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Autore: Wild imagination    19/07/2014    7 recensioni
Prendete un liceo qualsiasi a Lima, Ohio. Magari il McKinley.
Adesso trasformatelo in un istituto per ragazzi con... capacità particolari.
Considerate una scuola privata gemellata (perchè no, magari la Dalton) i cui studenti sono cordialmente invitati a trascorrere un anno insieme al nostro Glee Club, che è un po' diverso dal solito.
Aggiungete delle sfide per rendere il tutto più emozionante, una convivenza forzata, e un Kurt che proprio non sopporta Blaine, ricambiato.
Un anno scolastico non vi sarà mai sembrato così interessante.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Un po' tutti | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Run, guys, run


Kurt strizzò gli occhi, cercando di decifrare le parole stampate fra le caselle del foglio affisso sulla bacheca in mezzo al corridoio. Secondo quello che aveva detto Figgins, all'incirca ogni settimana avrebbero trovato nella tabella le informazioni relative alla sfida successiva da affrontare. O, in quel caso, alla prima sfida da affrontare.
 Per quanto il giovane si impegnasse e si alzasse in punta di piedi, era praticamente impossibile superare la calca di studenti curiosi che si erano accampati davanti alla bacheca.
"Oh, insomma," sbottò Rachel accanto a lui, sovrastando il chiacchiericcio, "ma chi è che deve affrontare le sfide, loro o noi?"
Il castano ridacchiò, mentre la ragazza iniziava a sgomitare in mezzo alla folla. A causa della sua statura, però, non arrivò molto lontano.
"L'avete voluta voi" annunciò quindi, con un sorrisetto malvagio. Chiuse gli occhi per un secondo, e la sua figura perse consistenza, mentre i contorni divenivano tremolanti. Iniziò ad avanzare sicura, incurante degli sguardi infastiditi che gli studenti le rivolgevano quando venivano attraversati. Kurt si era spesso chiesto se la sensazione fosse la stessa provata dai personaggi di Harry Potter che venivano a contatto con i fantasmi... A giudicare dalle espressioni corrucciate degli altri ragazzi, non doveva essere una cosa piacevole. Si ripromise di chiedere delucidazioni, in futuro. L'amica, intanto, era riuscita ad arrivare proprio davanti alla tabella, con uno sguardo soddisfatto; la sua figura tornò allo stato normale. In quel momento, Hummel fu affiancato da Finn, che gli poggiò amichevolmente una mano sulla spalla. 
"Ehi, amico, sei riuscito a sapere qualcosa?"
Il castano fece segno di diniego, indicando la calca davanti a sé. "Non ce n'è stato modo" borbottò irritato, "Rach è appena arrivata al foglio". Entrambi i ragazzi si concentrarono sulla figura della giovane, che stava fissando la bacheca con le sopracciglia aggrottate.
Cosa c'è scritto? "Scontro nell'arena con i gladiatori" ? Dobbiamo rubare delle uova fregandole da sotto il naso di draghi legati al guinzaglio? Uccidere dei vampiri con un paletto e della cenere di quercia bianca?* Il manipolatore iniziò a spostare il peso da un piede all'altro, ansioso. 
"Senti, Finn, pensi di riuscire a farci passare?" chiese impaziente, alzando lo sguardo verso il fratello.
"Non c'è problema" rispose quello, facendo spallucce. Afferrò l'amico per il polso, e iniziò a farsi strada in mezzo alla calca. Vedendo arrivare quel gigante, gran parte dei ragazzi si spostarono istintivamente, creando un passaggio. Il castano sorrise fra sé e sé: decisamente era più pratico che passar loro attraverso. Si concentrò sulla figura imponente di Finn, riflettendo. I primi tempi, in effetti, anche lui era stato parecchio impaurito da quella montagna scoordinata che era il giovane Hudson. A questo si aggiungeva che era dotato di superforza e gli ricordava terribilmente i giocatori di football della sua vecchia scuola... Dopo alcuni mesi, però, era stato conquistato dall'ingenuità e dalla gentilezza che dimostrava a tutti. Non si era sconvolto neanche quando Kurt gli aveva confessato, non senza timore, di essere gay. Beh, in realtà nessuno del GC si era fatto troppi problemi al riguardo; probabilmente le tue priorità cambiano quando ti rendi conto di essere considerato "un salto nella catena evolutiva" e di avere dei superpoteri.
 E poi, una mattina, sia la madre di Finn, Carole, che il padre di Kurt, Burt, erano venuti a trovare i rispettivi figli a scuola, e si erano incontrati. Per farla breve, appena un anno dopo, i Furt erano diventati fratellastri e i loro genitori vivevano insieme. Niente di sconvolgente, insomma: Kurt pensava di essere fortunato ad avere un fratello come Finn. Stranamente, aveva accettato subito Carole come "matrigna". Non aveva niente contro di lei, anzi; era una donna molto dolce e comprensiva, e lo trattava come se fosse davvero suo figlio.
Arrivarono accanto a Rachel in poco tempo, e la ragazza si girò verso di loro, sempre con le sopracciglia aggrottate e l'espressione preoccupata. 
"Rach...?" domandò Finn preoccupato, "tutto bene?"
Kurt si sporse verso la bacheca, facendo scorrere lo sguardo sulla tabella.
Spalancò gli occhi, sorpreso.
La prima cosa che notò fu la data della sfida: 15 ottobre. Ovvero il giorno seguente. Alla faccia del preavviso! pensò. Poi il suo sguardo si spostò verso destra...

