piccolo...” disse passando la fine mano sulla piccola schiena del bambino cercando di scaldarlo.

Notò le orecchie a punta, ma qualcosa nel suo aspetto e nei suoi movimenti gli fecero dubitare che fosse un elfo. Un mezz'elfo era più probabile.

Ed era quasi sicuro che la madre non fosse del regno degli immortali. Un'elfa non avrebbe mai abbandonato il proprio bambino.

Lo cullò per quasi un'ora, solo una tenue luce illuminava le due figure, fino a quando il piccolo non aprì gli occhi.

Due occhi azzurri, profondi come il mare, come il cielo in tempesta, come il più profondo blu che avesse mai potuto vedere.

Fu li che si innamorò di quella creatura.

Legolas gli sorrise quando mosse un braccino afferrando con la manina un suo dito.

“Ciao...” disse accarezzandogli la testolina.

Il piccolo rispose in un vagito che fece sorridere l'elfo.

Lentamente aprì il mantello, quel poco che gli bastò per togliergli la sottile copertina in cui era avvolto quando lo aveva trovato. Nella foga di prendersi cura del piccolo non l'aveva più considerata ed ora era piegata solo sulle gambe del bambino. Era una stoffa fredda, non gli avrebbe tenuto caldo.

“Sei una bambina...” sorrise Legolas ricoprendo la piccola “Che cosa fai qui piccolina?”

La piccola riaprì gli occhi e se la prima volta sapeva di essersi innamorato, quella volta seppe che quella vita era diventata sua. Solo sua.

La piccola aveva pochissimi e fini capelli, ma quei pochi mostravano un intenso colore nero.

“Hai freddo piccola?” chiese Legolas “Ora ti porto via di qui...” disse alzandosi tenendosi stretto la bambina al petto.

Legolas non si era mai preso cura di un bambino, aveva quasi tremila anni, ma mai aveva tenuto fra le braccia un bambino per più di pochi minuti e meno ancora se ne era preso cura, ma con quella bambina era...diverso. Qualcosa di più profondo, non sarebbe riuscito a descriverlo.

Rientrò a palazzo avendo cura di nascondere la piccola il più possibile nel lungo mantello.

Era ormai sera, ma era convinto di poter trovar il padre ancora sul trono e così fu.

“Adar...” lo chiamò avanzando.

“Legolas! Ti cerchiamo da ore...” lo redarguì il sovrano.

“Galion sapeva dove ero diretto”

“Perchè questo ritardo? Sapevi che sarebbero arrivati i messaggeri da Lorien...”

“Ma vedo che ve la siete cavata anche senza di me...” rispose Legolas mordendosi la lingua poco dopo, non doveva dare motivo al padre di adirarsi “Adar...”

“Cosa tieni fra le braccia Legolas?” chiese il sovrano fissandolo in viso.

“L'ho trovata nel bosco...” disse.

Thranduil si alzò scendendo le scale che portavano al trono fino a trovarsi di fronte al figlio che con mano delicata scostò il mantello sul volto della piccola permettendo al padre di vederla.

Thranduil la fissò alzando poi lo sguardo sul figlio e di nuovo sulla bambina.

“Non può restare!” proferì alla fine voltandosi per uscire dalla sala.

“Come? Perchè?”

“Ti ho detto che non resterà Legolas...Dai quel bambino ai messaggeri per Imladris, sarà Elrond a decidere se occuparsene o no. Qui non c'è posto per lui...”

“Lei!” lo corresse Legolas “E' una bambina. E se c'è posto per me e tutti noi c'è anche posto per lei! Non lascerò che questa bambina venga sballottata fra un regno e l'altro in attesa di qualcuno che voglia prendersene cura!” disse alzando la voce.

“E' una mezz'elfa!”

“Anche lord Elrond lo è, ma se non sbaglio non lo trattate in questo modo!”

Legolas non vide la mano che pochi attimi dopo colpì il suo volto facendolo indietreggiare.

Il principe si aggrappò alla piccola proteggendola fra le sue braccia.

“Quella bambina domani sarà fuori dai nostri confini...”

“Me ne prenderò cura io! La crescerò io...” disse Legolas in un estremo tentativo di convincere il padre.

