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Autore: Emelyee    19/07/2014    4 recensioni
A Persefone non piacciono i semidei, soprattutto i figli di Ade. Ma ama il mare con tutta sé stessa e, si sa, al mare si fanno sempre incontri un po' strani...
Riuscirà la regina degli Inferi a cambiare idea?
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Percy Jackson, Persefone
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Nome autore (sia su EFP sia sul Forum): Fra.EFP (sul forum), LeliEly (su EFP)
Titolo della storia: Incontri all’acqua di mare
Genere: Generale, introspettivo
Rating: Verde
Coppia scelta: Percy/Persefone
Tema: Mare
Note dell'autore: La storia è ambientata poco prima che Percy venga rapito da Era e, come viene accennato, gli dei sapevano già tutto e cominciavano a preoccuparsi.
Partecipante al contest: Un'offerta per gli dei (no, mi dispiace, niente pizza carbonizzata) indetto da Fantasiiana sul forum di EFP. OTTAVA CLASSIFICATA 

 
 
Incontri all’acqua di mare
 
 
Il calore del sole le intiepidiva la pelle in quei primi giorni d’estate e la faceva risplendere di una bellezza che tutto poteva essere, tranne che umana. La dea si arrotolava una lunga ciocca di capelli biondi attorno ad un dito mentre osservava il lieve luccichio del mare a mezzogiorno.
Se c’era una cosa che amava dell’estate, oltre al fatto di tornare ad avere colore sulle guance, era proprio il mare. La sua infinita bellezza, il fascino delle onde che si abbattevano con grazia sugli scogli e le meraviglie che si nascondevano in ogni angolo di quel pezzetto di Paradiso andato perduto le facevano pensare, a volte, che avrebbe preferito venire rapita da un dio come Poseidone invece che dal suo attuale marito, Ade. Quei pensieri non la facevano sentire in colpa; credeva fosse il minimo dopo ciò che aveva fatto il dio degli Inferi per averla in sposa, tuttavia durante i lunghi secoli della loro convivenza aveva imparato ad apprezzarlo e, sì, anche ad amarlo.
E poi Poseidone si dava fin troppe arie per via di suo figlio, Perseus Jackson, che aveva salvato l’Olimpo dalla distruzione.
Persefone si ritrovò a sospirare e a pensare che anche lei avrebbe voluto un figlio. Sarebbe stata una buona madre, pensava, non avrebbe avuto centinaia di ragazzi a cui badare ma solo uno. Si immaginò con un piccolo dio tra le braccia, con i capelli scuri e gli occhi cangianti che le sorrideva e tirava un lembo della sua veste, oppure un giovane semidio, perché no. Sarebbe stato bello avere, per una volta, qualcuno che l’apprezzasse.
Si alzò, il corpo coperto solamente dal costume giallo canarino, e si diresse verso l’acqua affondando i piedi nella sabbia calda e respirando l’odore salmastro dell’acqua. Chissà, forse un giorno avrebbe potuto realizzare quel suo desiderio di maternità ma, per il momento, tutti fuggivano in sua presenza, spaventati dal potere del Regno dei Morti. Persino i pesci si allontanavano nel panico percependo ondate di energia estranea al loro regno. La regina degli Inferi mosse rapidamente le braccia nell’acqua, beandosi della sensazione di benessere e tranquillità che le donava.
«Divina Persefone?» sentendo il suo nome la dea si voltò trovandosi faccia a faccia con un ragazzo dagli incredibili occhi verdi. La dea non si preoccupò di nascondere la nota di disappunto che provò nell’incontrare il figlio del dio del mare.
«Perseus Jackson, quale sorpresa» disse lei con l’acqua che le sfiorava la gola. Percy arrossì sentendo il tono vagamente irritato della zia divina, ma lei continuò, dirigendosi verso un punto dove il livello del mare fosse più basso. «Anche se, probabilmente, dovresti esserlo tu. In fondo non capita tutti i giorni di incontrare una dea in spiaggia, non trovi?»
