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Autore: LadyDenebola    20/07/2014    0 recensioni
Dopo anni di pace, la terra di Valdmurt è minacciata da Tenugh, che vuole impossessarsi dei cristalli divini Afior e Deri per tornare al potere. Denebola, novizia in procinto di entrare fra i protettori di Valdmurt, nonché detentrice di Deri, parte con cinque compagni alla ricerca del secondo cristallo. In una corsa contro il tempo, i sei compagni non dovranno solo affrontare le insidie di Tenugh ma si troveranno a fare i conti con un passato da dimenticare e un futuro da garantire.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NdA: l'arrivo alla Torre dei cinque cavalieri che dovranno salvare la terra. Stavolta ho cercato di caratterizzarli fin da subito, anche se solo nel corso della storia emergeranno tutti i loro caratteri. Anche se non commentate, spero la storia sia interessante. ^__^

 


CAPITOLO I

 

La terra tremò sotto gli zoccoli di cinque cavalli, e il silenzio della notte fu spezzato da un cupo rintoccare. I cinque cavalieri arrestarono i cavalli e guardarono il sentiero illuminato dalle fiaccole, attraverso il quale il rintocco profondo di una grande campana giungeva fino a loro.

Molto lentamente, l’aria tornò immobile e silenziosa. I cavalieri si guardarono in silenzio attraverso i cappucci, esitando. Era chiaro che la Torre era stata avvertita del loro arrivo, sebbene lungo il cammino non avessero visto l’ombra di sentinelle.

Un giovane sui venticinque anni con capelli neri come la notte che gli scendevano appena sotto le spalle scrutò adesso davanti a sé. I suoi occhi celesti vagarono nell’ombra degli alberi che circondavano il sentiero. Il suo cuore accelerò di qualche battito quando un improvviso rumore di zoccoli emerse dall’oscurità davanti a loro, facendosi rapidamente vicino. Con la coda dell’occhio vide due dei suoi compagni spostare la mano sull’elsa delle spade, ma i nervi di Rio non erano così tesi e lui sapeva già chi stava arrivando.

Dopo pochi istanti di attesa un Saggio li raggiunse, il capo scoperto e disarmato. Indossava una lunga tunica di seta blu senza alcun ricamo o abbellimento particolare, tranne che per una cintura di cuoio in vita.

Il Saggio li scrutò con attenzione, come per accettarsi che fossero le persone che stavano aspettando; poi sorrise e disse: << Benvenuti alla Torre di Aldebaran, la dimora dei Saggi. Il mio nome è Hebel e sono stato mandato dall’anziano Fabius per scortarvi. Seguitemi, prego >>

Voltò il cavallo e li guidò su per il sentiero. Le fiaccole illuminavano ben poco, nascoste tra i rami e i cespugli. Rio e i suoi compagni lo seguirono in silenzio, gli occhi puntati su una gigantesca sagoma che iniziava ad apparire oltre le cime degli alberi, dall’altra parte della loro strada. Anche Hebel preferì tacere. Probabilmente, come gli uomini che scortava, stava ripensando agli eventi degli ultimi giorni che avevano catapultato alla Torre cinque estranei senza poter spiegar loro nei dettagli cosa stava succedendo.

Cosa stava succedendo… Rio se lo stava domandando ancora adesso, mentre teneva il ritmo dell’andatura del cavallo, fianco a fianco con Mailo, suo compagno d’armi di vecchia data. Due giorni prima, mentre si stavano preparando col loro battaglione a tornare al sud, avevano ricevuto un messaggio dalla Torre di Aldebaran che richiedeva la loro immediata presenza lì. Sebbene perplesso, il loro capitano non aveva potuto opporsi a una richiesta della Torre né di aspettare il permesso del loro sovrano, perché ci sarebbero volute settimane prima che il messaggero giungesse a Terrani. E così, eccoli lì alla Torre, insieme a un altro soldato di Terrani cui non avevano mai rivolto la parola, alla figlia di un Comandante di Blue Garden e a un mercenario taciturno del sud.

<< Eccoci arrivati >> disse infine Hebel.

I cinque cavalieri alzarono lo sguardo sulla gigantesca Torre che li sovrastava, nera contro il cielo blu scuro. Hebel smontò da cavallo e i cavalieri lo imitarono seguendolo attraverso il cortile fino a una porta sui cui stipiti erano incise brevi frasi in una lingua straniera, probabilmente in elfico.

<< Vorrete riposarvi, dopo un viaggio così improvviso >>continuò Hebel, voltandosi a guardarli una volta entrati in un piccolo atrio. << Le vostre stanze sono pronte. Riceverete spiegazioni domattina dalla giovane Denebola >>

Rio e Mailo, più vecchio di lui di due anni, con capelli biondo paglia e occhi verdi sempre vigili, si scambiarono uno sguardo.

<< Non potete spiegarci tutto adesso? >> chiese Mailo.

