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Autore: Fantfree    20/07/2014    2 recensioni
> abbasso gli occhi. Ma che codardo sono? Non riesco neanche a guardarla? Che cosa mi succede? È la prima volta che mi stanno venendo i brividi, la prima volta che sento che sto per piangere. È troppo strano, non l'ho mai fatto. Neanche quando è accaduto quel drastico evento che mi ha cambiato la vita.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale/vago
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Oggi è un fottuto giorno di fine primavera in un fottuto luogo di una fottuta data. E piove pure. Ci voleva, un ricordo così ci voleva proprio. Guardo fuori dalla finestra: devo dirglielo... Devo farlo. Ho nascosto troppo a lungo il mio passato. Lei deve sapere.
Mi volto: è qui dietro. Devo raccontarle un mare di cose. 
Sospiro: come faccio? Volevo chiudere col passato per sempre, ma lei è tutta la mia vita, non le ho mai nascosto nulla, tranne il mio vero passato che vive ancora dove sto per tornare.
La sua faccia é felice: mi sorride. Ma come faccio? Lei è diversa da quando ci sono io. Abbasso lo sguardo. Io pure.
<< Ciao >> mi dice. E adesso che cosa devo fare? Sorridere o piangere? No, un ragazzo non piange mai, mi avevano insegnato. Ma tutto ciò che hanno fatto mi è solo sembrata una vera e propria menzogna... Qui ho scoperto un nuovo me stesso, io non ero quel che loro dicevano. E non sono quel che diranno. Ma devo tornare e riaffrontare quel duro destino. 
<< Ciao >> rispondo serio. No, non so cosa fare, sono paralizzato. Non voglio che lei sappia, ma lo devo fare. Se lei è parte di me e io parte di lei, lo deve sapere.
<< C'è qualcosa che non va? >> mi domanda. Ah, ecco, l'ha visto. Ha visto i miei occhi, il mio umore... Lei mi capisce fino in fondo. È l'unica che lo ha fatto veramente. Lei mi ha salvato. Anche lei dice lo stesso di me. Ma non è vero. È tutto merito suo. All'inizio sembrava diversa dagli altri, quasi strana. Fossi stato quello che ero negli Stati Uniti l'avrei sicuramente evitata. Non mi piacevano quei tipi come lei, non potevo sopportarli affatto. Forse per paura di essere diverso. Ma dopo tutto quello che mi era successo, non potevo non avvicinarmi a lei. Ho scoperto un mondo nuovo. Gli altri mi hanno come escluso, ma io ho avuto la forza di rinascere e di andare avanti. Sono diventato diverso, ho imparato ad apprezzare la vita fino in fondo, a soffrire per veder morire un insetto, a gioire guardando la felicità nei volti delle persone, a capire i sentimenti altrui come non avevo mai fatto prima. Lei era diversa, era un'artista, un'esclusa, una che richiedeva solo un po' di comprensione dalla vita. Ed in un certo senso io pure. Volevo rivivere, rivedere il mondo in un modo diverso, volevo chiudere con il mio passato. Quel passato che fra poche ore mi verrà di nuovi a bussare alle porte.
<< Ti devo dire una cosa >> abbasso gli occhi. Ma che codardo sono? Non riesco neanche a guardarla? Che cosa mi succede? È la prima volta che mi stanno venendo i brividi, la prima volta che sento che sto per piangere. È troppo strano, non l'ho mai fatto. Neanche quando è accaduto quel drastico evento che mi ha cambiato la vita. 
Alzo lo sguardo: lei è qui che mi fissa, i suoi occhi puntati sui miei. Le sue labbra così vicine alle mie... No, non posso. Non ora. Non posso baciarti. Anche se vorrei per trovare un po' di conforto. Devi sapere la verità. Devo trovare il coraggio di dirtelo. Sono stato un codardo a rimandare per così tanto tempo quello che doveva sapere. Ma adesso è giunto il momento. << Ascolta >> Le dico. Cazzo, coraggio << Domani parto >> Ma questo non è il peggio. Oh, no affatto. Non è per questo. 
Osservo i suoi occhi. È impallidita. 