«In effetti no, lo ammetto» Percy non sapeva più cosa dire e si stava dando mentalmente dello stupido per non aver ignorato quella figura che gli risultava familiare. Persefone lo osservò e lo trovò diverso dal ragazzino di undici anni arrivato negli Inferi per salvare sua madre e anche dal bambino di quattro anni che aveva incontrato anni prima nello stesso luogo. La dea si trovava più a suo agio lì dove l’acqua le arrivava alla vita e sorrise appena, illuminandosi della bellezza inumana degli dei.
«Amo il mare,» si ritrovò a dire senza alcun motivo particolare «tuttavia la mia vita nel Regno dei Morti mi impedisce di godere appieno della sua bellezza. Come ben saprai Ade e Poseidone non vanno granché d’accordo e i loro regni sono difficili da visitare per i fratelli, ma te ne sarai accorto sa solo, giusto?» Persefone sospirò e guardò il semidio che creava piccoli vortici attorno a sé per via del nervosismo.
«Decisamente sì, divina Persefone» rispose il giovane semidio ricordando con una smorfia non molto contenuta l’unica volta che aveva preso un aereo. «Sai...»
«Tuo padre deve essere nervoso, di questi tempi. La terra trema di un potere estraneo al suo» la dea interruppe l’intervento del nipote abbassandosi sulle ginocchia per raccogliere una conchiglia bianca. «Tutti noi siamo nervosi, giovane semidio, soprattutto gli dei che, al contrario di me, devono tenere d’occhio i loro figli e cercare di tenerli al sicuro» Percy cercò di intervenire ma Persefone non glielo permise e continuò il suo discorso imperterrita, rigirandosi la candida conchiglia tra le mani.
«Devi sapere, caro Percy, che io non ho figli a cui badare» lo guardò con espressione quasi malinconica «Sono sposata con tuo zio Ade e lui non tollererebbe un tradimento da parte mia anche se lui non fa lo stesso. I miei figliocci...» si accigliò stringendo le mani a pugno «Io li odio e loro odiano me. D’altronde, come potrei amare il frutto di un tradimento
«Persefone, io non credo che lei provi tutto questo risentimento verso i figli di Ade» Percy iniziò a giocare con l’acqua attorno a sé «Credo che tu sia invidiosa di tuo marito perché lui ha qualcosa che tu non hai mai avuto per via di un suo desiderio. Dovresti provare a dare una possibilità a Nico; è un bravo ragazzo ed è la cosa più simile ad un figlio che tu abbia» la guardò e sorrise. Come tutte le dee era bella, bella da morire, anche con i capelli bagnati a metà e l’espressione di chi sa che dovrebbe essere offeso ma non ci riesce. Percy pensò che, forse, sua zia Persefone era diversa da tutti gli altri dei, un po’ come Estia.
«Potrei ucciderti per quello che hai appena detto, Percy Jackson, lo sai?» il ragazzo allargò il suo sorriso e Persefone pensò che fosse ammattito ma si ricredette quando lui parlò di nuovo.
«Potresti, è vero; ma non lo farai. In fondo sai che ho ragione ma non hai ancora il coraggio di ammetterlo, divina Persefone. Prenditi il tuo tempo: i semidei aspettano» fece per voltarsi proprio mentre Sally Jackson chiamava il figlio dalla spiaggia e lui alzò un braccio per farsi notare dalla madre che teneva fra le mani pane e muffin di un improbabile azzurro cielo. «Ma ricordi: i ragazzi aspettano ma il tempo scorre, almeno per noi»
«L’immortalità può essere noiosa se la si passa da soli in un posto che si sopporta a malapena, figlio di Poseidone. A dire il vero lo è anche quando ci si trova nel luogo più bello del mondo, per questo tuo padre, Zeus e Ade non sono riusciti a mantenere la parola data anni orsono: perché si sentivano soli, malgrado tutto» la dea sorrise al nipote e i suoi capelli si asciugarono all’istante. «Sei un bravo ragazzo, Percy Jackson. Mi farebbe molto piacere se venissi a trovarmi negli Inferi quando sarà tutto finito. Sono certa che Nico ti accompagnerà volentieri. Arrivederci, giovane semidio»
«Tutto finito? Finito che cosa?» Persefone non rispose ma iniziò a brillare e Percy fece appena in tempo a chiudere gli occhi prima che lei, immersa nell’acqua, scomparisse.
 
Quella sera, mentre stava per andare a dormire, Percy trovò una perla nella tasca in cui teneva Vortice e sorrise pensando alla zia divina che amava il mare.
 

 
  
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