Sfida: Staffetta

Staffetta?! Era uno scherzo? Insomma, si aspettava qualcosa di pericoloso e pieno di sangue, non un'allegra corsetta in mezzo alle praterie. Non che se ne lamentasse, ma questa situazione non lo convinceva per niente, doveva esserci qualcosa sotto... 

Ora e luogo di ritrovo: 15.30, bosco accanto alla palestra

Ok, considerando il numero di radici che sporgevano dal terreno e i rami secchi degli alberi, probabilmente il sangue ci sarebbe stato, alla fine. Non come tutti si aspettavano, ma...
 Aspetta, c'erano animali feroci nel bosco? Non che si ricordasse, ma aveva sempre evitato di bazzicare da quelle parti, quindi non poteva esserne convinto... Non che si aspettasse di ritrovare Voldemort che beveva sangue di unicorno, ma era sempre meglio essere prudenti. 

Ulteriori indicazioni vi saranno date il giorno stesso dai professori. 

Le informazioni terminavano lì, e Kurt sospirò, voltandosi verso gli altri due ragazzi.
Rachel sembrava alquanto delusa. "Speravo in qualcosa di più emozionante!" si stava lamentando col fidanzato. Finn le accarezzò dolcemente la spalla, in segno di conforto. "Non preoccuparti, Rach: ho sentito di ragazzi che hanno avvistato qualche cinghiale, da quelle parti". A quelle parole, la ragazza si aprì in un sorriso emozionato, e Hummel si chiese se in quella scuola avessero dei problemi mentali. Forse, in realtà, non frequentava un istituto per ragazzi con superpoteri come pensava, ma era ricoverato in un ospedale psichiatrico. Sì, doveva essere così, perché sennò non si spiegava secondo quale logica degli adulti responsabili avessero deciso di farli correre come caprioli in mezzo ad un bosco, e per giunta rincorsi da lupi e cinghiali; ma soprattutto, secondo quale logica i partecipanti si dovessero dimostrare felici della situazione.