<< Ma... >> Si allontana leggermente, confusa. Neanche lei trova le parole. << Come farò senza di te? In te ho trovato la luce, ho trovato una persona che davvero mi volesse bene! Colui che mi ascolta, colui che mi apprezza per ciò che sono. Colui che mi ha sempre risollevato il morale tentando l'impossible, colui che ha migliorato a parlare in italiano solo per farmi felice! Colui che è sempre stato uno sportivo, colui che non si è mai lamentato della fatica. Una persona onesta, allegra e gentile. Una persona piena di voglia di vivere... E che continuava a coinvolgermi, a porgermi la mano quando ero triste con un immenso e sincero sorriso >> Dai suoi occhi cominciano a sgorgare le lacrime. Parla, non ti fermerò. << Perché non me lo hai detto? >> 
Mi prende la maglietta, come per strattonarmi, ma invece mi guarda e comincia a piangere a dirotto. Poi, inaspettatamente, mi abbraccia. Sento il suo caldo respiro sul collo. Questa volta è diverso, è tutto diverso.
<< Non volevo ferirti >> Invece l'ho fatto eccome. Che codardo sono stato! Non volevo vedere il suo viso in lacrime, ed alla fine eccolo lì. Dentro di me sento come se il cuore stesse colando, come se fosse una spugna aspra di tantissimi brutti ricordi e che se li stesse liberando tutti in questo momento. Sento i miei occhi riempirsi di lacrime. "Non piangere" dico "non piangere"
Mi impongo di sorridere, invece e di dirle cose rassicuranti. << Andrà tutto bene, vedrai >>
<< No che non andrà tutto bene! >> mi urla lei. Quanto la capisco. Non voglio tornare a casa e riaffrontare quelle persone. Io sono diverso. Non voglio più avere a che fare con loro. Voglio stare con te, solo con te.
<< Ascoltami, ti prego >> Fallo. << D'ora in poi dovrai essere forte anche senza di me >> le metto una mano sul cuore << Tornerò a trovarti. Io sarò sempre qui dentro, comunque >> Sorrido. << Non c'è nulla che non si possa risolvere >> Ah quanto vorrei che fosse vero! Invece esistono eccome le cose irrisolvibili! Il mio passato. Quei brutti ricordi mi tornano alla mente. Andate via... Vi prego, andate via. << Guarda avanti, così come ho fatto io >> Abbasso lo sguardo. 
<< E adesso che cosa mi nascondi? >> domanda lei guardandomi con gli occhi in lacrime. È venuto il momento, glielo devo dire.
<< È vero >> ammetto << Non ti ho detto tutto. >> 
Lei mi guarda come per dire: "Che cosa non mi hai detto? Credevo che tu ti fidassi di me!" Conosco i suoi occhi. Riesco a leggere ogni singola emozione in quello sguardo. Lei pure. Ci comprendiamo a vicenda. Siamo l'uno fatto per l'altra. La mia è stata un'assurda coincidenza del destino. Quando avevo toccato il fondo. Devo parlarle. Ora.
<< Ti ricordi il motivo per cui mi sono trasferito? >>
<< Per scambio culturale, vero? >> Nei suoi occhi riesco a vedere una scintilla: chissà che cosa sta pensando! Probabilmente al primo giorno in cui sono arrivato. Avevo un accento pessimo. E avevo dovuto studiare l'italiano di fretta, con quello che mi era successo. 
<< Hai detto che... >> per un attimo, un solo attimo, sorride. Poi, il suo umore ritorna cupo. Ti prego, ricorda i bei momenti passati insieme. Fa male pensare che fra meno di ventiquattro ore non ci sarò più, ma voglio che tu mi ricordi per quello che abbiamo passato in maniera felice. Perché io sono quello che sorride, quello che scoppia di felicità. Non quello che ero prima. <<   Eri venuto per stare un po' anche coi tuoi zii italiani. >>
Fosse vero! No, il motivo in realtà è tutt'altro. << Non andò così, invece. >>
Mi squadra da cima a fondo... Il suo volto mi pare dire: "C'è dell'altro?" Dopotutto, cosa puoi aspettarti dal primo ragazzo della tua vita a cui avevi deciso di fare fiducia, quel ragazzo che ti ha fatto superare la paura di amare e di essere amata, il primo che tu abbia mai baciato... Tutto. Abbasso lo sguardo. Non posso guardarla. Non posso... Sei un codardo. Incrocio i suoi occhi, di nuovo. 