<< Saprete tutto domattina >> ripeté Hebel, affabile. Una giovane uscì dalla porta all’altro capo dell’atrio e si fermò con un inchino davanti al Saggio.<< Ti prego di mostrare ai nostri ospiti le loro stanze >>

La giovane annuì e fece un cenno a Rio e gli altri, cui non restò altro da fare che seguirla. Prima di chiudersi la porta alle spalle, Rio lanciò un’occhiata sospettosa a Hebel, domandandosi con una vaga inquietudine il perché di tutto quel mistero quando fino a due giorni prima pareva non ci fosse un attimo da perdere.

L’ancella li scortò nell’ala della Torre riservata agli ospiti, ben lontana dagli alloggi dei Saggi e degli allievi. Avevano attraversato corridoi immersi nella semioscurità e rampe di scale attraversate da aliti gelidi, senza mai incrociare nessuno, finché non erano arrivati all’estremità di un corridoio su cui si affacciavano ordinatamente una dozzina di stanze. Gli uomini furono separati in due camere, mentre la ragazza, Aiska, ebbe il privilegio di una stanza tutta per sé.

Dopo essersi ripuliti dalla lunga cavalcata e aver mangiato frutta e verdura che la stessa ancella di prima aveva portato loro, i cinque compagni si riunirono nella stanza di Rio e Mailo. Non avevano chiacchierato molto durante il viaggio e ora, tolti mantelli e cappucci, potevano studiarsi con agio.

<< Qualcuno ha idea di che cosa ci facciamo qui? >>esordì Mailo, sdraiato scompostamente sul letto e ancora a torso nudo.

Aiska, niente affatto a disagio, ridacchiò al suo tono leggero, ma non seppe dare una risposta.

Alexander, il mercenario, sedette sul bordo del letto di Rio, la fronte aggrottata.

<< La mia lettera parlava di una missione della massima urgenza >>disse, guardando Mailo con sospetto.<< Le vostre no? >>

<< Naturalmente, ma speravo avessero dato almeno a voi qualche informazione in più >>Mailo alzò le spalle.

<< Quello che non capisco è perché abbiano convocato noi >>Aiska, tornata seria, si abbandonò su una sedia e li scrutò uno a uno. Era molto giovane, sui ventitré anni con lisci capelli biondi dal taglio rigido e occhi color del cielo.<< Voglio dire, ci siamo solo noi, qui, come ospiti. A cosa gli servono cinque persone che non si sono mai viste prima? Da parte mia, non penso di avere delle potenzialità così particolari da… >>

<< Siamo tutti soldati, da quel che mi risulta >>la interruppe gentilmente Rio, accanto ad Alexander.<< Mailo e io siamo arruolati nell’esercito della nostra città, Terrani, e anche… >>guardò incerto l’ultimo compagno. Era anche lui piuttosto giovane, i capelli castani con riflessi ramati che scendevano oltre le spalle e occhi dello stesso colore. Occhi da un taglio allungato, malinconici e seducenti. Gli altri rimasero senza parole quando si accorsero di questo dettaglio: nessuno di loro l’aveva mai osservato in volto, e solo adesso sembravano ricordare che per tutto il viaggio quel ragazzo aveva tenuto il cappuccio.

<< Anch’io vengo da Terrani >>disse lui, poggiato alla finestra.<< Faccio parte del secondo battaglione. Il mio nome è Tinhos >>

<< Non ti abbiamo mai visto, nonostante noi stiamo nel quarto battaglione >>disse Rio, osservandolo ancora stupito.

Tinhos sorrise e alzò le spalle, ma Mailo scattò seduto, guardandolo a bocca aperta. << Tinhos… non è un nome di Terrani… sei per caso un elfo? >>

Il sorriso di Tinhos si allargò mentre si scostava una ciocca dietro l’orecchio a punta. Mailo ridacchiò, orgoglioso per il proprio spirito d’osservazione.

<< Un elfo a Terrani >>esclamò Aiska, stupefatta.<< Arruolato nell’esercito di Terrani! Com’è possibile? >>

<< Sono stato adottato da una famiglia del posto e sono cresciuto come uno di Terrani. Comunque, tornando al perché siamo stati convocati dai Saggi di Aldebaran… ci ho pensato a lungo mentre venivamo qui e non penso vogliano affidarci il compito di trovare qualche ladruncolo o assassino >>rispose l’elfo.

Gli altri non i scomposero davanti al repentino e niente affatto celato cambio di discorso, e si trovarono d’accordo con le sue parole. Era risaputo che i Saggi si occupavano di proteggere Valdmurt e i Regni Conosciuti dal male, ma ancora non riuscivano a capire quale fosse il loro scopo, lì. Ci rimuginarono su ancora un po’, ciascuno immerso nelle proprie congetture, finché dal letto di Mailo non si levò un sommesso russare che li convinse ad andarsene a loro volta a dormire.

   
 
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