Quando tornò in camera, quella sera, non si sorprese di trovare Anderson appoggiato mollemente alla testiera del letto, intento a leggere un libro, con la gamba destra che penzolava pigramente fuori dalle coperte. Sinceramente, non aveva la più pallida idea di come occupasse le proprie giornate, dato che non era costretto a frequentare le lezioni. Il riccio alzò a malapena la testa, sentendo la porta che si apriva, rivolgendogli uno sguardo apatico; da quando, qualche giorno prima, Kurt aveva minacciato di castrarlo, la convivenza si era fatta, se possibile, ancora più critica. Si rivolgevano a malapena la parola, e solo quando erano costretti; in tutti i casi, l'ironia dei loro dialoghi aveva ormai preso residenza fissa come terza inquilina della camera.
Il manipolatore aveva scoperto esserci qualcosa più forte di lui: si sentiva attratto e respinto da Blaine, e non riusciva a capire il perché, considerando che ogni loro conversazione si trasformava in una schermaglia dopo circa quattro sillabe. A dire la verità, non riusciva neanche ad inquadrarlo. Se glielo avessero chiesto qualche giorno prima avrebbe semplicemente risposto che era un idiota con un ego più alto di lui, ma adesso non ne era più così sicuro. Forse strafottente e decisamente insopportabile, ma non idiota... Chandler (era riuscito a ricordarsi il nome, alla fine) non si era più presentato nella sua stanza, e così nessuna sua nuova conquista; e Hummel non riusciva ad evitare di pensare che, la seconda volta che li aveva colti in flagrante, Anderson l'avesse programmato proprio per fargli perdere le staffe. Probabilmente era solo un pensiero alquanto egocentrico, ma non riusciva ad evitare di formularlo. 
L'altra cosa che lo spiazzava e confondeva al tempo stesso, era trovarlo estremamente attraente. 
E gli capitava di rado di soffermarsi a pensare ad un ragazzo in quel senso; ma cavolo, era pur sempre umano! Qualche volta si ritrovava  ad ammirare i  riccioli mori che gli ricadevano dolcemente sulla fronte, sfiorando i luminosi occhi color ambra. (Dio, quegli occhi erano qualcosa di assolutamente fantastico). Oppure le labbra carnose, che sembravano così morbide e delicate... Poi il ragazzo apriva la bocca per fare qualche commento sarcastico, e la magia veniva spezzata. 
Kurt sospirò, chiudendo la porta dietro di sé. Non sapeva proprio cosa gli stesse succedendo, ultimamente. Era abituato ad avere il pieno controllo delle proprie sensazioni, ed era bastato un ragazzo di un'altra scuola per fargli perdere le staffe e, contemporaneamente, farlo sbavare.
Sbavare mi sembra un po' esagerato, non credi? Fece notare alla vocina nella propria testa.
Gli comparve davanti agli occhi l'immagine di Anderson in tuta e canottiera.
Va bene, forse non proprio troppo esagerato. Replicò, stizzito. Non c'è bisogno di essere così diretti, comunque. 
"Bella spilla" sogghignò Anderson, mantenendo lo sguardo fisso sul libro e interrompendo le elucubrazioni dell'altro.
Il castano abbassò la testa, mettendo a fuoco la spilla a forma di muso di ippopotamo che aveva indossato quel giorno, appuntata sulla giacca. Era in tinta col suo outfit verde militare. Ed era adorabile. 
"Bei calzini" ribatté, con lo stesso identico tono. Il riccio si sollevò per poter guardare i propri calzini fucsia, per poi fare spallucce e risistemarsi nella posizione iniziale. "Touché"
"Hai sentito della prima sfida?" continuò dopo qualche minuto.
Hummel era sorpreso da quel tentativo di conversazione. "Sì... Strana, no?" Poggiò la tracolla accanto al comodino e si sedette sul letto.
"Decisamente. Siete pronti?"
L'altro gli restituì uno sguardo interdetto.
"Pronti a perderla." chiarì Anderson con ovvietà, alzando finalmente la testa dal libro e fissandolo negli occhi, assolutamente serio
Kurt sbuffò, alzando un sopracciglio. "Non sei un po' troppo sicuro di te?" ribatté, piccato.
"Forse" rispose l'altro facendo un mezzo sorriso criptico. "Ma conosco i nostri limiti".
"Lo vedremo" concluse Hummel, afferrando l'Ipod e infilandosi gli auricolari nelle orecchie. 
L'altro gli sorrise di sbieco. 