Thranduil lo fissò.

“Tu non diventerai padre di una mezz'elfa...” disse gelido Thranduil voltandosi e abbandonando la sala.

Legolas rimase sbigottito fissando di fronte a se il nulla, non si accorse delle lacrime che gli stavano bagnando le guance.

Non avrebbe mai potuto pensare ad una reazione simile da parte del padre, era una neonata che motivo c'era di esiliarla dal regno?

Solo il pianto della piccola lo riportò alla realtà.

“Ssshh..sono qui...” disse cullandola “Non ti lascerò andare...”

Non avrebbe eseguito l'ordine di suo padre, non avrebbe dato quella bambina ai messaggeri.

Non era la prima volta che disobbediva a qualche ordine, ma sapeva che questa volta il padre non l'avrebbe perdonato.

Lasciò il palazzo diretto alle abitazioni.

“Sssshhh brava piccola...hai fame?” sussurrò cercando di farla calmare.

Raggiunse poco dopo alcune abitazioni e bussò alla prima porta che incontrò sulla sua via.

Una giovane elfa, capelli lunghi e rossi, aprì la porta.

“Legolas!” esclamò vedendolo.

“Tauriel devi aiutarmi...” disse quasi in un sussurrò.

“Che succede?”

Legolas scostò il mantello, come poco prima aveva fatto con il padre, permettendo all'elfa di vedere la piccola.

Tauriel sussultò.

“Di chi è questa bambina?” l'elfa intuì subito che si trattasse di una femmina.

“Tauriel fammi entrare, ti spiegherò tutto...devi aiutarmi, devo fuggire da qui...”

Tauriel si scostò subito lasciando passare il principe.

“Dove sono i tuoi figli?” chiese Legolas.

“Fortunatamente staranno via qualche giorno con Calengol...pensavo di poter passare del tempo tranquilla, a quanto pare no...che succede Legolas, chi è lei?”

“L'ho trovata nel bosco. Tauriel ha fame e io non so cosa fare...”

“Trova una nutrice.” suggerì Tauriel.

“Non posso Tauriel, mio padre vuole che la dia ai messaggeri in partenza per Imladris...”

“E tu...non vuoi...” sussurrò lei sospirando “Aspettami qui...” disse uscendo rientrando qualche minuto dopo.

“Tieni questo, ora sorreggile la testa, così...” Tauriel l'aiutò a sistemare la piccola facendogli poi posare una piccola ampolla di vetro con un beccuccio alle labbra della bambina.

Tauriel sorrise notando l'espressione di Legolas.

“Va tutto bene, Legolas. Rilassati...” disse passandogli un mano sul braccio.

“Dove hai trovato il latte?”

“Devi ringraziare che non ho potuto allattare i miei figli. Ho dovuto trovare un modo...latte d'asina, ecco perchè tengo questi animali...”

Passarono alcuni minuti prima che Legolas alzasse il viso.

“Devo andarmene Tauriel. Mio padre non permetterà mai che io tenga questa bambina...”

“Perchè?”

“E' una mezz'elfa...” disse alzando lo sguardo sull'amica.

Tauriel sbuffò pensando a una soluzione.

“Lorien?”

“Assolutamente no! Non posso avvicinarmi nè a Lorien, nè a Imladris.”

“Perchè? Saresti al sicuro!”

“No. No, lord Elrond si schiererebbe dalla mia parte, non posso permettergli di scontrarsi con mio padre per una cosa simile e Galadriel farebbe lo stesso...”

“Dove andrai Legolas?”

“A Gondor...”

“Ma sono quattro giorni di cammino e tu porti anche una bambina!”

“Lo so, potrei metterci anche una settimana, ma devo andare a Gondor...”

Tauriel sospirò aspettando che la piccola finisse di mangiare.

Appena finì insegnò a Legolas come accudirla.

“Sai vero che tuo padre ti farà cercare?”

“Lo so...”

“Ti raggiungeranno prima che tu giunga a Gondor...”

“No se mi nasconderò bene...”

“Legolas...” disse avvicinandosi sedendosi al suo fianco “Saresti comunque da solo contro un intero gruppo di soldati pronti ad obbedire a qualsiasi ordine di tuo padre, anche se tu sei il principe, e poi la bambina di certo non smetterà di piangere a comando...”