<< No, non ti ho detto tutto >> Sto per dirle qualcosa che non le ho mai detto. Ora è davvero venuto il momento. << Quella non era la verità. >>
<< E quale sarebbe, allora? >> Mi domanda lei guardando di lato. Forse anche lei sta provando quello che provo io... Non c'è nulla da temere. Vai tranquillo, come hai sempre fatto. Lei ascolterà.
<< Devi sapere che prima del fatidico quarto anno scolastico io ero diverso. >>
<< In che senso? >>
<< Ascoltami, ciò che ti sto per dire è una cosa che non ti ho mai detto per paura di ferirti. E per paura del mio passato. Ma ora tu sei qui. Lo devo fare >> I suoi occhi mi incitano a parlare: devo assolutamente farlo. Sospiro, prima di raccontare la mia triste verità: << Torniamo a giugno della fine del terzo anno. Come ben saprai in America abbiamo solo quattro anni... >>
<< Invece che cinque >> mi interrompe lei. << Ma non capisco dove sia il punto. >>
Se solo mi lasciassi parlare... Ok, ti capisco, sei sconvolta. Lo sono anch'io. Quanto ti capisco! << Avevo concluso il terzo con una media molto bassa, tanto a me bastava passare... >>
Sorpresa da tali parole, mi interrompe di nuovo: << Non credevo tu fossi così poco rispettoso nei voti... Mi hai sempre detto che... >>
<< Lo so quello che ti ho detto, ok? Ho voluto inventarmi un passato ideale, dopo quello che mi è successo >> Respiro. Lei rimane in attesa delle mie parole. << Quella sera mi divertii come un matto. Ero davvero fuori di me. >>
<< Allora hai combinato qualcosa quella sera? È così? >>
<< Non proprio >> stavolta sono deciso a guardarla negli occhi. Basta emozioni, devo trovare coraggio per dirglielo. << Mi intromisi in una compagnia che già da qualche tempo stavo seguendo, senza rendermi conto che fosse quella sbagliata >> Un altro respiro. È difficile raccontare se si è così tesi ed il cuore ti pulsa colando puro dolore. << Organizzammo per la sera dopo. Non te l'ho mai detto, ma a scuola mi desideravano tutte. >> Quelle della mia scuola erano molto particolari. Stranissime ragazze con uno stranissimo comportamento. Si avvicinavano a farsi il selfie con me non appena uscivo dagli spogliatoi a torso nudo, e io ricambiavo felice. Oppure, non avevo mai una ragazza fissa. Mi piaceva giocare a obbligo e verità. Di solito vincevo sempre. Ero uno dei ragazzi più popolari della scuola e mi piaceva. Avevo anche provato l'ebrezza del fumo e dell'alcol, allora avrei detto che erano fantastici, adesso spero solo di dimenticarmeli entrambi. Amavo lo sport e lo amo ancora, solo quello mi è rimasto del mio passato. << Adoravo sperimentare sempre nuove tecniche di seduzione, adoravo non averne mai una fissa. >> La vedo fare una brutta smorfia. Ecco, proprio come immaginavo. Ho chiuso col mio passato, ti prego. Ascolta. Potrai anche picchiarmi dopo, me lo merito. << Il giorno dopo decisi di andare con quella compagnia in un locale molto trendy >> Sorrido. Per gli Stati Uniti si è maggiorenni già a sedici anni ma per altre cose bisogna aspettare i ventuno anni. << Era pieno di luci psichedeliche, era proprio come una discoteca. Sorrisi, dopotutto la scuola era finita! Tanto, che cosa mi interessava di essere stato promosso con una media minima... >> La vedo come arretrare. Lo so, fa schifo pure a me. << A me interessava di essere promosso e basta. >> Ma perché sto divagando? Vai dritto al punto, o altrimenti rischio di vomitare se ci ripenso troppo. << Mi ubriacai e mi misi a ballare. >> Oh, quanto ricordo. Ma perché ricordo tutto di quella volta? Se uno non è lucido, non dovrebbe capire più nulla... Ma in un certo senso andò proprio così... << Senti, adesso quello che ti dirò ti farà schifo, ma perdonami. Io non sono più quello che ero. Ti prego, tu mi hai fatto rinascere, amore. >> Amore, che dolce parola... Eccola, la sento: sta rabbrividendo... E a me non sta più venendo voglia di raccontare 'sto schifo. Ma se non ora, quando posso farlo? << Ad un certo punto si avvicina una, mi chiede se ci sto. Accetto. >> Il suo pianto si fa sempre più silenzioso. Forse vuole sentirmi, ti prego, cuore, dammi un po' di sostegno. No, continua a farmi male, a dolermi. Basta... << We make out >> Ah, cazzo, pure in americano devo dirglielo. Ma mi è venuta spontanea così, perdonami!