Il giorno dopo, alle 15.30 in punto, le due squadre avversarie erano schierate una davanti all'altra al limitare del bosco, e si tenevano d'occhio lanciandosi sguardi di sfida. Tirava un venticello fresco, e il cielo era solcato da nuvole grigie. Kurt sperava sinceramente che non iniziasse a piovere, perché sarebbe stato davvero un problema correre col fango fino alle ginocchia, magari inseguiti da maiali con le zanne. 
Per l'ennesima volta, quella mattina, si sistemò la maglia della tuta, tentando di tirare l'estremità quanto più in basso possibile e, contemporaneamente, evitando che gli si appiccicasse alla pelle del busto. Alcuni degli altri studenti che non avevano lezione si erano seduti sull'erba a qualche metro da loro, meritandosi un'occhiataccia di Hummel: che senso aveva appostarsi lì se comunque non sarebbero riusciti  a vedere nulla, considerando che la versa sfida si sarebbe tenuta tra le fresche frasche?
"Tranquillo, Porcellana, la tuta ti sta d'incanto. E non lo penso solo io, evidentemente" gli soffiò all'orecchio Santana, notando il suo evidente disappunto; il ragazzo girò la testa verso di lei, sollevando le sopracciglia con espressione interrogativa. L'ispanica gli indicò col mento la fila degli avversari. "Anderson ti sta fissando da dieci minuti".
Hummel incontrò gli occhi del riccio per un istante, prima che questo distogliesse lo sguardo girandosi dall'altra parte. Avvertì le orecchie scottare, ma si impedì di comportarsi come una tredicenne: loro si odiavano ancora, dopotutto. No?
Si sistemò il ciuffo con un gesto nervoso "Probabilmente stava pensando a qualche battuta carina da rifilarmi quando saremo in camera" rispose, con finta aria noncurante.
"Sarà, ma aveva più l'espressione da gli salterei addosso davanti a tutti che da oh, cavolo, sembra uno spaventapasseri" ribattè Santana, incrociando le braccia al petto con aria saputa.
"Concordo pienamente con lei" intervenne Puck, due persone più in là.
Kurt lo guardò in cagnesco. "Non dirmi che hai iniziato anche tu a credere a queste stupidaggini!"
"A dire la verità, lui è uno dei fan più sfegatati della Klaine" si intromise Mercedes, mentre tutti gli altri annuivano con convinzione.
 "Fan di che cosa?!"
Rachel aprì la bocca per rispondere, ma in quel momento si fece avanti Schuester, richiamando l'attenzione delle due squadre. Hummel fissò l'amica con un inquietante sguardo da dopo-continuiamo-il-discorso.
"Questa prova è abbastanza semplice" iniziò il professore,"vi dovrete mettere in fila uno dietro l'altro, divisi, ovviamente, nelle due squadre". I ragazzi eseguirono, e i due gruppi si ritrovarono a pochi metri l'uno dall'altro. Il primo della fila della Dalton era Smythe, che aveva un sorriso soddisfatto stampato sul viso. "Uno per squadra, inizierete a correre attraverso il bosco, seguendo le indicazioni che troverete lungo il percorso, alla fine del quale raggiungerete una grande quercia.
Ai suoi rami sono attaccati dei foulard, dieci rossi per il Mckinley e dieci blu per la Dalton. Ognuno di voi dovrà afferrarne uno e poi tornare indietro, per dare il via al compagno successivo.
Ovviamente potrete usare i vostri poteri, ma sarebbe carino evitare di uccidere gli avversari... Ci sono domande?" 
Tutti i ragazzi rimasero in silenzio, quindi Schuester si sistemò da un lato.
"Al mio segnale partite... Tre, due, uno..." Quando si udì il VIA! ci fu uno spostamento d'aria proveniente dalla fila della Dalton. Sam fu superato in un battito di ciglia da Smythe, che sparì nella boscaglia ad una velocità elevatissima. La sua figura si fece sfuocata e tremolante.
Dannazione! Quel suricato è superveloce!
Kurt sbuffò, indignato: ecco perché Anderson era così sicuro della vittoria. Iniziò a camminare in tondo, appiattendo l'erba verde attorno a sé, mentre i suoi compagni lanciavano sguardi preoccupati alla boscaglia. La Dalton avrebbe avuto un gran bel vantaggio, adesso. Come a confermare i loro mesti sospetti, Smythe fu di ritorno due minuti più tardi, sventolando con aria vittoriosa un foulard blu. Diede il cinque ai suoi compagni, che lo accolsero con esclamazioni entusiaste. Il francese guardò il GC con aria di superiorità, mentre il secondo ragazzo partiva. Sam impiegò il triplo del tempo, ma fu comunque abbastanza veloce; arrivò trafelato e sudante, con un pezzo di stoffa rosso in mano, permettendo a Puck di partire. 
La gara vide la Dalton in vantaggio per lungo tempo, e Kurt era sempre più frustrato: nessuno di loro aveva superpoteri che potessero tornare particolarmente utili in questa situazione. 