Legolas prese un lungo respiro cercando di schiarirsi le idee.

“Allora partirò subito. I messaggeri partiranno domani all'alba, avrò una notte di vantaggio prima che si accorgano della mia scomparsa cercherò di allontanarmi il più possibile...”

“Hai già scelto un nome?” chiese teneramente “Sei suo padre no...” sorrise l'elfa.

“Fa strano essere chiamato così...” sorrise Legolas “Miriel...pensavo Miriel...” disse guardando la piccola.

“E' il primo nome che ti è venuto in mente quando l'hai vista?”

Legolas annuì.

“Allora è il nome che deve portare...” disse toccando una spalla del principe “Posso accompagnarti fino ai confini, poi tornerò qui.”

“Grazie...” le sorrise a labbra unite.

“Sai che farei qualsiasi cosa per te...” disse l'elfa “Ti preparo del latte per il viaggio...” disse alzandosi e scomparendo di nuovo.

 

**

 

“Ci siamo...” disse Tauriel quando giunsero al confine meridionale di Bosco Atro.

“Non sarai a casa per l'alba...” constatò Legolas.

Tauriel alzò le spalle.

“Non stanno cercando me, non baderanno al mio rientro...Legolas...” lo chiamò richiamando il suo sguardo sul proprio “Sta attento...”

Il principe annuì.

“Tienila al caldo, assicurati che non prenda freddo e falla mangiare...ogni due o tre ore ti dovrai fermare...”

Legolas annuì.

Notando che l'elfo aveva smesso di parlare Tauriel si preoccupò.

“Legolas...va tutto bene?”

“S..si...si va tutto bene...”

“Non è vero, ma farò finta di non aver sentito...”

Il principe alzò gli occhi incrociando quelli della giovane.

“Hai paura, lo vedo Legolas. Ti conosco troppo bene per non accorgermene...”

“Tauriel io...”

“Non saresti arrivato fino a qui se non provassi qualcosa per questa bambina...” disse alzando la copertina in cui era stata avvolta fin a coprirle la testolina addormentata contro il petto dell'elfo.

“Ti ho portato questo...l'ho usato per i miei figli, ti sarà utile...” disse porgendogli una fasciatura “Avvolgila attorno a te, terrai la piccola al caldo e allo stesso tempo potrai avere le mani libere...”

“Grazie...”

“Vai ora...” disse porgendogli le redini del cavallo sul quale il principe salì facendosi passare la bambina che aveva prima adagiato sulle braccia di Tauriel “Devi mettere più strada possibile fra te e Bosco Atro prima che sorga il sole...”

Legolas annuì.

“Sta attento...”

“Me l'hai già detto Tauriel...”

“La prudenza non è mai troppa...” sorrise lei.

“Non sto ritornando in guerra.”

“Ne sei certo?...”

Legolas le lanciò un'occhiata prima di scrollare la testa.

“Vai, vai via di qui...” disse obbligandolo a muoversi.

 

**

 

Arrivò a Gondor cinque giorni dopo.

Rallentò la corsa del suo cavallo solo dopo che ebbe superato i suoi confini, sapeva che se anche suo padre l'avesse fatto seguire non avrebbero mai violato i confini di Gondor.

La piccola sembra dormire tranquillamente sprofondata nelle sue braccia.

Sorrise l'elfo quando la vide muovere le labbra nel sonno.

Solo quando scorse Minas Tirit spronò il cavallo nell'ultimo tratto di strada.

Era ormai nelle vicinanze dell'immenso palazzo quando Aragorn lo vide.

Riconobbe immediatamente la chioma bionda dell'elfo e corse all'ingresso.

Non era stato avvisato del suo arrivo, come era successo per le precedenti visite.

Era appena giunto al cancello quando l'elfo smontò da cavallo.

“Legolas!” lo chiamò “Cosa ci fai qui? Non sapevo che saresti arrivato...”

“Aragorn mi dispiace non aver avvisato, ho bisogno del tuo aiuto...”

“Cosa è successo?” chiese preoccupato notando che l'elfo nascondeva qualcosa fra le braccia.