<< Ok, capisco, avete limonato >> Abbassa lo sguardo. Io le avevo raccontato tutt'altro. Le avevo detto che ero uno che non aveva mai baciato nessuna, che non era andato mai con nessuna perché ero timido... Balle. Ho mentito. Ora lo sa. Ma non le ho ancora detto tutto. Hai tutto il diritto di reagire male, picchiami, fammi tutto ciò che vuoi... Ma ti prego, ascoltami...
<< Dopo me la sono portata in bagno e... >> Mi interrompo. Mi faccio schifo solo a pensarci. Non voglio ricordare, ti prego, mente, cancella tutti quei brutti ricordi! Ma più cerco di farlo e più si fanno vividi. Lei, quella ragazza che avevo incontrato lì davanti a me e noi due in bagno come due coglioni a godere. Mi sento lurido. Sporco. Non mi laverò mai di ciò che ho fatto. Il peggio non è questo. No. Quella scena mi si ripresenta, esattamente come l'ho vissuta. Rivivo quei precisi istanti, mi sento congelare tutto il corpo... Il dolore mi pervade. Alzo la maglietta, ma non lo faccio per mettere in mostra il mio fisico... Con lei non serve...
<< La vedi questa cicatrice? >> le domando. Mostrandole un taglio ormai quasi invisibile sul pettorale destro. Naturale che l'ha già vista. Quando mi ha chiesto da cosa fosse stata provocata, si vedeva più che bene. E anche lì le ho mentito.
<< Mi hai detto che ti eri fatto un taglio mentre ti tuffavi su uno scoglio al mare >> Mi guarda negli occhi. << Ma fammi indovinare, anche lì hai mentito? >> Lo so, ormai non ci spero più neanche io in me stesso. Abbasso la maglietta, come per coprire quell'immenso dolore. Lo sento di nuovo, ancora caldo, come allora.
<< Ti ho mentito per dimenticare. Non voglio più essere lo stesso. Credimi, non sai che cosa mi è successo quella sera! >> I suoi occhi mi dicono che da un lato ha già sentito abbastanza. Ma dall'altro mi sembra ancora interessata ad ascoltare. Decido di continuare, ormai ciò che è fatto è fatto. << Ad un certo punto, entra uno in bagno e ci sorprende. Avevamo lasciato la porta aperta, ubriachi eravamo. La sfiga vuole proprio che lui fosse il suo ragazzo. E che la stesse cercando. >> Sospiro. Non posso dimenticare. È tutto parte di me, ormai. << Ci ha colti con le mani nel sacco, ma lui la voleva ancora. >> Oh, cazzo. Ricordo quella scena in un modo pazzesco. Il destino me l'ha voluta far pagare grossa. << Ecco che mi tira fuori da lì ed inizia a menarmi davanti a tutti, io mi difendo. >> Chiudo gli occhi. È proprio come se quei colpi mi vengano dati in questo momento. Per questo ora parlo al presente. Violenti e precisi, mirati a farmi il più male possibile. << Ci pigliamo a pugni, nessuno sembra fermarci. >> La vedo sempre più impallidire. Cazzo, no!!! Dovevi tenertelo per te... Abbasso lo sguardo. I miei occhi non reggono più. Per la prima volta il vita mia le sento scendere libere giù per le guance. Sto piangendo. È come se mi stessi sfogando di tutto quello che mi è rimasto dentro per tutto questo tempo. Mi gira la testa... Forse avrei dovuto non dirglielo. Ma l'ho fatto. E mi sono pure bloccato.