All'improvviso, gli venne un'idea. Radunò il suo gruppo, che si sistemò in cerchio, con le schiene vicine. "Ragazzi, se continuiamo così ci stracceranno" annunciò con aria cupa. Gli altri non poterono fare altro che annuire, mesti. "Le nostre speranze ora sono riposte in Quinn, Rachel e Mercedes". Guardò una per una le tre ragazze, che gli restituirono uno sguardo confuso. "Quinn, tu puoi risparmiare tempo facendo levitare verso di te il pezzo di stoffa senza bisogno di arrivare sotto la quercia; Rachel, tu puoi tranquillamente accorciare il tragitto passando attraverso gli alberi. E tu, 'Cedes, puoi farci guadagnare tempo..." Tutti i ragazzi annuirono di nuovo, questa volta con rinnovata speranza, e si separarono. I giovani della Dalton li guardavano sospettosi, e Kurt lanciò loro un gran sorriso. Si risistemarono in fila, questa volta disponendo Rachel, Mercedes e Quinn nelle prime posizioni. Quando Puck tornò col fazzoletto rosso rimase un attimo spiazzato da quel cambiamento di piani, ma gli bastò un'occhiata di Kurt e non fece domande. Come previsto, Rachel e Quinn fecero guadagnare un po' di tempo, ma i loro avversari continuavano ad essere in netto vantaggio. Dopo di loro partirono Santana, Finn, Brittany, Mike e Tina. Quest'ultima divenne invisibile subito prima della partenza, lasciando spiazzato quello che Hummel ricordava col nome di Duvall. Il manipolatore iniziava a nutrire una minima speranza di vittoria.; ormai rimanevano solo lui e Mercedes per il Mckinley, e il biondo telecinetico e Anderson per la Dalton. Dannazione! Probabilmente Sterling avrebbe fatto esattamente come Quinn, rischiando di rendere vani gli sforzi dei ragazzi del GC. Il castano sperò con tutte le sue forze che il potere di Anderson non gli desse troppo vantaggio. Sussurrò qualcosa all'orecchio dell'amica pochi istanti prima che Tina facesse la sua apparizione, permettendole di partire. 
Kurt si sistemò con gli occhi fissi sui primi alberi, contando mentalmente fino a dieci. Senza alcun preavviso e con tutto il fiato che aveva in corpo, gridò in direzione di Mercedes fino a farsi bruciare la gola.
"OOOOOOORAAAAAAAAAA!" Come convenuto, tutti i suoi compagni si tapparono le orecchie contemporaneamente, in attesa. I ragazzi della Dalton li guardarono per un istante, a metà tra il compassionevole e lo sconvolto. Bastarono pochi secondi, e poi un urlo dolorosamente acuto si estese per tutto il giardino. Alcuni uccelli si alzarono in volo dalla boscaglia, cinguettando senza sosta; parecchi vetri dell'edificio scolastico si riempirono di crepe, mentre alcuni studenti si affacciarono alle finestre, incuriositi. Con un sorriso soddisfatto, Kurt vide la squadra avversaria accasciarsi a terra con le mani premute spasmodicamente vicino alle tempie, probabilmente in preda ad un mal di testa lancinante. Nonostante le orecchie coperte, ad Hummel sembrava di avere l'amica che gridava a pochi centimetri di distanza. Sperò che questo bastasse a rallentare Sterling, partito insieme a Mercedes. Quando il supplizio terminò, gli sguardi sofferenti si tramutarono in sospiri di sollievo, e tutti attesero pazientemente. Un sorriso orgoglioso si dipinse sulle labbra di Hummel quando avvistò l'amica che correva a rotta di collo verso di lui. Purtroppo, pochi secondi dopo, sbucò dagli alberi anche il telecinetico della Dalton. Il manipolatore incoraggiò l'amica con un cenno convulso della mano, prima di partire nello stesso istante di Anderson. Iniziò a muovere le gambe più velocemente di quanto avesse mai fatto, col cuore in gola e il respiro corto. Fu sorpreso di notare quanto il bosco fosse fitto e buio, nonostante l'ora pomeridiana: la poca luce del sole non riusciva a filtrare attraverso le larghe foglie degli alberi. Il terreno reso scivoloso dalle foglie secche era puntellato di radici bitorzolute che gli impedivano di procedere veloce come avrebbe voluto; il vento portava odore di muschio e terriccio. Sulle cortecce degli alberi c'erano delle macchie di vernice rossa, e Hummel iniziò immediatamente a seguirle. Continuò a correre per alcuni minuti, con la milza dolorante e il fiato corto. 
Ad un certo punto scivolò su un sasso che non aveva notato, cadendo rovinosamente. 
Fortunatamente riuscì a mettere la mano destra a terra, evitando di sbattere la testa. Un dolore sordo si irradiò a partire dal ginocchio, che aveva urtato duramente il terreno, mentre dal graffio slabbrato sul palmo destro scivolava un rivolo sottile di sangue. Il ragazzo ignorò le fitte lancinanti provenienti dalla gamba, e si rialzò a fatica, ricominciando a correre, leggermente claudicante. Quando scorse la quercia a pochi metri da lui, per poco non si diede ad una danza di festeggiamento. Arrivò sotto al ramo a cui era legato l'ultimo foulard rosso, e, ignorando l'urlo di protesta della gamba, saltò e l'afferrò, riatterrando sul ginocchio buono con un grugnito. Si girò con un sorriso enorme stampato in volto, nonostante zoppicasse e fosse quasi completamente ricoperto di fango. 
Quello che vide gli fece gelare il sangue nelle vene e balzare il cuore in gola.
Altro che cinghiali...