Legolas si avvicinò permettendogli di vedere la piccola nascosta nelle coperte.

“Ho bisogno del tuo aiuto...” disse di nuovo Legolas.

“Vieni dentro...” sussurrò il sovrano di Gondor.

Legolas lo seguì fino all'interno del palazzo, attraversarono diversi corridoi fino allo studio di Aragorn.

“Non ti ho mai visto così preoccupato neanche nel bel mezzo di una battaglia...è tuo?”

“No...cioè si...”

Aragorn alzò le sopracciglia aggrottando la fronte.

L'elfo sospirò andandosi a sedere su una poltrona.

“Da quanto non risposi?” chiese Aragorn.

“Alcuni giorni..”

“Ci vogliono quattro giorni per arrivare qui da Bosco Atro e ne avrai impiegati di più con...”

“E' una bambina, Estel. Si chiama Miriel...”

“Spiegami tutto, perchè hai bisogno del mio aiuto?” chiese sedendosi di fronte a lui.

“L'ho trovata nel bosco, è stata abbandonata. Non...non posso spiegarti cosa ho provato quando ha aperto gli occhi io...Aragorn so solo che la devo proteggere, non posso separarmene...”

Aragorn annuì confuso cercando di assemblare ogni tassello.

“L'ho portata a palazzo, ma mio padre...”

“Chissà perchè credevo di averlo intuito...”

“Non vuole che cresca una mezz'elfa...”

“Imladris era molto più vicina di Gondor...”

“No, no Estel. Mio padre mi avrà sicuramente fatto cercare e sai come è fatto Elrond. Si sarebbe scontrato con lui pur di...”

“Lo so...” disse posandogli una mano sul braccio “Ora ti devi solo calmare. Non varcheranno questi confini...”

Legolas annuì abbassando il viso verso la bambina.

“Posso vederla?” chiese Aragorn. Legolas si avvicinò posandogliela fra le braccia.

“Quasi avevo dimenticato che fossero così piccoli...” sorrise Aragorn.

“Scusami. Non ti ho chiesto nulla di loro...come stanno Eldarion ed Arwen?”

“Eldarion? Fin troppo bene...” scherzò Aragorn. “Arwen è disperata, è già scappato tre volte questa settimana...”

“Da qualcuno ha preso e non da Arwen...” rise Legolas.

“Hey!!!” disse voltandosi verso l'elfo per poi tornare a guardare la piccola “E' bellissima...” sospirò ammirandola addormentata muovere le braccine cercando d'immaginare cosa stesse sognando.

“E' da quando siamo partiti che non dorme in un vero letto se non fra le mie braccia, non vorrei recarti disturbo, ma c'è un posto dove può riposare?”

“Stai scherzando vero? Non mi creerai mai disturbo e sai che qui è anche casa tua...”

La piccola iniziò a piangere e Legolas la prese subito fra le braccia.

“Ha fame...” disse l'elfo, era da alcune ore che la piccola non mangiava.

Aragorn stava per rispondere quando bussarono alla porta e un'elfa dai lunghi e folti capelli scuri entrò.

“Arwen...” salutò Legolas inclinando le labbra.

“Legolas!” disse stupita “Che..? Ho sentito un bambino piangere...”

“E' lei...” sorrise girandosi appena di spalle mostrando il faccino in lacrime della piccola “Ha fame, è da questa mattina che non mangia...”

Arwen, rimasta stupita nel vedere l'elfo con la piccola fra le braccia, si ridestò subito andando in suo soccorso.

“Come si chiama?”

“Miriel...” disse.

“E' tua?”

“E' una lunga storia, ma si..”

“Vieni con me...” disse Arwen passando una mano sulla spalla dell'elfo.

“Dove andate?” chiese Aragorn.

“La bambina ha fame e qualcosa mi dice che devo parlare con Legolas” spiegò guardando l'elfo che annuì “Aragorn...vai a cercare Eldarion...”

“Oh no...di nuovo? Che cosa...?”

“Le dinastie della terra di mezzo...”

“Ha fatto bene a scappare...” disse ridendo.

“Vai a cercare tuo figlio!” lo fulminò con lo sguardo prima di voltarsi e accompagnare un Legolas divertito verso la porta.

  
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