Una mano, la sua mano, mi prende il volto e me lo solleva: incontro di nuovo i suoi occhi. << Continua >> mi dice << Continua. Voglio sapere. >>
Dunque è così? Non hai paura di ascoltarmi? Nel mio pianto silenzioso, sorrido. È molto strano, è come la pioggia con il sole. È impossibile essere tristi e felici allo stesso tempo, fa per un attimo, solo per un attimo, mi sono sentito così 
<< Ad un certo punto ci avviciniamo entrambi a dei coltelli. >> Cazzo, fa male ripensarci. Ora viene il peggio. << Entrambi abbiamo la stessa folle idea: ne estraggo uno io, uno lui. Tutti cercano di fermarci, ma ormai è troppo tardi. Lui mi fa un grosso squarcio sopra il seno destro, io gli pianto la lama nella spalla. >> Mi ritraggo. Lo sento ancora urlare adesso. Non ho visto molto ma faceva male ad entrambi. << Se fossi stato lucido, tutto questo non sarebbe accaduto. Poi io ero anche a torso nudo, non ho avuto il tempo di rivestirmi... Ho solo visto sangue dappertutto e gente che gridava. Forse nel panico mi hanno anche calpestato la gamba due volte è versato addosso un bicchiere di un superalcolico... Forse vodka, non ricordo... >> Abbasso lo sguardo. Ora sai tutto. 
<< Dopo che cosa successe? >>
<< Casini legali. Io, ovviamente ero maggiorenne. >> Rialzo lo sguardo. Cazzo, che coglione che sono stato! La guardo negli occhi. << La mia fortuna è stata quella di avere due cittadinanze: una italiana, ed una statunitense. >> Già... Chiamala "fortuna"... << Tutti cominciarono ad evitarmi, la mia fedina penale di sporcó e mia mamma decise di mandarmi, non so come, in Italia, dove sarei stato minorenne ancora per un po'... >> Guardo fuori. Continua a piovere. << Ma adesso devo tornare a casa ed affrontare quei problemi... >> La guardo negli occhi. Perdonami, ti prego, perdonami. Se non te l'ho detto prima. Ma tu mi hai fatto trovare la forza di rinascere, di essere diverso. Di vedere il mondo in un modo migliore. Se vuoi strangolarmi, picchiarmi, fallo. Tanto non opporrò resistenza. Dovevo dirtelo prima. Avrai un bruttissimo ricordo di me. Proprio quello che non volevo. Ma io sapevo tutto di te, tu dovevi almeno ascoltare quello che avevo da dirti. E lo hai fatto. Domani parto. Ti lascio così, di stucco. Non mi ricordare, vattene. Perché sei ancora qui? I tuoi occhi sono così belli...
Con una voce flebile e dolce, mi dice: << Stai tranquillo, capisco. >>
Sono confuso. Perché dovresti perdonami? Non me lo merito affatto!
<< Mi hai detto la verità. Era tutto quello che volevo sentirmi dire sin dall'inizio >> mi dice avvicinandosi. Ma che stai facendo? È sempre più vicina, il suo respiro sempre più intenso... La sento, ora le sue labbra sono sulle mie... Non me lo merito, non me lo merito affatto. Ma ormai lo ha fatto. Chiudo gli occhi e mi lascio andare. Ora capisco. Il mio dolore è anche il suo, non c'è niente che non potremo superare insieme. Da quando ci sei tu siamo entrambe delle persone nuove, affronterò il passato e tu da lontano mi sosterrai. Io farò lo stesso con te, perché tu sei il mio futuro. E poi ci rivedremo, e sarà più bello di prima. 
  
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