Fuori dalla boscaglia entrambe le squadre attendevano con impazienza il ritorno degli ultimi due ragazzi; c'era chi chiacchierava tranquillamente e chi, seduto sul terreno umido, si arrotolava fili d'erba attorno alle dita.
Era solo una sensazione, o Anderson e Hummel stavano effettivamente impiegando più tempo del previsto? Il rumore secco di un ramo che si spezzava richiamò l'attenzione di tutti. Un Blaine ansimane ma soddisfatto uscì dal bosco e raggiunse il proprio gruppo, che lo abbracciò con trasporto. Prima che i vincitori potessero iniziare a festeggiare e farsi beffe dei perdenti, un altro rumore, decisamente più inquietante, riportò l'attenzione di tutti sugli alberi.
Era un ruggito. Lungo e prolungato. Di un animale molto grosso, molto feroce e molto arrabbiato.
I ragazzi del GC spalancarono gli occhi, terrorizzati, con lo stomaco che si contorceva per l'agitazione.
"Mr. Schuester, mi dica che non è quello che penso..." balbettò Rachel, incapace di distogliere lo sguardo. "Mi dica che non ha davvero mandato Kurt in un bosco dove ci sono..."
"Orsi. Ma dovrebbero essere in letargo..." sussurrò il professore, gli occhi spiritati. "Probabilmente l'urlo di Mercedes ne ha svegliato uno..." Tutti i presenti deglutirono rumorosamente, con gli occhi sbarrati e i visi atterriti. 
"Dobbiamo andare cercarlo." Annunciarono Finn e Puck, alzandosi in piedi con gli sguardi decisi.
"No, aspettate, è troppo peric--"
In quel momento, un frusciare indistinto proveniente dal limitare del bosco fece balzare il cuore in gola a tutti i ragazzi. Con venti paia di occhi spaventati ma speranzosi puntati su di lui, Kurt uscì dagli alberi.
Aveva i capelli notevolmente arruffati, zoppicava vistosamente, la sua tuta era sporca di fango e strappata in più punti, e un rivolo di sangue gli gocciolava lungo il braccio destro: ma, in sostanza, non sembrava ridotto troppo male. Sul suo viso si dipinse una smorfia di disappunto quando notò che Anderson era riuscito ad arrivare prima di lui. Non che importasse a qualcuno, in quel momento; persino gli studenti della Dalton sembravano sollevati di rivederlo sano e salvo. 
"Oh... Mi dispiace ragazzi, ma c'è stato un contr---" Non riuscì a finire la frase, perché fu letteralmente travolto dai suoi amici, che lo abbracciarono con trasporto. Molte delle ragazze avevano gli occhi lucidi, e Rachel minacciò di ucciderlo "se avesse provato di nuovo a farla spaventare in questo modo." Hummel evitò di ricordarle che era per colpa sua che si era ritrovato in quella situazione, godendosi le pacche affettuose dei ragazzi. 
Si avvicinò anche Mr. Schuester, che lo guardò con aria contrita. "Mi dispiace davvero, Kurt. Avevamo controllato, e gli orsi non dovevano essere così vicini..."
"Non si preoccupi, Mr. Schue, me la sono cavata." Lo rassicurò Hummel, con un sorriso sereno.
"A proposito, tigre, come hai fatto?" Intervenne Santana, sinceramente curiosa.
Il manipolatore ridacchiò "Beh, diciamo che è rimasto di ghiaccio, quando mi ha visto".
Tutto il gruppo scoppiò in una fragorosa risata liberatoria.
"Ma parliamo di cose importanti... Come stanno i miei capelli?"

 













*Riferimento a Harry Potter e a The Vampire Diaries


-Note dell'autrice-
Sssssalve!
Eccoci con la prima sfida.
Spero non vi aspettaste sangue e uccisioni, per queste sfide... Saranno abbastanza 'normali' (per quanto possano essere normali delle sfide in cui i partecipanti hanno dei superpoteri); ma, ehy! Siamo pur sempre in una scuola.
Non preoccupatevi: arriverà il momento in cui descriverò un bel combattimento in cui è coinvolto Kurt. ;)
Alla prossima, e, come al solito, un grazie enorme a chi legge e recensisce! 


 
  
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